Queste aree furono vendute a diversi acquirenti, che le utilizzarono in varia maniera a seconda delle rispettive finalità

Roma: alle spalle di Via Prati Fiscali Vecchia. Fonte: mapio.net

Nei ricordi di coloro che vivevano a Monte Sacro e Val Melaina, come visto, nella zona in cui poi sarebbe sorto il quartiere delle Valli, ancora negli anni Quaranta “non c’era niente”. Oltre il casale e la vaccheria dei Giuliani infatti, gli insediamenti umani erano limitati alle poche casette in muratura sorte intorno a via dei Prati Fiscali, appendice di una borgata spontanea sviluppatasi prevalentemente a nord della strada, nella zona di Prato Rotondo. <72
In una interpellanza presentata dal consigliere comunale Lapiccirella nel maggio 1950, si denunciava come la borgata fosse priva di servizi essenziali quali fogne ed illuminazione pubblica, molte strade fossero a fondo naturale, e le acque putride scorressero in un fosso scoperto, attraverso il quale tra l’altro, in caso di piena, le acque dell’Aniene allagavano la borgata stessa. <73 Nel luglio dell’anno seguente, i consiglieri Arcese, Nitti e Licata interrogavano la Giunta per avere notizie in merito al piano particolareggiato della zona, chiedendo inoltre “se, in attesa di questo, si intenda dare una pur modesta sistemazione, sia stradale che d’illuminazione, alla […] via di Casal Giuliani che va rapidamente popolandosi e dove da poco è stat[o] anche costruit[o] da parte della Cooperativa «Rinascita del Tramviere» un fabbricato che ospita 46 famiglie”. <74
Immacolata Mancini: Perché dopo la guerra, nessuno c’avevamo la casa. Infatti mia madre raccontava che si abitava in due famiglie, si stava tutti scomodi… Poi alla fine nel ’48 hanno messo questa cooperativa: chi voleva le case, ecco, se segnava. Mio padre si segnò – non pareva vero de pija’ ‘ste case! Belle, a quel tempo, nel ’48-49, erano case belle: tre camere… Poi io c’avevo mio nonno: perciò a noi ce dettero tre camere, all’altra scala – che c’è mio figlio adesso. […] Le casette non so’ [male]… Certo, [quelle di] adesso so’ più moderne, so’ più belle, so’ più… coll’ascensore, tutto… Qui manco i termosifoni c’erano: non c’era niente niente niente… E nel ’66, quando nacque Giulio – mo’ c’ha quarant’anni – mi ricordo mi disse mia madre: “Vieni a casa, che hanno messo i termosifoni, ce l’ho caldi caldi”. Sennò la casa era gelata, si moriva… […] E questo, c’era solo ‘sto palazzo. Di qua c’era un casale, ch’era di Giuliani – e questo nome, Casale Giuliani, è rimasto anche alla via. Però a parte il casale, tutte le terre [erano] di questo, tutto fino a laggiù, era tutto di Giuliani: aveva comprato tutto insomma, era tutta proprietà [sua] – palazzi… Tutto Giuliani. Poi c’era questo gran casale, vicino a noi: che ce stavano… sei famiglie sopra, sei sotto, co’ un bagno di qua, un bagno… quattro bagni [per] dodici famiglie; proprio fatto a casale antico, del ’30 diciamo. […] Qui c’erano delle baracche, co’ delle pecore, delle mucche; [ci] andavamo a prende’ il latte, noi bambini: mamma [diceva] “Vai a pija’ il latte alla mucca” – qui c’erano tutte baracche… Tutte baracche baracche: è stato fatto questo il primo, poraccio, ‘sto palazzo. […] Non c’era niente proprio. La strada non c’era: c’era tutto fango – che macello… Toccava porta’ due paia di scarpe…
Bruno Bonomo: Perché?
Immacolata Mancini: Eh sì: perché andavi giù, col fango fino in cielo – [fino a] qui [al polpaccio]. Allora giù al tabaccaio – c’è sempre stato quel tabaccaio: adesso c’è il figlio – si lasciavano le buste sporche, si mettevano le scarpe pulite, e s’andava a lavora’: mio padre, ma tutti quanti… Poi ritornavamo, mettevamo le scarpe brutte: perché quando pioveva specialmente, andavi giù colla terra…
Bruno Bonomo: Ah, cioè la scarpa brutta diciamo per non rovinare [quella bella]…
Immacolata Mancini: Scarponi, scarponi: perché sennò ti rovinava tutto: non potevi mica anda’ con le scarpe infangate… <75
Mentre la zona a sud di piazzale Jonio viveva dunque un primo sviluppo, l’Immobiliare, come visto, procedeva all’incorporazione della Quirinia, acquisendo così i terreni attigui. Nell’ottobre 1951, il Consiglio di amministrazione ne deliberava la vendita frazionata, delegando il vicepresidente direttore generale Gualdi a procedere alla loro lottizzazione. <76 A differenza che in altre iniziative promosse dall’Immobiliare, in cui il tempo intercorso tra l’acquisizione delle aree e la loro valorizzazione fu decisamente ampio, nel caso dei Prati Fiscali le circostanze erano favorevoli ad un pronto realizzo dell’investimento. Oltre all’adozione del relativo piano particolareggiato, infatti, la società poteva fare affidamento sulla recente legislazione volta ad incentivare l’attività edilizia. Nell’aprile 1950, alcuni mesi prima dell’adozione della legge Aldisio, il Cda si era rivolto in questi termini all’Assemblea degli azionisti:
