España no puede entrar por gusto

C’era però un punto di importanza fondamentale che rispecchiava il modo tipico con cui Franco si muoveva in circostanze del genere (il ricordo corre al trattato italo-spagnolo dell’ottobre 1936): l’impegno di intervenire nel conflitto era preso, ma la sua attuazione era condizionata ad ulteriori negoziati, cosicché restavano imprecisate sia la data, sia le circostanze dell’intervento. Insomma, con molta abilità Franco aveva fatto nascere un equivoco per il quale i tedeschi ritenevano di aver ormai acquistato la collaborazione della Spagna, mentre gli spagnoli si erano in realtà assicurati una libertà di manovra che, sia pure tra molti pericoli, avrebbe anche potuto consentire loro di restare fuori dal conflitto.
Un problema di importanza centrale per gli storici è quello di stabilire se ricorrendo a questa formula Franco avesse voluto premeditatamente, e soprattutto definitivamente, sottrarsi agli appena sottoscritti impegni. In altri termini il problema è di individuare il momento e le circostanze in cui si cristallizzò a Madrid la decisione di rinviare l’intervento a tempo indeterminato o quanto meno a quando il conflitto avesse assunto una fisionomia più chiara.
Per dare una risposta esauriente a questo interrogativo occorrerebbe esaminare la documentazione spagnola in modo più sistematico di quanto non sia stato fatto finora. Tuttavia un documento conservato nell’archivio dell’ammiraglio Carrero Blanco consente, se non proprio di indicare una data precisa, di collocare questa decisione nella seconda settimana di novembre: vale a dire nello stesso momento in cui Hitler, sicuro ormai di poter contare sulla collaborazione spagnola, emanò le direttive per l’attuazione del Piano Felix (25) e convocò a Berlino Serrano Suner allo scopo di concordare la data dell’intervento spagnolo (26).
Questo documento risulta prezioso per chiarire anche un altro elemento sul quale la storiografia si è spesso interrogata e cioè il ruolo avuto dai militari nella decisione di tenere la Spagna fuori dal conflitto. Esso consente infatti di affermare che la posizione dei militari, in particolare l’analisi del Ministro della Marina, ammiraglio Moreno, secondo la quale la disastrosa situazione economica e militare impediva alla Spagna di entrare in guerra prima della conquista di Suez da parte delle Potenze dell’Asse (27), ebbe un’influenza determinante sulla decisione del Governo spagnolo. Ciò risulta del resto confermato sia dal tenore delle istruzioni impartite da Franco a Serrano Suner in vista del suo ritorno a Berlino (28), sia dalle successive affermazioni dello stesso Franco all’ammiraglio Canaris il 7 dicembre (29) e a Mussolini nell’incontro di Bordighera del 12 febbraio (30).
[NOTE]
(25) Il testo della direttiva è ibid., d. 323.
(26) Von Ribbentrop a Storher, telegramma dell’ll novembre 1940, ibid., d. 312.
(27) Nota informativa del ministro della Marina Salvador Moreno per Franco dell’ll novembre 1940. Il documento è stato pubblicato integralmente dal settimanale ABC, fasc. 11, 1989. Secondo Moreno non era possibile rinunciare ai rifornimenti provenienti dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna. Rifornimenti che la Germania – i militari affermavano di esserne certi – non avrebbe potuto né fornire in quantità sufficienti né far pervenire facilmente alla Spagna perché la guerra nel Mediterraneo l’avrebbe costretta a rinunciare al trasporto via mare per affidarlo alle precarie condizioni delle ferrovie francesi e spagnole.
(28) R. Serrano Suner, Entre le Pyrenées e Gibraltar cit., pp. 204-20,.
(29) Sul colloquio Franco-Canaris si veda in DGFP, Serie D, vol. XI, d. 476, nota 2 e le dichiarazioni di Franco all’incontro di Bordighera con Mussolini del 12 febbraio 1941 in DDI, Serie IX, vol. VI, d. 568.
