Le modalità efferate dell’eccidio di Pian del Lot vennero rese note dalla pubblicazione clandestina di una relazione

Memoriale della strage nazifascista di Pian del Lot. Fonte: ANPI “Nicola Grosa” , art. cit. infra

La sera del 30 marzo 1944, verso le 20,30 in un’azione gappista venne ucciso il caporale della Flak tedesca Walter Wolhlfahrt, in servizio presso una postazione di artiglieria antiaerea collocata al Pian del Lot, presso il colle della Maddalena, sulla collina torinese.
Tre giorni dopo ebbe luogo, nelle vicinanze della postazione stessa, la più sanguinosa rappresaglia eseguita dai tedeschi in città.
27 detenuti vennero tratti dalle carceri Nuove, fucilati in gruppo e sepolti in una fossa comune. Si trattava non solo di partigiani catturati nel corso dei rastrellamenti che nel mese di marzo avevano investito le valli del Pellice, di Susa e di Lanzo, ma anche di cittadini rastrellati nei paesi attraversati dalle azioni militari di tedeschi e fascisti.
Le modalità efferate dell’eccidio vennero rese note dalla pubblicazione clandestina, diffusa dalla 1ª divisione Garibaldi, di una relazione dovuta ad un testimone, che era tra i prigionieri costretti allo scavo dalla fossa, Giovanni Borca, Oscar, partigiano della 105ª brigata.
Poco dopo la liberazione, il 27 maggio 1945, le salme vennero riesumate e si procedette al difficile riconoscimento e al trasporto al Cimitero generale.
Una prima piccola lapide, che reca ancora i segni dell’incertezza sull’identità di alcuni caduti, venne collocata a cura del Comune: è ancora visibile, murata sulla facciata posteriore dell’attuale monumento.
Il nuovo cippo venne eretto attraverso una sottoscrizione promossa dai famigliari delle vittime e fu inaugurato il 17 novembre 1946, alla presenza del cardinal Maurilio Fossati, del generale Trabucchi, di numerosi comandanti partigiani e delle autorità militari e civili.
Tra gli oratori, don Pollarolo, già cappellano partigiano, il padre di Franco Balbis per l’Associazione delle famiglie dei caduti per la lotta di Liberazione e la madre di Walter Rossi a nome dei famigliari delle vittime dell’eccidio.
In occasione della commemorazione del 2 aprile 1949 le famiglie dei caduti consegnarono ufficialmente il monumento al Comune di Torino.
[i nomi dei caduti]
Bavoso Mario
Nato a Morano sul Po in provincia di Alessandria il 20 maggio 1923, partigiano della 5ª divisione alpina Gl.
Besso Matteo
Nato nella frazione Villar di Bagnolo Piemonte, in provincia di Cuneo, l’11 maggio 1924. Partigiano con il nome di battaglia “Lisa”, catturato nei rastrellamenti in Val Pellice.
Il nome non compare sulla lapide, in assenza di riconoscimento all’atto dell’esumazione: i dati raccolti consentono di identificarlo con uno dei fucilati con un ragionevole margine di certezza.
Bruno Natale
Nato a Biella il 25 dicembre 1911, catturato a Rivoli.
Capatti Olao
Capatti Aldo Antonio, nato a Ferrara il 3 luglio 1923, apprendista. Nel 1932 abitava in via Doglia 62, (oggi Giachino); nel 1936 seguì la famiglia nella città d’origine, ma rientrò a Torino pochi mesi dopo. Appartenente all’11ª brigata Garibaldi con il nome di battaglia Olao, durante i rastrellamenti nelle valli di Lanzo, venne catturato il 15 marzo 1944 con i compagni d’infanzia del Borgo Vittoria di Torino: Antonio Ferrarese, Aldo Gagnor, Sergio Maina, Bruno Negrini; con essi fu portato nelle carceri Nuove di Torino e, dopo una permanenza al primo braccio come ostaggi, vennero consegnati alle SS tedesche.
Una lapide li ricorda anche in via Gramegna 11, insieme ad Alberto Campadelli, fucilato a Cudine di Corio il 17 novembre 1944.
Oggi riposa al Cimitero Monumentale, nel cubo 9/0027 del Campo della Gloria.
Castagno Luciano
Nato a Sarzana in provincia di La Spezia il 10 luglio 1924, partigiano della 105ª brigata Garibaldi.
La lapide riporta erroneamente Castagna, in luogo di Castagno.
Cumiano Giuseppe
Nato a Orbassano, in provincia di Torino il 1° luglio 1915.
Ferrarese Antonio
Nato a Cavarzere, in provincia di Venezia, il 15 gennaio 1923, meccanico, abitante in corso Brin 14. Partigiano della 2ª divisione Garibaldi, catturato con Capatti, Gagnor, Maina e Negrini il 15 marzo 1944.
