Il famigerato Spiotta di Chiavari…

[…] capita assolutamente all’uopo, che venga ripubblicato in questi giorni un libro essenziale e prezioso in questo senso: s’intitola ‘La banda Spiotta e la brigata nera genovese Silvio Parodi’ con sottotitolo: ‘Una anatomia dei crimini fascisti: 1943-1945’. L’ha scritto lo storico Sandro Antonini, autore prolifico ed apprezzato quanto documentato e preciso, e lo pubblica la chiavarese Internòs Edizioni di Goffredo ed Ester Feretto, che hanno ormai ‘adottato’ Antonini all’interno del loro team di autori e se lo tengono pure stretto perché parliamo di uno studioso di primo livello, appassionato e ricco di buona volontà, oltre che di rigore. Il volume ritorna in una nuova edizione accresciuta, che integra e completa quella che nel 2007 venne pubblicata da De Ferrari Editore. C’è spazio, in questa seconda versione, per numerose carte coeve nel frattempo reperite, oltre che per due nuovi e significativi documenti. Si tratta di un’intervista all’ex partigiano della divisione ‘Coduri’, Ezio Vallerio ‘Enzo’, nonché la proposta e la relazione sull’attività del partigiano della brigata ‘Zelasco’, Giovanni De Ambrosis ‘Cian’, per il conferimento della medaglia d’argento al valore militare alla memoria.
Secondo Antonini “il libro aggiunge un tassello alla comprensione di uno dei periodi più cupi della storia italiana postunitaria, quello dell’occupazione nazista dell’Italia, del neofascismo espresso dai sostenitori della Repubblica sociale, Mussolini in testa, e del riscatto voluto dalla Resistenza e dai suoi protagonisti, i partigiani. Senza dimenticare gli antifascisti di qualunque fede politica, ancorché non combattenti, ma mossi dagli stessi ideali di riconquista delle libertà conculcate da troppo tempo assenti nel paese”. Di neofascismi si sente parlare sempre più spesso, e allora ecco questa testimonianza importantissima: importantissima perché racconta, senza infingimenti né reticenze, di un periodo di insopportabile e spietata violenza, di rappresaglie, di utilizzo della forza in maniera anche gratuita, di annientamento del prossimo solo per il gusto di farlo.
Spesso la storia, in particolare la storia di questi anni, viene raccontata dal punto di vista dei partigiani, e lo stesso Antonini l’ha fatto più volte, in maniera altrettanto precisa ed attenta, in altri suoi libri. Qui, invece, il punto di vista è quello dei fascisti, di personaggi come Livio Faloppa e Vito Spiotta che furono rispettivamente comandante e vicecomandante della brigata nera ‘Silvio Parodi’. Uomini che innalzarono la violenza a regola di vita, che vollero mantenere sottomesso il paese con l’uso sistematico del terrore, che “dispensarono pressoché quotidianamente – come scrive l’autore – violenza e terrore, sì da trasformarli in pratica corrente”.
‘La banda Spiotta e la brigata nera genovese Silvio Parodi’ è suddiviso in tre capitoli: nel primo, sono tratteggiate le figure di Vito Spiotta, Enrico Podestà e Giuseppe Righi, che attesero la nascita della Repubblica sociale per manifestare i loro indubbi istinti criminali; nel secondo, si parla della Brigata nera genovese ‘Generale Silvio Parodi’; infine, nel terzo si racconta il processo Spiotta, che si svolse a Chiavari nell’agosto del 1945. “La condanna a morte di Spiotta e dei suoi più stretti collaboratori Podestà e Righi, confermata dalla Cassazione e poi effettivamente eseguita, parve a tutti la sola strada per uscire finalmente da un lungo incubo” […]
Alberto Bruzzone, La brigata nera ‘Silvio Parodi’ e la banda Spiotta: ne parlano Luca Borzani e Sandro Antonini, la voce di Genova.it, 21 ottobre 2021

[…] Portofino per rendere omaggio ai caduti di questa atroce strage perpetuata in uno dei luoghi più suggestivi della nostra Riviera. Proprio qui si era insediata una succursale della Casa dello Studente di Genova (famigerato luogo di tortura), dove con la complicità di un reparto della Marina germanica si compivano le più spietate azioni di polizia. Qui nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1944 furono fucilati sulla spiaggia dell’Olivetta 22 prigionieri politici prelevati dalla IV Sezione del carcere di Marassi e con spietatezza i loro corpi legati assieme con fil di ferro, caricati su barche furono gettati in mare al largo con pesanti pietre usate come zavorra.
