Ma ciò che continuava a preoccupare il nascente regime era naturalmente che a Parma il PCd’I fosse dotato di apparati militari

Uno studioso tedesco, Hans Mommsen, ha sostenuto che il fascismo si regge nella «dialettica fra consenso popolare e cooperazione forzosa»; se si aggiunge alla definizione l’opera di repressione dell’antifascismo, si potrebbe dire che ciò costituisce la sostanza del regime fascista. L’apparato coercitivo e repressivo, che faceva principalmente perno su una parte segreta della polizia politica, contrassegnata con la sibillina sigla di O.V.R.A. e destinata innanzitutto all’annientamento dell’antifascismo, non è infatti da sottovalutarsi, giacché tale apparato, con la sua larga schiera d’informatori e di fiduciari stipendiati e anonimi per il pubblico, non influisce soltanto in maniera diretta sul paese, sorvegliando e arrestando gli oppositori, ma soprattutto in maniera indiretta. Com’è stato scritto, «questa polizia politica viene a poco a poco sentita dalla popolazione come onnipotente e onnipresente. L’ignoto ingigantisce la paura che insieme alla sensazione di sentirsi spiati da ombre invisibili, agisce come moltiplicatore delle autocensure preventive e paralizza ogni velleità di trasgressione» <327, ottenendo anche in tal modo comportamenti conformistici. E Parma, dal 1928 compresa nella seconda zona dell’OVRA che aveva giurisdizione sull’Emilia Romagna, Toscana e Marche, sarà sede di una sottozona all’incirca dal 1933, con competenza dapprima su Piacenza e Reggio Emilia e poi soltanto su Reggio Emilia; come responsabili, alla sottozona di Parma furono preposti, in ordine cronologico, Ubaldo Camerlengo, Raffaele Roberti, Alfredo Ingrassia e infine Ottavio Molinari <328. Ma la repressione non è affidata soltanto all’OVRA: le prefetture e le questure contribuiscono con propri informatori e propri interventi, anche se solitamente passano la mano all’OVRA, dopo avere iniziato la «pratica»; talvolta, quando le operazioni sono di una certa vastità comprendendo più province, intervengono i carabinieri reali; e, raramente, gli uffici politici della MVSN attivano indagini sui sovversivi.
[…] I primi anni di vita del PCd’I testimoniarono che si trattava di un partito minuscolo e debole. Non aderì nessun consigliere comunale, né alcun consigliere dell’amministrazione provinciale, non si constatavano presenze comuniste rilevanti nella Confederazione Generale del Lavoro, mentre si rilevava un modesto seguito nel movimento cooperativo. Nei rapporti con le varie sigle sindacali esistenti nella provincia, il PCd’I ebbe difficili rapporti con la CGL, in mano ai riformisti, ma intrattenne buoni rapporti con l’Unione Sindacale Parmense, anarco-sindacalista, e tenne un atteggiamento dialogante con la Camera del Lavoro sindacalista, soprattutto con i Fasci Giovanili Filippo Corridoni, la federazione giovanile dei sindacalisti rivoluzionari.
Per il comunismo parmense i primi anni furono anche tormentati. Non soltanto perché esso nacque quando la bufera della guerra civile era già in atto anche nella provincia, ma per l’instabilità dei gruppi dirigenti (nel giro di due anni si susseguirono quattro segretari di federazione: Umberto Filippini, Egidio Azzali, espulso perché aveva aderito al fascismo, Piero Illari, che nel 1923-1924 comincerà a collaborare con giornalisti fascisti, aderendo pienamente al fascismo durante la guerra d’Etiopia <331, e Arduino Giuberti) e per una certa tendenza a non accettare la rigida disciplina del PCd’I.
[…] Ma ciò che continuava a preoccupare il nascente regime era naturalmente che il partito fosse dotato di apparati militari e, conseguentemente, di armi. Nell’agosto 1926 un allarmato ed esagerato rapporto della MVSN attirava l’attenzione sul risvolto militare dell’organizzazione comunista, sostenendo che nella federazione comunista esistevano numerose squadre armate e che «l’armamento dei sovversivi è buono e composto di moschetti, rivoltelle e bombe», ma la prefettura smentiva o diminuiva in modo sostanziale le notizie della Milizia <385. Al di là delle esagerazioni della Milizia e dell’iniziale scetticismo del prefetto, in realtà qualcosa di consistente vi era, come mostravano le notizie di informatori della polizia, le ammissioni di alcuni arrestati e infine, soprattutto, i sequestri di armi del settembre-ottobre <386.
