Le donne della rete Franchi non rimasero certo a guardare

Se per far funzionare la rete salottiera era necessaria e preponderante la presenza delle donne, ancora più importante fu il ruolo che queste assunsero man mano che si entrò nel vivo della battaglia. A questa regola non fece eccezione neanche l’Organizzazione Franchi [di Edgardo Sogno].
Mentre in seno al CLN ligure Martino, il delegato del PL presso l’assemblea, e la Minoletti [n.d.r.: Virginia Minoletti Quarello, che in Via privata Siracusa, Milano, Edizioni Due Torri, 1946, impresse le sue memorie di guerra] erano impegnati a combattere la battaglia per far trionfare il Comitato di Coordinamento Femminile Antifascista e non vederlo piegarsi ai Gruppi di Difesa della Donna, le altre donne della rete non rimasero certo a guardare.
Membri femminili dell’Organizzazione, ogni giorno nelle varie cellule di appartenenza, sfidavano l’ordine prestabilito, svolgendo oltre alle normali funzioni di staffette e segretarie anche ruoli molto importanti nella ricerca di alloggi, collaborazione con la sezione documenti falsi, informatrici, gestione dell’ufficio assistenza ai prigionieri nonché il delicatissimo compito di custodire presso le proprie abitazioni i fondi dell’Organizzazione o soltanto ospitando i ricercati.
Fu questo il caso della professoressa Ernesta Fasciotti [Marisa] la quale offrì per molti mesi ospitalità a due membri dell’Organizzazione, anche quando questi erano ricercati dalla polizia tedesca, e permise che una radiotrasmittente fosse installata nella sua casa e da lì trasmettesse per molto tempo. Ella accettò, inoltre, di tenere in custodia documenti riservatissimi.
Casi simili furono quelli di Ines Pasquarelli e Angiola Ozzola. La Pasquarelli sin dall’aprile del 1944 svolse mansioni di dattilografa e segretaria per le formazioni militari del Piemonte, che erano appoggiate dal Partito liberale. Durante questo periodo e fino al novembre del 1944 svolse anche funzioni di collegamento con la Val Sangone, trasportando lettere e denaro alle formazioni, anche durante i rastrellamenti, e fornendo informazioni sui nemici al capo-collegatore di zona. In seguito all’arresto di alcuni partigiani e membri cittadini del CVL ella subì due interrogatori da parte della Gestapo di Torino e fu ricercata per circa un mese, avendo abbandonato la sua abitazione di Torino. Trasferitasi a Milano nel gennaio successivo, svolse compiti di segretaria nell’OF, provvedendo alla ricerca delle basi e alle necessità logistiche. Effettuò collegamenti con Torino trasportando materiale del Comando Generale del Partito liberale e dell’OF. Dal 25 aprile in poi si dedicò alla gestione della sede della Franchi e alla sua amministrazione.
Angiola Ozzola nel dicembre del 1944 ebbe l’incarico di tenere in custodia e a volte recapitare numeroso materiale postale e varie istruzioni epistolari che da Biella e da Torino dovevano pervenire a Milano. La posta che veniva dal Sud portata da Eddy [Sogno] le veniva consegnata da Beria e da Casalegno, e la Ozzola si occupava di consegnarla a Baldi o a Paolo Solaroli. Dal gennaio 1945 collaborò anche nel campo informativo con attività più o meno intensa fino alla Liberazione.
Inoltre, dalle testimonianze di due attiviste della Franchi apprendiamo ulteriori informazioni riguardo alle delicatissime mansioni che queste donne svolgevano all’interno dell’Organizzazione, collaborando e coadiuvando le azioni maschili con ruoli di primo piano.
Nella relazione di Marcella Ubertalli si legge quanto segue:
Autunno 1944: Sandro Castelbarco, che ogni tanto dormiva a casa mia, mi lasciava in deposito munizioni ed esplosivo.
Dicembre 1944: in seguito all’arresto di Gigi e Osvaldo, Paolo Brichetto mi lasciava in consegna, timbri, documenti, moduli per tessere false, macchine da scrivere etc., che, dopo l’arresto di Paolo, venivano ritirati da Riccardo.
Iniziavo allora l’assistenza ai prigionieri dell’O.F. raccogliendo viveri e portando settimanalmente i pacchi alle carceri, che riuscivo a far pervenire agli amici attraverso la superiora delle Suore. Entrai quindi in diretta collaborazione con Riccardo [Banderali], che veniva ogni giorno da me, dandomi svariati incarichi, ricerca di alloggi, informazioni varie, studi di piani per prelievo di ostaggi. Tra questi quello del Console tedesco Scholz <253 , che purtroppo non si presentò all’appuntamento dove era atteso, per un contrattempo, e così sfuggì all’agguato che Riccardo gli aveva teso <254. Ho fornito informazioni su Danieli, colpevole dell’arresto di Paolo Brichetto e che Riccardo voleva perciò togliere di mezzo.
Custodivo in casa parte dei fondi della Franchi, e a mio tramite Riccardo si incontrava con altri membri di Organizzazioni clandestine. Dopo la fucilazione di Riccardo, essendo la polizia sulle tracce dei suoi collaboratori, anche per consiglio di Lello Lanza mi allontanavo da Torino. tornavo alla vigilia della Liberazione, e nei giorni delle battaglie venivo inviata da Beria e Casalegno ad osservare l’efficienza delle difese nei comandi tedeschi” <255.