Responsabile il Colonello Engel, nome che torna spesso a firma delle stragi naziste rimaste impunite. All’azione partecipò il noto Vito Spiotta, segretario del Fascio di Chiavari e Vice Comandante della Brigata Nera “Silvio Parodi”, condannato poi a morte per questa ed altre atrocità commesse, fucilato dopo una sentenza del 18 agosto 1945 al Poligono di Genova-Quezzi l’11 gennaio 1946.
Questo eccidio, rimasto segreto per molto tempo, ha reso difficile la ricostruzione dell’identità delle vittime, un apporto determinante è stato dato dal Vice Questore della Liberazione, Gelasio Adamoli, che in seguito divenne Sindaco di Genova […]
Redazione, I Martiri dell’Olivetta, Patria Indipendente, 22 maggio 2005

La lapide alla memora dei caduti della spiaggia dell’Olivetta. Fonte: ANPI Genova art. cit. infra

Le Squadre di Azione Patriottica genovesi, dopo l’esecuzione dei tre patrioti in via De Cavero traditi da delatori collaborazionisti, danno esecuzione alla “giornata della spia” e in diversi punti della città eseguono la sentenza nei confronti di nove fascisti. Senza dubbio è un attestato di forza da parte della Resistenza in città. La reazione è immediata e viene imposto il coprifuoco dalle 19 alle 5 del mattino nei quartieri popolari del ponente genovese e della Valpolcevera.
Scatta anche la rappresaglia e nella notte tra il 2 e 3 dicembre vengono prelevati tra i detenuti politici del carcere di Marassi 22 prigionieri che saranno trasferiti in quel di Portofino dove era insediato un contingente di marina germanica con funzione di avvistamento e difesa costiera al comando del tenente Ernst Reimers.
Sulla spiaggia dell’Olivetta vennero fucilati e per occultare il crimine i corpi vennero legati con fil di ferro, zavorrato e trasportati al largo con barche buttati in mare.
Tutta l’operazione fu ovviamente preordinata dal comandante dell’AK di Genova tenente colonnello Engel e Vito Spiotta, segretario del fascio di Chiavari al comando della brigata nera “Silvio Parodi” fu il fedele complice degli assassini.
Le vittime furono:
Bassignani Abramo, nato il 10/2/1894 a Bagnone (Mc)
Camera Domenico, nato il 6/1/1924 a Tagliolo Belforte (Al), Sap Mingo
Carniglia Agostino (“Pierino”), nato il 3/09/1922 a Chiavari (Ge) Div. Coduri, Brg. Longhi
Causa Emanuele, nato il 16/09/1919 a Sestri Ponente (Ge), Brg. Sap Malatesta
Cenatelli Otello
Cipriani Cafiero, nato il 8/8/1897 a Genova, II Brg. Mazzini
Costa Luigi, nato il 24/02/1908 a Busalla (Ge)
Della Casa Carlo, nato il 19/06/1921 a Sestri Ponente (Ge), Brg. Sap Malatesta
De Palo Domenico, nato il 19/07/1921 a Sestri Ponente (Ge), Brg. Sap Malatesta
Faverzani Carlo, nato il 7/3/1921 a Genova, Gap
Ferrari Antonio, nato il 28/8/1916 a Pompeiana (Im), Cln Ansaldo
Goffi Marcello, nato il 15/01/1903 a Spezia
Golisano Giuseppe, nato il 16/10/1925 a Riesi (Cl), Cln Rivarolo
Maffei Bartolomeo, nato l’ 8/11/1906 a Genova
Materozzi Onelio, nato il 1/1/1926 a Rivarolo (Ge)
Meldi Alfredo, nato il 16/02/1923 a Sestri Ponente (Ge), 334° Brg. Sap Est
Meldi Celso Luigi, nato il 23/1/1921 a Sestri Ponente (Ge), 334° Brg. Sap Est
Molteni Tullio Pietro, nato il 22/03/1926 a Sampierarena (Ge), Formazione Mauri, Div. Langhe.
