Zolli rientrò in possesso della cittadinanza italiana solamente dopo la fine della guerra

Abstract:
La ricerca che presentiamo intende essere un contributo alla storia della cultura storicoreligiosa in Italia. In essa affrontiamo lo studio dell’opera scientifica e accademica di Eugenio Zolli (1881-1956) attraverso la corrispondenza e la collaborazione intrattenuta con Raffaele Pettazzoni (1883-1959) nell’arco di ventisette anni, dal 1925 al 1952. Le inedite sessantatre lettere di Zolli a Pettazzoni e le due di Pettazzoni a Zolli (1932 e 1948) custodite presso il Fondo Pettazzoni della Biblioteca Comunale «G.C. Croce» di San Giovanni in Persiceto (Bo), ci consentono di seguire e di ricostruire ? seppur talvolta da lontano e indirettamente ? la pressoché intera attività accademica del semitista italo-polacco e la proficua collaborazione scientifica intrapresa con Pettazzoni e con la rivista da questi fondata, «Studi e Materiali di Storia delle Religioni». Per una singolare convergenza di percorsi storici e di sensibilità individuali, Zolli si trovò al centro di alcuni snodi cruciali della storia degli ebrei d’Italia e le scelte che operò divennero oggetto di accesi dibattiti e di vibranti polemiche, tanto che egli rappresenta ancora oggi un argomento delicato per il cattolicesimo e un nervo scoperto per l’ebraismo italiano. Nel corso degli anni l’affaire Zolli, ciclicamente balzato agli onori delle cronache, ha suscitato forti passioni e reazioni, talvolta scomposte, che tuttavia non hanno saputo superare la netta contrapposizione venutasi a creare all’indomani degli eventi tra gli schieramenti coinvolti. Al centro del dibattito sulla sua figura due sono gli argomenti che hanno finito con il monopolizzare l’attenzione della pubblicistica: l’essersi nascosto mentre era Rabbino Capo durante l’occupazione nazista di Roma (8 settembre 1943 – 4 giugno 1944) e il suo passaggio al cristianesimo cattolico con il battesimo celebrato il 13 febbraio 1945. In seno all’ebraismo italiano, il polo direttamente toccato dall’affaire Zolli, è ancora vivo lo sdegno per due azioni del Rabbino Capo che toccarono fortemente la Comunità di Roma, dapprima privata della sua guida spirituale nell’ora del massimo bisogno e poi ferita per così dire proditoriamente nel travagliato momento della ricostruzione materiale e spirituale…
[…] Per Zolli l’allontanamento dall’insegnamento e la decadenza dall’abilitazione alla libera docenza rappresentavano solamente il primo atto di una persecuzione razziale che di lì a poco avrebbe conosciuto ben altre e più gravi conseguenze. “Particolarmente gravoso per gli ebrei triestini fu il Regio decreto legge del 7 settembre 1938 n. 1381 concernente Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri” <76.
Come si è detto nel «Capitolo 1» <77, Zolli, suddito dell’Impero Austro-ungarico, si dichiarò sempre irredentista e quando Trieste divenne italiana ne richiese la cittadinanza. Due erano le possibilità che si offrivano agli abitanti delle nuove province per ottenere la cittadinanza e dipendevano dalle condizioni giuridico anagrafiche in cui ciascuno si trovava: il Trattato di Pace di Saint Germain, agli artt. 71, 72, 80 e il Regio Decreto del 30 novembre 1920, n. 1890. Quattro erano le tipologie di cittadinanza che si poteva ottenere: di pieno diritto (ipso iure), per minoranza etnica (art. 80 del Trattato di S. Germain), per opzione (artt. 71 e 72 del Trattato di S. Germain) e per elezione (art. 8 del Regio Decreto del 30 dicembre 1920, n. 1890). La prima condizione, di pieno di diritto, si applicava a coloro i quali erano “nati e pertinenti nelle nuove Province; […] nati nelle vecchie Province e pertinenti nelle nuove; […] coloro che pur essendo nati e fuori dalle vecchie e dalle nuove Province del Regno, sono però pertinenti ad un Comune delle nuove Province fin dalla nascita, senza interruzione” <78. La seconda condizione, per minoranza etnica, si applicava ai nuclei di nazionalità italiana che vivevano, per esempio in Dalmazia, in minoranza tra popolazioni di altra razza e lingua. La cittadinanza per opzione veniva invece concessa a quanti non erano nati nei territori delle nuove Province, ma vi avevano pertinenza e per coloro che avevano combattuto nell’esercito italiano e i loro figli. Il quarto tipo di cittadinanza, per elezione, veniva concessa a chi sfornito di pertinenza e di qualsiasi altro titolo, nato fuori dalle nuove Province, tuttavia vi risiedeva da moltissimi anni con rapporti familiari tenacissimi <79.
