La registrazione della voce fuori-campo di Welles per “The Spanish Earth”

Non v’è dubbio che le questioni di politica internazionale furono spesso al centro del dibattito culturale della metà degli anni Trenta negli Stati Uniti, e in particolare nella capitale della costa est del paese, ovvero a New York. Dopo il 1935 la sinistra a livello globale venne scossa dalla grande svolta impressa al movimento comunista internazionale dalla fondazione dei “Fronti Popolari”, un neologismo che indicava la volontà di creare delle alleanze antifasciste, composte da comunisti, forze socialiste, anarchiche e democratiche, e che avrebbe dovuto porre fine all’isolamento in cui da molti anni le forze della Terza Internazionale si erano volute collocare, in difesa della propria “purezza” ideologica. Tra il 25 luglio e il 20 agosto del 1935 si svolse a Mosca il VII Congresso dell’Internazionale Comunista. La maggior parte dei lavori si concentrarono sul tema di come realizzare concretamente e operativamente l’opposizione al Fascismo, divenuto un pericolo reale e minaccioso, confermato dall’ascesa del Nazismo in Germania. Il rapporto presentato da Georgi Mihajlov Dimitrov espose la nuova linea, voluta da Stalin, per tutti i Partiti comunisti che aderivano all’Internazionale: favorire e sostenere ovunque fosse possibile un Fronte Popolare. Ad esso seguì il secondo rapporto, presentato da Palmiro Togliatti (che firmò il documento con il nome di battaglia di Ercoli), che in modi più specifici focalizzò la sua attenzione sulla situazione dell’area geografica europea dove si era già realizzata un’alleanza politica di questo: in Spagna appunto, in Francia e, sia pure in forma clandestina, in Italia <47.
Earl Browder <48, presidente del CPUSA in quel periodo e candidato alle presidenziali del 1936, prese la decisione di far aderire il partito al movimento del Fronte Popolare, per dare supporto, non solo ideologico o morale, ma anche operativo ai repubblicani in Spagna, che stavano combattendo contro i franchisti. Questa scelta diede agli intellettuali e artisti di sinistra, quasi tutti residenti a New York, l’opportunità di avvicinarsi al partito e, in molti casi, a compiere il passo decisivo di aderire formalmente al CPUSA con una iscrizione. I temi del Fronte Popolare, che apparentemente potevano riguardare solo il continente europeo, trovarono ampio spazio di interesse anche negli Stati Uniti, dove non mancavano certo le spinte reazionarie e di ispirazione nazi-fascista, come dimostrò in maniera spettacolare un fatto di cronaca di quegli anni. Il 20 febbraio 1939 venne organizzata al Madison Square Garden di New York una delle manifestazioni di ispirazione nazista più imponenti della storia degli Stati Uniti. Ventiduemila persone parteciparono entusiasti al comizio del leader del German-American Bund, Fritz Julius Kuhn49, che, senza alcuna opposizione, ebbe modo, nel suo acclamato discorso, di inneggiare al nazismo e all’antisemitismo <50. Un lungo articolo del New York Times <51 raccontò nel dettaglio l’episodio, pubblicando alcune foto a testimonianza di un palazzetto dello sport gremito di gente. L’elemento che oggi maggiormente impressiona rispetto all’avvenimento politico, riguarda la facilità con cui vennero accostati, in un inquietante ossimoro visivo, simboli tra loro totalmente incompatibili. Bandiere americane, svastiche e una gigantografia di George Washington vennero scientemente affiancate per realizzare un palco dall’aspetto surreale, in uno dei luoghi simbolo della città di New York, che qualche mese prima aveva impedito a Leni Riefenstahl di presentare il suo documentario “Olympia; Apoteosi di Olympia (Olympia: Fest der Völker; Olympia: Fest der Schönheit”, Ger., B/N, 217’,1938) <52.
