Il SI statunitense preparò nel 1946 un manuale sulla guerra psicologica

Sin dall’immediato dopoguerra, alle iniziative convenzionali esaminate nel paragrafo precedente si affiancarono operazioni straordinarie di guerra psicologica e guerra non ortodossa, che rappresentarono uno strumento estremamente efficace nella lotta della minaccia comunista durante gli anni della guerra fredda. Delegate a specifici settori delle istituzioni americane, queste operazioni dovevano essere occultate e la responsabilità degli Stati Uniti doveva rimanere segreta, considerata la gravità di alcune delle iniziative poste in essere e la costante violazione della sovranità nazionale nei paesi a cui tali operazioni erano rivolte <180. Se fossero trapelate, queste operazioni avrebbero danneggiato irrimediabilmente la credibilità e il prestigio degli Stati Uniti nel mondo.
La guerra psicologica è “una forma di persuasione che strumentalizza la paura e il pericolo” attraverso la diffusione di informazioni pianificate a livello militare allo scopo di conquistare “la mente e la volontà degli uomini” <181. La guerra psicologica rappresenta quindi una forma di manipolazione che cerca di indirizzare e modificare l’opinione pubblica, di controllarne le percezioni e di ottenerne il consenso, inducendola a modificare il proprio sistema di valori senza che la popolazione interessata ne abbia coscienza o possa esprimere la propria volontà in proposito. Gli strumenti di cui la guerra psicologica si serve sono principalmente riconducibili alla disinformazione <182, alla propaganda <183, alle operazioni psicologiche (PSYOP) <184 e al personale di rinforzo <185.
La guerra non ortodossa presume la “pianificazione di strutture paramilitari non note al nemico e l’esecuzione di azioni coperte decise da una selezionata cerchia di élites militari e politiche, al di fuori delle procedure istituzionali e all’oscuro del parlamento”: non subordinate, quindi, ad alcun sistema di controllo e di approvazione tipico degli ordinamenti democratici <186.
Sulla scorta di queste definizioni, si coglie subito la complessità del sistema di difesa americano, che nel 1949 si sarebbe arricchito, sul fronte militare, della Nato (North Atlantic Treaty Organization), un’organizzazione che impegnava i suoi dodici membri alla mutua difesa in caso di aggressione comunista contro uno o più di essi <187. Tale complessità contemplava dunque, oltre all’uso delle forze convenzionali, deputate alla difesa dell’integrità e della sovranità nazionale degli Stati Uniti e dei paesi sotto l’egida occidentale, e oltre agli strumenti ufficiali nell’ambito della diplomazia e dell’economia, come appunto la Dottrina Truman e il Piano Marshall, anche strategie non convenzionali. Queste ultime, sul piano politico, economico e militare, si ponevano lo scopo di agevolare le strategie convenzionali nel raggiungimento dei propri obiettivi con più efficacia e rapidità, nonchè di rafforzarne l’azione di indebolimento, demonizzazione e isolamento dell’avversario comunista. L’obiettivo finale di tali azioni era, è ancora il caso di ricordare, quello di prevenire che l’Europa, martoriata dalla guerra e ancora alle prese con la ricostruzione, fosse esposta alla minaccia di un’espansione comunista. Un tale pericolo era percepito come estremamente reale, in quanto l’Armata rossa aveva già occupato gran parte dell’Europa orientale. I vantaggi connessi ad interventi di tipo non convenzionale erano molteplici, a cominciare dalla dinamicità: queste operazioni si ponevano infatti a metà tra l’intervento militare totale e l’assenza di qualsiasi intervento. Inoltre, la relativa economicità dei mezzi impiegati e la loro efficacia immediata rendevano il ricorso a tali operazioni ancora più appetibile <188.
Le coordinate strategiche per gli interventi di tipo non convenzionale furono dettate nell’immediato dopoguerra, e fornirono una cornice dottrinaria di riferimento per tutti gli anni della guerra fredda. Uno dei primi documenti prodotti nel dopoguerra sulla guerra psicologica è conosciuto come il “Guide to Covert Propaganda Intelligence” <189. Il manuale, datato 16 maggio 1946, fu preparato dal Secret Intelligence (SI) perché fosse illustrato a ciascun capo settore del servizio di intelligence per la propaganda. Lo scopo dichiarato consisteva nel fornire una guida per la raccolta di informazioni segrete sulla propaganda occulta posta in essere da governi stranieri, movimenti politici e gruppi di pressione in grado di danneggiare gli interessi americani. Più nello specifico, dovevano essere nel mirino degli agenti i “partiti politici, i gruppi, le organizzazioni che operano illegalmente” oppure che, pur operando su basi legali, avessero “obiettivi illegali o segreti di natura antidemocratica o antiamericana” e, infine, i “governi che perseguono interessi potenzialmente dannosi agli interessi americani”. Il documento contiene anche alcune indicazioni che lasciano trasparire l’importanza che queste azioni rivestivano nella politica estera americana: “la propaganda occulta è uno dei mezzi più efficaci a disposizione di un governo, di un’organizzazione o di un gruppo per l’esercizio di pressioni segrete, che possono assumere forme politiche, economiche o militari, in patria o all’estero”. Nel documento si legge inoltre “tutti i mezzi di comunicazione di massa sono utilizzati come veicolo per la propaganda occulta”. Il testo contiene poi una ricca casistica di strumenti della propaganda occulta, che si articola in propaganda parlata, propaganda scritta, e infine i falsi incidenti, che “agiscono da pretesto per interventi ufficiali, militari, o singole persone [e] comprendono la provocazione, gli scontri, le false controversie e la fomentazione di violenze” <190.