(30) Ibid.
AA.VV., L’Italia in Guerra. Il primo anno – 1940. Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi, Ministero della Difesa, 1991

Serrano Suner, Franco e Mussolini in un momento dell’incontro di Bordighera qui citato

Il fallimento del vertice di Bordighera
Del primo e unico incontro tra Mussolini e Franco si può parlarne solo come di un fallimento. Mussolini, che ci credesse o no, che lo volesse o no, ha l’incarico di convincere Franco ad entrare in guerra e non vi riesce. Avviene il 12 febbraio 1941, fuori tempo massimo per ogni pretesa seria di cambiare il corso degli eventi, che sono maturati in direzione di un non intervento spagnolo almeno dall’ottobre precedente. Negli stessi circoli militari spagnoli si considererebbe già l’incontro un modo platonico per aiutare l’Italia, sdebitandosi dell’aiuto nella guerra civile. <108
Suárez Fernández <109 sostiene come tra Hendaye e Bordighera vi sia un cambiamento fondamentale. Giungono a Franco una serie di rapporti dettagliati, dalla Francia, da Roma, e dai servizi di spionaggio. Contengono le minute delle conversazioni all’interno dell’ambasciata britannica a Madrid e rivelano in maniera chiara e definitiva l’inesorabilità della sconfitta italiana.
Questo dato è interessante, credibile e vi fa cenno già nel 1992 Matthieu Séguéla. <110
Per Suárez, quindi, il vertice con Mussolini sarebbe una copertura per l’incontro più importante, quello col Maresciallo Pétain. Rafforzare il vecchio governante di Vichy significherebbe evitare un maggior avvicinamento tra Germania e Francia, preconizzato da Laval. È un obiettivo che secondo Suárez è molto più importante per Franco rispetto all’incontrare Mussolini.
La posizione dell’agiografo di Franco è tutt’altro che convincente. <111
Se Pétain fosse più importante di Mussolini per Franco, ciò vorrebbe dire che la tempesta sarebbe già passata per la Spagna e che le pressioni tedesche non farebbero più paura. Ma la questione dell’entrata in guerra continua ad essere per la Spagna più impellente della pur complessa situazione degli equilibri franco-tedeschi e franco-spagnoli. È poco credibile, quindi, che l’unico a non saperlo sia proprio Hitler che manda Mussolini a Bordighera e contemporaneamente mantiene migliaia di uomini in Spagna con lo scopo di controllare il paese. Ammesso, ma per nulla concesso, che Franco non la desiderasse, la tempesta, ovvero un coatto ingresso in guerra, questa non è passata per la Spagna, almeno al 12 febbraio 1941. Sta passando, ma non è passata. Anzi, forse Franco la teme più che mai.
[…] Bordighera – torniamo a una lettura forse più tradizionale degli eventi – è fuori tempo massimo anche rispetto alle attese di Hitler. Questi esigeva l’incontro per l’ultima settimana di gennaio e quindi vede i suoi progetti rinviati di ulteriori due settimane. Ne è conscio prima di tutto Mussolini. <116
Questi esprime da tempo a Hitler le sue perplessità sull’impossibilità per un paese nelle condizioni della Spagna di entrare in guerra. Paul Preston definisce Bordighera «inconsequential» (ininfluente) <117 e ricorda come Mussolini, tre giorni prima, avesse definito a Vittorio Emanuele III il vertice «inutile». A Pietromarchi, il duce afferma: «Come posso convincere ad entrare in guerra un paese con riserve di pane per un solo giorno?»
