Le elezioni amministrative del 1960 furono il banco di prova del nuovo corso della politica estera americana in Italia

Il 24 febbraio 1960 Segni si dimise dal governo a seguito dell’ennesima crisi governativa. Un successivo tentativo del Presidente del Consiglio di costituire un governo di centrosinistra fallì soprattutto per le pressioni del Vaticano. L’incarico di formare il gabinetto fu quindi affidato a Tambroni, che costituì un monocolore democristiano, ma la necessità di aprire al Msi per ottenere il voto di fiducia in Parlamento provocò le dimissioni di alcuni ministri democristiani e la caduta del governo appena insediato. Successivamente fallì anche il tentativo di Fanfani di costituire una maggioranza. Per il Dipartimento di Stato si iniziava a profilare un periodo di grande incertezza istituzionale e di confusione politica, il cui unico antidoto era il ritorno ad una formula centrista e ad una collaborazione quadripartita <642. Gronchi decise di rinviare in Senato il voto di fiducia al governo Tambroni, ove fu approvato grazie al sostegno di Dc e Msi. Contemporaneamente, il clima di tensione politica fu esasperato dal dilagare di manifestazioni organizzate da militanti di sinistra, che accusavano Tambroni di guidare un gabinetto di centro-destra dalle tendenze neofasciste. Gli scontri, che vennero repressi con durezza dal governo in carica, erano la manifestazione dell’insoddisfazione generale del Pci nei confronti della sua esclusione dal governo. Essi erano inoltre la risultante di un clima internazionale che, con l’abbattimento dell’U2 americano sul territorio sovietico e il fallimento della conferenza di Parigi delle potenze vincitrici, dimostravano i costi sociali legati all’abbandono della distensione internazionale <643. A Genova, medaglia d’oro della resistenza contro i nazifascisti, il governo autorizzò il Msi a tenere un congresso. Questa decisione fu percepita dalle sinistre come una vera e propria provocazione, e generò una dura protesta popolare culminata in scontri di piazza tra manifestanti e polizia e in repressioni che costarono una decina di morti e centinaia di feriti. L’ondata di indignazione provocò le dimissioni di Tambroni e la fine della breve esperienza centrista <644. Seguì la formazione di un gabinetto monocolore guidato da Fanfani, chiamato il governo delle “convergenze parallele” poiché era basato sull’astensione del Psi. Il governo Fanfani durò in carica fino all’inizio del 1962.
Gli avvenimenti della politica italiana lasciarono spazio all’esigenza di aggiornare la politica statunitense, dal 1954 basata sulla Nsc-5411/2. La nuova direttiva elaborata per l’Italia, la Nsc-6014, forniva le linee guida della lotta al comunismo in Italia <645. Gli Stati Uniti avrebbero incoraggiato l’esclusione del Pci dalla compagine governativa attraverso l’estensione della base democratica italiana. Avrebbero poi supportato la transizione del Psi verso l’indipendenza completa, evitando al tempo stesso che il potere finisse in capo ai partiti di destra estrema e ai gruppi autoritari. Tra gli strumenti cui ricorrere, ritroviamo ancora una volta le covert operations, di cui tuttavia la censura impedisce di valutare appieno il significato. In caso di attacchi esterni, gli Stati Uniti avrebbero fatto ricorso alla forza militare secondo quanto previsto dall’articolo 5 del Patto atlantico. A questa avrebbero poi affiancato misure di carattere non-militare, allo scopo di supportare movimenti di resistenza interni. Qualora poi il pericolo fosse stato interno, gli Usa ritenevano necessario intraprendere azioni “appropriate” allo scopo di assistere elementi o gruppi nazionali nel tentativo di prevenire o rovesciare il dominio comunista <646. Rispetto alle direttive precedenti, la Nsc-6014 rovesciava l’impostazione generale della strategia anticomunista statunitense. Si tratta infatti del primo documento ufficiale che considera l’ingresso del Psi più un’opportunità per la stabilità della democrazia italiana che un pericolo o una condizione inevitabile. Pur auspicando l’evoluzione del Psi verso posizioni autonome, tuttavia, la direttiva ribadiva la necessità di continuare a contrastarne l’ingresso al governo finché questa evoluzione non fosse stata compiuta. In questa direzione, le elezioni amministrative del 1960 furono il banco di prova del nuovo corso della politica estera americana in Italia. I risultati delle elezioni videro una regressione del Psi e la perdita da parte della Dc di oltre un milione di voti, confermando la necessità di mantenere una certa prudenza nei confronti del Psi. Quanto invece all’aspetto legato alle covert operations, non è chiaro se le misure prese in considerazione per contrastare l’avvento del Pci al governo fossero soltanto di carattere non militare, come espresso nel documento, o comprendessero invece altri tipi di interventi. Va comunque ricordato che una versione aggiornata dello stesso documento, la Nsc-6014/1 del 19 gennaio 1961, escludeva l’ipotesi di azioni militari in questa circostanza a meno che non fossero attuate di concerto con altri alleati europei <647.
[NOTE]
642 Frus, 1958-60, vol. VII, p. 2, Telegram from the Embassy in Italy to the Department of State, Rome, 24 aprile 1960, pp. 593-97, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1958-60v07p2/pg_593.
643 L. Nuti, Gli Stati Uniti e l’apertura a sinistra, cit. p. 295.
644 Sul ruolo giocato dagli Stati Uniti nella crisi del 1960 e sui fatti di Genova, Robbe ha scritto: “Gran parte della corrispondenza e dei memoranda proveniva dall’ambasciata che, pur prendendo le distanze da Tambroni, non vedeva concreti rischi di slittamento non democratico. Meno coinvolto negli eventi italiani era il dipartimento di Stato, le cui posizioni ricalcavano quelle di Zellerbach e dei funzionari di via Veneto. Le analisi più timorose di una deriva autoritaria di destra giungevano dalla sezione analitica – più liberal di quella operativa – della Central Intelligence Agency che paventava la formazione di un blocco conservatore pronto a far saltare la fragile democrazia italiana”. F. Robbe, Gli Stati Uniti e la crisi del governo Tambroni, in “Nuova Storia Contemporanea”, 2 (2010): pp. 87-112.
645 Frus, 1958-60, vol. VII, p. 2, National Security Council Report, NSC 6014, Draft Statement of US Policy toward Italy, 16 agosto, 1960, pp. 600-609, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1958-60v07p2/pg_600.
646 “In the event the Communists appear to be acquiring or actually achieve control of the Italian national Government or portions thereof by either legal or illegal means, the United States should be prepared, in the light of conditions existing at that time, to take appropriate action, either alone or in cooperation with other allied nations, [less than 1 line of source text not declassified] to assist whatever Italian elements are seeking to prevent or overthrow Communist domination”. Ibidem.
647 Commissione Parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, Prerelazione sull’inchiesta condotta dalla Commissione in ordine alle vicende connesse all’operazione Gladio, con annessi gli atti del dibattito svoltosi sul documento stesso, Doc. XXIII, n. 36, X Legislatura, 1991, p. 17.
Letizia Marini, Resistenza antisovietica e guerra al comunismo in Italia. Il ruolo degli Stati Uniti. 1949-1974, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Macerata, 2020