Molto opinabile l’affermazione che ciò sia avvenuto a causa dell’impatto con un missile

 

Fonte: Il Manifesto

Se pur in maniera meno rilevante rispetto a Libia e Stati Uniti, infatti, anche la Francia fu indicata, in diverse occasioni, come potenza che poteva aver svolto un ruolo nello scenario all’interno del quale era stato abbattuto il DC-9 Itavia. I sospetti sulla colpevolezza di Parigi sarebbero emersi con più forza solo dopo il 2007, quando, a processo concluso, l’ex Capo dello Stato Francesco Cossiga rilasciò una clamorosa intervista in cui additò proprio l’Aviazione francese come colpevole per la tragedia di Ustica <67. Fino a quel momento, il possibile ruolo svolto dalla Francia nella strage era stato chiamato in causa diverse volte, ma a ciò non era corrisposta una forte tematizzazione nell’ambito dell’opinione pubblica italiana. Nel decennio precedente al 1990 erano periodicamente circolati, attraverso la stampa e non solo, alcuni elementi che portavano a ipotizzare un coinvolgimento francese nella vicenda di Ustica. La “voce” che una portaerei francese si trovasse nel basso Tirreno al momento della tragedia aerea apparve per la prima volta sulla stampa internazionale. Già nel dicembre 1980, la Canadian Broadcasting Corporation, una rete televisiva canadese, e il quotidiano tedesco Bild Zeitung ipotizzarono che il DC-9 Itavia fosse stato abbattuto da un missile americano o francese, mentre il giornale britannico Evening Standard pubblicò un’inchiesta anonima in cui sosteneva, sulla base di una “buona fonte” non specificata, che a colpire l’aereo di Ustica fosse stato un missile partito da una portaerei francese <68. Sia la tivù canadese che la Bild diedero per certa la presenza della portaerei francese Clemenceau nella zona di Ustica al momento della tragedia. Negli anni successivi, anche l’Unità considerò la presenza della portaerei francese nei pressi del luogo della tragedia di Ustica come dato acquisito <69, mentre il Corriere della Sera sottolineò il comportamento “contraddittorio” di Parigi nella vicenda di Ustica <70. La contraddizione evidenziata dal Corriere consisteva nella diversità delle posizioni espresse dal Ministero della Difesa francese, che aveva ufficialmente fatto sapere di non avere alcun commento da rilasciare sulla questione, e dall’Ambasciata di Parigi in Italia, che aveva invece rilasciato una dichiarazione in cui venivano esposte “singolari precisazioni”: non solo, venne comunicato, la Clemenceau non si sarebbe trovata nella zona di Ustica la sera della tragedia, ma, per confutare le ipotesi che circolavano sulla stampa, l’Ambasciata volle precisare che l’aeronautica francese non arrivava ad operare nella zona della tragedia e che l’esplosivo T4 – quello rinvenuto su alcuni resti del DC-9 – non era in loro dotazione. Fino al 1991-1992, le ipotesi formulate dalla stampa sulle possibili responsabilità dei francesi per la tragedia di Ustica non suscitarono alcuna reazione in Italia e restarono totalmente marginali rispetto al dibattito pubblico.
[NOTE]
67 Nel gennaio 2007, il senatore Cossiga dichiarò in un’intervista a Radio Rai che il missile che aveva abbattuto il DC-9 Itavia non era stato sparato dalla Libia bensì da “una grande potenza alleata ed amica”, che non erano gli Stati Uniti. Un anno più tardi, nel febbraio 2008, Cossiga tornò sulla vicenda in un’intervista a Sky Tg24 in cui disse che le responsabilità per la tragedia erano francesi: «Furono i nostri servizi segreti che, quando io ero Presidente della Repubblica, informarono l’allora Sottosegretario Giuliano Amato e me che erano stati i francesi, con un aereo della Marina (…). La tesi è che i francesi sapevano che sarebbe passato l’aereo di Gheddafi. La verità è che Gheddafi si salvò perché il Sismi, il generale Santovito, appresa l’informazione, lo informò quando lui era appena decollato e decise di tornare indietro. I francesi questo lo sapevano, videro un aereo dall’altra parte di quello italiano e si nascose dietro per non farsi prendere dal radar». Cfr. Comunicato Adnkronos del 19 febbraio 2008. Le clamorose quanto discusse dichiarazioni di Cossiga ebbero l’effetto di riaprire le indagini della Procura di Roma, che dal 2008 ha inviato ulteriori richieste rogatorie alla Francia. Al momento in cui si scrive, le indagini sono ancora in corso.
