Parlando delle vicende della Valcellina Teresina Degan descrive la nascita della Brigata Unificata Ippolito Nievo

Sembra chiaro, dunque, come la zona della Destra Tagliamento fu caratterizzata da un’importante e variegata attività partigiana. A dare una svolta a quest’ultima, furono i primi sei mesi del 1944 che segnarono un profondo mutamento del movimento resistenziale. Infatti, già verso la fine del febbraio 1944, con la scomparsa della neve e l’imminente arrivo della primavera che consentiva spostamenti più sicuri, i distaccamenti presenti in montagna, sul Monte Ciaurlec, «si abbassarono e sciamarono lungo la Pedemontana: le loro azioni si moltiplicarono e il richiamo della loro presenza e della loro attività diventò fortissimo presso i giovani e i non più giovani, che accorsero nelle file partigiane» <81.
Verso la fine del marzo 1944, il distaccamento «Mazzini 2°» giunse in Carnia dalla Valle di Preone e il 2 aprile attaccò il presidio dei carabinieri di Ampezzo, segnando l’inizio della lotta di liberazione in Carnia. Nei giorni seguenti si vide un afflusso di nuove reclute e le squadre del distaccamento «Mazzini 2°» iniziarono a spostarsi in diverse direzioni. Il primo gruppo verso la Val Pesarina e il Canal di Gorto che, dopo aver preso contatti con alcuni gruppi autonomi, costituì la sua base a Mione, diventando così un grosso distaccamento e allargando la zona d’influenza in direzione della Val Calda, l’alta Valle del But, fino a giungere a Paluzza e Treppo Carnico. La seconda squadra si spostò invece verso Villa Santina e, il 20 aprile, dove giunse il Comando del Btg. «Garibaldi-Friuli» (B.G.F.) – costituitosi nel gennaio 1944 e trasferitosi nella Valle di Preone nel febbraio dello stesso mese – proveniente dal Monte Ciaurlec, da cui poi dipesero in seguito i distaccamenti garibaldini presenti nel settore carnico. Il nucleo centrale del «Mazzini 2°» si trasformò in un grande reparto con operatività su Forni di Sotto e l’ultimo gruppo, rimasto nella Zona di Ampezzo, operò nella raccolta di volontari presenti nella zona. Questi distaccamenti allargarono così il raggio di azione partigiana che in quel momento comprendeva la zona delle Prealpi Carniche, della Valcellina e della Carnia <82.
[NOTE]
81 Candotti, Le formazioni armate Garibaldi e Osoppo dalla loro origine all’offensiva nemica…, cit., p. 29.
82 Ivi, p. 30.
Gioia Vazzaz, Soggettività e oggettività nell’opera storiografica di Mario Candotti, Università degli Studi di Trieste, Anno accademico 2021-2022

Gli autori, parlando del rapporto fra Resistenza e autorità civile, affermano che nei primi giorni della lotta di liberazione i partigiani attaccarono i comandi di carabinieri e guardia di finanza della Valcellina [nel Parco Naturale delle Dolomiti Friulane] e della Pedemontana, prelevando tutte le armi disponibili e che successivamente le forze partigiane si occuparono della sicurezza della popolazione <22.
In questo testo è analizzata l’organizzazione della Quinta Brigata Osoppo, dalla sua formazione alla liberazione, descrivendo i cambiamenti che vi furono nella consistenza dei battaglioni e nei comandi nel periodo in cui operò all’interno della brigata unificata Ippolito Nievo e dopo i rastrellamenti dell’autunno 1944 <23.
Nel saggio sono elencate in ordine cronologico le operazioni militari, del periodo giugno-ottobre, compiute dalla Quinta Brigata Osoppo, e sono descritti i rastrellamenti tedeschi, analizzando le singole operazioni, con il resoconto delle perdite partigiane e tedesche; sono descritte inoltre le operazioni militari del 1945, fino alla liberazione <24. Questo testo ha il pregio di dare un quadro schematico della situazione in Valcellina e far capire l’importanza avuta dalla Quinta Brigata Osoppo per le molte azioni di cui fu protagonista.
