Dietro l’intero sistema si nascondeva il Reichssicherheitshauptamt (RSHA – Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich)

Fonte: Antonello Battaglia, Op. cit. infra
Lettere con inchiostro simpatico. Nella prima immagine si possono intravedere le scritte “simpatiche” tra le righe della lettera. La seconda immagine è relativa a una lettera scritta interamente con inchiostro simpatico. Fonte: Antonello Battaglia, Op. cit. infra
Fonte: Antonello Battaglia, Op. cit. infra

Qualche settimana dopo il moto rivoluzionario in Sicilia sud-orientale, il maggiore vicecapo-sezione del SIM, Renzo Bonivento, inviava il seguente marconigramma al Comando Supremo:
«URGENTE
Da segnalazione pervenuta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, risulta che in Sicilia trovasi installata una radio clandestina che trasmette su una lunghezza d’onda di m. 40.
Pregasi svolgere urgenti riservati accertamenti diretti alla sua localizzazione, informando questa Sezione di quanto verrà a risultare.
Si tenga presente, nel corso delle indagini, che l’esistenza della radio in questione potrebbe avere riferimento ad identiche segnalazioni in merito alle quali elementi del Gruppo CS praticano accertamenti in Sicilia nel gennaio u.s» <99.
Il servizio di intellicence italiana era venuto a conoscenza dell’esistenza di una radio clandestina che trasmetteva da un’area non ben identificata della Sicilia occidentale. Le indagini furono immediatamente avviate. Qualche giorno dopo il maggiore dei carabinieri Manlio Giordano comunicava che gli ascolti della frequenza radio erano stati spesso interrotti a causa della deficienza di energia elettrica e dunque non era stato possibile individuare la stazione segnalata. A fine febbraio 1945, dopo accertamenti successivi, il maggiore comunicava come non si trattasse soltanto di una ma di più stazioni radio che trasmettevano a lunghezze d’onda variabili e in orari diversi della giornata <100. Le successive saltuarie intercettazioni, in collaborazione con la RAF, consentirono di identificare alcune stazioni ben precise: stazione denominata 1NT udita solo il giorno 14 dalle ore 20 alle 21 aveva una lunghezza d’onda di venti metri e trasmetteva soltanto alle ore 21,10 e alle 10,30. Altre stazioni in probabile collegamento erano:

  • KC6 lunghezza d’onda di 20, 56 metri, trasmetteva soltanto alle ore 10,30 per pochi secondi;
  • NK6 lunghezza d’onda di 21, metri, trasmetteva soltanto alle 20,50;
  • NC6 lunghezza d’onda di 21 metri, trasmetteva solitamente alle 20,50;
  • SR2 lunghezza d’onda di 20,58 metri, trasmetteva alle 12 e alle 24,50;
  • RDD lunghezza d’onda di metri 22,20 trasmetteva alle ore 21;
    Modalità delle trasmissioni: lenta con nota rauca a forza 4.
    Codice usato: Q
    A fine trasmissione veniva usato ZAL – cifratura dei messaggi a gruppi misti di lettere e numeri.
    Messaggi prevalentemente corti.
    Inizialmente i segnali erano disturbati, qualche giorno dopo furono rilevate due ulteriori stazioni:
  • N32 lunghezza d’onda di 21,56 trasmissione alle ore 21, 15;
  • SR lunghezza d’onda 21,50, trasmissione ore 21,15;
    L’elemento rilevante che diede una svolta alle indagini, fu la possibilità di ascoltare integralmente le trasmissioni e di asserire con certezza che la lingua di usata fosse il tedesco.
    Le aree di localizzazione delle stazioni erano Comiso (fonte di grado A), Termini Imerese, segnalazione fornita da tempo e ulteriormente confermata dalle indagini, e Palermo. Secondo i referenti del SIM, le stazioni erano attive da alcuni mesi e avevano avuto un ruolo determinante nei moti del “non si parte!” <101.
    Nelle settimane successive, pervenne alle forze dell’ordine una lettera anonima firmata “un amico”:
    «[…] Un amico si degna far sapere che due pericolose spie tramano ai nostri danni. Una radio trasmittente in collegamento con la stazione di Treviso e quindi Treviso in collegamento con Berlino da notizie di tutte le navi militari e mercantili che entrano nel porto di Palermo, la radio trasmittente esiste nei pressi della Piazza S. Eligio e quella di Treviso in Via Guglielmo Orbedan. Le spie sono astute e furbe: sono i fratelli Barrale e cioè Barrale Gaspare abitante (omissis), orefice e Barrale Giuseppe (omissis) raccomando la calma nel prenderli perché ripeto troppo furbi» <102.
