Seguì la sistematica sostituzione di prefetti nominati dalla Rsi con quelli scelti dal Reich

Se Trieste era vista dalle autorità fasciste con preoccupazione, dato che rientrava nello «Lebensraum» tedesco, lo stesso si poteva dire dell’Alto Adige. Nonostante il 7 maggio del 1938 Hitler avesse ribadito con fermezza l’inviolabilità del confine del Brennero, «frontiera alpina eretta tra noi e la natura» <1055, forte era la diffidenza di Mussolini, dato che era ormai nota la politica che il Reich intendeva perseguire nelle zone dove erano presenti minoranze tedesche <1056. Il 25 luglio e l’8 settembre non potevano non avere ripercussioni sul territorio altoatesino: ritornava prepotente la spinta a risolvere non solo la diatriba riguardante quest’ultimo territorio, ma di tutti i territori che si trovavano a sud delle Alpi dove era possibile rilevare una pur minima presenza di minoranze tedesca.
Oltre alla volontà di Hitler infatti, dopo il 25 luglio fu l’opinione pubblica ad incidere sulla strategia che avrebbero dovuto perseguire le autorità del Reich per il territorio italiano, strategia che culminò con la nascita delle Zone d’operazione. L’«Anschluss» austriaco aveva già fomentato gli animi: molti speravano in una imposizione tedesca immediata anche in Alto Adige, e rimasero profondamente delusi quando la regione venne sacrificata sull’altare dell’alleanza con l’Italia di Mussolini <1057. Le manifestazioni irredentistiche aumentarono esponenzialmente dopo la fatidica seduta del Gran Consiglio del luglio ’43: l’attesa per la riconquista del Südtirol sembrava irresistibile e lo diventava sempre più a causa del passaggio continuo di truppe tedesche dirette in Italia meridionale. Alcune unità della Wehrmacht, tuttavia, non proseguirono il loro cammino, sulla carta stanziandosi in Alto Adige per garantire la sicurezza del transito delle truppe, in pratica consolidando l’«Operazione Achse» <1058.
Nella zona – così come avvenne nel Litorale adriatico – le autorità del Reich non si limitarono alla tutela dell’ordine pubblico, ma vennero costituiti dei veri e propri organi di governo provvisori capaci di imporre proprie normative non finalizzate soltanto alle necessità prettamente militari: si cercavano di creare i presupposti per una vera e propria annessione. Tale disegno era già stato lungamente programmato, in particolare nei circoli politici austriaci <1059: basti pensare che la nascita della zona d’operazione dell’Alpenvorland anticipò la liberazione di Mussolini di due giorni <1060. I due Gauleiter Hofer e Rainer vennero ricevuti da Hitler tra il 13 e il 14 settembre, ricevendo rassicurazioni sul fatto che la politica tedesca nei confronti dell’Italia non sarebbe mutata a causa della liberazione di Mussolini e del suo ritorno sulla scena politica <1061, ed effettivamente ogni tentativo del duce di recuperare anche solo una parvenza di sovranità sulle Zone d’operazione venne frustrato sul nascere.
Come abbiamo visto precedentemente, già nel settembre del 1943 a Mussolini fu impedito di individuare Merano e Bolzano come possibili sedi del governo fascista repubblicano, così come il rifiuto per le sedi degli altri ministeri a causa di non ben specificate ragioni logistiche e di sicurezza. A ciò seguì la sistematica sostituzione di prefetti nominati dalla Rsi con quelli scelti dal Reich, a cui Mussolini non sembra opporre alcuna resistenza <1062. A Trento, dopo la brevissima esperienza di Italo Foschi – un solo giorno – venne insediato il moderato Adolfo De Bertolini ed a Bolzano l’omonimo del Commissario supremo Peter Hofer, attivista nazista locale già dalla metà degli anni Venti: colpito a morte da un bombardamento sulla città il 2 dicembre, venne sostituito dall’avvocato cattolico e conservatore Karl Tinzl <1063. A Belluno fu nominato come capo della provincia Italo Foschi, dopo la sua rapidissima apparizione a Trento. Fascista della prima ora, fu membro del Gran Consiglio nel 1924 e ricoprì dapprima la carica di federale nella capitale e successivamente la carica di prefetto in numerose città italiane <1064. La sua eccessiva intransigenza, tuttavia, rischiava di ostacolare i disegni di Hofer, il quale preferì sostituirlo, il 21 novembre 1943, con il più “mite” Carlo Silvetti: la sua scarsa attitudine politica era congeniale alla marginalità in cui il bellunese venne relegato durante la Rsi <1065.
Le modifiche alle circoscrizioni amministrative e nell’amministrazione della giustizia vennero di conseguenza. La provincia di Bolzano si vide attribuire, a discapito delle province di Trento e Belluno, numerosi territori. Le maggiori libertà lasciate a De Bertolini per la gestione della sua provincia – in particolare in campo produttivo, dove i commissari gerenti delle aziende rimangono personalità del posto – sembrano ricondursi a questa condizione di subordinazione rispetto a Bolzano, dove il 6 novembre, per ordine del Commissario Hofer, sorse il «Tribunale Speciale per l’OZAV», centro nevralgico della zona di operazione delle Prealpi <1066. Esso faceva riferimento al diritto germanico per giudicare quei casi in cui erano stati lesi interessi tedeschi, estendendo ben presto le sue competenze ad un’ampia gamma di imputazioni grazie ad un’arbitraria interpretazione del concetto di «violazione degli interessi germanici». Venne così introdotto nella zona d’occupazione tedesca un potente strumento per perseguire e condannare diverse personalità invise ai nazisti, in particolare nel campo della Resistenza e dell’attività partigiana <1067. Episodi di resistenza armata si verificarono soprattutto nelle aree meridionali delle province di Belluno e di Trento, senza particolari ripercussioni sull’autorità tedesca nella zona <1068. La linea di comunicazioni stradale e ferroviaria tra il Brennero e Verona, al contrario, venne sottoposta ad incessanti bombardamenti aerei, i quali causarono non poche difficoltà alla circolazione di treni e automezzi <1069.