Nel 1975 è pubblicato un testo di Teresina Degan, che prende in esame il periodo che va dal maggio 1921 al maggio 1945. Nella prima parte, sono narrate le principali rivolte che vi furono fino al 1943; si parla delle barricate di Torre in cui molti antifascisti lottarono per difendere la Casa del Popolo di Torre, a Pordenone, e di proteste di tessili e contadini negli anni ’30 contro il regime. <25 La Resistenza nella Destra Tagliamento è analizzata dalla nascita delle prime formazioni partigiane, subito dopo l’8 settembre, fino alla liberazione. L’autrice descrive la lotta partigiana partendo dal racconto dei primi sabotaggi contro i presidi tedeschi, <26 fino ad arrivare alla creazione della zona Libera della Valcellina. Parlando delle vicende della Valcellina Teresina Degan descrive la nascita della Brigata Unificata Ippolito Nievo A e afferma che fu determinante perché ha evitato divisioni a danno del movimento partigiano, che vi furono altrove. <27 In questo volume sono poste in evidenza le difficoltà che popolazione e partigiani dovettero affrontare, attraverso il racconto dell’incendio della Valcellina e di ulteriori eccidi che si verificarono nella Destra Tagliamento <28 e la descrizione di torture e impiccagioni di partigiani. <29 Nella parte finale di questo testo vi sono le testimonianze di Attilio Gallini, sul rastrellamento di Pordenone del 6 agosto 1944 e di don Rino Perlin sulla lotta partigiana e le condizioni della popolazione nella Valcellina. Attraverso il racconto degli eventi bellici e le testimonianze dirette, l’autrice da una chiara visione di ciò che fu la Resistenza da un punto di vista militare e civile.
Un autore che ha composto molti scritti sull’aspetto militare della Resistenza è Mario Candotti, un ex partigiano garibaldino, il quale ha scritto saggi che analizzano la presenza partigiana nella varie zone del territorio friulano e per quanto riguarda la Destra Tagliamento si è occupato delle zone prealpine, che erano parte della “Zona Libera della Carnia e del Friuli”. Il primo saggio di Mario Candotti analizza l’evoluzione del Battaglione “Stalin”, composto da partigiani sovietici, e le principali azioni che compì. L’autore afferma che si formò un distaccamento di partigiani sovietici, fra la fine di maggio e l’inizio di giugno del 1944, composto da una trentina di elementi fuggiti da campi di prigionia tedeschi, che operò a fianco del battaglione garibaldino “Matteotti”, dando un grosso contributo alla lotta con attacchi ai presidi tedeschi; durante l’estate 1944 ci fu l’afflusso di altri russi, alcuni provenienti dalle armate cosacche e la Divisione Garibaldi Friuli decise di creare un battaglione di partigiani sovietici con comando russo <30. L’autore descrive le azioni compiute dal battaglione “Stalin” contro i presidi cosacchi, usando come fonte il diario storico del battaglione, e afferma che le azioni compiute dal reparto russo furono molto rapide e efficaci <31.
Nel testo sono descritte dettagliatamente le fasi dell’offensiva tedesca, analizzando soprattutto il ruolo svolto dai partigiani russi nella difesa della Zona Libera e citando le perdite avute dal battaglione <32. L’autore cita il comandante “Daniel”, capo del reparto sovietico e racconta come arrivò in Val d’Arzino, con altri due russi, sfuggendo da un campo di concentramento; Candotti afferma che con la morte del suo comandante, descritto come un uomo coraggioso e intelligente, il battaglione “Stalin” entrò in crisi e fu trasferito dalla Val d’Arzino alla Val Tramontina <33. Nell’epilogo, Mario Candotti afferma che il battaglione “Stalin” combatté eroicamente nella guerra di liberazione e che lasciò un ricordo indelebile nelle popolazioni del Friuli.
Nel saggio pubblicato nel 1977 Mario Candotti analizza la seconda fase dell’offensiva tedesca contro le forze partigiane operanti nelle Prealpi Carniche occidentali <34, che portò alla fine della “Zona Libera della Carnia e del Friuli”.
