Ancora Barocci scrisse una dura lettera al CLN di Apuania

Tornando ad analizzare la tregua del 10 e osservandola dal punto di vista strettamente militare, pur valutandola, tenendo conto della contingenza della situazione createsi, sommata alla preoccupazione per una possibile rappresaglia tedesca diretta contro la popolazione di Carrara, non si può non notare che la scelta di occupare la città non venne minimamente concordata con il comando della Divisione Lunense a cui sia la “Muccini” sia il GPA [Gruppo Patrioti Apuani] aderivano. Di particolare interesse è allora conoscere cosa il comando della Lunense sapesse in quei giorni che, come abbiamo visto, vedevano un fitto scambio di missive fra Oldham e Pietro. L’informazione di una possibile discesa delle formazioni sulla città arrivò sicuramente al comando divisionale; lo si deduce dalla risposta che in data 9 novembre [1944] Oldham e “Barocci” indirizzano al comando brigata “Muccini” e per conoscenza al GPA: “Apprezziamo lo spirito che Vi ha dettato la Vs. lettera in data 8 novembre, ma dobbiamo esplicitamente avvertirVi che la Vostra azione su Carrara sarebbe prematura e dannosa al piano generale e non potrebbe risolversi che in dolorose perdite per il Vostro reparto e un gravissimo danno per la detta città. I reparti a Voi vicini sono nella Vostra stessa situazione e non potrebbero reggere che per brevissimo tempo. Sul momento nessun aiuto immediato è possibile sperare dal comando Alleato.” <359
Oldham quindi venne informato di una possibile azione sulla città ma, sconsigliò decisamente quest’eventualità, giudicandola pericolosa e intempestiva in quel momento, dato che proprio in quegli stessi giorni la Lunense aveva concordato con i comandi alleati una prossima azione decisiva per liberare tutta la zona intorno alla Linea Gotica e della quale i comandi dipendenti erano stati informati il giorno 7. <360
Il documento continuava suggerendo come uscire da quella difficile situazione: “[…] Vi preghiamo di interrompere ogni azione offensiva verso la città di Carrara di carattere generale e non limitata, come avete già molto opportunamente fatto, a semplici e audaci pattuglie. Riguardo ai patrioti catturati Vi consigliamo di scrivere immediatamente un ultimatum al Comando tedesco, avvertendolo che se esso procederà con la fucilazione dei suddetti, Voi fucilerete altrettanti tedeschi tenuti in ostaggio. Dateci subito assicurazione di quanto sopra.” <361
Quindi il consiglio dato ai partigiani, che stavano operando a Carrara, fu quello sì, di intavolare una trattativa col comando tedesco, ma sulla base di un semplice scambio di prigionieri. Per ribadire la contrarietà ad ogni tipo di accordo con i tedeschi, il comando divisionale diramò a tutti i reparti dipendenti una circolare con oggetto “Azioni e propositi dell’invasore nazista nell’attuale momento”: “L’invasore nazista conscio della sua intima debolezza militare ha iniziato anche nella nostre regioni quella particolare tattica che ha già seguito nelle altri parti d’Italia, ora liberate, prima del suo crollo definitivo. Riconoscere i lineamenti e propositi di tale tattica non è difficile poiché la sua rigida mentalità teutonica lo porta dappertutto nelle stesse circostanze ad usare gli stessi modi. Purtroppo la non completa maturità del movimento di liberazione nazionale ha portato già in altre regioni a cadere nelle reti tese dal nemico da parte di elementi non consapevoli della serietà e impegno che essi avevano preso dirigendo o facendo parte della nostra guerra di liberazione. Occorre perciò qui chiarire alcuni degli aspetti di questa nuova tattica seguita dal nemico affinché tutti, nel movimento partigiano, ne siano edotti e possano agire in conseguenza. Il nemico ricorre in tale periodo a due mezzi principali d’azione: 1 – azione armata contro il movimento partigiano con particolari caratteristiche ed accorgimenti. 2 – Tentativi di compromesso con il suddetto movimento.” <362
