Il Foreign Office aveva colto un certo senso di isolamento da parte italiana

A seguito delle elezioni per il rinnovo del Parlamento italiano tenutesi il 21 aprile 1963, il Presidente della Repubblica Antonio Segni decise di affidare l’incarico di formare il primo esecutivo della IV Legislatura repubblicana al Segretario della DC Aldo Moro, salvo poi dover ripiegare sulla figura di Giovanni Leone, divenuto Presidente del Consiglio dei Ministri di un governo monocolore DC il successivo 21 giugno <662. Quello di Leone sarebbe stato un esecutivo di breve durata, definito per l’appunto “balneare” perché in carica essenzialmente per tutta quell’estate, formatosi una volta constatata da Moro, alla fine del suo mandato esplorativo, l’impossibilità di dar vita a un governo di centro-sinistra organico principalmente a causa di contrasti interni al PSI di Nenni <663.
Tanto il periodo post-elettorale quanto la breve stagione dell’esecutivo Leone avevano non poco contribuito a rendere tutt’altro che stabile il contesto politico italiano; non a caso l’Ambasciatore britannico a Roma John Ward nell’Annual Review relativa al 1963 avrebbe definito l’intero anno come «frustrante e inconcludente» <664. A parere di Ward, la mancanza di un governo forte aveva reso gli Italiani anche sul fronte europeo «meno inclini del solito a usare la loro influenza»; inoltre, egli non avrebbe tralasciato il fatto che lo shock dell’interruzione dei negoziati di Bruxelles fosse via via svanito e che il solo obiettivo primario per l’Italia fosse ormai divenuto la salvaguardia del Mercato Comune <665.
Nel mese di dicembre del 1963 finalmente Moro riuscì a insediarsi a Palazzo Chigi stando alla testa del suo primo governo di centro-sinistra organico, del quale facevano parte per l’appunto esponenti del PSI, compreso il leader Pietro Nenni in qualità di Vicepresidente del Consiglio <666. A tal riguardo, l’Ambasciatore britannico a Roma si mostrò alquanto fiducioso sul corso che la politica italiana avrebbe potuto seguire durante il 1964 <667; in particolare Ward salutò con favore l’arrivo di Giuseppe Saragat alla Farnesina <668, costui da sempre favorevole all’ingresso della Gran Bretagna nelle Comunità europee anche in funzione del rafforzamento delle istituzioni comunitarie <669. Quanto al nuovo Presidente del Consiglio, questi venne descritto da Ward come un uomo dalla forte integrità, come un abile oratore e un buon negoziatore. Sebbene non si fosse trattato, tenne a precisare l’Ambasciatore britannico, di un grande statista come avrebbero potuto essere invece considerati Giolitti o de Gasperi, Moro aveva comunque già dato prova delle sue doti politiche nella veste di Segretario della DC, dimostrando coraggio e caparbietà <670.
Ad avviso di Ward, i quattro partiti che reggevano il primo governo organico di centro-sinistra – DC, PSI, PSDI e PRI – erano riusciti a convergere su un programma moderato e «ragionevole» <671, caratterizzato dalla volontà di non indebolire l’Alleanza Atlantica dopo l’assassinio di Kennedy a Dallas del 22 novembre 1963 <672, subito sostituito alla Casa Bianca dal suo Vicepresidente Lyndon Baines Johnson <673. In effetti, pur non potendo aderire senza riserve al progetto americano di MLF a causa dei contrasti interni soprattutto al PSI <674, il governo Moro aveva comunque, sin da subito, assicurato la piena partecipazione italiana alle discussioni sul tema, rivolgendosi in tal senso anche agli Inglesi per mezzo del Capo Servizio NATO della Farnesina Andrea Cagiati <675.
L’auspicio del governo di Roma restava dunque quello di riuscire a superare quanto prima le divergenze interne, anche se, come sottolineato da Saragat al Segretario di Stato americano Dean Rusk all’inizio del gennaio 1964, per una piena adesione dell’Italia a questo progetto si sarebbero in fin dei conti rivelate determinanti le decisioni che avrebbe preso il Regno Unito <676. D’altronde, già in occasione di un meeting del Consiglio Atlantico svoltosi a Parigi a fine dicembre del 1963, lo stesso Saragat aveva confidato a Richard Butler, da ottobre Segretario del Foreign Office, l’influenza che la politica britannica esercitava su quella italiana soprattutto in riferimento alle questioni di sicurezza dell’Occidente, motivo per il quale la partecipazione della Gran Bretagna alla MLF, anche se fosse avvenuta in un secondo momento, avrebbe comunque finito per condizionare la scelta di Roma <677.
