La Marina militare italiana all’estero dopo l’8 settembre 1943

Nel settembre 1943, la Marina militare italiana disponeva di un buon numero di basi oltremare, dislocate in Corsica, Francia, Jugoslavia, Albania, e Grecia, oltre che nel lontano Giappone.
Il Capo di Stato maggiore della Marina venne informato dell’imminente resa dell’Italia soltanto il 6 settembre, con un promemoria che, in ottemperanza alle clausole armistiziali, disponeva che la flotta, al momento dell’armistizio, raggiungesse i porti controllati dagli alleati. Così, l’8 settembre, mentre il
fior fiore della gerarchia navale prendeva il largo dalla base di La Spezia, nei porti dei Balcani, in contemporaneità con la partenza verso porti sicuri, si verificarono anche alcuni tentativi di resistenza ai tedeschi ed ardite sortite di unità navali, sia per sottrarsi alla cattura che per salvare almeno una parte dei militari, che erano in angosciosa attesa di imbarco lungo le coste. Da Spalato, poterono così salpare, fino al 23 settembre, circa 5.000 uomini. Alle Bocche di Cattaro, unità della marina e di artiglieria navale combatterono, insieme ai fanti della divisione “Emilia”. Violenti scontri si ebbero anche a Durazzo. Ma fu a Lero, dove la Marina costituiva la maggior forza militare dell’isola, che marinai, artiglieri navali e unità della divisione “Regina”, in cooperazione con robusti contingenti inglesi, dettero filo da torcere ai tedeschi.
L’assedio dell’isola durò ben cinquanta giorni, fino al 16 novembre del 1943. Come prezzo di quella ostinata resistenza, 12 ufficiali dell’Esercito e 4 della Marina vennero fucilati. Per il resto, dopo l’armistizio, la Marina operò nell’Atlantico, nell’Oceano indiano, nel Mar Rosso e nello stesso Mediterraneo, con 9 incrociatori, 10 cacciatorpediniere, 23 torpediniere, 19 corvette, 36 sommergibili, 16 mas, 14 motosiluranti e circa 400 unità minori, in missione di scorta a convogli, antisoni e dragaggio di mine, oltre che nelle rischiose “missioni speciali”, effettuate con unità speciali, e che consistevano nel sorvegliare e insidiare le coste dell’Italia occupata e della Balcania, nello sbarco o recupero di informatori e arditi incursori, nel rifornimento alle formazioni partigiane, riconducendo in patria persone ricercate dai nazisti. Le perdite della Marina, a bordo, nelle basi e nella lotta partigiana furono di 10.984 caduti. Numeroso il naviglio affondato, specie nel Mar Egeo, a seguito di azioni tedesche. Da ricordare la torpediniera “Sirtori”, colpita e affondata all’isola di Corfù, dove era accorsa nel generoso aiuto alla divisione “Acqui”. Gen. Ilio Muraca, La Resistenza italiana
all’estero, in Atti del Convegno storico LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA di venerdì 14 maggio 2004, organizzato a Savona, Sala Consiliare della Provincia, dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Savona (a cura di) Mario Lorenzo Paggi e Fiorentina Lertora

Sulla trasmissione dell’armistizio, che non poteva sfuggire alle radio di tutto il mondo sintetizzate continuamente sull’emittente di Londra, l’ammiraglio di Squadra Sesto Sestini, all’epoca degli avvenimenti capitano di vascello e Capo di Stato Maggiore dell’ammiraglio Bruto Brivonesi, Comandante di Marina Taranto, ha lasciato questa testimonianza: [62] « In seguito alla prima trasmissione di radio Londra della sera dell’8 settembre, mentre il Comandante in Capo del Dipartimento di Taranto stava rientrando in sede da Roma dove era stato convocato, fu preparato il seguente telegramma di Supermarina e contemporaneamente furono prese un certo numero di disposizioni relative alla distruzione di documenti, cifrari, ritiro di materiali delle unità in rada di cui si era previsto l’affondamento:
P.A. – Da Marina Taranto a Supermarina Roma – 83433 Decifri da solo – Salvo ordini contrari ho disposto che navi non dico non siano consegnate a Marina inglese aut Stati Uniti ma autoaffondate alt 2359/001009.
Questo messaggio arrivò a Supermarina alle 00.55 del 9 settembre e fu distribuito alle 01.15. Nel frattempo – dovendo rispettare le norme dell’armistizio che prevedevano per le navi, secondo quanto era fissato nel Promemoria Dick, di raggiungere al più presto i porti Alleati – Supermarina con messaggio PAPA trasmesso alle ore 20.51 dell’8 settembre al Comando della 5a Divisione Navale (corazzata Duilio), che si trovava dislocata a Taranto, ordinava: “47509 – Tutte le navi in condizione di muovere passino pronte in due ore – 203708.” » [63]
[…] Sempre nella tarda serata dell’8 settembre, furono anche diramati ordini per tutti i Comandi di Marina dislocati al di fuori del territorio nazionale, in Europa ed anche in Asia, con i seguenti messaggi, trasmessi da Supermarina con caratteristica d’urgenza PAPA:[70]
A Marisudest (Pireo), alle ore 21.12: “47537 – Partite per Lero con tutte le unità in condizioni di muovere alt Affondate le altre alt Assicurate – 203608”.