I rapporti con la Repubblica di Salò furono fin da subito tesi. Analogamente al Litorale adriatico, nelle Prealpi le autorità militari italiane non potevano circolare liberamente, ma dovevano «preavvertire» i due Gauleiter: come Rahn tentò di spiegare a Graziani ciò non significava affatto chiedere il permesso ai tedeschi, ma la formula lasciava certamente spazio ad ambiguità non di poco conto <1070. L’ordinanza di Franz Hofer del 6 novembre 1943 intaccava proprio le prerogative del ministro della Guerra della Rsi, stabilendo che tutti gli appartenenti alle classi 1924 e 1925 dovessero prestare servizio di guerra nel SOD <1071 di Bolzano, nel CST <1072 di Trento, nei Polizeiregimenter <1073, nei corpi delle SS, nella Wehrmacht, nelle unità militari della Rsi oppure nelle imprese tedesche impegnate in opere di costruzione. Con questa direttiva, diversi cittadini italiani avrebbero dovuto arruolarsi in un esercito che non era quello della loro nazione di appartenenza. Se ciò non bastasse, venne ostacolato l’arruolamento nelle forze armate della Rsi, e la presenza di soldati italiani all’interno delle province di Trento, Belluno e Bolzano andò a scemare drasticamente.
Il 30 marzo 1944 Hofer ordinava ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni di non prestare giuramento secondo la nuova formula della Rsi poiché «i diritti sovrani del Governo italiano» nella zona erano «attualmente sospesi» <1074. Ogni norma emanata dal governo della Rsi, secondo questa disposizione, non avrebbe dovuto avere efficacia all’interno della Zona d’operazioni delle Prealpi.
Queste disposizioni permisero ai nazisti di estendere il loro raggio d’azione politico e amministrativo al punto che un funzionario del Ministero degli Interni italiano poteva tranquillamente affermare come «nella provincia di Bolzano» fosse «sparita ogni traccia di italianità» <1075.
[NOTE]
1055 F. Scarano, Tra Mussolini e Hitler. Le opzioni dei sudtirolesi nella politica estera fascista, FrancoAngeli, 2012, op. cit. p. 113
1056 U. Corsini, L’alpenvorland: necessità militare o disegno politico?, in “Tedeschi, Partigiani e popolazioni nell’Alpenvorland (1943-1945); Atti del convegno di Belluno 21-23 aprile 1983”, Marsilio, 1984, p. 13
1057 U. Corsini, L’alpenvorland: necessità militare o disegno politico?, p. 20
1058 A. M. Banti, L’ età contemporanea: dalla grande guerra a oggi, Laterza, 2011
1059 Il ruolo di Himmler a loro supporto viene sottolineato da F.W. Deakin, Storia della Repubblica di Salò, Einaudi, Torino, 1963 e da E. Collotti, L’amministrazione tedesca nell’Italia occupata
1060 Già il 10 settembre si diede vita alla «Zona d’Operazioni nelle Prealpi» (OZAV, Operationszone Alpenvorland).
1061 U. Corsini, L’alpenvorland: necessità militare o disegno politico?, p. 33
1062 Diverso il caso di Belluno, dove nacque una vera e propria «guerra per i prefetti», in U. Corsini, L’alpenvorland: necessità militare o disegno politico?, pp. 42-43
1063 F. Scarano, Tra Mussolini e Hitler: le opzioni dei sudtirolesi nella politica estera fascista, p. 163
1064 L. Ganapini, La repubblica delle camicie nere, p. 349
1065 Tedeschi, Partigiani e popolazioni nell’Alpenvorland (1943-1945); Atti del convegno di Belluno 21-23 aprile 1983, Marsilio, 1984
1066 L. Ganapini, La repubblica delle camicie nere, p. 351
1067 P. Zangrando, Appunti sulla legislazione penale ed amministrazione della giustizia nell’Alpenvorland, pp. 137-141
1068 È interessante notare come la Zona d’operazioni delle Prealpi fu l’ultimo lembo del territorio italiano in cui si svolsero combattimenti, i quali si protrassero oltre il 2 maggio 1945.
1069 H.J. Burgwyn, Mussolini and the Salò Republic
1070 ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Segreteria particolare del duce, Repubblica sociale italiana, Carteggio riservato, b. 13
1071 Sicherheit und OrdnungsDienst
1072 Corpo di sicurezza del Trentino
1073 Reggimenti di polizia sudtirolesi
1074 U. Corsini, L’alpenvorland: necessità militare o disegno politico?, op. cit. p. 41
1075 L. Klinkhammer, “L’alleato occupato”. Sulla struttura del dominio d’occupazione tedesco in Italia dal 1943 al 1945, in “Storia e memoria”, n.3, 1994, op. cit. pp. 19-36
Jacopo Bernardini, “Un confuso fermento di idee”: politica, amministrazione e costituzione nell’ultimo fascismo (1943-1946), Tesi di laurea magistrale, Università degli Studi di Torino, Anno accademico 2019/2020