I tedeschi ordinarono di fare sfollare la popolazione della zona di Apuania

Nei giorni seguenti apparvero ulteriori bandi che ribadivano l’obbligatorietà degli ordini emanati dal comando tedesco, ma la resistenza passiva della popolazione continuava. L’11 luglio [1944] a firma del commissario prefettizio, Faridone si ribadiva: “D’ordine del comando germanico ed allo scopo di evitare equivoci o errate interpretazioni rende noto: 1 – l’evacuazione delle persone indicate nei manifesti del comando germanico pubblicati in Massa, in Montignoso ed in Carrara nei giorni scorsi è obbligatoria. 2 – le partenze verso il Nord devono avere inizio questa sera. 3 – Dopo una brevissima sosta a Sala Baganza, gli sfollati saranno avviati verso zone ben determinate a Nord. […]” <263
Due giorni dopo, il 13, sempre a firma Faridone venne emanato un altro bando che ribadiva l’ordine di evacuazione obbligatoria per i cittadini venuti a risiedere nel territorio degli ex comuni di Massa e Montignoso dopo la data del 30 settembre 1943. <264 A render il clima della città, ci viene ancora una volta in aiuto il diario Ciaranfi con precise annotazioni redatte giorno per giorno. Al giorno 10 leggiamo che “l’atteggiamento della popolazione nei riguardi del provvedimento di evacuazione, passato il primo momento di abbattimento generale si è manifestato nell’intenzione di opporre resistenza passiva” <265 e il 13 si ribadiva: “L’ambiente è un po’ più rasserenato, perché contro la resistenza della popolazione ai provvedimenti di evacuazione, le autorità militari finora non hanno preso alcuna misura repressiva: in ambienti bene informati si dice anche che tutto sarebbe sospeso”. <266
Dopo una breve pausa di alcuni giorni, il 16, apparve un bando diretto agli operai occupati presso l’organizzazione Todt e firmato dal comandante militare germanico e dalla direzione della O.T.: “Richiamo al lavoro. 1 – Gli operai occupati presso la O.T. sono sotto la protezione delle F.F.A.A. Germaniche contro il pericolo dei partigiani.[…] 3 – In caso di evacuazione, le famiglie degli operai della O.T. saranno escluse dallo sgombero. Qualora le circostanze dovessero obbligare all’evacuazione anche delle famiglie degli operai della O.T. sarà loro assegnato un idoneo domicilio o concesso un indennizzo in contanti, mentre le altre famiglie dovranno attendersi una rapida evacuazione senza alcun indennizzo.” <267
Molto probabilmente il bando, oltre a rispondere alla necessità di reclutare altra manodopera, da impiegare nei lavori di costruzione delle opere militari di difesa, aveva anche il compito di rassicurare e richiamare al lavoro uomini scossi dall’attacco partigiano contro la federazione dei fasci repubblicani avvenuta solo pochi giorni prima in pieno centro a Carrara. Inoltre, a dimostrazione dell’incertezza della situazione, l’ordinanza emanata dalla Todt non dava più l’evacuazione della provincia come certa, ma come possibile. Il giorno 22 a firma del comitato di evacuazione venne affisso un nuovo avviso: “La zona del Comune di Apuania, comprese le frazioni montane, sarà quanto prima direttamente investita dalle azioni belliche. La permanenza in questa zona sarà assolutamente impossibile per le seguenti principali ragioni: Si tratta di una linea di resistenza ad oltranza, nella quale è facile presumere che la battaglia sosterà a lungo. Le truppe dell’Asse dovranno, naturalmente, per ragioni di difesa, adoperare per sé tutti i nascondigli per esempio gallerie, ricoveri […] o rendere impossibile il loro uso da parte del nemico. Perciò la popolazione non può fare conto di trovare in essi protezione contro gli influssi della guerra. Si renderà impossibile fare affluire i viveri, cosa già ora molto difficile ed è noto che in loco non esistono scorte. Pertanto prima che sia tardi, per ragioni evidenti di umanità e prima che la popolazione dovesse essere costretta da provvedimenti severissimi da parte delle Autorità Militari Germaniche, si invita la popolazione a lasciare al più presto la zona del Comune di Apuania [all’epoca comprensivo di Massa, Carrara e Montignoso] spostandosi oltre il Po, dove vi è larghezza di viveri e non vi è pericolo di epidemie.[…]” <268
