Rispetto alla “modernizzazione” del Partito Socialdemocratico Tedesco, il PSI emise un verdetto negativo

Il socialismo è un’invenzione europea. Nasce nel Vecchio Continente, ma si propaga su scala globale. Trattandosi di un’ideologia camaleontica <275, modifica le proprie caratteristiche in base al contesto in cui si è diffusa, e al modo in cui è stata declinata <276.
Tuttavia, è in Europa che sono nati i primi partiti socialisti. Ed è nel mondo continentale che la sinistra, da sempre identificata con il socialismo <277, si accinge ad abbandonare, seppur gradualmente, quest’ideologia; mutuandola alle contingenze storiche, sostiene qualcuno, o tradendo i propri valori fondativi, asserisce qualcun altro. La sinistra europea aderisce ad un’altra ideologia, rinunciando all’ambizione di costruire un’alternativa al sistema capitalistico-borghese, e circoscrivendo la propria azione a modifiche riformistiche di piccola taglia. È la «scomparsa [definitiva] della sinistra di classe» <278.
Resta da capire a quando risale esattamente quest’importante svolta politica, l’abbandono del socialismo in favore di un «riformismo integrazionistico» <279, dove, per integrazione, si intende l’immissione dei partiti socialisti nel sistema capitalistico moderno e la piena accettazione dello stesso. «La svolta pro-libero mercato» <280 del Partito Socialdemocratico tedesco, «il primo abbandono formale del marxismo da parte di un partito socialista europeo» <281, suscitò molte reazioni all’estero: moti di apprezzamento, di disapprovazione, di sdegno. Al dibattito che ne seguì parteciparono tutti i leaders della socialdemocrazia internazionale, tenuti, dalla portata del cambiamento, quantomeno a rilasciare una dichiarazione sul tema. La dirigenza del Partito Socialista Italiano, ad esempio, guardò con piglio critico alla svolta segnata dal Congresso di Bad Godesberg. In Italia, il Corriere della Sera aveva dedicato ampio spazio all’evento: «il partito socialista [tedesco, ndr] aderisce all’ideologia di mercato propugnata dalla concorrenza» <282. Il giornale “mise in guardia” in guardia l’SPD: «il marxismo, messo fuori dall’uscio, non deve rientrare dalla finestra» <283. Pietro Nenni replicò dalle colonne dell’Avanti: «È abbastanza naturale che i giornali che sono alla ricerca di un socialismo alla misura degli interessi borghesi e capitalisti, abbiano cercato di ritorcere contro il nostro partito le conclusioni del congresso di Bad Godesberg, caratterizzate dal distacco […] dei principi marxisti». E ancora, «ci ridurremo ad essere una setta se ci attenessimo ad un’interpretazione letterale dei postulati di Marx. […] La società che Marx aveva davanti agli occhi […] è profondamente diversa da quella attuale. […] Ma del marxismo rimangono vere ed operanti l’interpretazione economica della storia e la necessità dei lavoratori di organizzarsi in un partito politico […] Un’involuzione come quella della SPD alimentata dalla speranza di una dilatazione di influenza e di maggiori voti appare tanto più singolare […] La verità è che il movimento operaio non esaurisce i suoi obiettivi nel welfare state. […] Il movimento operaio e socialista ha il suo obiettivo nella soppressione del sistema capitalista […]» <284.