    Vennero avviate le indagini relative ai fratelli Barrale, palermitani, i quali conducevano apparentemente una vita modesta e ritirata, godevano di una certa stima nel proprio quartiere e avevano una mediocre istruzione. Gaspare era già stato arrestato il 14 maggio 1940 per ricettazione e fermato il 27 aprile 1944 per indagini giudiziarie. Le ricerche condussero a un certo Martinelli, domiciliato a Verona e ulteriori accertamenti rivelarono che egli fosse un agente della Abwehr, intellicence tedesca. Arrestato, venne interrogato e confessò che a Verona, in via Montenero, operava una stazione radio che riceveva messaggi da Catania. La cifratura e la decifratura dei messaggi avvenivano mediante l’impiego di un libro, la traduzione italiana A. J. Cronin, The stars look down (Le stelle stanno a guardare).
    In concomitanza con le indagini sulle frequenze della radio clandestina, il SIM si mobilitò per risolvere un ulteriore caso relativo all’intercettazione di messaggi segreti scritti con inchiostro simpatico, inviati dalla Sicilia a prigionieri italiani in Germania. L’inchiostro simpatico, come noto, si poteva ricavare in maniera rudimentale con succo di limone o con quello di cipolle. Le lettere venivano scritte normalmente con inchiostro semplice, ma tra una riga e l’altra si celava il messaggio segreto scritto con inchiostro simpatico che una volta asciugato, diveniva invisibile. Al destinatario bastava accostare l’epistola a una fonte di calore che, riscaldando il foglio, dava risalto ai contorni della scrittura simpatica. L’ufficio censura, solito all’utilizzo di tali procedure, scoprì tuttavia casualmente i messaggi criptati. Probabilmente il contenitore in cui erano state riposte le lettere aveva una temperatura interna alta che aveva rivelato i caratteri nascosti:
    Lettera con data 23.11.44 da Leonardi Savino (Palermo) a Leonardi Saverio, 22590 Stalag IV D Torgau/Elbe, Germany: «M.G. Il nostro lavoro è in costante sviluppo. Aspettiamo comunicazioni da S 9 15. Firmato H 13».
    Lettera con data 12.12.44 da Catalfamo Giuseppe (Messina) a Catalfamo Valentino, 243968, Stalag LV D Torgau/Elbe, Germany:
    «M.G. da H 13 47. Il nostro gruppo di agenti svolge la sua attività nelle immediate retrovie nemiche. Le azioni di I sono state contrastate con successo da S. Sempre uniti faremo l’impossibile per (la o il) grande G. ed M. Aspettiamo comunicazioni da NRFL».
    Ulteriore missiva da Ganci Nunzia, principessa di Ganci e di Belsito, ricca proprietaria siciliana a Finocchiaro Giovanni, non era escluso che fosse parente di Andrea Finocchiaro Aprile:
    «Giorgio M. si deve trovare in Sicilia, date la lettera a Giorgio M. che è nel campo». «Mg – ricevuto messaggio radio – tutto pronto – aspettiamo ordini – Silenzio da B – Piano quasi completo Vinceremo».
    Il mittente sul rovescio della busta era «Sambuca di Sicilia, Agrigento», cancellato e sostituito con «Torretta-Palermo»: «MG Tutto va secondo piani prestabiliti agenti in molte città fanno atti di S (Sabotaggio?). Comunicate con B. Impossibile ricevere i vostri messaggi radio – Rete radio è intercettata – Cambiare lunghezza d’onda.
    Terzo stabilito preferibile. Facciamo il possibile per questo lavoro. Firmato H13» <103.
    Le lettere facevano specifico riferimento alle trasmissioni radio e alla necessità di cambiare le frequenze pertanto il SIM affermava con certezza il legame tra questa indagine e quella relativa alla radio clandestina.
    Ecco i seguenti punti deboli del sistema epistolare:
  • Sistema di trasmissione molto lento;
  • Piuttosto rischioso, era necessario avere la certezza che lettere giungessero a destinazione;
  • Queste considerazioni facevano supporre che le lettere dirette in Germania erano destinate a un paese molto più vicino e che una volta giunte in uno dei vari centri postali di censura fossero intercettate da funzionari pubblici collusi e consegnate ai destinatari.
