Giustizia partigiana nel Basso Piemonte

Tra coloro che vanno a ingrossare le file partigiane ci sono in larga parte ex appartenenti alla RSI, come “Mauri” [Enrico Martini] stesso attesta in una relazione al CLNRP degli inizi di luglio [1944]: “l’organico dei miei reparti è stato altresì incrementato dal defezionamento di molti militari armati, già in servizio presso le unità repubblicane”. <498
Un contesto nuovo. Nuovi elementi, già armati, che ingrossano i nuclei partigiani, ma in gran parte sconosciuti e che suscitano non pochi sospetti. <499 Sospetti che si riflettono anche sui rapporti con la popolazione, e che portano a contrasti tra piccoli e medi contadini e unità partigiane quando queste ultime “provenivano da zone differenti da quelle in cui erano costrette a operare o non avevano ancora inquadrato stabilmente con una precisa disciplina giovani e militari sbandati”.<500
L’accoglimento tra le proprie file di elementi diversi, senza i dovuti accertamenti e le corrette valutazioni, con lo scopo immediato di ingrossare la brigata, in vista anche di una rapida conclusione del conflitto, diventa un problema enorme a partire dall’inizio della fase invernale, quando gli uomini, scollegati dai comandi ma ancora dipendenti da essi, commettono atti contrari alle disposizioni impartite dal Comitato e dagli stessi Comandi. È quanto denuncia “Elle”, comandante delle Formazioni Autonome del Piemonte, in una comunicazione diretta a tutti i comandi dipendenti: Elle, richiamandosi a un fatto avvenuto tra le formazioni autonome (di un partigiano colpevole di violenze, il quale condannato e poi riuscito a fuggire diviene spia per i fascisti), invita ad epurare le proprie formazioni da elementi dannosi. <501
Già a partire dall’aprile <502 infatti, il CLNRP aveva emanato un manifesto sull’epurazione delle bande «dagli elementi indegni», che dava indicazioni per procedimenti nei loro confronti: “Siano processati e ove ritenuti colpevoli passati per le armi coloro che, militando nelle formazioni partigiane, si siano macchiati dei seguenti delitti: saccheggio di abitazioni private, rapina a mano armata, violenza carnale, uccisione di civili senza regolare processo. Siano considerati responsabili dell’osservanza delle presenti disposizioni verso il CMRP i comandanti delle formazioni, e ove esista connivenza per nascondere o deformare i fatti al fine di coprire i colpevoli, essi siano destituiti e, nei casi più gravi, inviati a giudizio. Sia ordinato a ogni formazione di dare la propria opera per l’arresto dei rei dei delitti contemplati nella presente deliberazione. Per altro il giudizio o l’esecuzione della sentenza dovrà avvenire con il benestare del comando della formazione cui il reo apparteneva nel momento in cui compiva il delitto”. <503
Provvedimenti simili vengono adottati dai comandi delle varie formazioni nei mesi seguenti, soprattutto quando con l’occupazione di vallate e comunità si registrerà un aumento dei reati compiuti da elementi partigiani. Il Comando delle formazioni autonome il 28 novembre dichiara espressamente di «eliminare spietatamente gli elementi che durante le operazioni di rastrellamento sono stati, per pavidità, causa di disordine, e quelli che, approfittando delle circostanze, si diano a vita di banditismo». <504
È proprio il banditismo, inteso come fenomeno deviante all’interno del movimento partigiano, a dare i maggiori problemi ai Comandi, che vedono delegittimare le proprie formazioni di fronte a comportamenti di piccoli ma diffusi gruppi o di singoli. Dall’autunno ’44 fino alla metà di aprile ’45 si registrano molte denunce di proprietari terrieri, di commercianti o di semplici civili che vedono sottrarsi beni e alimenti attraverso falsi buoni di requisizione oppure con mezzi violenti. Il furto è uno dei fenomeni più frequenti, e viene punito con la fucilazione. <505 Non sempre però di fronte a un determinato reato segue la specifica punizione stabilita. Il comandante e il collegio giudicante possono tenere conto di eventuali attenuanti, quali ad esempio la giovane età degli imputati, le inadempienze dei comandanti o, anche, il non aver militato nella RSI. <506 Come ricorda Botta infatti, «l’amministrazione della giustizia partigiana è una variabile che dipende in maniera decisiva dal carattere, dalle qualità culturali e umane di chi la deve applicare; e non a caso i comandanti più anziani sono spesso ricordati come i più indulgenti».