A Mariprovenza (Tolone), alle ore 21.43: “SUPERMARINA – Riservato Personale – Cedete la Piazza alle Autorità germaniche e chiedete loro libero passaggio per rientrare in Italia con tutti vostri dipendenti – 210708”.
Al Comando Superiore Navale in Cina, alle ore 22.00: “47690 – Navi e sommergibili tentino raggiungere porti inglesi aut neutrali oppure si auto-affondino – 210408”.
A Betasom (Bordeaux), alle 22.48: “47615 – Distruggete i sommergibili italiani ordinate di restituire i sommergibili tedeschi alle autorità germaniche e chiedete libero passaggio per rientrare in Italia con tutti vostri dipendenti – 210808”.
Occorre purtroppo dire che, mentre venivano restituiti ai tedeschi i nove sommergibili in addestramento nel Baltico (sigle da S. 1 a S. 9) i due sommergibili che in quel momento si trovavano a Bordeaux (Finzi e Bagnolini), non si auto-distrussero, ma caddero in mano ai tedeschi, che, in entrambe le occasioni, trattennero gli equipaggi. Lo stesso accadde per gli equipaggi di Tolone. Nessuna nave, ad eccezione della coloniale Eritrea che si trovava in mare, e che riuscì a raggiungere l’India, sfuggì alla cattura dei giapponesi. Essi, tra l’altro, si impossessarono anche dei tre sommergibili Cappellini, Torelli e Giuliani, che si trovavano a Sebang (Sumatra) per imbarcare gomma e stagno da trasportare in Europa.[71]
Infine, le navi che si trovavano al Pireo (un cacciatorpediniere, cinque torpediniere e numeroso naviglio minore) subirono la stessa sorte dei sommergibili di Bordeaux; ossia furono praticamente consegnati intatti alle autorità navali tedesche. Ciò avvenne anche con scambio del saluto tra gli equipaggi, com’é dimostrato, in modo eloquente, dalle fotografie scattate nell’occasione.
Ritornando alla diramazione degli ordini, nelle prime ore del mattino del 9 settembre, Supermarina ricevette dal Comando Supremo il seguente messaggio, trasmesso, alle 21.10 dell’8 settembre, anche a Superaereo, Comando Gruppo Armate Est, Comando 11a Armata, Comando Superiore FF.AA. Egeo. In esso, per la parte concernente la Marina, era detto:[72]
“Mezzi della Marina da Guerra et piroscafi dislocati nei vari porti della Grecia et Creta dovranno rientrare subito in Patria alt Unità che stessero per cadere in mano germanica dovranno autoaffondarsi alt Naviglio dislocato in porti Egeo rimarrà in porto alt Naviglio in navigazione dirigerà sui porti italiani o dell’Egeo alt. Tutte le truppe di qualsiasi forza armata dovranno reagire immediatamente et energicamente et senza speciale ordine at ogni violenza armata germanica et della popolazione in modo da evitare di essere disarmati o sopraffatti. Non deve però essere presa iniziativa di atti ostili contro germanici – 021509”.
Occorre specificare che tutti i contingenti e Comandi di Marina dislocati a Creta e in Egeo dipendevano dal Comando Supremo, dal quale ricevevano direttamente gli ordini.
[NOTE]
[62] AUSMM, Maristat, “Elenco cronologico dei messaggi trasmessi dalle 12.00 dell’8 settembre 1943 alle 24.00 del 13 settembre 1943”; vidi anche G. Galuppini, “Pennello Nero”, Storia Militare, 1a parte, n. 47, agosto 1997.
[63] AUSMM, Raccolta messaggi dal 1° al 9 settembre 1943.
[70] AUSMM, Raccolta messaggi dal 1° al 9 settembre 1943.
[71] AUSMM, USE, Le operazioni delle unità italiane nel settembre-ottobre 1943, Roma, 1973, p. 581.
[72] Per saperne di più, F. Mattesini, Betasom. Guerra sugli Oceani (1940-1943), seconda edizione riveduta e ampliata, Roma, USMM, 2003. La terza edizione, riveduta e ampliata, è in preparazione.
Francesco Mattesini, Otto Settembre. Il dramma della Flotta Italiana, Collana Sism, Ufficio storico della Marina militare, 2002