68 Le inchieste apparse in Canada e Germania vennero riportate in Italia da La Stampa, cfr. Conteduca, Ruggero, Il presidente dell’Itavia indiziato per notizie tendenziose ed esagerate, in «La Stampa», 19 dicembre 1980, p. 5. L’inchiesta dell’Evening Standard, secondo cui la portaerei francese aveva abbattuto il DC-9 Itavia durante un’esercitazione militare, venne brevemente ripresa da La Repubblica, cfr. “Una portaerei francese ha lanciato il missile”, in «La Repubblica», 20 dicembre 1980
69 M. M., Mancate collisioni, ancora nel “mistero” i due caccia, in «l’Unità», 11 maggio 1985, p. 6
70 Purgatori, Andrea, L’ultima ipotesi sulla tragedia di Ustica: missile lanciato dalla portaerei Clemenceau, in «Corriere della Sera», 26 ottobre 1986
Cora Ranci Ortigosa, La strage di Ustica nell’opinione pubblica italiana (1980-1992): analisi di un caso politico e mediatico, Tesi di Dottorato, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, 2015

La ricerca è stata inizialmente effettuata attraverso lo studio di libri che riflettessero le controversie affiorate a seguito della caduta dell’I-TIGI, cercando di tenerne in considerazione i divergenti punti di vista. Successivamente, grande attenzione è stata rivolta alla ricerca di documenti ufficiali che potessero quantomeno fornire dei riscontri oggettivi, utili per la strutturazione di un’opinione personale che, oltre ad affiorare durante la lettura dell’elaborato, è stata chiaramente espressa all’interno delle conclusioni. Si è inoltre rivelata determinante per l’elaborazione della parte finale della tesi, l’intervista, interamente consultabile all’interno dell’appendice documentaria, rilasciatami dalla senatrice Bonfietti, presidentessa della associazione dei parenti delle vittime nonché sorella di un passeggero deceduto sull’I-TIGI. Infine, si è dimostrata rilevante la visita al Museo della Memoria di Bologna, all’interno del quale è conservato il relitto del DC9 ricostruito da Carlo Casarosa, professore in pensione della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa.
Tommaso Cinini, La strage di Ustica: le indagini tecniche, le vicende giudiziarie e politiche, il contesto internazionale, Tesi di Laurea Specialistica, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2010-2011

Il processo penale di primo grado ai generali AM Italia [dell’Aereonautica Militare] iniziò il 28 settembre 2000. Le prime udienze <35 dal 28 settembre 2000 al 16 gennaio 2001 furono dedicate alla costituzione delle parti, alla Difesa che oppone l’inammissibilità della costituzione delle parti civili, alle parti civili che replicano alla richiesta di estromissione dal processo, all’ordinanza della Corte sulla ammissibilità delle costituzioni delle parti civili, alle ulteriori eccezioni della Difesa, alla decisione sulle questioni preliminari e fissazione dei termini della Corte, alle Difese delle parti civili sulle questioni preliminari, al PM sulle questioni preliminari, alla Corte che delibera l’esclusione degli imputati per falsa testimonianza dal processo, alle eccezioni procedurali di nullità respinte dalla Corte, alla Corte che rigetta l’eccezione di difetto di giurisdizione e alle dichiarazioni spontanee sulla questione delle parti civili.
Nelle udienze successive dal 17 gennaio 2001 al 17 luglio 2002 furono esaminati testi, imputati di reato connesso e gli imputati fecero dichiarazioni spontanee, ci fu il sopralluogo all’aeroporto di Ciampino. Dal 17 luglio 2002 al 21 gennaio 2003 ci furono gli esami dei consulenti e periti. Dal 4 febbraio 2003 al 9 giugno 2003 ci furono esami di testi, consulenti e periti. Dal 10 giugno 2003 al 22 settembre 2003 ci furono gli esami degli imputati. Dal 24 ottobre al 25 novembre novembre 2003 ci furono le arringhe degli avvocati di parti civile. Dal 27 novembre al 19 dicembre 2003 ci furono le requisitorie dei Pm, dall’8 gennaio 2004 al 26 marzo 2004 ci furono le arringhe dei difensori degli imputati, il 5 aprile 2004 ci fu la replica del PM, dal 6 aprile 2004 al 27 aprile 2004 le repliche degli avvocati di parte civile e degli imputati.
