Il divorzio tra socialdemocrazia e comunismo in Germania: l’SPD e il KPD

In Germania la [Grande] guerra ebbe effetti politici travolgenti: la dipartita militare gettò in crisi il Secondo Reich, e dalle ceneri del regime imperiale sorse la Repubblica di Weimar. Nella transizione da una forma di Stato all’altra l’SPD ha giocato un ruolo decisivo. In realtà, in questa specifica congiuntura storica, il partito sta vivendo una fase complicata e non ha modo, essendosi disarticolato in tre formazioni distinte, di influire sugli eventi in corso. Sono le masse a imprimere una svolta politica, e a partorire la rivoluzione democratica che cambierà il volto della Germania <235. Ma l’SPD ha senz’altro contribuito, prima di entrare in crisi, allo formazione e allo sviluppo della coscienza di classe del proletariato tedesco, e ha fatto sì che le masse acquistassero una maggiora consapevolezza della propria forza, e dell’influenza che avrebbero potuto esercitare sul processo politico del paese <236. Il partito, dilaniato dalle scissioni, si era spacchettato in tre forze politiche: la socialdemocrazia di maggioranza (MSP) <237, il Partito socialdemocratico indipendente (USP) e il Partito Comunista tedesco (KPD). La sinistra rivoluzionaria, nel corso della transizione dall’Impero alla Repubblica, spingeva per il passaggio ad una democrazia consiliare (sul modello russo), da attuarsi tramite la rivoluzione socialista, mentre la destra riformista guardava al tradizionale modello parlamentarista, e auspicava il ripristino della legalità. Friedrich Ebert, il leader del MSP, stabilì un’intesa con l’esercito e le strutture di potere ancorate al vecchio regime, per gestire la transizione alla repubblica, evitare la guerra civile e tutelare il nuovo regime democratico da eventuali putsch e colpi di mano, in cambio della rinuncia ad un tema molto caro ai socialdemocratici, e cioè la riforma (e “democratizzazione”) dell’apparato militare. Siglato l’accordo con l’esercito, che si impegnò a preservare e a proteggere la legalità parzialmente ripristinata, l’MSP poté prendere in mano le redini del governo, ed Ebert divenne il primo Presidente della Repubblica di Weimar. Il governo a partecipazione socialdemocratica represse con la forza le insurrezioni aizzate dalla sinistra rivoluzionaria, ricorrendo, scrive Wolfgang Abendroth, al «più brutale terrore bianco» <238, «contro i movimenti spontanei di massa degli operai» <239; ciò contribuì ad approfondire la spaccatura tra USP e MSP, e compromise per sempre l’unità del movimento socialista nazionale <240. Alle elezioni del 1920 ne risentirono tutti i partiti “socialisti”, e in particolare l’MSP, che perse 5,9 milioni di voti e fu estromessa, seppur temporaneamente, dal governo. Il KPD aveva perso i suoi leader storici, Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, ammazzati dai “Freikorps” nel corso di un tentativo insurrezionalista a Berlino. La divaricazione tra destra riformista e sinistra rivoluzionaria, in Germania, raggiunge il suo punto di massimo; al governo ci sono i socialdemocratici e gli storici leader dell’ultrasinistra tedesca sono stati assassinati, con il concorso della sinistra democratica <241. Il Partito Comunista Tedesco si è bolscevizzato e risente molto dell’influenza del PCUS <242. Il quadro partitico, gradualmente, si riconfigura. L’USP si scoglie; l’ala sinistra confluisce nel KPD, mentre la componente di destra si accorpa al MSP, restaurando il vecchio SPD. Il movimento socialista nazionale si riorganizza e ricompone attorno a due poli. Nel corso di questa prima fase repubblicana della storia tedesca, il polo di sinistra si colloca all’opposizione dei governi repubblicani, mentre il secondo concorre, per via democratica, all’esercizio del potere, alternandosi al governo con le forze borghesi. Immettendosi nel circuito politico-elettorale, l’SPD ambiva a trasformarsi in forza di governo, posta a difesa dell’ordinamento democratico-costituzionale della Repubblica. Il 28 giugno 1928, con l’ascesa di Hermann Müller al cancellierato, tornarono al governo. Ma la caduta di Müller, avvenuta a solo due anni di distanza dalla sua nomina, corrispose ad un complessivo arretramento delle forze schierate in difesa della democrazia, e ad una svolta autoritaria impressa dalla Presidenza, in mano al generale Paul von Hindenburg. Da quel momento in poi, fino all’ascesa del nazionalsocialismo – il NSDAP continuava a prosperare e ad accrescere la propria forza sul piano elettorale – si sarebbe governato facendo continuo ricorso all’art. 48 della Costituzione, concernente lo stato d’emergenza243. In Germania furono i comunisti, la KPD, a lanciare una proposta di alleanza con l’SPD e le forze politiche di sinistra che potesse schierarsi a protezione della democrazia, ma il loro appello cadde nel vuoto <244. Gli eventi presero una piega tragica: il 30 gennaio 1933 Adolf Hitler venne incaricato dal Presidente Hindenburg di formare il suo primo governo. Approfittando dell’incendio del Reichstag, il nuovo cancelliere ordinò l’arresto dei capi del KPD, mettendo al bando il partito. La dirigenza dell’SPD tentò un accordo in extremis con il cancelliere per preservare la propria legalità ed evitare che accadesse ciò che si era verificato con il KPD, ma non ci fu nulla da fare <245. Il partito ebbe l’ultimo sussulto di dignità, votando contro la legge che attribuiva ad Hitler pieni poteri e auto-condannandosi alla clandestinità <246. Di lì a breve, l’SPD avrebbe dato il via alla propria lotta illegale e clandestina, la resistenza, contro il regime nazionalsocialista.