Il 27 luglio 1921 Zolli presentò la domanda <80 e il 4 gennaio 1922 ottenne la cittadinanza italiana per elezione in base all’art. 8 del Regio Decreto del 30 dicembre 1920, n. 1890 <81. Il Regio decreto legge del 7 settembre 1938, n. 1381, Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri, fece perdere la cittadinanza italiana a moltissimi ebrei che l’avevano acquisita in seguito all’annessione delle terre redente; sulla base dell’art. 23 del R.D.L. del 17 novembre 1938, n. 1723 vennero infine revocate le cittadinanze concesse agli ebrei stranieri posteriormente al 1° gennaio 1919. Ma, mentre le cittadinanze conseguite per pieno diritto e per opzione non vennero revocate, lo furono quelle conseguite per elezione <82. All’epoca, ci dovette essere non poca confusione in seno alla Prefettura di Trieste, in quanto in alcuni documenti si parla di cittadinanze per opzione revocate sulla base degli artt. 71 e 72 del Trattato di S. Germano <83, mentre in altre la cittadinanza per elezione viene fatta dipendere da questi stessi articoli <84. In mezzo a questa confusione con ogni probabilità negli ambienti ebraici triestini si diffuse la voce che le cittadinanze per opzione non sarebbero state revocate e forse fu per questa ragione che Zolli in alcuni documenti sostenne di averla così conseguita <85. Era normale che in un simile clima misto di horror vacui e di incertezza, si diffondessero notizie contraddittorie e infondate. Addirittura, stando a una testimonianza di Saba confidata in una lettera del 3 aprile 1949 indirizzata a Joachim Flescher, l’ufficio Demografia e Razza avrebbe aiutato lo scrittore triestino se avesse ottenuto un atto di “battesimo retrodatato” <86. “Zolli, tentando di agire in contropiede, nel marzo del 1939 inviò al Ministero dell’Interno, tramite il prefetto, una istanza in cui chiedeva di «poter continuare a risiedere nel Regno»” <87. E riferendosi proprio a questa istanza, Zolli, il 30 marzo 1939 (lettera 58), scrisse a Pettazzoni, chiedendogli di “far cenno della pratica al prof. De Savorgnan <88” il quale era presidente dell’Istituto Centrale di Statistica oltre che essere collega di Pettazzoni all’Accademia d’Italia e all’Università dove era ordinario di Demografia e Razza. Scriveva Zolli: “Illustre Professore, Mi permetto di rivolgermi a Voi con la seguente preghiera: Subito nei primissimi anni dopo la redenzione di queste terre, ottenni la cittadinanza italiana per elezione. Dietro consiglio della Prefettura di qui, dove sono molto ben visto, presentai recentemente una domanda al Ministero degli interni (Direzione Demografia e Razza), per la riconferma di tale cittadinanza (che del resto non mi è stata mai revocata). A quanto mi consta per parte di chi conosce l’atto de visu, la Prefettura spedì la mia domanda aggiungendo che, data la mia buona condotta politica e morale, nulla osta alla riconferma della mia cittadinanza. La cosa quindi è impostata benissimo. Tuttavia Vi sarei molto obbligato se vorreste far cenno della pratica al prof. De Savorgnan, triestino, che già mi conosce, e che, secondo quanto mi scrisse tempo fa S.E. Benini <89, si espresse a mio riguardo in termini per me molto lusinghieri” <90.