Odicini Giovanni, nato il 13/04/1919 a Voltri (Ge), Brg. Sap Piva
Sciutto Emanuele, nato il 19/11/1920 a Borzoli (Ge), Brg. Sap
Longhi Turco Cipriano (“Moro”), nato il 20/06/1891 a Sestri Ponente (Ge), Brg. Sap Longhi
Vecchi Diofebo, nato il 16/10/1923 a Sampierdarena (Ge), Cln Rivarolo
Secondo fonti documentarie l’identità della ventiduesima vittima, in origine sconosciuta, è stata accertata solo nel 1970. non si tratta di un partigiano ma di un civile, Luigi Costa, arrestato probabilmente per ritorsione verso il fratello combattente nelle formazioni di montagna.
Redazione, Spiaggia dell’Olivetta (Portofino) 2-3 Dicembre 1944, A.N.P.I. Genova, 2 dicembre 2018

Nel tentativo di assestare un duro colpo al movimento resistenziale, le forze nazifasciste, nell’inverno del 1944, affiancano alle operazioni militari dirette contro le formazioni di montagna, una intensa campagna di propaganda e di reclutamento di spie e informatori, volta a colpire i centri nevralgici della Resistenza cittadina.
In risposta, il Comando Brigate Garibaldi Sap unitamente al Servizio di informazioni partigiano, decide di condurre un’azione di grande portata per stroncare le delazioni, poi nominata “la giornata della spia” (30-11-1944).
Secondo fonti tedesche la strage dell’Olivetta è da porre in stretta relazione con questa giornata.
Prelevati dalla IV Sezione (quella destinata ai prigionieri politici) del carcere genovese di Marassi, i partigiani sono portati presso un comando distaccato della Kriegsmarine sito nel castello di San Giorgio a Portofino.
Lì vengono torturati e, legati con del fil di ferro, fucilati. I corpi vengono zavorrati e gettati in mare da un barcone per palombari, avvolti in reti metalliche, nel tentativo di occultare l’accaduto.
[…]
Estremi e Note sui procedimenti:
Vito Spiotta: condannato dalla Corte alla pena di morte in data 18/08/1945. Sentenza eseguita il 11/1/1946.
Livio Falloppa: processato in contumacia a Pisa nel 1950. Fuggito in Spagna all’indomani della Liberazione
Ezio Radossi: non si procede al processo per amnistia.
Siegfried Engel: condannato all’ergastolo dalla procura di Torino il 15/11/1999. Nel 2002 viene rifiutata l’estradizione da parte del Governo Tedesco e nello stesso anno il tribunale regionale di Amburgo riconosce la responsabilità di Engel esclusivamente sulla strage del Turchino condannandolo alla pena di anni 7 di reclusione per omicidio con crudeltà. Il 17/6/2004 la Corte Federale di giustizia tedesca annulla la condanna e riconosce la prescrizione del reato.
Francesco Caorsi, Alessio Parisi, Episodio Spiaggia dell’Olivetta, Portofino, 02.12.1944, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia

Tecla R., come la giovane Luciana B., era una fervente fascista, lavorava come segretaria di Vito Spiotta, comandante del battaglione di Chiavari della brigata nera “Silvio Parodi” di Genova, con cui collaborava facendo delazioni e partecipando a diverse azioni a fianco dei militi <177. Nel luglio 1944 si era trasferita a Chiavari da Bedonia, dove i partigiani della zona le avevano tagliato i capelli per la sua accesa fede fascista, e si era installata, su interessamento del suo amante Riccardo Z., milite della locale brigata nera, presso l’albergo Giardini. Aveva preso subito a spadroneggiare, tenendo sotto controllo le persone che frequentavano l’albergo, segnalando i sospetti e anche i coniugi proprietari, che furono l’uno costretto ad allontanarsi per le sue posizioni antifasciste, e l’altra arrestata perché sospettata di collaborazione col marito <178. Tecla inoltre si vantava della propria fede fascista e di avere uno “speciale intuito poliziesco”, avendo contribuito all’arresto di diverse persone <179. Tra le altre azioni per le quali veniva denunciata, si deve ricordare inoltre quella dell’autunno 1944 in cui un manipolo di brigatisti, guidati dalla donna stessa, interrompeva una rappresentazione cinematografica per ricercare un indiziato. Gli spettatori erano stati costretti ad uscire e Tecla stava sulla porta, intenta a individuare le persone sospettate, che segnalava ai commilitoni con cenni con la testa, provocandone così l’arresto <180. La donna inoltre assisteva spesso agli interrogatori negli uffici della Bn, durante i quali venivano usate sevizie, e incoraggiava a percuotere, a fucilare e impiccare i malcapitati <181.