Il 24 un’ordinanza del comando tedesco ribadiva l’obbligo dell’evacuazione, precisando le date ultime per lasciare i singoli comuni <269. La zona di Montignoso doveva essere evacuata entro il giorno 27 luglio, Massa entro il 1 agosto e Carrara il 10 <270. Dopo un ennesimo bando che ribadiva le precedenti disposizioni emanate dal comando tedesco <271, furono i parroci di Apuania a prendere l’iniziativa, chiedendo un incontro con le autorità germaniche, per cercare un accordo ed evitare l’evacuazione totale della provincia. A capo della delegazione Don Ermanno Bonelli, sacerdote, molto vicino al CLN di Massa. L’incontro portò a una sorta di compromesso che reso pubblico il 26 luglio venne rapidamente smentito dal comando tedesco. Il testo dell’accordo recitava: “Gravemente preoccupati dalla sorte delle proprie popolazioni e per evitare incresciosi incidenti, che potrebbero verificarsi in seguito al mancato sfollamento; interpretando nel contempo l’animo popolare e spinti dalla carità di Cristo, i Parroci del Comune di Apuania hanno fatto un passo presso il Comando Germanico di Evacuazione per riferire sulle impressioni e le decisioni del popolo dopo l’affissione dell’Ordinanza di sfollamento e per chiedere chiarificazioni in merito ad eventuali provvedimenti.[…] Il Comando Germanico si è reso conto delle difficoltà insormontabili prospettate dai Parroci e della tragedia che sovrasta il Popolo di Apuania, ma ha ribadito energicamente che l’ordine di sfollamento non può essere revocato, e ciò per esigenze di carattere militare. Tirando le conclusioni della lunga discussione i Parroci di Apuania rendono noto quanto appreso: 1 – Il Comando Germanico prevede lo svolgersi in questa località di una lunga e accanita battaglia, che imporrà molte distruzioni. Ciò renderebbe dura la vita tanto più che la popolazione durante le operazioni non potrebbe essere provveduta di viveri. Inoltre le truppe combattenti considereranno come partigiani e spie tutti coloro che incontreranno sui luoghi della battaglia […]”. <272
L’avviso continuava dando una notizia di estrema importanza per tutti coloro che non avevano nessuna intenzione di lasciare la città: “4 – Coloro che preferiranno rimanere rimangono a loro rischio e pericolo. Le autorità germaniche dichiarano che non adotteranno, contro chi rimane, alcun mezzo di violenza. 5 – I Parroci di Apuania si sono dichiarati garanti che il popolo di Apuania non compirà atti di sabotaggio contro le Forze Armate Germaniche. Tali atti comprometterebbero il Popolo e l’esito benevolo del colloquio[…].” <273
Notizia dell’incontro dei parroci con le autorità naziste ci provengono dal diario Ciaranfi che, alla data del 29 luglio, riporta il testo integrale, precisando che l’avviso era stato affisso nelle chiese della città. Del colloquio esiste un ulteriore documento manoscritto dal titolo resoconto di un colloquio dei parroci del Comune di Apuania col Comando Germanico di evacuazione, che in parte è uguale al testo riportato, ma aggiunge particolari e che è probabilmente il resoconto che Don Bonelli fece pervenire al CLN o al GPA: “[…] Il Comando tedesco di evacuazione ha affermato che pur comprendendo le difficoltà, tuttavia esigenze di ordine bellico impongono lo sfollamento completo, perché qui si prevede una lunga e accanita battaglia, che imporrà molte distruzioni, per cui è umano abbandonare il luogo. Di più la resistenza bellica si protrarrà forse fino all’inverno. Ciò renderebbe impossibile la vita, tanto più che la popolazione non potrebbe essere provvista di viveri e quindi morirebbe di fame. […] Due sole sono le vie da seguire o sfollare o rimanere lavorando nella Todt con le forze germaniche, nel qual ultimo caso anche le famiglie potranno restare sotto la protezione tedesca […] a questo punto sono intervenuti i parroci del comune di Apuania e hanno obiettato: se possono rimanere i lavoratori della Todt con le rispettive famiglie, perché non possono rimanere tutti gli altri? Non sono uguali i pericoli per gli uni come per gli altri? Il Comando tedesco di evacuazione ha risposto che mentre per i primi vi saranno tutte le garanzie di sicurezza e di vitto, gli altri dovranno essere trascurati, come se non esistessero e quindi senza alcuna protezione. I parroci hanno aggiunto e se nonostante tutti i pericoli di cui si è fatta parola e nonostante l’inferno di una battaglia, che si scatenerà in questa nostra terra apuana, il popolo desiderasse di rimanere, quali provvedimenti potrebbero essere adottati? Il comando tedesco ha risposto, ribadendo energicamente l’irrevocabilità dell’ordine di sfollamento, e che peraltro non è nel suo sistema adottare mezzi sanguinosi, e che se il popolo vorrà rimanere sarà responsabile della propria sorte, condannandosi in tal modo al suicidio.” <274