I dettagli di questo episodio di cronaca locale dipingono in maniera vivida lo sfondo culturale e le contraddizioni politiche entro cui si sviluppò il secondo New Deal, che seppe accendere la passione politica di molti personaggi del periodo. In questo senso i casi di Welles e di Hemingway sono paradigmatici, perché le loro produzioni artistiche <53 e letterarie si intrecciarono a doppio filo con le attività culturali e politiche sostenute dal Partito Comunista Americano, che a New York sapeva dimostrare le sue migliori doti organizzative e poteva contare sul supporto di grandi personalità della cultura. Le iniziative legate alla guerra civile spagnola e al Fronte Popolare accomunavano gli impegni politici di Welles e Hemingway. Un’intera generazione di artisti e intellettuali progressisti americani venne stimolata a impegnarsi politicamente e spesso a iscriversi al partito comunista, per dimostrare il proprio sacrificio personale contro il fascismo, che nella Spagna della metà degli anni Trenta mostrava il suo volto più brutale e spietato. Per queste caratteristiche la guerra civile spagnola divenne il concreto esempio di una opposizione senza riserve alla politica reazionaria della destra, ma anche un formidabile banco di prova per permettere a coloro che volevano schierarsi concretamente a sinistra di dimostrare il loro impegno. Il coinvolgimento politico verso la causa lealista si manifestava, in primo luogo, con la disponibilità da parte dei cittadini statunitensi a combattere militarmente sul fronte iberico. La Abraham Lincoln Brigade, composta da circa tremila soldati, molti dei quali afro-americani, ha dato il nome ai volontari statunitensi che nel 1937 partirono per la Spagna per unirsi al resto dei combattenti, che da tutto il mondo, cercarono di impedire l’avanzata delle truppe franchiste <54. A fianco dell’impegno militare, però, il Fronte Popolare escogitò altre forme di sostegno meno coinvolgenti, ma altrettanto strategiche per la causa repubblicana. Chiarissime, in questo senso, le parole di John Berry, assistente di Welles durante il periodo del Mercury Theater e poi regista blacklisted negli anni Cinquanta: “Because of Orson, I got much more heavily engaged in politics. Not because he tried to involve me, but because of his attitudes. During the Spanish Civil War, for example, we had speakers come to the theater and talk to audiences, trying to raise money. And I remember he made an incredible speech before Actors Equity at the time of the civil war in Spain in which he forewarned everybody about the future. He predicted the coming world war with all its horrors” <55.
Questo ricordo del regista newyorkese è particolarmente interessante perché riporta un dettaglio non trascurabile, che può illuminare i rapporti tra Welles e Hemingway, facendo ipotizzare un incontro tra i due avvenuto, con maggior probabilità, in un contesto diverso da quello della proiezione per la registrazione della voce fuori-campo di Welles per “The Spanish Earth”. John Berry, infatti, parla di uno spettacolo teatrale specificatamente realizzato per raccogliere fondi in favore dei repubblicani spagnoli. Una prassi consolidata e ben conosciuta dal gruppo che diede vita al progetto sul documentario dedicato alla guerra civile spagnola, come vedremo tra poco.
Il CPUSA utilizzava diversi espedienti per attrarre simpatizzanti e ottenere sempre più iscritti. Il metodo principale era quello della persuasione propagandistica e per questo il partito guidato da Earl Browder sviluppò intensamente le attività di due giornali, eccezionalmente efficaci nell’ottenere il contribuito degli artisti e degli intellettuali più importanti e conosciuti dell’epoca, come il quotidiano Daily Worker e il settimanale New Masses, entrambi organi ufficiali del CPUSA. Sulle pagine di queste testate, ebbero modo di scrivere e presentare le loro idee personaggi come i compositori Aaron Copland e Marc Blitzstein, l’allora regista teatrale e radiofonico Orson Welles e gli scrittori Ernest Hemingway, John Dos Passos e Archibald MacLeish.
[NOTE]
47 Si veda Giorgio Caredda, Il Fronte Popolare in Francia 1934-1938, Einaudi, Torino, 1977, in particolare il paragrafo intitolato “Il VII Congresso dell’Internazionale,” pp. 44-52. Per l’esperienza spagnola e la fine del Fronte Popolare, invece, si rimanda il lettore al capitolo III, pp. 164-251.
48 Il numero massimo di iscritti avvenne sotto la direzione di Earl Browder, in carica dal 1932 al 1945. Presso la Syracuse University è depositato l’archivio di Earl Browder, il segretario che riuscì a portare gli iscritti del CPUSA da settemilacinquecento nel 1930 a più di centomila alla fine del decennio: “A fine anni Trenta si registra un «aumento del prestigio dei comunisti del movimento operaio dove, grazie alla presenza di quadri con notevoli capacità organizzative, alla fine della seconda guerra mondiale essi dirigevano sindacati che rappresentavano circa un terzo di tutti gli iscritti al Committee of Industrial Organizations (Cio)”, in Fraser Ottanelli, s.v. Partito Comunista negli Stati Uniti, in Dizionario del comunismo nel XX secolo, a cura di Silvio Pons e Robert Service, volume secondo, Einaudi, Torino, 2007, p. 213. All’interno dell’archivio dell’università americana ci sono documenti riguardanti la corrispondenza tra il PCI e il CPUSA. Il dettaglio dei documenti è consultabile on line al seguente indirizzo: https://library.syr.edu/digital/guides/b/browder_e.htm#series3 Durante la campagna per le presidenziali americane del 1936 di Earl Browder, il cameraman di Too Much Johnson (1938) di Orson Welles, seguì il candidato durante il suo tour elettorale: si veda Paul Bowles (1972), Senza mai fermarsi. Una autobiografia, Garzanti, Milano, 1991, p. 195.