[NOTE]
177 Asge, Cas Chiavari, b. 23, fasc. Tecla R. Su Vito Spiotta e la Brigata nera genovese, cfr. Asge, vol. sentenze 1945, Sentenza della sezione di Chiavari della Cas di Genova contro Vito Spiotta, Podestà Aldo e altri del 18 agosto 1945, che lo condannava alla pena di morte, eseguita l’11 gennaio 1946, S. Antonini, La «banda Spiotta» e la brigata nera genovese «Silvio Parodi», Genova, De Ferrari, 2007; mi permetto di rimandare anche alla mia tesi di laurea, F. Gori, La brigata nera genovese “Silvio Parodi”. Storia, attività, punizione giudiziaria, Università di Pisa, tesi di laurea specialistica in “Storia e civiltà”, relatore Prof. Paolo Pezzino, a.a. 2007-2008.
178 Testimonianza di Pilade Q., s.d., in Asge, Cas Chiavari, b. 23, fasc. Tecla R., f. 4 e 4 bis.
179 Ibidem.
180 Interrogatorio Gino B. del 5 luglio 1945, in Ivi, f. 9.
181 Denuncia di Orazio U. e Mario V. del 31 maggio 1945, in Ivi, f. 7. La Cas di Chiavari il 31 luglio 1945 condannava l’imputata a 30 anni di reclusione. La Corte di Cassazione il 6 maggio 1946 annullava però la sentenza e rinviava a giudizio presso la Cas di Genova. Nel fascicolo manca però la sentenza della corte ligure.
Francesca Gori, Ausiliarie, spie, amanti. Donne tra guerra totale, guerra civile e giustizia di transizione in Italia. 1943-1953, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2012/2013

La situazione e gli uomini sono quello che sono, cosicché quando il 19 agosto viene consegnato il labaro alla XXXI Brigata Nera ‘Gen. Silvio Parodi’, quel gruppo di fascisti, al cui comando si pone il rag. Livio Faloppa, e che pubblica un proprio periodico al quale vien dato il titolo “Che l’inse!”, cioè ‘che la rompa’, il grido lanciato nello scagliare una pietra dal ragazzino Giovanni Battista Perasso nel dicembre 1746 contro un sergente austriaco, raggiunge a malapena il mezzo migliaio e – come informa ulteriormente la G.N.R. – “è tuttora in fase di inquadramento e organizzazione”. L’unità assume il nome del commissario prefettizio fascista, generale della G.N.R., che i partigiani hanno eliminato il 19 giugno in un agguato, e si strutturerà col tempo in tre battaglioni: il primo a Genova Centro (presso la Federazione del P.F.R.), il secondo nella Grande Genova (una compagnia a Sampierdarena, una a Pontedecimo ed una a Sestri Ponente (ex-caserma dei carabinieri) con un distaccamento a Isola del Cantone e presidi vari a Fegino, Borzoli, Campasso, Bolzaneto, Pegli, Campomorone e Cornigliano) e il terzo a Chiavari (una compagnia sul posto, un’altra a Santa Margherita e una terza a Rapallo, con distaccamenti a Sestri Levante e Camogli).
Livio Faloppa è un capitano degli alpini, squadrista, Marcia su Roma, tre volte decorato al valore, che ha fatto la guerra in Etiopia, in Spagna e nei Balcani, che è efficiente ed ha idee molto chiare, da buon ragioniere. Suo vice diventerà il geometra Vito Spiotta, calabrese, che dirige una fabbrichetta in cui si producono interruttori di bachelite: anche lui è stato in Africa e in Spagna, ed anche lui è pieno di medaglie. Vive, però, a Chiavari, dov’è segretario del fascio e dirige il settimanale ‘Fiamma Repubblicana’, su cui pubblica articoli truculenti.
[…] Spiotta ha quarantanni, ed è particolarmente duro. Durante il suo periodo le eliminazioni non si contano: il siciliano Severino, catturato in montagna e fucilato, legato ad una sedia, sulla piazza di Borzonasca; il carabiniere bresciano Canzio, a Castiglione Chiavarese; un prete, don Bobbio (in Liguria i preti fucilati saranno dieci), due contadini di Zoagli che avevano nascosto un tenente pilota inglese, ed una ventina di prigionieri al poligono di tiro.
