La sensibilità verso la classe lavoratrice fu una cifra distintiva e costante dell’operato di Becca

Nato a Rimini il 13 febbraio 1896, Aurelio Becca nel ’18 si laureò in giurisprudenza all’università di Bologna, con una tesi dal titolo “Le imposte dirette in Italia durante la guerra (1914-1917)” <191.
Finito il conflitto, nel ’19 si congedò dall’Esercito nel quale si era arruolato volontario e proprio nel capoluogo emiliano cominciò a svolgere la professione forense e a dedicarsi intensamente all’attività politica, tanto da divenire in breve tempo uno dei più noti e influenti animatori del Partito Socialista Unitario Italiano: nel ’23, infatti, venne nominato segretario del locale gruppo del partito e fu altresì prescelto come rappresentante al Congresso dei Socialisti Unitari, celebratosi a Milano l’11 e il 12 novembre di quello stesso anno. Parallelamente, divenne anche uno dei fiduciari del PSUI per la provincia di Bologna, nonché corrispondente, per qualche tempo, de “Il Mondo”, il quotidiano politico fondato da Giovanni Amendola nel ’22 e soppresso dal regime fascista nel ’26 <192. Sin dagli inizi, per i suoi sentimenti antifascisti, Becca venne posto sotto stretta sorveglianza dalla Questura di Bologna, che lo inserì nell’elenco degli oppositori politici della provincia al fine di vigilarne costantemente ogni mossa, dalla corrispondenza alla richiesta della tessera ferroviaria.
Nel gennaio ’25, si scontrò con un fascista molto noto nel bolognese – un certo Giovanni D’Ormea – che da tempo lo perseguitava per le sue idee politiche, e nel marzo ’29 ebbe un diverbio piuttosto acceso presso la Corte d’Appello di Venezia con il celebre avvocato – guarda caso futuro difensore di innumerevoli fascisti eccellenti – Francesco Carnelutti <193.
Fatta eccezione per queste due segnalazioni di rilievo, tuttavia, già nel ’23 Becca – come si legge in un rapporto della Questura di Forlì inviata al prefetto di Bologna – «pur mantenendosi fermo nelle sue idee politiche e di sentimenti ostili verso il fascismo», non diede più segni di «attività sovversiva» <194, tanto che nel ’32 il suo nome venne rimosso dall’elenco dei sovversivi della provincia e dallo schedario politico della Questura di Milano.
Il nome di Becca figurava naturalmente anche nel Casellario Politico Centrale, da cui venne radiato però solo nel ’41 <195.
Dopo aver lavorato per qualche anno tra Bologna e Milano, nel ’31 Becca si trasferì definitivamente nel capoluogo lombardo, insediando il proprio studio professionale in via Durini 26. Purtroppo, non possediamo informazioni circa la sua attività negli anni Trenta e durante la Seconda guerra mondiale; sappiamo però che – lasciati i socialisti – aderì al partito comunista. Fu infatti il PCI a nominarlo nell’aprile ’45 commissario alla Giustizia del Cln lombardo, carica che mantenne sino ai primi mesi del ’46, congiuntamente a quella di delegato dell’Alto commissario per l’epurazione nella provincia di Milano.
Nella veste di commissario Becca si distinse – come si vedrà – per l’impegno dispiegato nell’assicurazione alla giustizia dei colpevoli di crimini di collaborazionismo e per la formulazione di alcuni interessanti progetti legislativi in materia di sanzioni verso il fascismo, nonché per gli studi sulla riforma della previdenza sociale e dei codici di diritto e di procedura penale.