Tralasciando il primo punto, se non accennando al fatto che una delle tattiche militari naziste indicate è l’uso di spie in particolar modo di sesso femminile, di particolare interesse è il secondo punto dedicato alle trattative promosse dai tedeschi e che chiarisce in modo netto la risposta da dare: nessun compromesso con il nemico. “Il nazista approfittando particolarmente della particolare situazione morale che si crea in Italia ad ogni sosta delle operazioni Alleate […] fa offerte allettanti verso il movimento partigiano, promette di rispettare le popolazioni civili purché i partigiani si ritirino da determinate strade, promette altresì di rispettare in certe zone i partigiani stessi purché essi si impegnino a non attaccare i tedeschi o a limitare la loro azione offensiva verso i fascisti repubblicani, arrivano fino al punto di permettere ai partigiani di occupare pacificamente città e villaggi per i loro rifornimenti.[…] Il nemico infatti rispetta lealmente gli accordi e ingenera l’illusione di una perfetta lealtà militare dei suoi comandi finché ciò è ritenuto utile ai suoi fini (ad esempio tenere guarnito il fronte con poche forze e avere la vita pacifica nella retrovia). […] Perciò non si richiamerà mai abbastanza l’attenzione dei Comandi dipendenti su questo principio fondamentale: NESSUN COMPROMESSO CON IL NEMICO. Tale compromesso infatti è l’arma più subdola verso di noi perché non solo mira a soffocare al momento opportuno il nostro movimento, ma intorbida le coscienze di coloro che vi partecipano, mina alle basi la purezza dei nostri principi, getta la confusione e la reciproca diffidenza nel nostro campo, toglie in una parola tutto il significato alla guerra di liberazione.” <363
La lucida analisi sembra in effetti anticipare le mosse tedesche che, da lì a pochi giorni, misero in atto un vasto rastrellamento diretto ad annientare ogni traccia delle formazioni partigiane esistenti a ridosso della linea del fronte e stracciando di fatto gli accordi presi. Pietro rispose il 21 novembre assicurando di aver recepito il contenuto della circolare diramata e di voler attenersi alle direttive impartite: “[…] mantenendo integra la nostra decisione di vedere nel nazista un nemico terribile anche per la sua subdola attività, ma d’altra parte le disastrose condizioni alimentari della popolazione ci debbono far affrontare ogni rischio non per risolvere ma per mitigare le tragiche conseguenze.” <364
La situazione, però, precipitò il giorno dopo quando, evidentemente, il comando della Lunense venne a conoscenza dei termini della tregua stipulata ed emanò un ordine d’arresto immediato per gli autori dell’accordo: “Diamo ordine immediato d’arresto e di traduzione a questo Comando dell’Ufficiale responsabile delle trattative condotte a termine col Comando Tedesco coll’impegno reciproco di non attaccarsi. Questo Comando dichiara nulle queste vergognose trattative e avverte tutti i Comandanti di Battaglione della 2^ Brigata che è il loro dovere di soldati e di italiani non obbedire agli ordini della circolare in data 17/11/44 con oggetto “Trattative con il Comando Tedesco”. Diffidiamo qualunque Comandante di Brigata ad avere colloqui con i Comandi Tedeschi se non allo scopo di scambiare prigionieri. Qualunque colloquio inoltre deve essere debitamente autorizzato da questo Comando.” <365
Allegata all’ordine di arresto, vi era una circolare per tutti i comandi dipendenti che spiegava nuovamente la strategia usata dai tedeschi per rendere inoffensivo il movimento partigiano. Il documento, firmato dal solo commissario politico Barocci, si concludeva con una dura esortazione evidentemente diretta verso le argomentazioni portate da Pietro: “Nessuno si illuda di aderire ad un compromesso locale per il benessere della popolazione civile. Chi aderisce alle trattative con il nemico in realtà permette il massacro dei compagni di altre formazioni che conservano pura la loro intransigenza ed è responsabile della loro morte e della distruzione dei paesi controllati. Nessuno si illuda sull’ingenuità del nemico, il nazista sa benissimo di gettare con tale metodo il dissidio nel mondo partigiano, vuole avere le mani libere contro le formazioni più resistenti per poi compiere agevolmente la sua opera di distruzione delle formazioni che cadute nella sua rete hanno permesso questo gioco infame. Nessuno si illuda di potere al momento opportuno violare gli accordi presi. Chi conosce tale momento è il nazista e non il partigiano.” <366