Nel novembre 1925, Griffith e Isola incontrano il segretario interregionale che impartì “disposizioni per preparare il congresso regionale al quale dovrà poi seguire quello generale e, nel contempo, detto segretario avrebbe incaricato il Griffith e l’Isola di trovare un ex-ufficiale del R. Esercito, di provata fede comunista, per affidargli il compito dell’organizzazione militare comunista nella provincia di Parma. Tale organizzazione, per non destare sospetti alla polizia, si sarebbe chiamata “SPORTIVA”, e gli incaricati di essa si sarebbero denominati “COMMISSARI SPORTIVI”. Finora il compito dell’organizzazione di squadre sportive nella provincia di Parma non è stato affidato ad alcuno, per le difficoltà della scelta della persona adatta” <387.
Sulle armi il prefetto riferiva: “Viene da taluni fiduciari assicurato che i comunisti dispongono di armi, ma è assai difficile scoprire il deposito essendo questo conosciuto da uno solo, il quale, sotto la personale sua responsabilità, deve averlo scelto senza farlo conoscere neppure ai capi ed a coloro che gli hanno affidato le armi stesse. Si vuole, peraltro, che ai sovversivi non sia difficile il procurarsi armi ed altro, ed a poco prezzo, specie per mezzo di pseudo militi della M.V.S.N.” <388.
L’apparato illegale infiltrava inoltre il PNF e la Milizia: “Da fonti fiduciarie si apprende che nelle sezioni fasciste, nei reparti della M.V.S.N. si sarebbero infiltrati elementi sovversivi e di opposizione che, mentre da un lato si addimostrano fidi gregari del partito fascista, ben dissimulando i loro intimi sentimenti coll’ostentare un’attività zelante ed entusiastica, prendendo parte a servizi, fornendo informazioni (talvolta pensatamente esagerate ed allarmistiche, talvolta vere ed esatte, specie quando, anche per acquistare o mantenere credito, si vuole colpire ed abbattere per mezzo delle Autorità costituite alcuni reprobi correligionari sovversivi) e persino intervenendo ad atti impulsivi, spesso compromettendo lo stesso partito sta; d’altro canto seguono, studiano e riferiscono celatamente ai loro capi sovversivi, per mezzo di fidi emissari, o per segretissima corrispondenza convenzionale, tutte le deliberazioni, tutti i segreti discorsi, tutti i movimenti di organizzazione ecc. dei Fasci <389.
Non è chiaro chi fosse il responsabile dell’azione militare: in agosto la MVSN riteneva che «uno degli esponenti massimi della organizzazione illegale in città è Guido Torricelli»; in settembre, la polizia indicava, invece, Griffith come «membro del locale Comitato Comunista incaricato dell’organizzazione delle squadre d’azione» <390.
[NOTE]
327 Simona Colarizi, L’opinione degli italiani sotto il regime. 1929-1943, Roma-Bari, Laterza, 1991, p. 9.
328 Ricaviamo tali notizie da Mauro Canali, Le spie del regime, Bologna, Il Mulino, 2004, pp. 349-350.
331 Piero Illari, maestro e poeta futurista, amico di Filippo Tommaso Marinetti e di altri futuristi, corrispondente de’ «l’Ordine Nuovo» e di altri periodici comunisti nazionali, fondatore e direttore del periodico federale «L’Idea Comunista», che uscì per alcuni numeri, nel luglio 1922 si dimise dal PCd’I, di cui era stato uno degli artefici e dei fondatori a Parma. Successivamente, Illari non si occupò in apparenza di politica, ma nel 1923-1924 cominciò a collaborare a «L’Impero», quotidiano fascista romano, e al milanese «L’Ambrosiano», filofascista, manifestando in tal modo un «indebolimento ideologico», secondo una cauta definizione di Andrea Briganti. Tuttavia, emigrato in Argentina nel 1924, Illari aderì nel 1935-1936 al fascismo, svolgendo un’opera di propaganda, raccogliendo fondi a favore della guerra d’Etiopia e iscrivendosi al Fascio di Mendoza (sull’adesione al fascismo, v. F. Sicuri, Segni di futurismo a Parma, fra anarchia, comunismo e fascismo. 1911-1931 in FuturPRismi. Rifrazioni di centro e di periferia a cent’anni dal “Manifesto” di Marinetti. Atti del Convegno (Parma, 20 febbraio 2009), a cura di Paolo Briganti e Andrea Briganti, Parma, UNI.NOVA, 2012). Sulla figura di Pierino Illari, cfr. soprattutto le osservazioni di Umberto Carpi, L’estrema avanguardia del Novecento, Roma, Editori Riuniti, 1985, pp. 128-129 e sull’avvicinamento progressivo di Illari al fascismo, cfr. A. Briganti, 1000 vite di Piero+Illari, cit., pp. 33 e segg.