L’accordo ufficioso raggiunto fra il comando tedesco e la delegazione dei parroci apuani in realtà venne ben presto reso nullo, come descrive lo stesso Don Bonelli in una relazione redatta probabilmente nel dopo guerra: “[…] Intervennero allora un gruppo di parroci del massese presso il Comando tedesco, per far presente la volontà del popolo di rimanere a proprio rischio e pericolo, preferendo di morire nelle proprie case. Chi scrive capeggiava la missione. Dopo lunga e faticosa discussione, il comando tedesco acconsentì ai desiderata del popolo, sgravandosi di ogni responsabilità a seguito dei prospettati eventi bellici. I parroci prepararono un comunicato, il cui contenuto doveva essere diffuso privatamente e a voce in quanto i tedeschi non volevano pubblicità della concessione fatta. Purtroppo un parroco, che simpatizzava per i tedeschi e per i fascisti (per questo motivo non si azzardò più a rientrare in diocesi dopo la liberazione) si premurò, non si sa con quanta buona fede, di rendere di pubblica ragione il suddetto comunicato e anzi di portarlo al comando tedesco. Il Comandante andò addirittura in bestia. Mandò a chiamare il capo della missione, che vi andò accompagnato dall’arciprete della Cattedrale, can. Bertolucci e da D. Emanuele Maffei, allora segretario del Vescovo pro tempore. Il comandante contestò il contenuto del comunicato, rimangiando quanto aveva concesso, accusò il sacerdote che aveva capeggiato la missione come sabotatore da deferire al tribunale militare. […] Pochi giorni dopo l’interprete tedesco, un buon capitano austriaco e anche buon cattolico, avvertì il suddetto sacerdote di stare in guardia e di non farsi vedere in giro, perché si pensava ad una sua cattura e ad una eventuale deportazione. Per buona fortuna quel comando con i suoi soldati appartenenti all’esercito tedesco fu spostato e il ventilato progetto sfumò […]”. <275
Il 4 agosto il comando tedesco di evacuazione fu perentorio nello smentire qualsiasi accordo stabilito con le autorità ecclesiastiche, facendo affiggere un ennesimo comunicato che puntualmente venne riportato da Ciaranfi nel proprio diario: “Stamane è apparso il seguente manifesto: In riferimento all’avviso dei parroci di Apuania, in data 26 luglio 1944 il Comando Tedesco di Evacuazione dichiara: 1 – L’evacuazione comprende non solo quelle persone le quali per ragioni di pericolo ritengono opportuno di sfollare volontariamente, ma tutte le persone residenti nel territorio del Comune di Apuania. 2 – L’evacuazione è un’assoluta necessità per ragioni di difesa territoriale e di protezione della popolazione. Essa sarà eseguita in ogni CASO o con sfollamento volontario o con provvedimenti coercitivi e con l’uso della forza delle armi. 3 – Perciò la popolazione viene invitata un’ultima volta a sfollare […] e di non seguire il consiglio di coloro che invitano la popolazione a rimanere od alla resistenza passiva. Ognuno che consiglia o proclama di rimanere o la resistenza passiva manda il popolo in rovina e sarà trattato da sabotatore. Apuania 31 luglio 1944.” <276
[NOTE]
263 AAM busta 60, fascicolo 20.
264 AAM busta 60, fascicolo 20.
265 A. Ciaranfi, Diario Banca Commerciale Italiana succursale di Apuania – Carrara 21 giugno 1944 – 22 maggio 1945, cit. pag.30
266 Ibidem pag. 33.
267 AAM busta 60, fascicolo 20.
268 AAM busta 61, fascicolo 10.
269 Notizie sul testo del bando in Diario Ciaranfi cit. pag. 42.
270 Presso il museo della resistenza di Massa tra le foto esposte è riprodotta una cartina con il piano di sfollamento della zona di Apuania. L’intero territorio era stato diviso dal comando tedesco in dieci zone, ciascuna delle quali aveva un termine ultimo per essere evacuata.
271 AAM busta 60, fascicolo 20. Il bando a firma del commissario prefettizio precisava che i mezzi di trasporto per gli sfollati erano ad esclusivo beneficio dei malati, vecchi, bambini, persone anziane e famiglie con molti figli. Tutti gli altri avrebbero dovuto sfollare con mezzi propri o a piedi seguendo l’itinerario a suo tempo indicato. Punto di raccolta per le persone che intendevano partire in comitiva era situato in Viale Italo Balbo a Massa, da lì ogni sera sarebbero partite le colonne di sfollati. Datato 25 luglio 1944.
272 AAM busta 60, fascicolo 21.
273 Ivi
274 AAM busta 17, fascicolo 23.
275 AAM busta 13, fascicolo 29.
276 Il testo in Diario Ciaranfi cit. pag. 53.
Marco Rossi, Il Gruppo Patrioti Apuani attraverso le carte dell’archivio ANPI di Massa. Giugno-Dicembre 1944, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, 2016