Secondo i Britannici, ciò era dovuto non soltanto alla valenza politica attribuita alla partecipazione inglese, ma anche al fatto che l’Italia avrebbe voluto evitare di ritrovarsi da sola a dover trattare con Stati Uniti e Germania Ovest <678. Proprio durante il meeting di Parigi, il Foreign Office aveva còlto un certo senso di isolamento da parte italiana, leggendo in particolare dietro la richiesta avanzata da Saragat di più frequenti riunioni tra le Potenze occidentali, un tentativo di voler incrementare il peso del proprio Paese negli equilibri interni alla NATO. Sempre ad avviso degli Inglesi, si era trattato di un tentativo alquanto ambizioso, giacché l’Italia non condivideva con Stati Uniti, Regno Unito, Francia e RFT le stesse responsabilità. Ciononostante, per andare in qualche modo incontro al desiderio italiano, Londra si era dichiarata disponibile a intensificare le sue consultazioni bilaterali con Roma <679.
[NOTE]
662 È lo stesso Leone a offrire una testimonianza diretta di questa sua esperienza a capo del governo in G. LEONE, Cinque mesi a Palazzo Chigi, Milano, Mondadori, 1964. Più in generale, è a riguardo possibile trovare alcuni riferimenti nei seguenti contributi: M. L. SALVADORI, Storia dell’età contemporanea dalla restaurazione all’eurocomunismo, cit.; S. LANARO, Storia dell’Italia repubblicana. Dalla fine della guerra agli anni Novanta, cit.; G. CRAINZ, Storia della Repubblica. L’Italia dalla liberazione a oggi, cit.; E. SANTARELLI, Storia critica della Repubblica. L’Italia dal 1945 al 1994, cit.; P. SCOPPOLA, La repubblica dei partiti: profilo storico della democrazia in Italia, cit.; N. KOGAN, L’Italia del dopoguerra. Storia politica dal 1945 al 1966, trad. di S. Calamandrei, cit.
663 La spinta ad una riconciliazione con i comunisti promossa da una corrente minoritaria del PSI sarebbe stata, ad avviso di Ward, uno dei principali fattori ad aver impedito la formazione di un governo di centro- sinistra già nel giugno del 1963: «There is still a strong minority within that Party which hankers after a reconciliation with the Communists», in NA, FO 481/41, RJ 1011/1, Foreign Office and Whitehall distribution, Section 1, Italy: Annual Review for 1963, Sir John Ward to Mr. R. A. Butler, received 8 January 1964. In realtà, le divergenze all’interno del PSI erano molto più articolate, tanto che opposizioni al programma avanzato dalla DC nell’estate di quell’anno per un governo organico di centro-sinistra avevano trovato forti contrasti anche da parte dell’ala autonomista e progressista del partito di Nenni. Per una più ampia riflessione sull’argomento si rimanda ai seguenti volumi: P. LEZZI, Pagine socialiste, Napoli, Guida, 2002, pp. 116-117; A. ALFONSI, Aldo Moro nella dimensione internazionale: dalla memoria alla storia, Milano, FrancoAngeli, 2013, pp. 43-44.
664 «The economic situation deteriorated and the absence of an effective Government added to the lack of confidence and prevented the adoption of firm corrective measures», in NA, FO 481/41, RJ 1011/1, Foreign Office and Whitehall distribution, Section 1, Italy: Annual Review for 1963, Sir John Ward to Mr. R. A. Butler, received 8 January 1964.
665 «Italy has not played a very robust part in the struggle which has been going on within the EEC. This is partly because the absence of an effective Government for most of the year has made the Italians even less inclined than usual to use the influence to which their present economic strength would entitle them. It is also partly because the shock of the breakdown in Brussels has tended to wear off and the preservation of the Common Market has come to be regarded as the overriding objective», ibidem.
666 Sulla presenza di Nenni in quel governo Moro, l’Ambasciatore Ward avrebbe scritto: «At the beginning of 1964 Signor Nenni’s Socialists had just joined the Government and the question was whether after so many years of mutual antagonism they and the Christian Democrats would be able to work fruitfully together. At the end of the year this question remains without a clear answer», in NA, FO 482/41 RJ 1011/1, Foreign Office and Whitehall Distribution, Section 1, Italy: Annual Review for 1964, Sir John Ward to MR. Gordon Walker, received 15 January 1965.
