Le elezioni politiche del 1972 e la strage di Peteano

Il 1972, passato per la storia come l’anno trionfale per gli Stati Uniti, vide per Nixon la conquista di numerosi successi a livello internazionale e atlantico <933. Nel mese di febbraio Nixon si recò a Pechino, ponendo le basi per il riconoscimento della Repubblica Popolare Cinese e il suo reinserimento internazionale. Nel mese di maggio fu la volta di Mosca, dove Nixon si recò per la firma dell’accordi Salt I per la limitazione delle armi strategiche. A partire dal mese di ottobre, inoltre, gli Stati Uniti si sedettero al tavolo delle trattative con il Vietnam per il raggiungimento della pace, aprendo la strada agli accordi di Parigi (23 gennaio 1973). Infine, nel mese di novembre Nixon riportò una schiacciante vittoria alle presidenziali contro il democratico George McGovern, un risultato fu senz’altro favorito dalle notizie provenienti da Parigi sul buon corso delle trattative.
I successi riportati in campo internazionale non oscurarono l’interesse degli Stati Uniti per il problema del comunismo italiano <934. I finanziamenti occulti stanziati nel 1970 avevano portato i frutti sperati in termini di spostamento a centro del baricentro politico. Infatti nel mese di dicembre 1971 Giovanni Leone era stato nominato Presidente della Repubblica. La sua elezione è descritta nei documenti come “un successo americano” <935. Nel mese di gennaio 1972, inoltre, il gabinetto Colombo entrò in crisi e il primo ministro si dimise. Il 28 febbraio, a quel punto, il Presidente della Repubblica decise di sciogliere le Camere con un anno di anticipo rispetto al termine della legislatura e di indire nuove elezioni. Le analisi di Martin sulla situazione italiana sono poco inclini a considerare l’opzione di una deriva a sinistra come una minaccia imminente, più probabile era considerato, invece, lo slittamento a destra dell’equilibrio politico interno e un incremento dei voti per il partito di Almirante <936. A questo scopo Martin suggeriva di riattivare un programma di finanziamenti ai partiti di centro che poi effettivamente venne sbloccato dal Presidente Nixon il 10 marzo 1972 <937. A sbloccare il piano d’aiuti dovrebbe aver contribuito anche il crescente clima di violenza nel paese, costellato da numerosi attentati e incidenti di colore opposto. In particolare, il 3 marzo un commando brigatista sequestrò a Milano il dirigente della Sit-Siemens Idalgo Macchiarini <938. A Segrate, invece, il 15 marzo perse la vita in un tragico incidente l’editore Giangiacomo Feltrinelli, dilaniato da una carica esplosiva mentre cercava di innescarla.
I risultati delle elezioni del 7 maggio 1972 furono accolti con soddisfazione da Washington, che vi lessero un successo della politica di finanziamenti occulti e un successo personale di Martin. Rispetto alle elezioni del 1968, infatti, la destra nazionale di Almirante (costituita dalla convergenza tra Msi e Pdium), ottenne l’8,7% per cento dei voti, circa un milione in più rispetto a quelli ottenuti nel 1968. Il successo di Almirante fu dovuto anche al fatto che presentava la sua coalizione come una forza che difendeva l’ordine pubblico e denunciava inoltre la debolezza dello Stato. Dopo le elezioni, Giulio Andreotti formò un nuovo governo moderato fondato sulla partecipazione dei liberali, i socialdemocratici e l’appoggio esterno dei repubblicani che dovette da subito affrontare le gravi condizioni economiche del paese <939. Dieci giorni dopo le elezioni, il 17 maggio, fu assassinato Luigi Calabresi, il Commissario di polizia che la sinistra extraparlamentare accusava ingiustamente della morte di Cesare Pinelli.