Il 30 aprile 2004 la Corte di Assise di Roma dichiara non doversi procedere nei confronti di Bartolucci Lamberto in ordine alla contestazione di omesso riferimento alle autorità politiche dei risultati dell’analisi dei tracciati radar di Fiumicino/Ciampino; nei confronti dello stesso Bartolucci e Ferri Franco in ordine alla contestazione di aver fornito informazioni errate alle autorità politiche escludendo il possibile coinvolgimento di altri aerei nella informativa scritta del 20 dicembre 1980 (..) perchè il delitto è estinto per intervenuta prescrizione; assolve Ferri, Melillo e Tascio dalla contestazione di omesso riferimento alle autorità politiche dei risultati dell’analisi dei tracciati radar di Fiumicino/Ciampino per non aver commesso il fatto; assolve Melillo e Tascio in ordine alla contestazione di aver fornito informazioni errate alle autorità politiche escludendo il possibile coinvolgimento di altri aerei nella informativa scritta del 20 dicembre 1980 perchè il fatto non costituisce reato; assolve Bartolucci, Ferri, Melillo, Tascio dal delitto in rubrica loro ascritto relativamente a tutte le residue imputazioni perchè il fatto non sussiste.
Nelle motivazioni della sentenza di primo grado <36 la Corte di Assise di Roma scrisse che la prima notizia della scomparsa del DC9 IH870 decollato da Bologna e che avrebbe dovuto arrivare a Punta Raisi alle ore 21 e 13 – in silenzio radio dalle 20 e 55 perveniva telefonicamente alle ore 23 e 15 del 27 giugno 1980 al sostituto procuratore della repubblica di Palermo dott. GUARINO, il quale era anche informato dalla Capitaneria di porto di Palermo che le ricerche erano già iniziate (v. promemoria a f.55 fasc. 1 – I); che fu inviata in data 23 dicembre 1980 dal capo del 2° Reparto dello SMA gen. TASCIO una nota del seguente contenuto:

  1. La stampa si è ampiamente interessata in questi giorni del noto disastro aereo in oggetto ed in più occasioni ha diffuso notizie tendenziose, distorte e contrastanti su presunti eventi che hanno dato corpo con sorprendente superficialità, ad ipotesi conclusive quanto meno azzardate e premature sulle cause e sulla dinamica dell’incidente, procedendo così, senza fondati dati di fatto, le risultanze dell’apposita commissione di indagine nominata dal ministero dei Trasporti che, secondo la stessa stampa, è ancora ben lontana dal disporre concreti elementi per formulare un giudizio attendibile.
  2. Allo scopo di dissipare taluni sospetti che potrebbero nascere dai contenuti degli articoli di stampa, nonchè dalle dichiarazioni fatte anche da autorevoli personalità interessate alla vicenda, si ritiene doveroso precisare quanto segue:
    a. al momento dell’incidente:
    nella zona non era in corso alcuna esercitazione aerea nazionale o Nato e nessun velivolo dell’aeronautica militare si trovava in volo; non operavano nel mar Tirreno navi o velivoli della sesta flotta Usa come dichiarato da Circusnaveur con il messaggio in allegato;
    sul poligono sperimentale interforze di Salto di Quirra non era in svolgimento alcuna attività;
    b. l’analisi del tracciamento radar, effettuata dall’A.M. sulla base della documentazione fornita dai centri radar di Licola, Siracusa e Marsala, non conferma la presenza di tracce sconosciute in prossimità della zona dell’incidente. Tutte le tracce rilevate dai radar erano identificate e tutti i velivoli a cui si riferivano concludevano il volo senza inconvenienti. I tre centri radar non hanno rilevato la presunta traccia del velivolo che secondo gran parte della stampa, avrebbe attraversato la rotta del DC9 a distanza di tre miglia o, peggio, sarebbe entrato in collisione con il DC9;
    c. è inconsistente ed insinuante l’affermazione secondo cui sarebbero stati occultati dati relativi alle registrazioni su nastro delle tracce radar rilevate dal centro di Marsala; è invece vero che detta registrazione è interrotta momentaneamente quattro minuti dopo l’incidente (interruzione registrazione effettuata dall’operatore per dimostrare la procedura di cambio del nastro); ma proprio perchè l’interruzione è posteriore di ben quattro minuti al momento dell’incidente tutti gli eventi ad esso riferiti risultano perfettamente registrati e vagliabili senza alcuna penalizzazione sui risultati delle analisi;