49 Nato a Monaco di Baviera nel 1896, Kuhn arriva a Detroit nel 1928, dove incomincia a lavorare in una fabbrica della Ford come chimico. Nel 1934 ottiene la cittadinanza americana e nel 1936 viene eletto, a Buffalo, leader del partito di ispirazione nazista, German American Bund. In seguito al raduno del Madison Square Garden, Kuhn viene accusato da Fiorello La Guardia di evasione fiscale e, il 5 dicembre 1939, viene rinchiuso nel carcere di Sing Sing di New York. Durante la reclusione, gli viene revocata la cittadinanza e il 15 settembre 1945 viene espulso dagli Stati Uniti e rimpatriato in Germania, dove viene nuovamente arrestato. Esce di prigione poco prima di morire, il 14 dicembre 1951 nella sua città natale, Monaco di Baviera. Per un approfondimento sull’ambigua figura di Kuhn si rimanda il lettore a Arnie Bernstein, Swastika Nation: Fritz Kuhn and the Rise and Fall of the German-American Bund, St. Martin’s Press, New York, 2013. L’FBI, inoltre, ha tenuto aperto un fascicolo investigativo su Fritz Kuhn dal 1939 al 1967: https://vault.fbi.gov/fritz-julius-kuhn.
50 Per ricordare l’evento, il regista statunitense Marshall Curry ha prodotto un cortometraggio documentario, presentato al Sundance Film Festival 2017, intitolato A Night at The Garden (B/N, USA, 7’, 2017), che può essere visionato al seguente link: https://vimeo.com/237489146
51 Autore anonimo,“2,000 Nazis Hold Rally in Garden; Police Check Foes”, New York Times, February 21 1939, pp. 1, 5.
52 Per le informazioni riguardanti il tour promozionale di Olympia da parte di Leni Riefenstahl, si rimanda il lettore a Massimiliano Studer, Olympia, Mimesis, Milano-Udine, 2014, pp. 131-149.
53 Welles inserì un riferimento alla questione spagnola in uno dei suoi ultimi film realizzati negli Stati Uniti prima di trasferirsi in Europa, alla fine degli anni Quaranta. Non vi sono molto dubbi, infatti, che un esplicito
riferimento riguardo la realtà della guerra civile spagnola sia stato inserito in uno dei passaggi più famosi della sceneggiatura de La signora di Shanghai (The Lady from Shanghai, USA, B/N, 86’, 1947), in cui il personaggio maschile principale, interpretato dallo stesso regista, racconta di aver combattuto in Spagna contro i nazionalisti di Franco. Esteve Riambau, ha effettuato una ricerca su questo brevissimo frammento del film, mettendo a confronto la versione statunitense con quella spagnola. Nella versione iberica, censurata dalla propaganda franchista, il personaggio di O’Hara parla di guerra mondiale e non di guerra civile spagnola. Si veda Orson Welles en el país de Don Quijote.
54 New Masses dedicò un intero numero all’Abraham Lincoln Brigade con un articolo di apertura di Hemingway, dal titolo “On the American Dead in Spain”. Si veda New Masses, Volume XXX, Nr 8, February 14, 1939.
55 “A causa di Orson, mi sono impegnato molto di più in politica. Non perché lui abbia cercato di coinvolgermi, ma per via dei suoi atteggiamenti. Durante la guerra civile spagnola, ad esempio, abbiamo fatto venire oratori in teatro a parlare con il pubblico, per poter raccogliere dei fondi. E ricordo che ha fatto un discorso incredibile prima di Actors Equity al tempo della guerra civile in Spagna, in cui ha avvertito tutti del futuro. Ha predetto l’imminente guerra mondiale con tutti i suoi orrori”: in Patrick McGilligan and Paul Buhle, Tender Comrades. A Blackstory of the Hollywood Blacklist, St. Martin’s Press, New York, 1997, p. 64.
Massimiliano Studer, ‘The Other Side of the Wind’ di Orson Welles. I documenti del fondo Orson Welles del Museo Nazionale del Cinema di Torino per una revisione critica del film, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Udine in convenzione con Universitat Autònoma de Barcelona, 2021

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *