L’operazione gestita da Dulles fu portata avanti con una diretta esclusione del dipartimento di Stato

Intorno alla metà di marzo del 1945 una nuova crisi si aprì nei rapporti interalleati, proprio relativamente all’Italia. Le trattative in corso tra il capo della sezione svizzera dell’Oss, Allen Dulles – futuro direttore della Cia – ed alcuni alti ufficiali nazisti, finalizzate alla resa delle truppe tedesche nell’Italia settentrionale, fecero bruscamente riaprire la questione della resa incondizionata. Stalin, nonostante l’assoluta segretezza delle operazioni di contatto fra i vertici nazisti in Italia e l’intelligence statunitense, riuscì a venirne rapidamente al corrente ed accusò immediatamente Stati Uniti ed Inghilterra di violazione della condizione della resa incondizionata, oltre che di deliberata esclusione dell’Unione Sovietica dalle trattative, al fine di firmare una pace separata angloamericana con la Germania ai danni dell’Urss <115. Le trattative segrete erano iniziate ai primi di febbraio del ‘45. All’inizio di marzo gli intermediari delle due parti, l’Oss e gli uomini del generale Wolff, capo delle SS in Italia, si incontrarono in gran segreto a Lugano per discutere il contesto della resa. L’intento di Allen Dulles era quello di permettere agli eserciti inglese ed americano di raggiungere ed occupare Trieste, prima che lo facessero i partigiani titini jugoslavi, o eventualmente le stesse truppe dell’Armata Rossa che stavano rapidamente avanzando verso Ovest. Ma la preoccupazione centrale per il futuro direttore della Cia era relativa alla possibilità che i partigiani stessi, da un momento all’altro, insorgessero: sconfiggendo i tedeschi, avrebbero assunto un controllo diretto del Nord-Italia, lasciando fuori i comandi angloamericani dal territorio con conseguenze politiche per il futuro della penisola che apparivano di valore geostrategico enormi. “Una occupazione che venga effettuata prima di noi di questa area da parte delle forze dominate dai comunisti potrebbe definitivamente determinare le zone di influenza post-belliche, o anche di occupazione”, si legge in un telegramma a firma di Dulles per il War Department <116. Si trattava di una preoccupazione condivisa da molti ufficiali angloamericani in Italia, e a metà marzo il generale inglese Airey e il generale americano Lemnitzer si recarono segretamente in Svizzera per avere da Dulles informazioni dirette proprio sulla forza dei comunisti nel nord Italia e sulle possibilità di una ripetizione degli eventi di Atene <117. L’operazione gestita da Dulles fu portata avanti a livello decisionale in collaborazione con i vertici militari, certamente, come notato da Aga-Rossi e Smith, con una diretta esclusione del dipartimento di Stato <118. La divergenza infatti tra l’orientamento degli alti gradi dell’esercito e del dipartimento della Guerra e la linea seguita dall’amministrazione Roosevelt si andava acuendo proprio in quel periodo, e la vicenda delle trattative per la resa tedesca in Italia fu un importante momento in cui le due linee vennero a diversificarsi concretamente. “Alla fine l’accordo di resa venne concluso, ma soltanto due giorni prima che, con il suicidio di Hitler, la determinazione tedesca di combattere fino alla fine venisse meno”, come sottolinea Aga-Rossi <119.
L’azione portata avanti da Dulles in accordo con Stimson e il Joint Chiefs of Staff, oltre a riflettere un riorientamento in senso antisovietico ed anticomunista dei vertici militari, era in linea con la direzione intrapresa dal direttore dell’Oss, guidato dal generale “Wild Bill” Donovan. Egli aveva iniziato nell’autunno del 1944 a deviare il focus dell’attenzione dei servizi americani verso il pericolo di una diffusione del comunismo in Europa. Gli sviluppi della situazione militare durante la prima metà del ‘44 avevano rassicurato il capo dell’intelligence dell’imminente successo delle armate alleate nei confronti delle forze nazifasciste, portandolo alla convinzione che l’attività di intelligence avesse bisogno di essere riorientata verso quella che lui considerava la nuova minaccia incombente sull’Europa, oltre che sul destino degli Stati Uniti come potenza mondiale <120. Il piano per il futuro dell’azione del servizio durante gli ultimi mesi di guerra e soprattutto durante il successivo periodo di pace prevedeva un rapido sviluppo della capacità di portare a termine operazioni clandestine all’estero, ed una proiezione dell’intelligence verso un’attiva contrapposizione alla prevista espansione comunista in Europa. Quanto appreso dall’esperienza della lotta antinazista sarebbe stato messo a frutto per combattere clandestinamente il comunismo nei paesi in cui si fosse dimostrato essere una minaccia.