667 NA, FO 481/41, RJ 1015/22, Foreign Office and Whitehall Distribution, n.16, Italy- Section I, Signor Moro’s new Italian Government, Sir John Ward to Mr. R. A. Butler, received January 1, 1964.
668 Ecco l’interessante descrizione fornita da Ward sul nuovo Ministro degli Esteri italiano: «Saragat is a strange man who has a sort of love-hate complex for Great Britain. He is probably, of all the leading Italian Statesmen, the one who most admires British institutions and would like to see them copied in Italy[…]. At the same time, he is essentially French-Latin in his education, mental processes and language. This, I think, makes it difficult often for him to understand the strange (to a Latin) easy way in which British mind and British politics operate, and as he is rather irritable by nature, he can easily became annoyed by us, the one so because of his basic affection[…]. However, …Saragat is determinate to put Anglo-Italian relations in the forefront of his policies and if we handle him well, with the due amount of interest and flattery, I think that with any luck things should go well so long as Saragat is t the Ministry of Foreign Affairs», in NA, FO 371/172218, Personal and Confidential, British Embassy, Rome, December 9, 1963. Ed ancora: «In the past, I have known him justify his reputation as a curmudgeon, but since he been Foreign Minister I have always found him sunny, benign and approachable», in NA, FO 371/172218 RJ 1051/3 “The British Government- attitude of Signor Leone, the Italian Prime Minister”, Telegram n.981 From Rome to Foreign Office, December 10, 1963.
669 «The Ministers have been on the whole well chosen. Signor Saragat will be an active and well disposed Foreign Minister. The six socialist Ministers have been skillfully placed. The Prime Minister has intelligence and integrity, and though not in the line of great Italian statesmen, may have the qualities to keep his difficult team together», in NA, FO 482/41, RJ 1015/22, Confidential, Foreign Office and Whitehall distribution, n.16, Signor Moro’s new Italian Government, Sir John Ward to Mr. R. A. Butler, Received January 1, 1964.
670 A proposito di Moro, già alla fine del precedente mese di novembre Ward aveva riferito: «I cannot say that I found him very impressive. Nenni remarked the other day that Moro was a nice fellow, but very hesitant and undecided. Of course he may easily put on stature when he gets to the head of things as did Fanfani, who fifteen years ago was an insignificant personality, but I wonder somehow whatever Moro really will prove the new leader that democratic Italy needs so badly», in NA, FO 371/172213, RJ 1015/14, Personal and Confidante, British Embassy, Rome November 21, 1963.
671 L’Ambasciata britannica a Roma aveva riportato al Foreign Office l’accordo raggiunto dai quattro partiti. Si veda a proposito: NA, FO 371/172213, RJ 1015/11, Summary of the text of the Agreement between the Christian Democratic, Social Democrat, Republican and Socialist Parties for the formation of a Centre-Left Government-23 November 1963.
672 Molto è stato scritto sui tragici fatti di Dallas del 22 novembre del 1963, ma per un breve resoconto è possibile consultare il seguente sito: https://www.jfklibrary.org/learn/about-jfk/jfk-in-history/november-22-1963-death-of-the-president, ultima consultazione 1° marzo 2020.
673 Il 17 dicembre 1963, prima che il suo governo ottenesse il voto di fiducia dalle Camere, Moro aveva affermato: «Noi crediamo che il metodo che era stato inaugurato dal compianto Presidente Kennedy, il metodo della fermezza nella difesa della libertà, ma anche della costanza nella ricerca di tutte le opportunità di dialogo e di consenso, sia il più fecondo e destinato a fruttificare. A questo metodo ha dichiarato di voler esser fedele il Presidente Johnson secondo una costante in cui si esprime la volontà di pace, nella sicurezza di tutti i popoli, degli Stati Uniti d’America. Da parte sua, il governo italiano s’impegna dunque a dare tutto il suo contributo, d’intesa con gli alleati, per un più stabile e pacifico assetto delle relazioni internazionali», in ACS, Fondo Moro, b. 6, fasc. 88. Per il discorso di Moro alla Camera dei Deputati si veda Atti del Parlamento Italiano, Camera dei Deputati, IV Legislatura, doc. 82, Seduta pomeridiana di martedì 17 dicembre 1963, http://legislature.camera.it/_dati/leg04/lavori/stenografici/sed0082/sed0082.pdf, ultima consultazione 13 marzo 2020.