Parallelamente ai fenomeni di banditismo si verificano anche episodi di assenteismo, <507 di renitenza al combattimento, <508 o di vero e proprio tradimento o doppiogiochismo. <509
Episodi questi che si collocano negli ultimi mesi di guerra e che forniscono un dato sul livello di controllo dei propri uomini da parte dei relativi comandi. “Mauri” stesso dovrà rendere conto rispetto a un episodio che coinvolge il cap. Cavour, presentatogli qualche tempo prima dall’avv. Verzone come rappresentante del Comitato di Mondovì e ritenuto poi responsabile dal Tribunale Militare di Guerra del 1° GDA della riscossione illecita delle imposte all’esattoria di Carrù, compiuta intorno ai primi di dicembre del ’44. <510
Nel dicembre, il CLNRP ritorna sull’argomento «epurazione» e invita i vari comandi, «in vista della prossima liberazione del Piemonte», a espellere dalle proprie brigate «elementi che non diano affidamento di onestà, di moralità e di disciplina» e a passare per le armi coloro che «si siano macchiati […] di saccheggio di abitazioni private, rapina a mano armata, violenza carnale, uccisione di civili senza regolare processo fuori delle azioni belliche». <511
[NOTE]
498 “Relazione sull’attività svolta nel periodo dal 12 al 30 giugno 1944”, EILN – Comando zona Cuneo al CLNRP, “Mauri”, 5.7.44, in AISRP, B 45 b. Dato confermato anche da un documento della RSI, dove si afferma che la situazione in provincia di Cuneo a proposito dei ribelli «è particolarmente grave per la consistenza numerica, l’organizzazione e l’armamento delle bande» “Rapporto sul ribellismo”, Supplemento n. 2 del Popolo di Alessandria, giugno 44, in AISRP, MAT/ac d. In questo rapporto si fa anche una stima del numero di ribelli presenti sul territorio nazionale. Per il Piemonte si parla di un aumento di 15.000 unità, rispetto alle 25.000 già presenti. Dati naturalmente da non prendere alla lettera, ma che testimoniano certamente un notevole aumento delle forze partigiane.
499 Si veda il documento citato nel precedente paragrafo sui problemi nati all’interno della 16ª brigata Garibaldi per la presenza di «repubblichini», “Molti garibaldini lamentano…” il vicecomandante della 16ª brigata Garibaldi “Robin” al Comando della VI divisione, 20.10.44, in AISRP, Fondi Originari, Formazioni Garibaldi, C 14 d, 10
500 V. Castronovo, Il Piemonte, cit., p. 556
501 “Moralizzazione e disciplina”, CLN – CVL – Comando F. A. del Piemonte – Comandante Elle alle formazioni autonome dipendenti, 9.11.44 in AISRP, B AUT/mb 4 g
502 Data riportata da Paolo Greco in “Cronaca del Cpln”, in «Quaderni dell’INSMLI», Aspetti della Resistenza in Piemonte, Torino, n. 1, 1950, p. 124. Per ulteriori delucidazioni sulla datazione del manifesto in oggetto M. Giovana, La Resistenza in Piemonte, cit., p. 102
503 M. Giovana, La Resistenza in Piemonte, cit., p. 102; si veda su questa particolare disposizione i comportamenti non ortodossi tenuti dai comandi garibaldino e autonomo in relazione ai casi Ferraris, in M. Giovana, Guerriglia, cit., p. 125 e “Biondino”, affrontati nel secondo e nel terzo capitolo
504 “Direttive per le formazioni autonome nelle Langhe”, Comando Militare Formazioni Autonome del Piemonte, Comandante “Nito”, 28.11.44, in AISRP, B 45 b
505 Comunicazione di Ezio Aceto, comandante della Brigata Val Casotto, IV Divisione Alpina, al comandante del 1° GDA, 20.10.44, in AISRP, B AUT/mb 2 b, in cui è riportata l’esecuzione della sentenza di fucilazione nei confronti di un partigiano ex-Muti per aver commesso un furto a un civile. Un altro caso di rapina è quello che riguarda il partigiano “Luigi”, “Denuncia a carica del patriota ‘Luigi’”, Comando I Divisione Langhe al Comando Tribunale Militare – I Divisione Langhe, Mario Bogliolo, 16.3.45, in B AUT/mb, 3 d. E, in ultimo, due partigiani accusati, il primo di concorso in omicidio del segretario comunale di Marsaglia (26.11.44) e per aver tentato di far disertare alcuni suoi compagni, il secondo di omicidio del segretario e di furti, Sentenza del Tribunale di Guerra della I Divisione Langhe, 5.2.45, in AISRP, B AUT/mb 2 b. Entrambi verranno fucilati.
506 «per essersi […], avvalendosi della loro qualità di patrioti, allo scopo di trarre profitto personale, impossessati con violenza di cose appartenenti a persone borghesi», Sentenza del Tribunale militare di guerra della I Divisione Langhe, in AISRP, B AUT/mb 2 b
507 Promemoria personale del Maresciallo Comandante “Falco” a “Mauri”, 12.4.44, , B AUT/mb 3 e, 8, in cui figura una denuncia del partigiano “Falco”, che accusa il proprio comandante di assenteismo: «lascia frequentemente, senza giustificato motivo, il proprio ufficio per recarsi fuori Cortemilia»
508 «In nome del luogotenente del regno»: «codardia di fronte al nemico», «abbandono di posto in combattimento», Sentenza del Tribunale militare di guerra della I Divisione Langhe, 23.3.45, in AISRP, B AUT/mb 2 b
509 Pollano Pietro “Lupo” viene accusato di aver dato spontaneamente informazioni a due persone considerate militari repubblicani, Sentenza di detenzione, EILN – I Divisione Langhe, 6.2.45, in AISRP, B AUT/mb 2 b
510 “Dichiarazione”, EILN – Comando 1° GDA al Tribunale Militare di Guerra, “Mauri”, 23.1.45, in AISRP, B AUT/mb 2 b
511 “Normalizzazione delle formazioni dei patrioti” CLNRP ai Comandi delle formazioni, 12.12.44, in AISRP, C 14 a
Giampaolo De Luca, Partigiani delle Langhe. Culture di banda e rapporti tra formazioni nella VI zona operativa piemontese, Tesi di laurea magistrale, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2012-2013