    d. nella zona di Ustica e dalla quota di volo del DC9 al momento dell’incidente il vento, secondo i dati forniti dal servizio meteorologico, aveva un’intensità di circa 100 nodi e proveniva da ovest, perpendicolarmente alla rotta del velivolo. Questi dati indicano che dopo l’incidente i resti del DC9 sono stati sicuramente trasportati dal vento verso est; è invece molto opinabile l’affermazione che ciò sia avvenuto a causa dell’impatto con un missile, considerando che la traccia radar del DC9, alla scala dello schermo radar, corrisponde ad una macchia delle dimensioni di 200-500 mt.; di conseguenza lo spostamento del DC9 per urto con un missile od oggetto volante di analoghe dimensioni sarebbe intercettabile sugli schermi radar e difficilmente rilevabile;
    e. in merito poi al relitto trovato in data 20 settembre u.s. nelle acque di Messina, è confermato che si tratta parte dell’impennaggio di coda di un bersaglio superficie-aria del tipo beechecraft aqm-37a. Tale tipo di bersaglio è stato utilizzato dalla Meteor sul poligono di Salto di Quirra nel corso del programma helip – oplo relativo alle prove di tiro in Europa del missile s/a “improved hawk”. In quell’occasione furono lanciati 10 bersagli nel periodo 07.06.79 – 21.01.80. Tutti i bersagli erano di color arancione e due di essi sicuramente “coccardati” (come il relitto). Va inoltre segnalato che la vernice usata è resistente agli agenti atmosferici ed alla salsedine. Pertanto il relitto in argomento, presumibilmente trascinato in zona di Messina dalle correnti marine, non può essere messo in relazione con l’incidente del DC9 dell’Itavia; che il sergente DIAMANTI – ascoltato solo in istruttoria perché successivamente deceduto – il quale era Controllore Radar a Ciampino, addetto al settore arrivi, di turno la sera del 27 giugno proprio con inizio alle ore 20:00 e con termine alle ore 8:00 del giorno successivo, aveva riferito: “io sapevo che quella sera erano in corso delle manovre NATO nel Tirreno, tra Ponza e la Sicilia ad est e ad ovest dell’aerovia Ambra 13 e a quote più basse da quelle tenute dai velivoli civili in aerovia, ho notato sugli schermi la presenza di manovre militari, esse sono durate a lungo e sino a quando l’aereo dell’Itavia è scomparso, io mi avvicinai alla postazione settore sud dove prestava servizio il collega La Torre e gli chiesi come mai non si vedeva più niente, dissi espressamente: ‘che fine hanno fatto le manovre’ ed egli mi rispose: ‘è stato spento tutto’ o frase similare, egli aggiunse che il DC9 non era più in contatto e che aveva visto come delle piccole stelline, cioè non aveva visto una traccia compatta e rispondendo ad una mia richiesta disse che l’Itavia non rispondeva più e che era sicuramente cascato, ha parlato quindi delle manovre militari che abbiamo visto sugli schermi, sul nostro radar, che era civile, vedevamo dei numeretti e le quote mantenute, non c’era possibile risalire ad altri dati che invece sono percepiti dai radar militari come quelli di Poggio Ballone e della Sicilia – tra i colleghi ha ricordato i colleghi presenti quella sera e ha ricordato anche Chiarotti – il quale parlava bene l’inglese e venne chiamato per farlo parlare al telefono con l’Ambasciata Americana per parlare con l’Attachè, le telefonate erano determinate dal fatto che volevamo sapere se vi era traffico americano nella zona in cui era avvenuta la scomparsa del DC9 e dove erano finite tutte le tracce che si erano viste prima dell’incidente e sapere perciò se le esercitazioni erano finite o meno, ricordo che rispose un piantone che riferì che l’Ambasciata era chiusa, il Chiarotti utilizzò un telefono che si trovava fuori dal gabbiotto del Caposala, io non ho effettuato telefonate a nessun ente quella sera. Nessuno in questi anni mi ha chiesto se era in servizio in Sala Operativa la sera del 27 giugno 1980”.
    Nel resto del testo delle motivazioni della Sentenza si trattano le questioni della presunta omissione dei 4 generali di riferire dell’eventuale razzolamento nei cieli italiani di aerei militari americani, delle presunte esercitazioni americane e della presunta omissione dell’analisi di Fiumicino/Ciampino.
    La suddetta sentenza della Corte d’Assise fu appellata dalle parti civili, dall’Itavia e dai PM Monteleone e Amelio.
    [NOTE]
    35 Sul punto si vedano i testi integrali di tutte le udienze del Processo di primo grado ai generali AM Italia Bartolucci, Ferri, Melillo e Tascio http://www.stragi80.it/?page_id=35
    36 Sul punto si vedano le Motivazioni della Sentenza di primo grado relativa al Processo contro generali AM Italia Bartolucci, Ferri, Melillo e Tascio http://www.stragi80.it/?page_id=40
    Laura Picchi, Strage di Ustica: ottantaduesima vittima la Giustizia!, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2016-2017