Lo sport a Milano sotto il regime fascista

Milano: Velodromo Vigorelli

Milano è anche la capitale storica della declinazione sportiva del fascismo. In questo settore, infatti, la città primeggiava in diverse discipline: ad esempio, il campionato di calcio del 1937/38 e del 1939/40 fu vinto dall’Ambrosiana Inter, dal 1936 al 1940 il campionato italiano di pallacanestro maschile fu appannaggio ininterrotto della Borletti Milano, mentre il campionato femminile fu vinto per due anni dalla Canottieri Milano e dalle cestiste dell’Ambrosiana Milano. <162
Sempre a Milano nacque nel 1932 il Sindacato Nazionale Fascista degli Sportivi Professionistici. Ad esso aderirono tutti i lavoratori dello sport, gli allenatori e le associazioni sportive. Secondo le normative vigenti gli sportivi professionisti cercavano impiego tramite l’Ufficio Nazionale di Collocamento per lo Sport e venivano assunti sulla base di contratti collettivi da datori di lavoro che, operando in collaborazione con le varie Federazioni sportive, si facevano carico dell’assistenza e della previdenza sociale. <163
Dal 1927 lo sport a Milano era gestito dall’ufficio sportivo operante presso la Federazione provinciale milanese. Esso aveva la funzione di esercitare il controllo politico e tecnico disciplinare su tutte le associazioni del territorio, provvedendo alla nomina dei dirigenti, coordinando le attività delle società sportive predisponendone i programmi, elargendo aiuti morali e finanziari, vigilando sulla costruzione e nella gestione degli impianti sportivi. Una delle finalità più importanti della Federazione provinciale milanese dello sport risiedeva nel promuovere tra la gioventù l’amore per l’educazione fisica, diffondendo la conoscenza delle varie normative e assicurando il regolare svolgimento degli eventi sportivi promossi dalle varie organizzazioni fasciste. <164
In città era molto attivo anche il comitato provinciale dell’Opera Nazionale Balilla, dalla quale dipendevano anche i reparti delle Piccole e delle Giovani Italiane. Le esigenze legate a un’educazione eroica e guerriera imposero che l’addestramento militare venisse avviato già nelle legioni dei Balilla sotto forma di istruzione individuale e scolastica. <165 Le attività fisiche praticate dall’ONB provinciale erano indirizzate al progressivo miglioramento di massa e allo sviluppo, tramite le competizioni di squadra, dello spirito di sacrificio morale e di solidarietà nei giovani. All’interno dell’ONB erano inoltre previste anche attività culturali come corsi serali, organizzazione di conferenze e mostre, rappresentazioni teatrali.
Molto presente e radicato nel territorio era il Gruppo Universitario Fascista con sezioni specializzate in campo culturale, sindacale, assistenziale e sanitario. Gli studenti universitari iscritti al GUF potevano praticare gratuitamente le discipline in programma nelle diverse sezioni locali, come per esempio l’alpinismo, lo sci o l’atletica leggera.
Un ruolo molto importante fu svolto dal Dopolavoro provinciale. Al suo interno si diffondeva l’idea della necessità di dover tenere un sano tenore di vita al fine di avere un lavoratore più operoso e fresco, in quanto il potenziamento delle capacità psicofisiche era utile per incrementare i livelli di produttività. Il Dopolavoro milanese era finalizzato anche all’occupazione proficua del tempo libero dei lavoratori, alla diffusione dello spirito di collaborazione all’interno di spazi di solidarietà nazionale e alla preparazione al servizio della patria. Nei circoli dopolavoristici le attività agonistiche, soprattutto il ciclismo, il tiro a volo, la scherma, l’atletica leggera, il nuoto e il canottaggio, venivano praticate in modo continuativo. Le realtà istituzionali più solide in città erano rappresentate dal dopolavoro milanese delle Ferrovie Nord Edison, del dopolavoro dell’Azienda Tramviaria Municipale e del dopolavoro Pirelli. <166
I due settori trainanti dei circoli sportivi impegnati nell’ambito delle attività ricreative e sportive erano legati all’escursionismo e alle bocce. L’escursionismo era infatti l’attività dopolavoristica più diffusa con le gite domenicali, le escursioni in collina e montagna, le gare di marcia e i corsi di sci. Le bocce erano invece l’attività ricreativa più amata dai ceti popolari della città: l’OND ha istituzionalizzato il gioco delle bocce conferendogli un taglio sportivo, introducendo però contemporaneamente una forma di controllo che offuscò gran parte degli elementi ludici dell’attività (come successo per altri sport, bisognava essere tesserati all’OND per far parte della Federazione Italiana Giuoco Bocce). <167
Il fascismo si impegnò in un profondo rinnovamento dall’impiantistica sportiva milanese, il quale ebbe un importante impatto sul volto dell’intera città. Nelle ambizioni della “grande Milano” vi era il progetto della costruzione di nuove infrastrutture su tutto il territorio cittadino. Ma, malgrado gli sforzi l’impiantistica cittadina rimase ancora lontana dal poter fra fronte alle numerose manifestazioni allestite dalle varie Federazioni sportive e dalle organizzazioni di massa, e dunque si rese inevitabile il riscorso alle attrezzature preesistenti, integrandole con le nuove strutture.