Anticlericale per la pelle, pubblica articoli minacciosi, come ad esempio, “Tonache, lucerne e maschere”, il 1° ottobre 1944: “Preti senza Dio… – dice -. Voi non siete i ministri di Dio, ma siete i satana perversi del Dio Molock. Come potranno mai più le nostre creature venire a Voi a prendere l’Ostia benedetta dalle vostre mani che grondano ancora sangue di Italiani, come potranno le nostre spose accostarsi all’altare per ricevere da voi la benedizione, da voi che avete creato discordia e odio tra i fratelli?”.
Ed ancora, rivolgendosi ai carabinieri: “Impennacchiati e pettoruti, avanzo bastardo di una bastarda dinastia di traditori… Voi avete indossato la camicia nera ed avete di nuovo giurato. Avete di nuovo giurato, ma avete di nuovo tradito… Avevate preparato le liste dei fascisti da dare agli angloamericani, al loro arrivo. Avete giurato alla Repubblica, ma avevate conservato gelosamente gli emblemi insozzati della lurida dinastia dei Savoia… Tristi figure orpellate, soldati senza fede di un re senza coscienza, adesso, quelli che la mano della giustizia non ha raggiunto, siete alla macchia con i fuori legge; ma verrete fuori uno ad uno anche Voi, abbiamo molti conti da regolare, e li regoleremo”.
Non risparmia gli insulti a nessuno, anzi ne inventa dei nuovi. “Voi ribelli – scrive nell’orgia delle invettive -, comparse ridicole, marionette di questo teatro immane… Perché avete tanta paura di far vedere il vostro volto?… Buttate quella maschera, pagliacci da circo, eroi da burletta, venite alla luce del sole e combattete”.
È naturale che i partigiani tentino di catturarlo, ma un tentativo effettuato a Chiavari da una pattuglia di cinque uomini (tre dei quali vestiti da carabinieri) all’ultimo momento non riesce. Spiotta morirà fucilato assieme ad Enrico Podestà e ad Enrico Righi, dopo un processo ed aver tentato di far scoppiare una rivolta alle carceri di Marassi, al poligono di tiro di Genova l’11 gennaio 1946.
Ricciotti Lazzero, Le Brigate Nere, Rizzoli, 1983

Il 21 settembre del ’44 un contingente di brigate nere, comandate da Vito Spiotta, segretario del Partito Fascista Repubblicano, salgono nella valle e incendiano le canoniche di Nascio e di Statale, compiendo ovunque atti vandalici e razzie. Don Tommaso Barani e Don Livio Tealdi, parroci di Nascio e di Reppia, vengono malmenati e presi prigionieri, mentre Don Mario Casale, parroco di Statale, riesce a fuggire, diventando in seguito il cappellano di una formazione partigiana […]
Angelo Daneri, A Nascio per non dimenticare, Patria Indipendente, 22 maggio 2005

Dopo circa tre mesi di detenzione Francesca viene rilasciata inaspettatamente e per alcuni giorni è in libertà vigilata, affidata a Magda Jankowski, già segretaria del professor Ottorino Balduzzi (fondatore e capo della organizzazione Otto) e compagna di cella di Lotty [n.d.r.: moglie di Umberto Lazagna] a Marassi nel precedente maggio. Forse le ragioni della scarcerazione (sotto responsabilità di Vito Spiotta) sono legate alla speranza che Francesca porti al nascondiglio del padre. Per ragioni che sfuggono, ella sarà nuovamente incarcerata alla Casa dello studente e “protetta” dalla Signora Ipo, interprete compagna del maresciallo Peters.
Pietro Lazagna, Una storia di famiglia in La Famiglia Lazagna. Le carte e i ricordi, Storia e Memoria, n. 2, 2015, Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea

Massone Emanuele detto “Piemonte” rimasto vedovo con due figli in tenera età: Il primo era Umberto (Berto) nato nel 1930 a Pannesi di Lumarzo, Partigiano della Brigata SAP Bedin. Il secondo era Giorgio nato a Genova nel 1935.
Piemonte era ricercato attivamente da Vito Spiotta, Vice Comandante delle Brigate Nere di Chiavari e dai suoi Repubblichini. Lo stesso Spiotta scriveva sul suo giornale “Fiamma Repubblicana” che: “‘Piemonte’ era quello che per dare da mangiare ai Partigiani faceva fare la fame ai propri Figli”.