Nel testo, il cui contenuto deriva da una relazione, fatta dall’autore nel maggio 1945, su richiesta del comando del Gruppo Divisioni “Garibaldi-Friuli”, vi è una accurata descrizione delle forze che si confrontarono; l’autore riporta la composizione delle forze nazifasciste e partigiane e le loro zone di competenza <35. La descrizione dell’offensiva è molto attenta: sono riportati dall’autore i movimenti dei vari reparti, anche attraverso carte tematiche, e inoltre sono descritte le discussioni all’interno del movimento partigiano per scegliere le strategie di combattimento <36. L’autore, nell’epilogo, afferma che i partigiani furono sconfitti, nonostante avessero lottato per mesi con l’appoggio della maggioranza della popolazione carnica e friulana, in quanto le forze tedesche erano nettamente superiori <37.
Sempre di Mario Candotti, è uno studio dedicato ai rastrellamenti, effettuati dai nazifascisti, nella zona tra Meduna, Arzino e Tagliamento <38. Nella prima parte del testo, l’autore descrive il territorio e fa una breve storia di tutti i battaglioni partigiani che vi operarono, dalla loro costituzione all’inizio dei rastrellamenti; per ogni battaglione, Candotti riporta la data in cui si formò, i nomi di chi lo dirigeva, l’organico e l’armamento <39. Un capitolo del saggio è dedicato a spiegare le motivazioni che portarono, nell’ottobre 1944, alla creazione di un comando di coordinamento unificato fra le formazioni “Osoppo” e “Garibaldi” operanti nella “Zona Libera della Carnia e del Friuli”; l’autore afferma che ci furono molti fattori che portarono ad un unione fra le formazioni partigiane: la convinzione, di capi e gregari, che la guerra partigiana non poteva continuare se non unendo uomini e mezzi sotto una direzione unitaria, la certezza che si stava avvicinando un attacco contro la “Zona Libera” e le pressioni delle missioni alleate, che vincolavano i rifornimenti di armi ed equipaggiamento alla realizzazione del coordinamento unificato.
Candotti elenca i comandi di coordinamento che si formarono, riportando i nomi di comandanti e commissari; inoltre riporta i nomi dei battaglioni che facevano parte del comando di coordinamento “Gruppo Brigate Sud”, che presidiava il territorio di cui si occupa il saggio, indicando per ognuno di essi il compito che doveva svolgere in caso di attacco nemico <40. La parte preponderante di questo studio analizza in modo dettagliato i rastrellamenti nazifascisti, descrivendo i principali combattimenti e i problemi che affrontarono i battaglioni partigiani <41. L’autore, nella parte finale del testo, afferma che fu grave il fatto che il comando di coordinamento fu sciolto nel dicembre 1944, nel pieno dei rastrellamenti <42.
[NOTE]
21 AA.VV., La Resistenza in Valcellina: appunti sull’attività della Quinta Brigata “Osoppo Friuli” in Storia contemporanea in Friuli vol. 1, Istituto Friulano perla Storia del Movimento di liberazione, Udine, 1971, p. 54
22 Ivi, p. 55
23 Ivi, p.57
24 Ivi, pp. 60-65
25 TERESINA DEGAN, La Resistenza nella Destra Tagliamento, ANPI di Pordenone, Pordenone, 1975, pp. 9-12
26 Ivi, pp. 15-16
27 Ivi, p. 24
28 Ivi, pp. 26-36
29 Ivi, p. 31
30 MARIO MODOTTI, Il Battaglione “Stalin” in Storia Contemporanea in Friuli vol. 6, I.F.S.M.L., Udine, 1975, p. 147
31 Ivi, p. 148
32 Ivi, pp. 149-165
33 Ivi, pp. 150-151
34 MARIO CANDOTTI, Seconda fase dell’offensiva tedesca contro la “Zona libera della Carnia e del Friuli”. Operazioni militari nella destra orografica del Meduna, nell’alta Val Meduna e nella Prealpi Carniche occidentali in Storia contemporanea in Friuli vol. 8, IFSML, Udine, 1977
35 Ivi, pp. 203-217
36 Ivi, pp. 240-243
37 Ivi, pp. 258-259
38 MARIO CANDOTTI, Lotta partigiana tra Meduna Arzino e Tagliamento. I rastrellamenti dell’autunno 1944 in Storia contemporanea in Friuli vol. 12, IFSML, Udine, 1981
39 Ivi, pp. 11-34
40 Ivi, pp. 35-41
41 Ivi, pp. 41-104
42 Ivi, p. 104
Andrea Bortolin, La storiografia sulla guerra di Liberazione sulla Destra Tagliamento, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, 2007