Fornero Matteo
Nato a Bibiana in provincia di Torino il 6 luglio 1922, partigiano della 105ª brigata Garibaldi.
Gagnor Aldo
Nato a Torino l’11 maggio 1922, abitante dal giugno 1932 in piazza della Vittoria 9, aggiustatore meccanico, partigiano della 2ª divisione Garibaldi, catturato il 15 marzo 1944 con Capatti, Ferrarese, Maina e Negrini.
Una lapide lo ricorda in via Gramegna angolo via Giachino, insieme a Capatti, Maina, Negrini e Alberto Campadelli, e un’altra in corso Trapani 95 con Dario Cagno.
Oggi riposa al Cimitero Monumentale, nel cubo 22/0006 del Campo della Gloria.
Gianotti Carlo
Nato a Torino il 21 dicembre 1925, residente a Trino Vercellese, partigiano della 4ª brigata Garibaldi.
Maina Sergio
Nato a Torino il 4 giugno 1924, partigiano dell’11ª brigata Garibaldi, catturato con Capatti, Ferrarese, Gagnor e Negrini.
Una lapide li ricorda anche in via Gramegna 11, insieme ad Alberto Campadelli, fucilato a Cudine di Corio il 17 novembre 1944.Oggi riposa al Cimitero Monumentale, nel cubo 46/0022 del Campo della Gloria.
Mascia Quirino
Nato a Senarbì, in provincia di Cagliari, il 7 febbraio 1909, residente a Collegno. Partigiano dell’11ª brigata Garibaldi, catturato durante un rastrellamento a Pessinetto, in Val di Lanzo, il 9 marzo 1944.
Nel fondo Associazione nazionale famiglie martiri caduti per la libertà è presente con il nome “Maxia”.
Negrini Bruno
Nato a Stienta, in provincia di Rovigo, il 5 maggio 1926, apprendista.
Nell’ottobre 1935 giunse in città con la famiglia dal paese d’origine e andò ad abitare in via Ciamarella. Partigiano della 8ª brigata Garibaldi, catturato con Capatti, Ferrarese, Gagnor e Maina.Una lapide li ricorda anche in via Gramegna 11, insieme ad Alberto Campadelli, fucilato a Cudine di Corio il 17 novembre 1944.
Negro Giuseppe
Nato a Bibiana in provincia di Torino il 17 ottobre 1924, residente a Valdellatorre, partigiano della 5ª divisione Gl.
Pagano Remo
Nato a Torino il 4 maggio 1920, residente a Torino, maestro elementare, comandante di nucleo nella 2ª divisione Garibaldi, catturato a Balme l’8 marzo 1944.
Parussa Luigi
Nato a Torino il 3 gennaio 1926, residente a Torino, elettricista, sappista nel 1° settore cittadino con il nome di battaglia Micron.
Perotti Carlo
Nato a Campiglione Fenile in provincia di Torino il 27 dicembre 1922, residente a Bibiana, partigiano della 105ª brigata Garibaldi.
Piola Andrea
Nato a Carignano in provincia di Torino il 5 dicembre 1922, residente a Carignano, partigiano della 105ª brigata Garibaldi.
Rossi Walter
Nato a Torino il 24 novembre 1924 da famiglia ebraica, partigiano della 105ª brigata Garibaldi col nome di battaglia Zanzara.
Salvitto Ugo Amedeo
Nato a San Severo in provincia di Foggia il 1° aprile 1924, appartenente alla 105ª brigata Garibaldi.
Oggi riposa al Cimitero Monumentale, nel cubo 31/2 del Campo della Gloria.
Speranza Ernesto
Nato ad Agira, in provincia di Enna, il 26 novembre 1922, partigiano della 105ª brigata Garibaldi col nome di battaglia Visconti.
Medaglia d’argento al valor militare.
Oggi riposa al Cimitero Monumentale, nel cubo 29/6 del Campo della Gloria.
Con loro anche 6 salme non riconosciute.
Fonti:
Aisrp, C 69 a, Oscar, Relazione sui fatti conseguenti la cattura dei garibaldini sulla Romella (Diario delle giornate dal 23 marzo al 7 aprile), Servizio stampa e propaganda della Prima Divisione d’assalto Garibaldi “Piemonte”
Monumento ai caduti a Pian del Lot, “La Fiaccola ardente”, 1, n. 6, agosto 1946
Pian del Lot, “La Fiaccola ardente”, 1, n. 10, dicembre 1946
Sergio Segre, Inaugurazione del monumento a 27 fucilati del Colle della Maddalena, “Battaglia nuova”, 2, n. 47, 30 novembre 1946
G. Marabotto, Un prete in galera, cit., vol. 2, pp. 134-135
Per i 27 martiri del Pian del Lot, “La Fiaccola ardente”, 4, n. 8, marzo 1949
Consiglio Regionale del Piemonte, “La strage del Pian del Lot”, a cura dell’Anpi, Torino, s.d.. L’opuscolo pubblica in appendice il “Diario” di Oscar, in una redazione ampiamente rielaborata dopo la liberazione.