“Due strumenti efficaci per il risveglio edilizio sono stati creati nel 1949: il Piano Fanfani, di cui alla legge 28 febbraio 1949 n. 43 e la legge Tupini 2 luglio 1949 n. 408. Oltre alla immediata utilità di promuovere l’apertura di cantieri edilizi in tutti i grandi e medi centri d’Italia, questi congegni statali hanno determinato in centinaia di migliaia di famiglie la spasmodica attesa di un’abitazione. Questa è una seconda, grande utilità di tali leggi. La pressione morale delle aspirazioni insoddisfatte, perché ben limitata è la possibilità di soddisfarle se essa risieda solo nell’intervento statale, opererà incessantemente perché non vi sia sosta nel gettare le fondamenta di nuove case, chiunque ne debba essere l’animatore o il finanziatore. […] Le agevolazioni fiscali per la costruzione di case di abitazione, disposte finalmente con la legge 2 luglio 1949 n. 408 dopo oltre tre anni di attesa, hanno determinato, come era prevedibile, immediati effetti. L’iniziativa privata ha vigorosamente reagito, specie a Roma e a Milano, con cantieri sparsi ovunque ed aperti non soltanto da enti od imprese organizzate, ma anche da privati piccoli imprenditori che con la capillarità del loro intervento svolgono un’azione di insospettata efficacia”. <77
Le misure di sostegno pubblico all’edilizia privata costituirono un potente stimolo per attivare l’iniziativa dell’Immobiliare. Essa infatti poté usufruire – come anche gli acquirenti dei lotti e degli alloggi – di una vasta gamma di agevolazioni relative alla compravendita dei terreni e delle abitazioni, nonché alla costruzione di queste ultime. <78
Il progetto dell’Immobiliare sull’area dei Prati Fiscali prevedeva infatti la vendita a lotti di una parte dei terreni e l’edificazione in proprio della porzione rimanente. Facendo riferimento a una pianta attuale del quartiere delle Valli, l’Immobiliare costruì in proprio nella gran parte dell’area centrale a forma di “L”, compresa tra piazza Capri e le vie Valsesia, Val Santerno, Conca d’Oro, Val di Sangro, Val di Lanzo e Valle Scrivia. I terreni lottizzati e venduti a terzi risultano invece dislocati intorno a questa “L” centrale, soprattutto ad est – tra piazza Conca d’Oro e le vie Val di Cogne, Tirreno, Valsesia, Val Santerno e Conca d’Oro – ma anche nelle altre direzioni: ad ovest i terreni al di là di via Conca d’Oro e l’isolato compreso tra le vie Val Pellice, Val Maira, Conca d’Oro e Val di Sangro; e a nord i terreni intorno a via Casale Giuliani.
Considerando le previsioni del già citato piano particolareggiato n. 130, cioè dello strumento urbanistico attuativo che disciplinava l’edificazione della zona, appare chiaro come in linea generale l’Immobiliare abbia riservato per l’edificazione in proprio l’area destinata a costruzioni intensive, cedendo invece a terzi i terreni destinati a palazzine e villini. La società si assicurava così la possibilità di sfruttare al massimo i terreni di cui restava proprietaria, costruendovi palazzi di sette – otto piani con un elevato numero di appartamenti, e vendeva invece le aree a carattere più estensivo.
Se ciò è vero in linea generale, bisogna però considerare che l’Immobiliare cedette a terzi anche alcune porzioni di quella “L” centrale che in gran parte edificò in proprio. Fu questo il destino della gran parte dei primi due isolati di viale Val Padana dal lato della chiesa, di un lotto in angolo tra via Valsesia e via Val di Lanzo, e di due aree lungo quest’ultima e via Conca d’Oro, entrambe comprese tra le vie Val di Chienti e Val di Sangro. Come vedremo nel prossimo paragrafo, queste aree furono vendute a diversi acquirenti, che le utilizzarono in varia maniera a seconda delle rispettive finalità.
[NOTE]
72 Cfr. Bonomo, 2003 [Dalla borgata di Prato Rotondo al quartiere Magliana. Storia di una comunità di immigrati nella Roma del secondo dopoguerra, «Giornale di storia contemporanea», VI, n.1, giugno, pp. 77-99].
73 Il sindaco rispose all’interpellanza osservando che, trattandosi di una borgata sorta spontaneamente fuori dal piano regolatore, il Comune non era “obbligato all’esecuzione di alcuna opera. […] L’Amministrazione, pur riconoscendo giuste le esigenze della borgata in parola, rappresentate dal consigliere Lapiccirella, non potrà intervenire se non quando avrà proceduto al risanamento delle altre borgate periferiche per le quali esiste una regolare convenzione con il Comune”; inoltre, “data la posizione naturale della Borgata Prati Fiscali, un suo risanamento idraulico si ravvisa irrealizzabile” (Asc, Vcc, verbale del 2 maggio 1950, pp. 12-13).
74 Asc, Vcc, verbale del 3 luglio 1951, p. 7. L’edificio “dei tranvieri”, tuttora abitato da alcune delle famiglie originariamente assegnatarie, si trova al civico 75 di via Casale Giuliani.
75 Immacolata Mancini (1942, casalinga); intervista realizzata il 20 luglio 2005 a via Casale Giuliani.
76 Acs, SgiS, Vcda, b. 4, reg. 12 (9), seduta del 6 ottobre 1951, pp. 2-3.
77 Acs, SgiS, Vaga, b. 2, reg. 8 (2), assemblea del 3 aprile 1950, pp. 72-73.
78 Sulle leggi Tupini e Aldisio, cfr. capitolo I n. 82.
Bruno Bonomo, Il quartiere delle Valli. Una iniziativa della Società Generale Immobiliare nella Roma del secondo dopoguerra, Tesi di dottorato, Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, 2007