Il fascismo ha trascinato il mondo in una guerra fratricida, violentissima. Agli elementi che hanno concorso allo sviluppo e all’ascesa del fenomeno fascista e nazionalsocialista, in Italia e in Germania, si può serenamente ascrivere l’incapacità della sinistra, spaccata in due diramazioni, di coltivare una visione d’insieme, di saper distinguere il liberalismo borghese dal fascismo e dal nazionalsocialismo, di costituire un argine rispetto al totalitarismo di destra. La Terza Internazionale non poté sopravvivere all’accordo tra URSS e Terzo Reich, il patto di non-aggressione stipulato da Hitler e Stalin <247. Lenin era scomparso nel 1924, e Iosif Stalin, impadronitosi del governo sovietico, aveva progressivamente smantellato e distrutto l’organizzazione <248: Stalin ricorse ad un internazionalismo di facciata per giustificare e coprire gli interessi imperialistici del capitalismo di Stato russo <249. L’istituzione verrà rifondata soltanto nel 1947, in vista della Guerra Fredda, e prenderà il nome di “Cominform”, un altro organo di coordinamento per i partiti comunisti di tutto il mondo. L’Internazionale Comunista, così come l’aveva concepita Lenin, si era presentata al mondo come il partito della rivoluzione globale, che avrebbe inglobato soltanto forze politiche dichiaratamente rivoluzionarie, escludendo a priori il dialogo con le formazioni riformiste. I vertici della Terza Internazionale cambiarono strategia, mutando atteggiamento nei confronti dei “socialfascisti”, e cioè i socialdemocratici, e passando alla politica dei “fronti popolari”, l’alleanza tra socialisti, socialdemocratici e comunisti in difesa della libertà e della democrazia in chiave antifascista. Ma ormai era troppo tardi. Il totalitarismo reazionario e di destra si era già impossessato di due grandi nazioni europee, e proiettava la sua ombra sul Vecchio Continente.
[NOTE]
235 Wolfgang Abendroth, La socialdemocrazia in Germania, Editori riuniti, Roma, 1980, pagina 59.
236 Ibidem.
237 Ciò che rimaneva dell’SPD in seguito alle scissioni.
238 Ivi, pagina 64.
239 Ivi, pagina 62.
240 Ibidem.
241 Christian Blasberg, Sinistra, Una storia di fantasmi, Luiss University Press, Roma, 2019, pagina 31.
242 Wolfgang Abendroth, La socialdemocrazia in Germania, Editori riuniti, Roma, 1980, pagina 65.
243 Ivi, pagina 75.
244 Ivi, pagina 77.
245 Ivi, pagina 78.
246 Ibidem.
247 Christian Blasberg, Sinistra, Una storia di fantasmi, Luiss University Press, Roma, 2019, pagina 31.
248 Nota dell’editore in Gian Mario Bravo, Marx e la Prima Internazionale, Edizioni PANTAREI, Milano, 2014, pagina 8.
Michelangelo Mecchia, Storia dei partiti socialisti europei: la negazione di un’ideologia, Tesi di Laurea, Università Luiss “Guido Carli”, Anno Accademico 2021/2022