Pierandrea Servetti, “Torino tra guerra e resistenza 1940-1945”. Con riferimenti alla Circoscrizione San Salvario, Cavoretto, Borgo Po, Torino, 8ª Circoscrizione, 1997
“Torino 1938/45. Una guida per la memoria”, cit., pp. 67-68
P. Cordone, “Diario 1943 – 1945”, cit., p. 97
Per informazioni: A.N.P.I. “Nicola Grosa” www.anpinicolagrosa.it […]
Redazione, Strage di Pian del Lot – 2. 4. 1944, A.N.P.I. “Nicola Grosa” Torino, 2 aprile 2021

E’ la più sanguinosa tra le rappresaglie compiuta dai tedeschi sul territorio torinese, in seguito all’uccisione di un proprio commilitone. La sera del 30 marzo 1944, il caporale Walter Wohlfahrt, appartenente ad una batteria della Flak, viene colpito a morte sul ponte Umberto I, a Torino. L’attentatore è un partigiano appartenente ai Gruppi di azione patriottica, che non viene catturato. Benché probabilmente l’occasione dell’azione sia stata assolutamente fortuita, i quotidiani locali danno grande rilevanza all’episodio e ritengono che l’attentato sia stato metodicamente preparato.
La sera del 1° aprile, i nazisti, anche nella nuova ottica di lotta alle bande promossa da Kesselring, scelgono ventisette giovani fra le centinaia di partigiani catturati durante i rastrellamenti del mese di marzo in Val di Lanzo e in Val Pellice. Alle prime luci dell’alba del 2 aprile 1944, i condannati a morte sono condotti al Pian del Lot, un posto isolato sulla collina torinese, nei cui pressi ha prestato servizio il caporale ucciso. Legati per le mani a piccoli gruppi di quattro, sono abbattuti a colpi di mitraglia davanti ad una fossa comune che probabilmente essi stessi hanno scavato. I corpi sono sepolti lì, senza alcun segno di riconoscimento. Nel 2005 è stato individuato fra gli ignoti il partigiano Matteo Besso.
Barbara Berruti, Episodio di Pian del Lot, Torino, 02.04.1944, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia

Il 2 aprile 1944 i nazifascisti commisero la strage più feroce della guerra sul territorio della città di Torino: 27 persone, anche civili, vennero massacrate e gettate in una fossa comune senza nomi.
[…] Il piano per l’eccidio fu elaborato dagli ufficiali Alois Schimd e Wido Zimmer della SD (la famigerata polizia politica delle SS tedesche) nella nuova ottica di lotta alle bande promossa dal generale Kesselring, comandante in capo delle forze tedesche d’occupazione in Italia, e dal generale Wolff delle SS. Essi scelsero personalmente il numero e i nomi dei condannati a morte che, la sera del 1° aprile, vennero prelevati dal carcere Le Nuove fra le centinaia di partigiani e civili catturati sia durante i rastrellamenti del mese di marzo, nelle valli di Lanzo e in val Pellice, sia dalla Sipo/SD a Torino e comuni limitrofi.
Alle prime luci dell’alba del 2 aprile 1944, i condannati furono condotti al Pian del Lot, legati per le mani a piccoli gruppi di quattro, e vengono abbattuti a colpi di mitraglia. Alla strage, appureranno i processi nel dopoguerra, partecipano militari della FLAK, la contraerea tedesca che aveva batterie sul pianoro, della Sipo e i fascisti delle brigate nere. Tra di loro vi era il sergente maggiore Hans Bode comandante del braccio tedesco delle carceri Nuove.
I corpi furono sepolti lì, senza alcun segno di riconoscimento. Le fosse, già preparate dal mattino da ignari operai forzati dell’organizzazione Todt, furono ricoperte da altri prigionieri prelevati, come i giustiziati, dal braccio tedesco E (ovvero elimination) dove erano detenuti i destinati alla fucilazione: pertanto i tedeschi erano certi che non vi sarebbero stati testimoni. Uno di loro era Oscar (Giovanni Borca) garibaldino della 105° brigata, che, qualche giorno, dopo scampò miracolosamente alla sua fucilazione avvenuta il 7 aprile del 1944 a Caluso insieme ad altri 15 partigiani. Fu proprio lui a dare le prime notizie dell’eccidio che vennero pubblicate immediatamente sul bollettino clandestino della 1° divisione d’assalto Garibaldi “Piemonte” fin dal maggio seguente.
Redazione, 2 aprile 1944, l’eccidio del Pian del Lot, C.S.O.A. GABRIO, 2 aprile 2022