385 Rapporto del comando generale della MVSN del 22 agosto 1925 in ACS, MI, DGPS, DAGR, Cat. An., 1925, b. 136. Secondo la MVSN, la federazione comunista contava su 37 squadre armate con un totale di circa 700 iscritti e nel caseggiato della trattoria del Fiore, ritrovo di sovversivi, in via d’Azeglio, esisteva un deposito di moschetti e alcuni comunisti possedevano armi personali come tale Ulderigo Merighi. Una funzione rilevante nell’apparato clandestino rivestiva Primo Bonvicini, fattorino telegrafico, che riusciva a conoscere i risultati del controllo postale da parte della polizia, riferendone al partito (cfr. la lettera del Ministero dell’Interno al prefetto del 10 gennaio 1926 e il rapporto del prefetto del 14 dicembre in ACS, MI, DGPS, DAGR, Cat. An,1925, b. 136). Secondo la MVSN (rapporto del comando generale della MVSN del 7 settembre 1925 (in ACS, MI, DGPS, DAGR, Cat. An, 1925, b. 136) il collettore generale per le quote per il PCd’I era Luigi Grolli. Il prefetto correggeva molte affermazioni della MVSN e riduceva drasticamente il numero delle squadre a nove; la trattoria del Fiore fu perquisita ma non vi furono trovate armi; invece furono trovate tre canne di moschetto arrugginite e un moschetto nel solaio della limitrofa ex chiesa del Fiore e per tale motivo fu arrestato l’esercente della trattoria, Ubaldo Venturini; il Merighi fu perquisito più volte senza alcun esito (rapporto del prefetto del 7 ottobre 1925 in ACS, MI, DGPS, DAGR, Cat. An., 1925, b. 136).
386 Di particolare consistenza i rinvenimenti di armi in settembre: «Questa notte […] eseguita perquisizione tetti casa via Imbriani 33 sequestrando una cassa contente tubi gelatina esplosiva bombe micce capsule detonanti pacchetti cartucce per mitragliatrici e 500 caricatori per moschetti. Arrestati quali presunti detentori Battilocchi Ettore e Rocchi Giuseppe sovversivi abitanti detta casa» (telegramma del prefetto del 16 settembre 1925 in ACS, MI, DGPS, DAGR, Cat. An., 1925, b. 136). Di modesta portata il sequestro del 12 ottobre: «stamane sono stati perquisiti e arrestati quattro comunisti individuati come capi cellule questa città, sequestrando fra l’altro una canna fucile, una bomba, un elmetto» (telegramma del prefetto del 12 ottobre 1925 in ACS, MI, DGPS, DAGR, Cat. An., 1925, b. 136).
387 Relazione del prefetto del 12 gennaio 1926 in ACS, MI, DGPS, DAGR, Cat. An., 1925, b. 132.
388 Rapporto del prefetto del 4 novembre 1925 in ACS, MI, DGPS, DAGR, Cat. An., 1925, b. 136.
389 Rapporto del prefetto del 4 novembre 1925 in ACS, MI, DGPS, DAGR, Cat. An., 1925, b. 136.
390 Su Torricelli, guardiafili alle linee telefoniche, v. il rapporto del comando generale della MVSN del 22 agosto 1925 in ACS, MI, DGPS, DAGR, Cat. An., 1925, b. 136. Su Griffith, ASPr, Questura, Schedario, f. Isola Giuseppe, scheda biografica di Isola, nota del 15 settembre 1925. Una perquisizione, in ottobre, nelle abitazioni di Isola, Griffith, Gorreri e Francesco Pianforini: furono rintracciati documenti che «comproverebbero rapporti tra locali comunisti con militari del Regio Esercito» (biglietto postale urgente del prefetto del 7 ottobre 1925 in ACS, MI, DGPS, DAGR, Cat. An., 1925, b. 95).
Fiorenzo Sicuri, Il regime fascista a Parma. 1925-1936, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Parma, 2013