L’ufficio urbanistico, l’ufficio tecnico e la commissione per gli impianti sportivi della città fissavano un modello di riferimento a cui gli architetti erano tenuti a conformarsi. Le infrastrutture coinvolte erano principalmente le scuole, le piscine e i campi sportivi zonali. Ad esempio, tra i requisiti richiesti per la costruzione di ogni nuovo edificio scolastico venne fissata la presenza di un vasto cortile da adibire alle cerimonie e alle esercitazioni ginnico – militari e l’esistenza di una palestra per la sezione maschile e una per quella femminile. <168
Per quanto riguardava le piscine, a Milano la situazione era desolante: a fronte di una popolazione in crescita, che nei mesi estivi avvertiva sempre di più il bisogno di luoghi dove poter trovare refrigerio, le strutture esistenti fino a metà degli anni Venti si riducevano a poche e vecchie piscine scoperte. Prendendo atto di questo stato di cose allora il comune nel 1929 abbozzò un progetto di piscina-tipo, ma solo due degli impianti ipotizzati vennero realizzati. Il problema delle piscine venne però aggirato con la costruzione di nuovi poli di attività acquatica: il Lido di Milano e l’Idroscalo.
Nel 1931 venne inaugurato il Lido, una grande area attrezzata per le attività sportive comprendente una piscina di cinquanta metri con trampolino di moderna concezione, campi da tennis e terreni per il gioco delle bocce. Negli anni Trenta e Quaranta il Lido rappresentò uno dei luoghi più amati e frequentati dai milanesi.
Sempre nello stesso anno fu costruito l’Idroscalo, luogo di balneazione e ideale bacino di gara per canottieri e motonauti intitolato a Galeazzo Ciano. <169 Nelle prime intenzioni dei progettisti non vi erano legami con lo svago e lo sport, essendo principalmente concepito come una moderna stazione per idrovolanti agevolmente collegata alla città. Ma l’idro-aerostazione non fu mai completata, lasciando perciò spazio alla creazione di un vero e proprio polo sportivo. L’Idroscalo rappresentò una grandiosa opera di prestigio per il regime fascista, che dunque non mancò di ricevere il plauso e l’approvazione dello stesso Mussolini, e che negli anni fu riconosciuto da tutti i cittadini come “il mare dei milanesi”. In questa struttura, dotata di una grande tribuna per il pubblico, si ospitarono nel 1934 i “Littoriali del Remo” e nel 1938 i “Campionati europei di canottaggio e motonautica”.
Uno degli sport più in voga a Milano durante il fascismo fu il ciclismo. La città rappresentò il centro più dinamico per questo sport, essendo anche in grado di organizzare le manifestazioni nazionali di maggiore interesse e portata, come la Milano-Sanremo, il Giro di Lombardia e il Giro d’Italia (che per la prima volta nel 1934 terminò le sue tappe a Milano con la vittoria di Learco Guerra). Tutti questi eventi suscitarono nella popolazione entusiasmo ed euforia, essendo il ciclismo praticato assiduamente da quasi tutte le unioni sportive, nei Fasci Giovanili e in molti circoli dopolavoristici. <170 Inoltre Milano aveva un ruolo egemonico nella produzione di biciclette. In città erano presenti le aziende dei maggiori fabbricanti (come per esempio la Bianchi, l’Atala e la Legnano) e tutta l’industria calcistica alimentava un vastissimo indotto nella provincia. Proprio per questo vasto seguito nella cittadinanza si decise di demolire il vecchio velodromo Sempione di via Arona per costruire nel 1934 e inaugurare l’anno successivo, con la prestigiosa sponsorizzazione della Gazzetta dello Sport, il velodromo Vigorelli. Esso poteva vantare una pista lunga quasi 400 metri, che nel 1942 ospitò il primato mondiale del ciclismo su pista di Fausto Coppi.