Quello che sorprende di questo documento è la perizia, e la straordinaria ricchezza di dettagli, che denotano non solo l’importanza che l’argomento rivestiva per l’intelligence statunitense nell’immediato dopoguerra, ma anche il livello di conoscenza del SI rispetto alle caratteristiche e alle modalità della guerra psicologica, che era già stata parte della strategia militare durante alcune fasi della seconda guerra mondiale <191. Tutto ciò induce a pensare con una certa credibilità, come affermato da Casarubbea, che il documento non servisse tanto per anticipare i pericoli provenienti dall’esterno, in maniera tale da permettere agli Stati Uniti di assumere le contromisure più adeguate, ma che fosse invece un prontuario rivolto agli operatori di guerra psicologica statunitensi, allo scopo di fornire loro istruzioni sulle tecniche precise, sui piani e sulle azioni specifiche da mettere in atto per neutralizzare l’avversario attraverso strumenti di natura psicologica <192.
[NOTE]
180 Secondo il meccanismo del cd. “plausible denial”, il coinvolgimento del Presidente americano in queste attività doveva rimanere nascosto e la possibilità di dichiararsi estraneo ai fatti doveva sempre essere tutelata. M. Eyth, The CIA and covert operations: to disclose or not to disclose—that is the question, in “Brigham Young University Journal of Public Law”, 17, 1 (2002): pp. 45–72; P. Calogero, Magistratura, servizi segreti e terrorismi di destra e sinistra. La responsabilità dello Stato, in C. Fumian, A. Ventrone (a cura di), Il terrorismo di destra e di sinistra in Italia e in Europa. Storici e magistrati a confronto, Padova, Padova University Press, pp. 15-88.
181 M. Dondi, L’eco del boato. Storia della strategia della tensione 1965-1974, Bari, Laterza, 2015, p. 7.
182 Per disinformazione si intende la “propagazione di idee menzognere allo scopo di creare confusione all’interno dell’opinione pubblica”. Inoltre, la disinformazione è un “insieme di tecniche utilizzate per manipolare l’informazione al fine di esercitare un’influenza sul giudizio, sulle reazioni altrui” e, infine, la “manipolazione dell’opinione pubblica a fini politici”. G. Gagliano, Guerra psicologica. Saggio sulle moderne tecniche militari cognitive e di disinformazione, Rende, Fuoco Edizioni, 2013, pp. 19 e ss. L. Francart, La guerre du sense. Pourquoi et comment agir dans les champs psychologiques, Paris, Economica, 2000.
183 La propaganda è una manovra psicologica organizzata in maniera ampia e sistematica, volta ad “imporre una visione unica attraverso tutti i mezzi della persuasione e cerca di realizzare un comportamento conforme a questa visione”. La propaganda cerca di sottolineare i meriti e la superiorità dell’ideologia veicolata e si serve della disinformazione per annullare l’individualità a vantaggio del gruppo. F. Géré, Dictionnaire de la désinformation, Armand Collin, 2011”. G. Gagliano, Guerra psicologica, cit. pp. 19 e ss.
184 Un’operazione psicologica consiste in “una serie di piani/attività/eventi rivolti ad uno specifico obiettivo” che, “per spingere all’azione desiderata, agiscono sui bisogni per creare frustrazione, insicurezza e paura. Infatti, più queste emozioni aumentano, più la tensione aumenta, più l’individuo sarà portato ad agire, ovvero a reagire senza riflettere, nella direzione voluta dall’operatore appena gli si presenta l’occasione”. S. Manfredi, PSYOPS, Leipzig, Amazon Distribution, 2014. pp. 38 e ss.
185 Si tratta di “cittadini locali, ex cittadini, o persone che, avendo in precedenza vissuto nella zona obiettivo, ne conoscono il contesto sociale”. Generalmente, si tratta di “persone che presentano debolezze sfruttabili, persone
incomplete che possono essere facilmente controllate e strumentalizzate facendo leva sulle loro debolezze”. Del personale di rinforzo l’agente di guerra psicologica si serve in quanto è fondamentale conoscere a fondo la struttura psicologica e le caratteristiche dell’obiettivo senza alcuna forma di etnocentrismo, condizionamento o distorsione. Ibidem.
186 M. Dondi, L’eco del boato, cit. p. 7.
187 “The Parties agree that an armed attack against one or more of them in Europe or North America shall be considered an attack against them all and consequently they agree that, if such an armed attack occurs, each of them, in exercise of the right of individual or collective self-defence recognised by Article 51 of the Charter of the United Nations, will assist the Party or Parties so attacked by taking forthwith, individually and in concert with the other Parties, such action as it deems necessary, including the use of armed force, to restore and maintain the security of the North Atlantic area.” Art. 5, The North Atlantic Treaty, Washington D.C., 4 April 1949, disponibile al link: https://www.nato.int/cps/en/natohq/official_texts_17120.htm.
188 M. Del Pero, Gli Stati Uniti e la “Guerra psicologica” in Italia (1948-56), in “Studi Storici”, 39, 4 (1998). pp. 953-988.
189 Nara, rg. 226, Propaganda Intelligence Section, SI Office, Guide to Covert Propaganda Intelligence, Washington, 16 maggio 1946, s. 210, b. 432, f. 8, anche in: N. Tranfaglia, Come nasce la Repubblica. La Mafia, il Vaticano e il Neofascismo nei documenti americani e italiani, Milano, Bompiani, 2004, pp. 384-400.
190 N. Tranfaglia, Come nasce la Repubblica, cit. pp. 384-400.
191 S. Manfredi, PSYOP, cit. pp. 41-42.
192 G. Casarubbea, Storia segreta della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra, Milano, Bompiani, 2007.
Letizia Marini, Resistenza antisovietica e guerra al comunismo in Italia. Il ruolo degli Stati Uniti. 1949-1974, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Macerata, 2020