674 A tal proposito, in un Promemoria scritto da Nenni in vista di un colloquio con Moro a inizio dicembre del 1963 era stato evidenziato il punto di vista del Segretario del PSI circa le linee guida da seguire in politica estera: «Il PSI non rimette in questione l’adesione italiana alla NATO e gli obblighi che ne derivano. Ma insiste perché tali obblighi conservino carattere strettamente difensivo e non siano estesi a zone non contemplate dal Patto Atlantico. Ciò che il PSI attende da un governo che voglia l’appoggio socialista è una intensificazione di sforzi e di iniziative per il disarmo equilibrato e controllato; per la proibizione di nuove esperienze nucleari; per la interdizione del possesso e dell’uso delle armi nucleari ad altri Paesi, e specialmente la Germania; per la creazione di una zona europea denuclearizzata che non alteri l’attuale equilibrio delle forze[…], lo smantellamento delle basi missilistiche americane sul nostro territorio e il fatto che né l’America abbia chiesto né l’Italia abbia offerto o intenda offrire basi italiane per i sottomarini americani di Polaris[…]. Rafforzare la politica di unità europea […] sollecitando l’integrazione della Gran Bretagna e dei Paesi scandinavi nelle organizzazioni comunitarie[…] dando nuovo impulso al problema della creazione di un Parlamento europeo eletto a suffragio universale», in ACS, Fondo Nenni, serie “Carteggio 1944. 1979”, b. 34, fasc. 1639 “Contatti con Moro, 1960- 1966”, Promemoria per un colloquio con Moro il 4 dicembre 1963- Politica Estera.
675 Si veda al riguardo NA, FO 371/172213, RJ 1015/14, British Embassy, Rome, December 23, 1963, W. N. Hugh- Jones. Su Cagiati si veda, invece, il volume Evoluzione dell’Alleanza Atlantica verso un ampliato e rafforzato Occidente, Milano, Franco Angeli, 2009, che raccoglie vari articoli pubblicati proprio da Cagiati su periodici politici durante la sua lunga carriera diplomatica, che lo portò a essere Capomissione in importanti sedi quali Vienna, Londra e Santa Sede, ma soprattutto Capo Servizio NATO del Ministero degli Esteri tra il 1962 e il 1966.
676 «Foreign Minister Saragat said that the attitude of the UK is an important one and will have great influence in Italy whatever the results of the UK elections. Anything that the U.S. can do to bring about a more favorable attitude by the UK would be helpful in Italy […]. Foreign Minister Saragat said that the opposition from the right in Italy is attempting to overthrow the coalition Government. The U.S. must be careful not to give them an opportunity by pressing Italy for too early a decision on the MLF», in FRUS, 1964-1968, vol. XIII, “Western Europe Region”, doc. 3, Memorandum of Conversation, Subject MLF, Washington, DC, 14 gennaio 1964, 4.30 p.m., https://history.state.gov/historicaldocuments/frus1964-68v13/d3, ultima consultazione 21 febbraio 2020.
677 «The British attitude towards the MLF was vital and he hoped that he two Government could keep in touch on this question and arrive at their decision jointly. Even the prospective of British participation at some later time would greatly affect the Italian decision». Butler, di contro, rispose che «there was, he thought, growing understanding of the political significance of the project and hence a growing prospective of United Kingdom participation», in NA, FO 482/41, RJ 1015/4, Confidential, Foreign Office and Whitehall distribution, n.15, Record of a conversation between the Foreign Secretary and the Italian Foreign Minister at the Dauphine in Paris on Monday, December 16, 1963.
678 NA, FO 371/172218, RJ 1051/3 “The British Government- attitude of Signor Leone, the Italian Prime Minister”, Telegram n.981 from Rome to Foreign Office, December 10, 1963.
679 Secondo gli Inglesi, sarebbe stato difficile poter inserire l’Italia nei piani delle quattro Potenze occidentali, perché essa non condivideva le stesse responsabilità, «but urges that it would nevertheless often be advisable to bring her int allied discussions and encourage the Italian people to feel that they are again accepted and welcome as a big power[…]. Closer consultation on any multilateral basis hardly seems possible[…]. It seems that closer bilateral consultation is all that we can offer», in NA, FO 371/172213, RJ 1015/16, Confidential, Policy towards Italy, W. B. J. Ladwidge, December 31, 1963.
Stefania Rampello, Il rapporto bilaterale Gran Bretagna-Italia durante gli anni Sessanta, in relazione al primo allargamento della Comunità Europea, Tesi di dottorato, Università “Sapienza” di Roma, 2021