Vennero così alla luce il Piano Solo e lo scandalo Sifar

L’arco temporale che va dal 1966 al 1968 segnò negli Stati Uniti il momento di maggiore intensità della violenza civile e politica caratterizzata principalmente dalle proteste della destra radicale e pacifica per i diritti civili, e dalle manifestazioni contro la guerra del Vietnam <752. In seguito a questa ondata di movimenti, in seno all’amministrazione Johnson maturò l’esigenza di trovare una soluzione negoziata per il conflitto in Vietnam, e di sospendere i bombardamenti aerei sul paese <753. Proprio dagli insuccessi riportati in Asia, e dalla conseguente impopolarità dell’amministrazione uscente, derivò la decisione di Johnson di non ricandidarsi e di dedicarsi completamente alla questione della pace in Vietnam <754. I negoziati per la pace si aprirono a Parigi nel mese di maggio e segnarono l’inizio della seconda fase del conflitto vietnamita, altrettanto lunga e difficile della prima, destinata a concludersi cinque anni dopo con la fine delle ostilità e la conclusione della pace.
Nello stesso arco temporale, ebbe inizio la campagna elettorale per la corsa alle presidenziali del 1968, che vide i democratici in netto svantaggio dovuto non soltanto alla crescente impopolarità di Johnson, ma anche alla perdita di uno dei candidati più favoriti alla corsa alla nomination: Robert Kennedy, assassinato nel mese giugno. Le elezioni presidenziali del novembre 1968 furono vinte dal candidato repubblicano Richard Nixon che con il suo entourage, tra cui anche il suo assistente speciale Henry Kissinger, si mosse attivamente per risolvere il conflitto in Vietnam. La formula adottata dalla nuova amministrazione per la fine della guerra, ovvero la cd. “vietnamizzazione” del conflitto, era basata sul progressivo disimpegno statunitense nell’aerea, lasciando la condotta delle operazioni di terra alle truppe sudvietnamite allo scopo di evitare che la sconfitta ricadesse sugli Stati Uniti e fosse trasformata in un fatto meno traumatico possibile <755.
Anche a livello dei rapporti tra Stati Uniti e Urss ci furono momenti di grande tensione internazionale, come la guerra arabo-israeliana dei Sei giorni e il diffondersi dei movimenti guerriglieri in America Latina <756. Nel gennaio 1968 Breznev, subentrato a Chrushev nell’incarico di segretario del Pcus nell’ottobre 1964, represse nel sangue la “Primavera di Praga”, ovvero il tentativo volto alla creazione di un “socialismo dal voto umano”, basato su un processo di liberalizzazione e democratizzazione della Cecoslovacchia ad opera della nuova classe dirigente comunista, tra cui spiccava la figura del riformista Dubcek <757. La crisi si risolse dopo che le truppe del Patto di Varsavia ebbero invaso la Cecoslovacchia e insediato un governo filo sovietico con a capo Gustav Husak, che in breve tempo provvide a smantellare le riforme attuate da Dubcek, a epurare il partito dalle figure più riformatrici e a screditare la figura del leader uscente <758. La repressione in Cecoslovacchia diede a Breznev l’occasione di esporre la sua dottrina sulla “sovranità limitata”, in base a cui veniva affermato il diritto d’intervento da parte dell’Urss in ogni paese dell’Europa Centro-Orientale in cui il sistema socialista corresse il pericolo di occidentalizzazione.
Ci furono tuttavia anche esempi di distensione e di dialogo tra le grandi potenze. Al luglio 1968 risale infatti la firma del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Tnp) che comportava l’obbligo da parte delle potenze nucleari firmatarie di non trasferire armi atomiche a chi non ne possedeva, e la rinuncia a questi ultimi a possederne. Nonostante il carattere di diseguaglianza alla base dell’accordo – gli stati fino ad allora esclusi dal range delle potenze nucleari dovevano rinunciare alla possibilità di possedere armamenti nucleari autonomi, mentre Stati Uniti e Urss vedevano sancita la loro egemonia in campo nucleare – il trattato inaugurò comunque un percorso verso la distensione che verrà approfondita nel capitolo successivo, e che si rendeva necessaria in un contesto in cui le due potenze avevano raggiunto la consapevolezza della parità e della mutua capacità di distruzione reciproca <759.