Il 29 ancora Barocci scrisse una dura lettera al CLN di Apuania: “Ho saputo per via indiretta del compromesso con il nemico verificatosi nella zona di Massa e Carrara con impegno reciproco di non attaccarsi. E’ un fatto gravissimo contrario alle direttive del Centro di Milano e del Governo Nazionale di cui intendo restare fino all’ultimo un fedele esecutore e che sono stati da me informati a questo proposito. Mentre tengo a precisare che il compromesso è stato fatto all’insaputa e contrariamente alle direttive di questo Comando; richiedo al Vostro Comitato una precisa relazione per le necessarie indagini ed esorto ogni compagno dei partiti antifascisti a reagire energicamente contro questo compromesso che lede la purezza della nostra causa e che è un vero tradimento per i Patrioti che rifiutano ogni contatto col nemico e muoiono per la libertà d’Italia.” <367
Lo scontro fra il comando della divisione e le formazioni apuane era arrivato ormai ad un punto di rottura totale. A chiudere la controversia fu solo il fallito attaccò che gli uomini della Lunense tentarono in Garfagnana a partire dal 27 novembre e che portò alla disfatta della divisione e al passaggio del fronte di centinaia di partigiani, compresi il maggiore Oldham e Barocci. L’attacco era stato coordinato con i comandi Alleati, così scriveva Oldham nelle comunicazioni diramate a tutti i propri reparti; ma, in realtà, questi diedero uno scarso appoggio all’azione se non con un lancio di armi e munizioni qualche giorno prima dell’inizio dell’operazione. In vista dell’importante operazione Oldham aveva richiesto un ulteriore aiuto in uomini da parte del CPLN di Apuania. Questi acconsentì mandando sessanta uomini provenienti: venti dalla formazione “Elio” e quaranta dalla “Ulivi” e dalla “Ceragioli” <368. Il piano era quello di attaccare alle spalle i tedeschi e gli alpini della Divisione Monterosa, posizionati a protezione della Linea Gotica; conquistare alcuni punti strategici tra i quali la vetta del monte d’Anima, per permettere l’avanzata alleata e il conseguente sfondamento della linea del fronte. L’importante posizione venne conquistata ma il contrattacco nazi-fascista e la mancata offensiva alleata spazzarono via ogni tentativo di resistenza, costringendo Oldham a diramare, il 29 novembre, l’ordine di sganciamento per tutti i distaccamenti impegnati: “L’esito del combattimento decisivo c’è stato sfavorevole anche se le perdite dell’avversario sono state superiori alle nostre. Elogiamo gli uomini del Vostro reparto per l’alto spirito di sacrificio con cui hanno saputo tenere la postazione loro affidata e per lo slancio con cui hanno partecipato al combattimento all’Isola Santa. […] Questo Comando consapevole della terribile difficoltà di passare l’inverno con molte migliaia di uomini alle armi, lascia ogni patriota libero di decidere nei modi seguenti: a) Conservare le armi frazionandosi in piccoli gruppi e sottraendosi all’offensiva nemica. b) Nascondere le armi e tornare a casa quei pochi che possono far ciò per tornare a combattere quando sarà il momento. c) Passare le linee per organizzarsi al di là nell’esercito di Liberazione.” <369
[NOTE]
359 AAM busta 24, fascicoli 1.
360 Ibidem. Il testo del documento è il seguente: “[…] Questo Comando stima opportuno di confermare a tutti i Comandi dipendenti l’impegno preso all’atto della sua costituzione di condurre le formazioni partigiane da esso dipendenti e le regioni controllate alla liberazione. A questo scopo ha concordato il Comando Alleato un preciso piano nel quale detto Comando di Divisione vuole essere il fedele esecutore. Perciò ogni sua direttiva avrà d’ora in poi carattere di ordine militare, no n eseguendo prontamente il quale si saboterà lo sforzo comune per la liberazione.”. E ancora sempre il 7 novembre una comunicazione per Pietro ribadiva:”Siamo lieti di informarVi che è stato concordato tra questo Comando e quello Alleato un piano generale di operazione di imminente attuazione. Vi preghiamo quindi di voler provvedere all’invio presso questo Comando di un Vostro ufficiale perché Vi riferisca verbalmente con esattezza su detto piano.”
361 Ivi.
362 AAM busta 24, fascicolo 1.
363 Ibidem.
364 Busta 24, fascicolo 1.
365 Busta 24, fascicolo 1
366 AAM busta 24, fascicolo 1.
367 AAM busta 24, fascicolo 1.
368 AAM busta 43, fascicolo1. Verbale del CPLN del 24 novembre 1944.
369 AAM busta 18, fascicolo 8.
Marco Rossi, Il Gruppo Patrioti Apuani attraverso le carte dell’archivio ANPI di Massa. Giugno-Dicembre 1944, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, 2016