[…] Pasquali Arnaldo Colonnello della Divisione Monterosa prese il Comando delle Truppe della RSI nella ritirata a Uscio e Pannesi; Compresi il Battaglione Ucelli della San Marco, il 3° Battaglione della XXXI Brigata Nera “Silvio Parodi” comandata da Vito Spiotta, ed una parte della X Flottiglia Mas.
[…] Il giorno dopo venne sul posto, da Chiavari Vito Spiotta, con altri militi, lo stesso Spiotta con un mitra di quelli con la canna bucata (MAB mod. 38) incavolato perché da sotto Tasso c’era gente che guardava i resti dell’evento, cominciò sparare contro queste inerti persone che per maggior parte erano donne e bambini, questi appena sentite fischiare le pallottole si buttarono a terra e sparirono subito dal bersaglio di Spiotta.
[…] Si riportano alcuni brani dell’intervento di “Scrivia” (Ferrando Aurelio) già Comandante della Divisione “Pinan Cichero”
“[…] Il famigerato Spiotta di Chiavari teneva a Ferriere il suo avamposto per controllare i nostri movimenti. Bisagno decise di eliminarlo. Arrivò da Cichero con una squadra comandata da Lesta che piazzò con una mitragliatrice Breda sul costone di fronte alla Caserma. Con due nostre squadre, una a destra e l’altra a sinistra, alle quattro del pomeriggio diede l’ordine di attacco. Il fuoco era intenso sui tre lati. Sapete tutti cosa fece Bisagno in quella
occasione? Si avvicinò da solo sul retro della caserma e da una finestra gettò una grossa bomba rudimentale che però non scoppiò. Allora Bisagno entrò dalla stessa finestra, riaccese la miccia e fece appena in tempo a mettersi il salvo prima della esplosione. Quando ci ritirammo dopo una mezz’ora di combattimento non so cosa è rimasto dentro quella caserma ma è certo che da quel giorno di brigate nere in zona non ne circolarono più”.
[…] 13 agosto 1944 – Grande attacco alle formazioni Partigiane da parte della RSI e Tedeschi: Obiettivo la conquista di Barbagelata e della Valtrebbia. Sono impegnati all’attacco Alpini della Monterosa, truppa Antiguerriglia guidati dal Colonnello Fiorentini, le Brigate Nere di Chiavari guidate da Vito Spiotta. L’attacco viene portato all’alba del 13/8/44 in direzione Barbagelata partendo da: Neirone e Roccatagliata, da Favale di Malvaro e dalla Cappelletta sul monte Caucaso, sopra Moconesi.
14 Agosto 1944 – Dopo l’attacco ai Partigiani a Barbagelata, il nemico lascia il paese, dopo averlo bruciato, uccidono tre contadini del posto, Garbarino Nazareno, Casagrande Francesco e Musante Luigi.
[…] 7 Dicembre 1944 – Messaggio ad Umberto Comandante della G.L. Matteotti da parte di Ognio II
in quale che scrive: ‘Ti segnalo le ultime notizie che circolano qui che forse avrai sentito, a Gattorna è arrivato una Compagnia di c/a 200-250 uomini Comandata da un Capitano. In Riviera, precisamente a Camogli, un “Pezzo Grosso del P.F.R.” ha dichiarato che si sta preparando una revisione in grande stile per operare un’importante rastrellamento nella Vallata Fontanabuona, che la stessa affermazione sembra che sia stata fatta da Spiotta a Cicagna in casa di certi signori Lertora ai quali qualche mese fa fu arrestato il Capofamiglia […]’ (AILSREC – Carte Zolesio 12-1944)
[…] 13 Marzo 1945 – Rastrellamento a Neirone, nella Corsiglia e Roccatagliata dei Tedeschi, Alpini – della Monterosa e Brigate Nere comandate da Vito Spiotta: La battaglia è contro Partigiani della Cichero e della GL. Nella battaglia cadono tre Partigiani: Sassari, Pino, ed Elia detto il Mandarino.
[…] Podestà Enrico = Nato a Chiavari il 05-09-1913 ex Ufficiale di Artiglieria; Comandava la 7a Compagnia del III Battaglione della XXI Brigata Nera Silvio Parodi. Fu processato alla Corte d’Assisi Straordinaria di Chiavari e condannato a morte assieme a Righi e Spiotta. Furono fucilati al Forte di Quezzi il giorno 11-01-46.
Bruno Garaventa, Da Pannesi e Lumarzo a… Memorie e cronache degli eventi durante la lotta di Liberazione 1943-45, Ilsrec – Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, Genova, 2004