In Italia, il biennio 1966-68 si svolse all’insegna di un’ondata di contestazioni sociali, che trovarono collegamenti con fenomeni manifestatisi in altre parti del mondo ma che nel nostro paese acquisirono un rilievo politico maggiore e anche, i certi casi, caratteri rivoluzionari <760. Sono questi infatti gli anni delle contestazioni giovanili e delle occupazioni delle università, che entrarono nella fase più critica durante il Sessantotto italiano, e che furono espressione del malessere generazionale ampiamente diffuso tra i giovani dell’epoca <761. I giovani mettevano in discussione le strutture politiche e le gerarchie esistenti nella società contemporanea, ritenute inadeguate alla radicale trasformazione dei valori e degli stili di vita tipici delle società occidentali della fine degli anni Sessanta. Erano inoltre animati da una forte ribellione nei confronti dell’individualismo e dell’autoritarismo, della competizione per affermare se stessi a danno degli altri, dei privilegi di cui godeva solo una ristretta maggioranza della popolazione, e del dominio delle forze materiali – tecnica ed economia – a discapito dei valori umani e della solidarietà. In sostanza, essi criticavano “l’isolamento a cui l’individuo contemporaneo sembrava destinato”, e la conseguente “perdita di senso della propria esistenza” <762. Gli studenti protestavano inoltre contro la selezione nel sistema scolastico e universitario, e rivendicavano condizioni di uguaglianza nell’accesso all’istruzione. Essi erano infine animati da un forte antiamericanismo dovuto soprattutto al conflitto in Vietnam e alla presenza delle basi Nato sul territorio nazionale. A questi processi faceva da contrappunto il manifestarsi di una destra eversiva, spinta anche in questo caso dal rifiuto della società politica, dalla quale non si sentivano adeguatamente rappresentati. Se da un lato le contestazioni di destra si scagliavano contro le contestazioni studentesche, esse stesse rivendicavano un’alternativa alla società dell’epoca.
Di fronte a questa ondata di malcontento sociale, il sistema dei partiti sembrava incapace di comprendere la portata delle trasformazioni in corso e di confrontarsi con l’esplosione della protesta. Soltanto Nenni, nei suoi diari, annotava in relazione al “diffuso stato di rivolta contro l’intera società” che “la nostra classe politica è in ritardo sulla crescita della società”. Allo stesso tempo Luigi Longo, succeduto a Togliatti nella segreteria del partito, avrebbe tentato un dialogo con i contestatori, incontrando una delegazione di studenti romani. Nell’ambito dello stesso Pci, invece, Giorgio Amendola auspicava una lotta del partito contro l’estremismo del movimento studentesco, accusandolo di irrazionalità. In Italia emersero intanto i primi segnali importanti della degenerazione degli apparati statali. Vennero così alla luce il Piano Solo e lo scandalo Sifar. I sospetti si appuntarono da subito anche sul presidente della Repubblica Antonio Segni, eletto nel 1962 con i voti decisivi di neofascisti e monarchici. Il colpo di stato in Grecia del 21 aprile 1967 e le rivelazioni della stampa sui progetti golpisti di De Lorenzo furono la conferma del carattere globale dello scontro in atto contro il comunismo e dello spostarsi del suo baricentro in Europa <763.
Per fare luce sulle deviazioni del Sifar, e per accertare le circostanze in cui i fascicoli intestati a note personalità dello stato erano stati generati nel 1967, venne istituita la Commissione Beolchini <764. La Commissione acclarò che il Sifar aveva portato a termine “minuziose indagini su relazioni extra-coniugali, sulla nascita di figli illegittimi, sulle consuetudini sessuali. Le indagini qualche volta si erano estese anche ai familiari” di uomini politici influenti in Italia. In certi casi, poi, le notizie raccolte risultavano “assolutamente inventate, vere e proprie calunnie di nessuna utilità per la sicurezza della nazione ma utilissime a scopo ricattatorio”. La Commissione denunciò i metodi utilizzati nella raccolta di informazioni: non soltanto per i suoi scopi “deplorevoli” e “scorretti”, ma anche perché mentre venivano “annotati i più labili indizi di un fatto scandaloso”, talora non veniva“dato atto del risultato di più approfonditi accertamenti” che inducevano poi “ad escludere la sussistenza di fatti sospettati” <765. La Commissione non riuscì tuttavia ad acclarare per conto di chi l’opera di fascicolazione fosse stata portata avanti, anche perché moltissimi degli ufficiali interrogati si rifiutarono di fornire informazioni importanti o non furono svincolati dal segreto. Lesecutivo si rifiutò di inviare la relazione della Commissione alla magistratura perché potesse procedere. Anche i documenti trasmessi alla magistratura e alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli eventi del luglio 1964, insediatasi il 26 marzo 1969, erano infarciti di omissis. Non furono inviati tutti gli atti della Commissione presieduta dal generale Aldo Beolchini incaricato nel 1967. In particolare fu oscurata la documentazione comprovante gravi deviazioni e perfino consumazioni di reati da parte di esponenti delle istituzioni italiane. Durante la seduta parlamentare del 21 aprile 1967, ad esempio, Tremelloni annunciò che erano stati bonificati i fascicoli riguardanti la vita dei cittadini italiani, salvo poi scoprire attraverso una dichiarazione successiva di Henke, dal 1966 a capo del servizio italiano, che quei fascicoli si trovavano in una stanza di cui possedeva le chiavi. Le scomparse sospette di chi aveva condotto le indagini sulle attività del Sifar, in particolare di Ciglieri, Manes, D’Ottavio e Rocca, morti in circostanze poco chiare e in procinto di essere interrogati dalla commissione d’indagine, testimoniavano il grado di degenerazione dello Stato <766.