[…] Il bigliettino manoscritto portato da Franco a Bordighera, España no puede entrar por gusto. Canarias Sahara Guinea aviación gasolina transportes trigo y carbón, viene a volte considerato come un pretesto, un’astuzia di Franco per sottrarsi a una guerra che non desidera. Perché mai? È una lettura infondata. Sul foglietto Franco non millanta nulla, ma anzi elenca concretissimi nodi della situazione spagnola. Il dittatore lo porta con sé come un appunto di lavoro, dove annota le sue reali esigenze. Andrebbe quindi considerato come la chiave interpretativa: Franco vuole ma non può. O meglio: Franco vuole ma ha bisogno di un aiuto ingente che l’Asse non può assicurargli. Lo conferma il
fatto che la postura attendista spagnola non significa mai neutralità effettiva. <126
Dal 23 giugno 1939, fino addirittura al 3 giugno del 1944, alla vigilia della liberazione di Roma e dello sbarco in Normandia, Franco permette agli italiani di utilizzare logistica e rifornimenti in territorio iberico. Questi si appoggiano alla base militare di Murcia per bombardare Gibilterra. Franco concede inoltre alla Luftwaffe vere e proprie basi, a Lugo e Siviglia. <127
Con l’ospitalità a navi o sottomarini in difficoltà, la Spagna viola continuamente le convenzioni internazionali. Queste, infatti, prevedono l’internamento.
A Tangeri e Ceuta, circolano liberamente sottomarini italiani. Navi da guerra tedesche ormeggiano tranquillamente nel Golfo di Biscaglia.
Franco, che non può permettersi la belligeranza e che subisce i ricatti angloamericani, fino all’ultimo collabora con Hitler e Mussolini, fino a poter parlare di non belligeranza attiva. Se l’appoggio resta all’epoca parzialmente sotterraneo, da decenni se ne conosce la natura. Parte dalle citate facilitazioni logistiche alla marina e all’aviazione italiana e tedesca, <128 assistenza tecnica, collaborazione organica tra i servizi di spionaggio dei tre paesi, esportazione e contrabbando di minerali strategici come il wolframio e la pirite, invio di operai alle industrie tedesche e partecipazione con 47.000 uomini – la División Azul – all’aggressione all’Unione Sovietica.
A modo di conclusione: al di là del mercanteggiare su ipotetici bottini da spartire, su africanismi e gelosie marocchine, Franco fa sempre tutto quello che può per favorire l’Asse. Se non partecipa al conflitto, non è perché un caudillo preveggente preveda la sconfitta dell’Asse, o perché si è scoperto un’anima democratica – queste sono (sic) letture benevole – ma perché non vi sono le condizioni e neanche Hitler è in grado di aiutarlo.
[NOTE]
109. L. Suárez Fernández, España, Franco y la segunda guerra mundial – desde 1939 hasta 1945, Actas, Madrid 1997, pp. 294-295.
110. M. Séguéla, Franco-Pétain, los secretos de una alianza, Prensa Ibérica, Barcelona 1994, p. 153.
111. L. Suárez Fernández, España… cit., pp. 297-300.
112. J.W. Cortada, Two Nations Over Time… cit., p. 213; C.W. Burdick, «‘Moro’: The Resupply of German Submarines in Spain, 1939-1942», in Central European History, n. 3, settembre 1970, pp. 256-284; R. García Pérez, «España y la segunda guerra mundial», in J. Tusell, J. Avilés, R. Pardo (a cura di), La política exterior de España en el siglo XX, Biblioteca Nueva, Madrid 2000, p. 315.
113. M. Séguéla, Franco-Pétain… cit., pp. 145-169.
114. R. de la Cierva, Franco, Planeta, Barcelona 1975, p. 318.
115. M. Séguéla, Franco-Pétain… cit., p. 169.
116. R. De Felice, Mussolini l’alleato – I – L’Italia in guerra 1940-1943 – 1. Dalla guerra… cit., pp. 176-186.
117. P. Preston, Italy… cit., p. 175.
126. M. Ros Agudo, op. cit., passim.
127. Ivi, pp. 244-251.
128. E. Moradiellos, Francisco Franco… cit., p. 110.
Gennaro Carotenuto, Franco e Mussolini, Sperling & Kupfer Editori, 2005