Dopo l’esperienza al commissariato, l’avvocato antifascista si impegnò nel mondo del sindacato, svolgendo attività di consulenza legale per conto della Confederazione Generale Italiana del Lavoro. Presso l’archivio storico della CGIL restano conservate diverse tracce della sua attività, come la gestione della questione dei licenziamenti per ragioni politiche di coloro che lavoravano presso le banche di interesse nazionale e le proposte per una riforma della legge di Pubblica Sicurezza e in materia di assicurazioni e di previdenza sociale. Nel ’49 Becca cominciò anche a raccogliere documenti sulla repressione antisindacale, che confluirono in un fascicolo intitolato “Libro nero” <196.
Negli stessi anni Becca ebbe contatti con il gruppo dei “Giuristi democratici” e, in particolare con Ugo Natoli <197, con il quale fondò, sempre nel ’49, la «Rivista giuridica del lavoro e della previdenza sociale»: a quest’ultima, ancora oggi imprescindibile punto di riferimento per gli studi di diritto del lavoro, furono invitati a collaborare eminenti giuristi, tra cui Piero Calamandrei <198. Uno degli obiettivi della rivista, come specificò Becca in una missiva inviata al celebre avvocato, era quello di «promuovere una riforma della procedura delle controversie del lavoro», che giungevano da tempo in gran numero alla CGIL da vari centri d’Italia <199. Nel promemoria allegato alla lettera Becca constatava infatti l’esistenza, soprattutto nell’Italia meridionale, di «una notevole disfunzione delle Preture nei giudizi del lavoro», cosa che recava «danni gravissimi alla classe lavoratrice» <200. Secondo Becca, «al diffuso marasma in tema di giurisdizioni del lavoro» si poteva porre rimedio «non solo con l’aumentare il numero dei Magistrati e dei Cancellieri che vi sono addetti […] ma anche con una radicale riforma della procedura affinché il processo del
lavoro» fosse reso, con sue parole, «più rapido, meno costoso, più vicino al lavoratore <201».
Nella corrispondenza con Calamandrei, preziosa testimonianza di una sinergia e di una grande intesa tra i due giuristi, nonché di un entusiasmo condiviso nell’elaborazione di iniziative di notevole interesse politico e sociale (si cita qui soltanto l’idea di proporre una discussione pubblica sul volume “Processo e Democrazia” <202), risulta ben evidente la particolare attenzione di Becca verso il diritto sindacale. Emblematica è, a tal proposito, una lettera dell’agosto ’50, in cui Becca suggerì a Calamandrei di pubblicare sulla rivista una serie di saggi critici relativi al testo della nuova legge sindacale, «materia più attuale e più interessante che possa immaginarsi» <203.
Né, naturalmente, sarebbe potuto mancare il contributo di Becca a «Rassegna Sindacale», la rivista della CGIL fondata nel ’55 da Giuseppe Di Vittorio. Suo fu, ad esempio, l’articolo “Sul diritto di recesso ad nutum e necessità di regolare legislativamente il licenziamento”, apparso già sul secondo numero della rivista assieme ad altre firme importanti, come quelle di Renato Bitossi, Vittorio Foa, Emilio Sereni <204.
La sensibilità verso la classe lavoratrice fu una cifra distintiva e costante dell’operato di Becca: non a caso essa orientò – condizionandola in maniera decisiva – anche la guida al Commissariato alla Giustizia: come si vedrà, Becca ebbe un occhio di riguardo per tutti quei casi giudiziari nei quali risultava coinvolta (e danneggiata) la classe operaia. E, forse, fu proprio dall’esperienza maturata quale commissario alla Giustizia che tale sensibilità si fece ancora più forte.
Benché oggi sia stata quasi del tutto dimenticata, quella di Becca fu una figura di grande caratura morale. Antifascista (sin dagli inizi), profondo studioso e conoscitore del diritto, benché molto umile e discreto, Becca ha lasciato un’impronta significativa sia nel campo degli studi che in quello della vita politica e civile. Non fu, dunque, un intellettuale rinchiuso nella “torre d’avorio”, anzi: con grande energia egli si prodigò per la diffusione della conoscenza del diritto e per la promozione dei diritti dei lavoratori e, ancora prima, per un compito tanto grave e importante quale fu la resa dei conti con il fascismo in Italia.