[NOTE]
752 Il 5 aprile 1968 fu assassinato Martin Luther King a Memphis.
753 E. Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali, cit. pp. 1123 e ss.
754 L. B. Johnson, Withdrawl Speech, 31 marzo 1968, disponibile al link:http://voicesofdemocracy.umd.edu/lyndon-baines-johnson-withdrawal-speech-31-march-1968/.
755 E. Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali, cit. p. 1127.
756 In un crescendo di tensioni in Medio Oriente, il 5 aprile 1967 un attacco israeliano scatenato per rappresaglia al blocco egiziano generò la guerra dei sei giorni, uno scontro molto violento che costò agli stati arabi la perdita di numerosi territori in Sinai, Gaza, Cisgiordania e delle altre alture siriane del Golan. Gli Stati Uniti esercitarono pressioni sul governo di Tel Aviv per scongiurare l’intervento sovietico in aiuto del nazionalismo arabo. In seguito alla guerra dei Sei giorni si intensificarono gli attacchi terroristici dell’Olp, con attentati contro obiettivi israeliani e dirottamenti aerei. E. Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali, cit. p. 1093. Per la genesi e lo sviluppo dei movimenti guerriglieri in America Latina si veda: M. Plana, S. Trento, L’America latina nel XX secolo, Firenze, Ponte alle Grazie, 1992.
757 K. K. Maritchkov, Breve storia delle relazioni tra Usa e Russia, cit. p. 47.
758J. M. Le Breton, Una storia infausta. L’Europa centrale e orientale dal 1917 al 1990, Bologna, Il Mulino, 1997.
759 E. Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali, cit. p. 1164; Id. Dagli imperi militari agli imperi tecnologici. La politica internazionale dal XX secolo a oggi, Roma-Bari, Laterza, 2009, p. 296.
760 A. Gigliobianco, M. Salvati, II maggio francese e l’autunno caldo italiano: la risposta di due borghesie,Bologna, il Mulino, 1980; S. Tarrow, A. Scardino, I movimenti degli anni ’60 in Italia e Francia e la transizione al capitalismo maturo, in “Stato e mercato”, 12, 3 (1984): pp. 339-362; M. Scavino (a cura di), Le radici del ’68, Milano, Baldini &Castoldi, 1998.
761 G. Crainz, Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni ottanta, Roma, Donzelli, 2005. Un manifesto del Sessantotto può essere considerato: L. Milani, Lettera a una professoressa, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1996. Sulla storia del Sessantotto italiano si vedano invece: M. Brambilla, Dieci anni di illusioni. Storia del Sessantotto, Milano, Rizzoli, 1994; D. Giachetti, Oltre il Sessantotto. Prima durante e dopo il movimento, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 1998; M. Flores, A. De Bernardi, Il Sessantotto, Bologna,Il Mulino, 2002; M. Tolomelli, Il Sessantotto. Una breve storia, Roma, Carocci, 2009; M. Tolomelli, L’Italia dei movimenti. Politica e società nella prima Repubblica, Roma, Carocci, 2015.
762 A. Ventrone, Vogliamo tutto. Perché due generazioni hanno creduto nella rivoluzione, 1960-1988, Roma-Bari, Laterza, 2012, pp. 119-120.
763 Il colpo di stato greco era stato effettuato sulla base del Piano Prometeo della Nato, che aveva lo scopo di infiltrazione nell’estrema sinistra in modo tale da generare una serie di attentati da attribuire ai comunisti e di spianare la strada al golpe dei militari. M. Franzinelli, La sottile linea nera, cit. p. 20.
764 A. Viviani, Servizi Segreti Italiani, 1815-1985, Roma, Adnkronos, 1985, vol. II, p. 132.
765 Relazione Beolchini, Roma, 28 marzo 1967, De Lutiis, 2010, p. 64.
766 Ciglieri, a capo dell’Arma dei Carabinieri dopo De Lorenzo, morirà in uno strano incidente d’auto. Manes, suo vice, verrà colpito da infarto pochi minuti prima di deporre, e D’Ottavio, ufficiale di Manes, si sparò al petto. Rocca fu trovato morto nel suo ufficio, ucciso da un colpo di pistola pochi giorni prima della sua audizione di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli eventi del giugno-luglio 1964. Rispetto alla sua morte, che fu giustificata con la tesi del suicidio, la Commissione avanzò numerose perplessità.
Letizia Marini, Resistenza antisovietica e guerra al comunismo in Italia. Il ruolo degli Stati Uniti. 1949-1974, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Macerata, 2020