Rispetto alla “modernizzazione” del Partito Socialdemocratico Tedesco, il PSI emise un verdetto negativo, e respinse, rivendicando il proprio legame con la tradizione social-marxista del partito, il modello politico e culturale rappresentato dall’SPD. Il PSI si attesterà su posizioni più assimilabili al modello offerto da Bad Godesberg in corrispondenza dell’avvento alla segreteria politica del partito di Bettino Craxi <285. La trasformazione dell’SPD non si estende al resto d’Europa, e l’inedita ideologia mercatista dei socialisti tedeschi non contagia la socialdemocrazia internazionale. È un’evoluzione/deriva che prefigura la svolta pro-capitalistica della sinistra politica europea, senza tuttavia costituirne il fattore determinante. Il motivo per cui in Germania si verifica così presto va ricercato nel peculiare rapporto di sudditanza che lega la Repubblica di Bonn agli Stati Uniti d’America <286, e all’esistenza di un regime stalinista che occupa metà del Paese e ricorre continuamente a metodi autoritari e dispotici, gettando discredito sul socialismo nazionale. Al contrario, rispetto alla Germania, la Francia, sotto l’egida del generale De Gaulle, il padre della Quinta Repubblica, si era parzialmente svincolata dal sistema di alleanze costruito attorno agli USA, e pur mantenendosi nelle strutture politiche e militari euro-atlantiche, si muoveva con discreta autonomia <287. Da questo paese, stando alla ricostruzione degli eventi e alla lettura che ne danno Aldo Barba e Massimo Pivetti, muove «la deriva trentennale della sinistra delle maggiori nazioni europee: la sua crescente adesione al processo di deregolamentazione economica e all’ideologia di mercato» <288. Nel corso del biennio 82-83, il governo francese, sostenuto da una coalizione di sinistra – di cui fa parte anche il Partito Comunista Francese – che ha vinto le elezioni proponendo all’elettorato un programma politico marcatamente riformista, compie un’inversione, abbandona «ogni arcaica velleità di riformismo socialista» <289 e comincia a varare misure di stampo liberista, smantellando lo stato sociale e l’impianto dirigista di politica economica messo a punto nei decenni precedenti. Così facendo, tra le altre cose, la coalizione progressista spianerà la strada alle destre, in specie il Front National, che all’inizio degli anni Ottanta comincerà a riportare i primi successi elettorali <290.
[NOTE]
275 Anche se sarebbe più corretto, in riferimento al socialismo, parlare di «corpus di dottrine e ideologie».
276 Ad esempio, nel mondo arabo ha preso corpo una declinazione del pensiero socialista molto peculiare: il socialismo intrattiene un legame molto profondo con il nazionalismo, a causa del tema, contingente al periodo in cui si sviluppa il socialismo nel contesto arabo, dell’emancipazione nazionale dalle potenze colonialiste, parallela rispetto a quella sociale.
277 Christian Blasberg, Sinistra, Una storia di fantasmi, Luiss University Press, Roma, 2019, pagina 27.
278 Aldo Barba, Massimo Pivetti, La scomparsa della sinistra in Europa, Meltemi editore, Sesto San Giovanni, 2021, pagina 75.
279 Wolfgang Abendroth, La socialdemocrazia in Germania, Editori riuniti, Roma, 1980, pagina 102.
280 Aldo Barba, Massimo Pivetti, La scomparsa della sinistra in Europa, Meltemi editore, Sesto San Giovanni, 2021, pagina 100.
281 Christian Blasberg, Sinistra, Una storia di fantasmi, Luiss University Press, Roma, 2019, pagina 15.
282 M. Caputo, Il socialismo tedesco ad una svolta, «Corriere della Sera», 14 novembre 1959 in Francesca Traldi, Ventunesimo Secolo, n.18, Il “secolo breve” della democrazia italiana (1919-2008), Rubettino Editore, Soveria Mannelli, 2009, pagina 151
283 Ibidem.
284 Pietro Nenni, Socialismo senza principi, «Avanti!», 29 novembre 1959 in Francesca Traldi, Ventunesimo Secolo, N.18, Il “secolo breve” della democrazia italiana (1919-2008), Rubettino Editore, Soveria Mannelli, 2009, pagina 153.
285 Francesca Traldi, Ventunesimo Secolo, n.18, Il “secolo breve” della democrazia italiana (1919-2008), Rubettino Editore, Soveria Mannelli, 2009, pagina 158.
286 Aldo Barba, Massimo Pivetti, La scomparsa della sinistra in Europa, Meltemi editore, Sesto San Giovanni, 2021, pagina 100.
287 Ivi, pagina 85.
288 Ivi, pagina 76.
289 Ivi, pagina 95.
290 Federico Rampini, La notte della sinistra, Mondadori Libri S.P.A, Milano, 2019, pagina 7
Michelangelo Mecchia, Storia dei partiti socialisti europei: la negazione di un’ideologia, Tesi di Laurea, Università Luiss “Guido Carli”, Anno Accademico 2021/2022