    Dietro l’intero sistema si nascondeva il Reichssicherheitshauptamt (RSHA – Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich) – servizi segreti nazisti, evoluzione del Sicherheitsdienst (Servizio di Sicurezza), creazione di Heydrich – guidato da Ernst Kaltenbrunner. Da alcune settimane diversi agenti del RSHA venivano aviolanciati in Sicilia, nei dintorni di Palermo e Messina <104. Altre fonti attendibili del SIM assicuravano che agenti tedeschi circolavano liberamente muniti di distintivi americani e documenti falsi. Oltre all’aviolancio erano stati segnalati approdi di sommergibili tedeschi nelle coste siciliane. Secondo le indiscrezioni, lo scopo era quello di caricare grano (che veniva portato sul posto con dei muli. Ogni mulo portava una salma di grano, circa 120 kg, che i tedeschi pagavano 25.000 lire alla salma) e imbarcare e sbarcare agenti segreti <105. L’isola era scelta dai tedeschi, non solo per il grano che poteva fornire, ma soprattutto perché zona lontana dal fronte con le coste poco vigilate; popolazione in agitazione e movimenti locali – come quello separatista, la mafia, la banda Giuliano – facilmente corruttibili con denaro. L’obiettivo degli agenti del III Reich era dunque quello di creare disordini e destabilizzare i territori all’interno delle aree controllate dal nemico e a tal fine cercarono contatti, oltre ovviamente con i fascisti, con Finocchiaro Aprile e con l’ala eversiva del MIS. Si delinea pertanto una situazione molto articolata in cui il Movimento per l’Indipendenza era adescato dai tedeschi – per provocare confusione – e avvicinato in maniera ambigua dagli Alleati i quali, in realtà, non avevano più bisogno dell’appoggio dei separatisti ma non volevano nemmeno abbandonare il movimento alle lusinghe del nemico. In questo contesto non si esclude che, alternativamente, il MIS avesse accettato le avances del miglior offerente.
    Al proposito il SIM imputava ai nazi-fascisti l’ascendente sui disordini del gennaio 1945 <106.
    I nuovi ordini disponevano di:
  • Accentrare il servizio di controspionaggio;
  • Bloccare le coste dell’isola, sia pure limitatamente, alle zone di transito e controllare i movimenti di persone;
  • Disporre indagini ed eseguire fermi nei confronti degli impiegati postali sospetti di essere gli autori delle epistole <107.
    Dall’esame delle lettere si notavano i seguenti punti salienti: in nessun caso la grafia degli scritti con inchiostro segreto era la stessa di quella delle lettere scritte con inchiostro semplice e soltanto nell’epistola scritta da Giovanni Finocchiaro le due grafie corrispondevano. In tutti gli altri casi a scrivere erano state diverse persone con limitata istruzione, allo scopo di attrarre la minima attenzione da parte delle autorità di censura. I messaggi erano vergati su moduli distribuiti ai prigionieri di guerra in Germania (in un caso era stato usato il modulo delle cartoline postali).
    Una sola lettera era stata impostata a Palermo, le altre in piccoli paesi, una in provincia di Palermo, una in provincia di Catania e una in provincia di Messina.
    Il percorso delle missive era il seguente: da Palermo a Messina. Provenienti dalla Sicilia erano ricevute dall’ufficio postale italiano di Napoli che le trasmetteva all’ufficio censura Alleato per i prigionieri di guerra. Dopo lo smistamento, per via aerea giungevano a Marsiglia, all’ufficio postale “Allied Apo” e quindi per ferrovia a Lione, Dijon, Ginevra e alle varie destinazioni. Non era possibile stabilire in quanto tempo queste lettere giungessero al destinatario, perché una volta entrate in Svizzera non erano controllate dagli Alleati e quindi non più tracciabili; il loro viaggio dipendeva molto dalle facilitazioni di trasporti a disposizione delle autorità tedesche e dalla buona volontà di queste ultime a cooperare per il sollecito inoltro. I mittenti delle lettere vennero fermati, ma gli interrogatori diedero esito negativo pertanto gli investigatori giunsero alla conclusione che gli autori delle lettere erano effettivamente ignari speditori le cui epistole erano state manomesse all’interno degli uffici di censura.
    Furono presi pertanto i campioni della grafia di tutti i dipendenti degli uffici postali in cui erano stati impostati i plichi e si procedette sia al controllo del passato politico di ognuno sia all’esame di ciascuna grafia.