Immediatamente dopo il calcio e il ciclismo, la boxe era uno degli sport preferiti dai milanesi. In città il pugilato vantava ben cinque associazioni specializzate e numerose polisportive, e dal 1920 fu per dieci anni anche la sede della Federazione nazionale.
Tra il 1921 e il 1928 anche l’Arena Civica subì una serie di interventi di ristrutturazione che determineranno la costruzione di una pista per l’atletica leggera e il campo per gli incontri di calcio.
Ma è soprattutto con la costruzione dello stadio di San Siro nel 1926, progettato dagli ingegneri Stacchini e Cugini che l’edilizia sportiva fascista raggiunse il massimo della sua espressione <171. Il campo sportivo, che sostituiva l’Arena Civica utilizzata per gli incontri calcistici e per altre manifestazioni sportive, costituiva uno degli impianti più moderni in assoluto.
L’esigenza di dotare Milano di un grande stadio si accentuò dopo che il dirigente sportivo Achille Starace designò la città come sede di svolgimento dei Littoriali del 1934. Lo stadio, dallo schema tipologico ellittico anulare tipico delle costruzioni di quel periodo, <172 venne progettato con diversi ingressi, tribune perimetrali, pensilina di copertura della tribuna con trasparenti tralicci metallici per non disturbare la visuale degli spettatori, un’architettura interna disadorna con rivestimento in ferro ed eternit, ampi spazi ricavati sotto gli spalti con spogliatoi, uffici per la direzione e sala per gli arbitri e la capacità di ospitare 55.000 persone.
L’idea di allestire un nuovo e più ampio stadio diventò anche un’occasione di lavoro e incentivo alle attività economiche della città e il segno di rinascita e di orgoglio civico. <173 Nel 1935 lo stadio di San Siro venne acquistato dal comune di Milano, insieme anche alla piscina Cozzi e il velodromo Vigorelli, in quanto impianto di interesse civico.
Attrezzata per la ricezione di un pubblico numeroso, grazie anche alla nuova linea di tram attivata nel 1924 che la integrava con le altre strutture urbane, l’area di San Siro si prestava dunque a diventare una città dello sport. <174 Qui venne costruito il primo grande ippodromo da galoppo della città e successivamente il secondo ippodromo dedicato al trotto: da allora tutti gli sport a cavallo, grande passione della borghesia meneghina, divennero l’anima del quartiere San Siro che ospitò sia fantini milanesi che divennero poi famosi in tutto il mondo sia un’enorme quantità di pubblico appassionato. È inoltre da sottolineare come l’ippica fu uno dei pochissimi sport che sotto il fascismo si mantenne indipendente, riuscendo a rimanere una disciplina smarcata dal coordinamento e dall’organizzazione del Coni.
Fu così che negli anni Trenta nel quartiere di San Siro iniziò a sorgere una vera e propria cittadella degli sport che comprendeva dunque l’ippodromo, il trotter, lo stadio di calcio, il luna park lido e il Palazzetto dello Sport. <175
[NOTE]
162 Ogliari F., Milano nell’era fascista, cit., pag. 215
163 Fabrizio F., Andare verso il popolo. Fascismo e sport a Milano negli anni 30, cit., pag. 121
164 Fabrizio F., Andare verso il popolo. Fascismo e sport a Milano negli anni 30, cit., pag. 61
165 Ivi, pag. 63
166 Fabrizio F., Andare verso il popolo. Fascismo e sport a Milano negli anni 30, cit., pag. 80
167 Ivi, pag. 111
168 Ivi, pag. 107
169 Fabrizio F., Andare verso il popolo. Fascismo e sport a Milano negli anni 30, cit., pag 109
170 Fabrizio F., Andare verso il popolo. Fascismo e sport a Milano negli anni 30, cit., pag. 32
171 Ogliari F., Milano nell’era fascista, cit., pag. 104
172 AA. VV., San Siro. Storia di uno stadio, Milano, Electa, 1989, pag. 75
173 AA. VV., San Siro. Storia di uno stadio, Milano, Electa, 1989, pag. 62
174 Ivi, pag. 51
175 Fabrizio F., Andare verso il popolo. Fascismo e sport a Milano negli anni 30, cit., pag. 113
Valentina Marcon, I luoghi della nazione sportiva fascista. Progetto didattico tra sport, storia e propaganda, Tesi di laurea, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno accademico 2020/2021