In questo contesto, la sera del 31 maggio 1972 ebbe luogo la strage di Peteano. Una telefonata anonima segnalò ai Carabinieri della cittadina friulana la presenza di un’auto sospetta con tre fori di proiettile sul parabrezza. Giunti sul posto, tre Carabinieri rimasero uccisi nell’esplosione dell’ordigno che era stato collocato nel cofano della vettura. Immediatamente furono posti in essere depistaggi da parte delle Forze dell’ordine per occultare la matrice destrorsa dell’attentato. Ad esempio sul luogo dell’eccidio intervennero i Carabinieri dell’Arma di Milano e di Udine, pur essendo territorialmente incompetenti, e manipolarono le indagini indirizzandole inizialmente verso la “pista rossa” e quella “gialla” della delinquenza comune, ben presto abbandonate perché basate su dichiarazioni del tutto infondate. Nell’immediatezza della strage, inoltre, il generale Palumbo, comandante della divisione carabinieri Pastrengo di Milano, ordinò che a dirigere le indagini fosse non il comandante del gruppo di Gorizia ma il colonnello Dino Mingarelli, comandante della legione di Udine, che affiancò a sé il capitano Antonino Chirico, comandante del reparto operativo della stessa città. Entrato in attività, Mingarelli impedì che la polizia e gli altri reparti dei carabinieri potessero collaborare alle indagini. Inoltre, Mingarelli e Chirico distrussero il verbale originale di sopralluogo, sostituendolo con uno falso, allo scopo di occultare il calibro dei proiettili e la tipologia dell’arma utilizzata per forare il bagagliaio della Fiat 500. Tale calibro, si scoprirà poi, coincideva con quello della pistola con cui il 6 ottobre 1972 Ivano Boccaccio aveva aperto il fuoco contro le forze dell’ordine in occasione del dirottamento di un aereo Fokker presso l’aeroporto di Ronchi dei Legionari <940.
Dopo un decennio di depistaggi, nel 1984 Vincenzo Vincinguerra si assunse tutte le responsabilità della strage di Peteano. L’attenzione degli inquirenti si rivolse quindi alla cellula udinese di On, e vennero individuati gli altri due autori: Carlo Ciccutini, che aveva effettuato la telefonata anonima, e Ivano Boccaccio, che nel frattempo era deceduto proprio in quello scontro a fuoco <941. Vinciguerra e Ciccutini furono condannati all’ergastolo <942. Vinciguerra, a quel punto, iniziò a svelare l’ideologia che lo aveva mosso a Peteano, ma anche a fare rivelazioni importanti per la comprensione della strategia della tensione e del ruolo degli americani. Vinciguerra asserì di aver messo in atto la strage di Peteano in quella che lui ha definito “una logica di rottura” rispetto al passato, quando ad operare erano quelle forze che Vinciguerra riteneva “rivoluzionarie cosiddette di destra”, ma invece “seguitavano una strategia dettata da centri di potere nazionali e internazionali collocati ai vertici dello Stato” <943. Con l’uccisione dei Carabinieri di Peteano, Vinciguerra intendeva pertanto colpire direttamente lo “Stato, ché attraverso i suoi apparati di sicurezza ha gestito gruppi e strumentalizzato ambienti politici sia di destra che di sinistra al fine di destabilizzare l’ordine pubblico per stabilizzare il potere politico”. In altre parole, le strutture dello stato coinvolte in questa strategia si sarebbero servite di “attentati o facendoli eseguire da persone inconsapevoli, o eseguendoli direttamente o comunque istigando e dando di fatto copertura a coloro che li eseguivano quando ciò fosse stato funzionale al perseguimento dei fini strategici da loro individuati […] Il tutto ovviamente inserito in un contesto internazionale, nel quadro dell’inserimento italiano nel sistema delle alleanze occidentali” <944. Fu così che, nel caso di Peteano, scattarono automaticamente in favore di Vinciguerra, e a sua completa insaputa, tutte le coperture di cui abbiamo parlato, e in quell’occasione Vinciguerra ebbe “finalmente chiara consapevolezza che esisteva una vera e propria struttura occulta capace di porsi come direzione strategica degli attentati e non […] (come in precedenza aveva pensato), una serie di rapporti umani di affinità politica tra persone operanti all’interno di apparati statali e persone operanti nel nostro ambiente. Questa consapevolezza traeva origine da una considerazione: l’amicizia personale ed il comune credo ideologico tra alcune persone inserite in apparati statali ed elementi di estrema destra non avrebbe mai potuto produrre livelli di copertura così estesi e capaci di raggiungere i vertici dei Servizi di Informazione” <945. Il racconto di Vinciguerra prosegue poi facendo riferimento al fatto che “tutte le stragi che hanno insanguinato l’Italia a partire dal 1969 appartengono ad un’unica matrice organizzativa” <946. Dietro questa matrice comune ci sarebbe una organizzazione parallela ai servizi di sicurezza e segreta. Essa dipendeva dall’Alleanza atlantica e negli anni ha arruolato e addestrato migliaia di uomini all’uso delle armi e al sabotaggio che, in mancanza di una invasione sovietica che non si è mai verificata, si è assunta il compito di evitare slittamenti a sinistra degli equilibri politici. Dalle parole di Vinciguerra, infatti: “dal dopoguerra in avanti ha operato – anche in Italia – un’organizzazione Nato, alla quale sono riconducibili i drammi e le tragedie del paese e che, nelle diverse contingenze storiche, si è avvalsa di volta in volta di organizzazioni secondarie o da lei stessa create. Ad esempio la Loggia P2 è una di queste organizzazioni dell’“Organizzazione” così come lo è stata la Aginter Press” <947. Dalle dichiarazioni di Vinciguerra emerge dunque una forte connotazione atlantica dell’eversione di destra e, anche se l’organizzazione di cui parla non è stata ben definita, emerge un quadro in cui l’influenza della Nato e dei servizi segreti dell’Esercito statunitense veniva esercitata in maniera sempre costante sui gruppi della destra estrema italiana e sulle loro attività eversive nell’ambito di una matrice organizzativa comune.