    La prima perizia grafica venne affidata al dott. Enrico Stinco il quale affermava:
    « Dall’indagine minuziosa che abbiamo coscienziosamente condotta, si può riassumere che vocali e consonanti dei due messaggi corsivi interpolati nelle lettere destinate a militari prigionieri, trovano quasi sempre preciso riscontro nel saggio grafico di Maria Antonietta Raspanti; tra queste identificazioni hanno massimo valore quelle che contengono una caratteristica personale, come per esempio lo svolazzo dell’uncino della A, la spezzatura dell’uncino della vocale A e della curva inferiore della vocale E, la costruzione della A,D,G,M,N,P.,Q.,R.,S, Z.
    Anche l’accentuazione delle parole e la pressione di mano trovano perfetta rispondenza nella scrittura della Raspanti.
    Per questi gravi e molteplici motivi, io, qui sottoscritto, perito grafico, dichiaro ed affermo che autrice dei messaggi corsivi inseriti nelle due lettere dirette a Finocchiaro Nunzio e a Liberti Rosario si deve considerare la Raspanti Maria Antonietta, autrice del terzo saggio grafico, allegato ai documenti consegnatimi» <108.
    La perizia della difesa, fu affidata al dott. Cleto Brugnoli che confutava le analisi del collega:
    «Le conclusioni contenute nella relazione, quanto mai pedantescamente minuziosa, del dott. Enrico Stinco, non sono affatto attendibili, perché non fondate sulla verità dei fatti, dei quali diamo una chiara dimostrazione con gli estremi di comparazione raccolti nella tavola A, qui allegata. Come è di facile rilievo, nessuna identicità esiste fra l’autografo di Raspanti Maria Antonietta e la scrittura interlineare dei due messaggi indirizzati a prigionieri di guerra in Germania» <109.
    Come previsto, si dovette ricorrere a una “perizia grafica stragiudiziale” affidata alla prof.ssa Lydia Tremari, la quale affermava che la mano che aveva scritto tutte le lettere era stata la medesima, ma tuttavia la grafia non era corrispondente a nessuna di quelle dei quindici impiegati fermati. A parere dell’esperto, le somiglianze non erano sufficienti all’incriminazione <110.
    Ulteriori indagini permisero di scoprire degli agenti al soldo del RSHA: Giuseppe Managò alias “Monigo” o anche “Marrau”, Santi Santagati e Marcello Bicchierini e furono avviate delle indagini su altri sospetti: Lorenzo Trovato, Alfio Guglielmini, Pasquale Tomaselli, Agatino Malerba, Eugenia Fassari e il serg. magg. Antonio Furnari, ex agente del Servizio Informazioni Militare e il barone Amato, conosciuto con lo pseudonimo di “Maresciallo Shultz”111. Furono scoperti inoltre forti indizi che permettevano di dedurre che nella zona di Palermo, con centro Termini Imerese, vi fosse una forte organizzazione spionistica nazista alle dirette dipendenze di ufficiali tedeschi.
    Nonostante i parziali successi delle ricerche, l’azione del SIM proseguiva accuratamente le indagini che si sarebbero protratte per tutta la Seconda guerra mondiale tra depistaggi e influenze di spionaggio e controspionaggio.
    Un dato incontrovertibile comunque emergeva: l’azione di propaganda, di corruzione e d’istigazione alla rivolta esercitate pedantemente dagli agenti segreti tedeschi che con molte probabilità e in diverse occasioni, negoziarono e ottennero la collaborazione del Movimento per l’Indipendenza Siciliana.
    [NOTE]
    99 AUSSME, Fondo SIM, IA div., b. 279, f. 1.
    100 Ivi, marconigramma da maggiore Giordano al maggiore Ripoli, 16 febbraio 1945.
    101 Ivi, Ulteriori nuove informazioni. Per i documenti, si rimanda all’appendice, doc. 11.
    102 Ivi, messaggio anonimo, non datato.
    103 AUSSME, Fondo SIM, IA div., b. 279, Messaggi scritti con inchiostro segreto.
    104 Ivi, Investigazione sulle attività eversive in Sicilia, 7 febbraio 1945.
    105 Ivi, Questioni interessanti il C.S. in Sicilia alla data del 15 dicembre 1944.
    106 Ibidem.
    107 Ibidem.
    108 Ivi, Perizia dott. Domenico Stinco, Palermo 29 gennaio 1945.
    109 Ivi, Perizia dott. Cleto Brugnoli.
    110 Ivi, Riferimento di perizia grafica stragiudiziale. Prof. Lydia Tremari, Perito Grafico Giudiziario, 28 febbraio 1945.
    111 Ivi, rapporto del Centro Firenze.
    Antonello Battaglia, Il separatismo siciliano dalle carte del Servizio Informazioni Militare, Tesi di dottorato, Sapienza Università di Roma, Anno Accademico 2012-2013