Quando morì, il 19 novembre ’73, l’allora segretario generale della CGIL, Luciano Lama, ne ricordò le doti di valoroso combattente antifascista, di insigne giurista, di difensore della causa dei lavoratori <205.
[NOTE]
191 Archivio storico online Università di Bologna, Archivi degli studenti, fasc. 5058
192 Sul sito della Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma è possibile consultare gli articoli digitalizzati del quotidiano: http://digiteca.bsmc.it/?l=periodici&t=Mondo%28Il%29#
193 Francesco Carnelutti (1879-1965) fu un avvocato e accademico italiano. Grande studioso di diritto civile, prese parte anche ai lavori preparatori del Codice di Procedura Civile del ’42, ma la sua attività di ricerca si indirizzò verso campi molteplici del diritto, sfociando in opere particolarmente importanti per la giurisprudenza quali la celebre Teoria generale del diritto, pubblicata nel ’40. Nel secondo dopoguerra, fu difensore in diversi processi a carico di fascisti illustri, come l’ex ministro della Guerra della RSI Rodolfo Graziani. Per un resoconto biografico, si veda la voce redatta da Francesco Tarello nel ’77 per il Dizionario Biografico degli Italiani: http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-carnelutti_(Dizionario-Biografico)/. Sulla difesa di Graziani nello specifico si veda: Floriana Colao, I processi a Rodolfo Graziani, art. cit.
194 AS di Bologna, Archivio della Questura di Bologna 1872-1983, Gabinetto, Persone Pericolose per la sicurezza dello Stato 1872-1983, Radiati 1872-1983, b. 14, Raccomandata n. 628 del prefetto di Bologna al Ministero dell’Interno, 28 febbraio 1929
195 ACS, Ministero dell’Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza 1861-1981, Divisione Affari Generali e Riservati. Uffici dipendenti dalla sezione prima 1894-1945, Fascicoli personali 1894-1945, b. 426, n. 25427
196 Archivio storico online CGIL, Archivio Confederale, Segreteria generale. Atti e corrispondenza, Confederazione generale italiana del lavoro, Attentati alle libertà sindacali, b. 9
197 Ugo Natoli (1915-1992) fu partigiano, collaboratore di Togliatti, magistrato, professore ordinario, nonché membro del primo Consiglio superiore della magistratura. Si occupò soprattutto di diritto del lavoro e di diritto civile.
198 Si veda il sito https://www.ediesseonline.it/rgl/
199 ISRT, Fondo Piero Calamandrei, Quarta serie, fasc. Aurelio Becca, Lettera di A. Becca a P. Calamandrei, 20 aprile 1949
200 Ivi, Promemoria sulle controversie individuali del lavoro, allegato alla lettera del 20 aprile
1949
201 Ibidem
202 P. Calamandrei, Processo e Democrazia, Padova, Cedam, 1954. L’opera, una delle ultime scritte da Calamandrei, raccoglie una serie di conferenze tenute nel ’52 dal celebre giurista, nonché padre costituente, alla facoltà di Legge dell’Università Nazionale del Messico.
203 ISRT, Fondo Piero Calamandrei, Quarta serie, fasc. Aurelio Becca, Lettera di A. Becca a P. Calamandrei, 29 agosto 1950
204 Rassegna Sindacale, sessant’anni fa il primo numero in «Rassegna Sindacale», 15 dicembre 2015 (https://www.rassegna.it/articoli/rassegna-sindacale-sessantanni-fa-il-primo-numero)
205 Ė morto il compagno Aurelio Becca in «l’Unità», 20 novembre 1973
Laura Bordoni, La “giustizia in transizione” in Italia: l’esperienza delle Corti d’Assise Straordinarie lombarde (1945-’50), Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Pavia, Anno accademico 2018-2019