Mentre in quella di Lelia Ricci era annotato:
Alla fine di gennaio 1945, Gianni Gosio, un mio compagno di studi, mi presentò a Riccardo [Banderali] che dopo l’arresto dei collaboratori nel novembre-dicembre 1944 era rimasto da quasi solo. I compiti a me assegnati erano: ricerca di alloggi (i precedenti recapiti era stati bruciati) e, in un secondo tempo, collaborazione con Riccardo nella sezione documenti falsi. Trovai un alloggio nella mia stessa casa, qui Riccardo abitò sino alla fine ed organizzò l’ufficio quando, una settimana dopo, poté recuperare tutto il materiale che aveva salvato dalle perquisizioni: libretti di circolazione per autoveicoli, fartenbuch, moduli per la denuncia di pneumatici, permessi, carte d’identità di Milano, documenti di lavoro e fogli di presentazione pure di Milano, carte di identità di Torino, lasciapassare bilingue SPA, tesserini della polizia repubblicana.
Da questo punto cominciò il nostro lavoro: Riccardo si trovava in una situazione molto difficile per l’arresto di Brigando verso la metà di gennaio, pure seppe trovare altri fornitori fra questi i fratelli Guarino dai quali fece fare numerose copie di timbri perduti, fece ristampare le carte d’identità di Milano, fece fare quelle ministeriali di Palermo, Torino, Milano e di altri comuni, preparò egli stesso con il poligrafo gli esoneri militari rilasciati dalla SPA.
Il mio compito era quello di falsificare le firme, compilare i documenti e, quando Riccardo era assente per il suo servizio settimanale di collegamento con Milano, recapitarli. I documenti erano richiesti, oltre che dai componenti dell’OF di Torino e poi anche di Milano, dal Comando Regionale, dai membri dei vari partiti conosciuti da Riccardo, dai partigiani delle bande di Mauri in collegamento con noi per mezzo di Giorgio Bessone. […] La situazione a gennaio era notevolmente migliorata: purtroppo i vecchi compagni erano stati trasportati a Bolzano, Riccardo si occupava della loro assistenza tramite la signora Ubertalli e Gianni Lancia, la Franchi riprendeva a vivere: segno ne fu un timbro dell’OF, il primo che ricomparse dopo la requisizione da parte dei fascisti di tutti i documenti dell’Organizzazione. A questo punto il 10 aprile, Riccardo morì, Pigì [Pierluigi Tschudin], Victor [Victor Planas], Giorgio [Giorgio Bergamasco] ed io, con Vittorio Casalegno continuammo il suo lavoro. Ci fu di molto aiuto Don Cocco dei fratelli salesiani presso il quale nascondemmo per una settimana i documenti: motivi precauzionali ci obbligarono a questo, in quanto per qualche tempo non ci fu nota la deposizione di Riccardo durante l’interrogatorio a casa littoria – poi fummo informati che neppure un nome, con un cenno ci aveva traditi, il lavoro riprese.
Frattanto Lello [Angelo Savoretti], giunto da Milano aveva distribuito i compiti: Pigi capo dell’OF a Torino, Casalegno avrebbe continuato ad occuparsi dei trasporti, Victor delle comunicazioni radiotelegrafiche, Giorgio degli atti di sabotaggio ed io dell’ufficio falsi, dell’assistenza ai carcerati e più tardi degli scambi di prigionieri. Inoltre, mi misi in contatto con l’ingegnare Creonti del Comando Regionale sia per fornirgli documenti sia per lo scambio di plichi che doveva avvenire settimanalmente fra il Comando di Milano e quello di Torino per mezzo della Franchi, era ormai la vigilia dell’insurrezione. […] Per mezzo di Don Cocco poi, dell’Oratorio di Maria Ausiliatrice, mi misi in relazione con l’unico superstite della Missione Augusto – arrestata l’11 aprile – Ilario: gli diedi viveri per i compagni e stabilimmo un piano di collaborazione. Qui rintracciai anche Fabrizi, che misi in contatto con Pigi perché il lavoro potesse continuare anche nel campo delle informazioni. Le cose erano a questo punto quando l’insurrezione scoppiò“.
Una posizione chiave era occupata poi, dalla signora Paola Cotta, la quale si occupò, su incarico del Comando Generale Alta Italia per la Franchi, dall’8 settembre 1943 fino al giorno della liberazione di assistere i prigionieri di guerra Alleati, facendolo a sue complete spese. La Cotta si occupò personalmente di una cinquantina di prigionieri tra anglo-americani, sudafricani, russi e polacchi. <256
Nonostante questa febbrile attività, la battaglia campale che cominciò a minare la già traballante unità ciellenistica si combatteva ai più alti livelli organizzativi dell’Assemblea: protagoniste ancora le donne.
[NOTE]
253 Herbert Scholz il 12 dicembre 1938 viene promosso al grado di console generale di Boston dove rimane fino al 1941, dopo di che rientra in Europa. Dopo la nascita della RSI viene chiamato a Milano come Viceconsole generale del Reich. Nel 1944 diviene console generale di I classe e il 15 settembre 1944 raggiunge Torino per sostituire Von Langen.
254 Il colpo per la cattura del Console, per mezzo del quale si sperava di ottenere lo scambio di tutti i componenti della Franchi che si trovavano in carcere, andò a vuoto perché il console non si presentò all’ultimo momento.
255 APES, Torino, Organizzazione Franchi, Componenti.
256 APES, Torino, Organizzazione Franchi 1945.
Rosa Pace, Noi le altre. Le donne liberali nella Resistenza, Tesi di Dottorato, Università “La Sapienza” – Roma, Anno Accademico 2018/2019