[NOTE]
933 W. Bundy, A Tangled Web, cit. pp. 302-350.
934 “We all have an interest in a strong Italy. I mean, we really have, keeping it—keeping that country from—I mean, they’re such fine people, but just that lack of leadership. That’s what they need.” Kissinger added: “And, there may be a coup there if this chaos continues.” Nixon queried: “Who? Who would go along? The Left—?” Kissinger interrupted: “Either the Right or the Left.” The President then replied: “Well, let’s hope to God it’s the Right.” Frus, 1969–1976, vol. XLI, Western Europe; NATO, 1969–1972, Editorial Note, Rome, 4 aprile, 1972, p. 734, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/frus1969-76v41/pg_734.
935 E. Caretto, Leone presidente: “Un successo americano”, in “Corriere della sera”, 2 aprile 2004; Id., Archivi Usa: nel 1973/74 gli Usa temevano il Pci al governo, in “Corriere della Sera”, 15 aprile 2004.
936 Frus, 1969–1976, vol. XLI, Western Europe; NATO, 1969–1972, Backchannel Message From the Ambassador to Italy (Martin) to the President’s Deputy Assistant for National Security Affairs (Haig), Rome, 28 febbraio, 1972, pp. 727-29, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/frus1969-76v41/pg_727.
937 Frus, 1969-1976, vol. XLI, Western Europe; NATO, 1969–1972, Memorandum for the Record, Italy—Ambassador Graham A. Martin’s Proposed Italian Election Program, Washington, 7 marzo, 1972, pp. 730-31, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/frus1969-76v41/pg_730.
938 G. Panvini, Ordine nero, guerriglia rossa, cit. p. 255.
939 Una decisione importante presa dal governo Andreotti fu l’uscita dell’Italia dal «serpente monetario» europeo.
940 Per le deviazioni delle indagini prima verso la malavita comune, poi verso la sinistra extra-parlamentare sono stati incolpati i colonnelli dei carabinieri Dino Mingarelli e Antonio Chirico, condannati dalla Corte d’Assise di appello di Venezia, sentenza-ordinanza 4 agosto 1986
941 P. Calogero, Peteano (31 maggio 1972), in A. Ventrone (a cura di), L’Italia delle stragi, cit. pp. 61-68.
942 Sentenza 25 luglio 1987 corte d’assise di Venezia.
943 V. Vinciguerra, Ergastolo per la libertà. Verso la verità sulla strategia della tensione, Firenze, Arnaud, 1989, p. XII.
944 Interrogatorio di Vicenzo Vinciguerra di fronte al G.I. Antonio Lombardi, 31 gennaio 1992, in Atti BS/ fasc. Dibattimenti/Produzioni, p. 327.
945 Ibid. p. 334.
946 Ibid. p. 342.
947 Interrogatorio di Vinciguerra, 30 aprile 1994 in Sentenza-ordinanza del G.I. Leonardo Grassi, 3 agosto 1994, p. 129.
Letizia Marini, Resistenza antisovietica e guerra al comunismo in Italia. Il ruolo degli Stati Uniti. 1949-1974, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Macerata, 2020