Il generale Donovan sottopose al presidente Roosevelt le esigenze di lungo e breve termine dell’organizzazione, consegnandogli un progetto – curato nei minimi dettagli, soprannominato poi “Donovan Plan” – nel quale chiedeva di porre il controllo dell’intelligence statunitense direttamente nelle mani del presidente. In questo modo il direttore del servizio segreto avrebbe avuto un controllo assoluto sulla materia, non dovendo rispondere ad altri che al presidente stesso. Nel progetto il generale sottolineava con forza la necessità di dotare il servizio segreto di una capacità reale di portare a termine complesse “operazioni sovversive all’estero”: tale servizio avrebbe permesso di “pianificare e portare avanti la politica e le strategie nazionali” <121.
Il piano fu presentato al presidente il 18 novembre 1944: la reazione di Roosevelt fu immediatamente negativa, avendo egli avuto l’impressione che l’idea di Donovan fosse quella di creare un braccio segreto pronto a condizionare oltre misura la politica estera americana, e ad usare spregiudicatamente una forza che avrebbe basato la sua azione su operazioni clandestine illegali <122. Nel gennaio del ’45 Roosevelt ordinò al consigliere militare alla Casa Bianca, il colonnello Park, di avviare un’indagine segreta sulle operazioni portate avanti dall’Oss fino a quel momento. L’idea che il presidente si era fatto era che ciò che Donovan aveva in mente si avvicinasse di più ad una sorta di nuova grande Gestapo, che ad un servizio di informazioni in grado con il suo lavoro di intelligence di mettere al riparo la nazione da futuri disastri come quello accaduto nel dicembre del ’41 <123.
Nel frattempo Roosevelt aveva dato ordine al segretario di Stato Stettinius di produrre insieme a Forrestal e al General Attorney Francis Biddle un piano per la creazione di un servizio di intelligence per il dopoguerra <124. Ma la conclusione dell’indagine ordinata da Roosevelt, per un oscuro disegno del fato, doveva arrivare solamente il 12 aprile: il colonnello Park entrò alla Casa Bianca con in mano il rapporto che presentava l’organizzazione condotta da Donovan come uno dei mali più gravi dell’America, convinto di consegnarlo nelle mani di colui che lo attendeva, scoprendo invece che il presidente aveva appena lasciato il mondo dei vivi.
[NOTE]
115 I dettagli del lavoro d’intelligence americano condotto da Dulles per la resa delle forze tedesche sono stati studiati nel volume di E. Aga-Rossi e B. F. Smith, Operation Sunrise. La resa tedesca in Italia, 2 maggio 1945, Milano, Mondadori, 2005. Cfr. anche il volume di F. W. Deakin, La brutale amicizia: Mussolini, Hitler e la caduta del fascismo italiano, Torino, Einaudi, 1990, pp. 1005-1026, e P. Grose, Gentleman Spy: the Life of Allen Dulles, Boston, Houghton Mifflin, 1994, pp. 221-245.
116 NARA, RG 226, Entry 210, Box 219, Folder 013, telegramma datato 15 febbraio 1945.
117 Cfr. J. Srodes, Allen Dulles, Master of Spies, Washington D.C., Regnery Publishing, 1999, p. 30.
118 Cfr. E. Aga-Rossi e B. F. Smith, Operation Sunrise, cit., p. 12.
119 E. Aga-Rossi e B. F. Smith, Operation Sunrise, cit., p. 7.
120 FRUS, 1945-1950, vol. Emergence of the Intelligence Establishment, p. 1.
121 T. F. Troy, Donovan and the Cia: A History of the Establishment of the Central Intelligence Agency, Frederick, University Publications of America, 1981, pp. 445 e seguenti, appendix M.
122 T. Weiner, Legacy of Ashes: the History of the CIA, New York, Doubleday, 2007, pp. 18-19.
123 Sulle reazioni negative di Roosevelt al piano cfr., fra gli altri, l’articolo “Donovan’s Plan”, The Washington Post, 16 febbraio 1945, p. 6. Sulla comparazione del piano con una super-Gestapo cfr. l’articolo “Donovan Upheld on Peace Spy Plan: Comparison of Proposal for Intelligence Service to the ‘Gestapo’”, The New York Times, 13 febbraio 1945, p. 14.
124 Cfr. FRUS, 1945-1950, Emergence of the Intelligence Establishment, cit., p.180.
Siria Guerrieri, Obiettivo Mediterraneo. La politica americana in Europa Meridionale e le origini della guerra fredda. 1944-1946, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Roma “Tor Vegata”, Anno accademico 2009/2010