Il 12 aprile 1939 (lettera 59) Zolli tornava a Pettazzoni per ringraziarlo “della Sua grande bontà – dicendosi – sicuro che una Sua parola rivolta alla Direzione del Ministero degli Interni” sarebbe stata molto efficace. Zolli confidava molto nell’intervento di Pettazzoni ed era pressoché sicuro di riuscire a mantenere la cittadinanza “tanto più – proseguiva nella lettera – che il terreno è già preparato, avendo il Prefetto di qui, l’unico competente in materia, messo un’annotazione molto favorevole” <91. Evidentemente Zolli si riferiva all’istanza inviata in marzo, tramite il Prefetto al Ministero degli Interni <92. In ogni caso, per maggiore sicurezza, aveva “pregato anche il prof. Maroi <93 d’interessarsi, qualora gli fosse possibile, alla […] faccenda parlandone al Savorgnan” <94.
Ma, nonostante tutte le raccomandazioni possibili <95, il 25 maggio 1939 il Prefetto di Trieste, con Decreto n. 1162/996, revocò la cittadinanza a 142 ebrei triestini di 53 famiglie, tra le quali la famiglia di Zolli; lui, sua moglie Emma e sua figlia Miryam divennero a tutti gli effetti apolidi <97: la domanda di discriminazione che egli aveva redatto nella seconda metà di maggio non venne nemmeno inoltrata <98. Il 1° ottobre 1939 stese una seconda istanza indirizzata al Duce (non sappiamo se venne effettivamente inoltrata) richiedendo al suo “magnanimo cuore un atto di clemenza” che gli restituisse la cittadinanza italiana, ottenuta “in virtù del Trattato di S. Germano per diritto di elezione” <99. Tre anni dopo ritentò nuovamente di ottenere direttamente dal Duce la cittadinanza; scrisse direttamente a Mussolini, appellandosi al suo “grande cuore” <100. Ma ovviamente anche questo tentativo fu inutile.
Zolli rientrò in possesso della cittadinanza italiana solamente dopo la fine della guerra. Un decreto del Ministero dell’Interno del 21 settembre 1944 annullava, in virtù dell’art. 2 del Regio Decreto Legge del 20 gennaio 1944, n. 25, il provvedimento con cui gli era stata revocata la cittadinanza; al contempo il Ministero approvava il suo reinsediamento a Rabbino Capo di Roma <101.
[NOTE]
76 Gabriele Rigano, Il caso Zolli. L’itinerario di un intellettuale in bilico tra fedi, culture e nazioni, Guerini Studio, Milano 2006, p. 146.
77 Si veda «Capitolo 1», pp. 74-75.
78 AST, Commissariato Generale Civile per Venezia Giulia, Atti Generali, b. 115, Commissariato Generale Civile per la Venezia Giulia. Ufficio XIII (cittadinanza) agli Uffici I, II, III, IV, V, VI, IX e alla Direzione di Finanza, n. prot. 13 A/3799, oggetto: cittadinanza di pieno diritto, per minoranza etnica, per opzione, per elezione, Trieste 14 dicembre 1921 (riportato in: G. Rigano, op. cit., p. 63, n. 144).
79 Per le modalità di attribuzione della cittadinanza, si veda: G. Rigano, op. cit., pp. 63-63, n. 144.
80 ACS, MI, DGPS, Div. AGR, G1 Associazioni, b. 169 Roma Comunità Israelitica anno 1941, fasc. 436, sfasc. 156, ssfasc. 1943 (e 1942). Ricorso alla suprema giustizia del Duce d’Italia contro i provvedimenti coi quali veniva revocata la Cittadinanza Italiana al professore Israele Zolli, e veniva negato il gradimento per la sua nomina a rabbino capo della comunità israelitica di Roma, Roma, 20 marzo 1942, p. 12.
81 AUCEI, fondo UCII dal 1934, b. 32E Funzionari delle comunità, fasc. 1938 Rabbini, hazanim, maestri, sfasc. 1938 Roma. Decreto del Commissariato Generale Civile per la Venezia Giulia, n. 13/B 4281 del 4 gennaio 1922. Nella domanda di discriminazione non presentata della seconda metà del maggio 1939, Zolli dice di aver avuto la cittadinanza italiana “in base al diritto dell’opzione”. AUCEI, fondo UCII dal 1934, b. 32E Funzionari delle comunità, fasc. 1938 Rabbini, hazanim, maestri, sfasc. 1938 Roma. Domanda di discriminazione non presentata di Israele Zolli senza data [II metà di maggio 1939], p. 3. Nell’istanza del 1 ottobre 1939 invece sostiene di averla ottenuta per elezione. AUCEI, fondo UCII dal 1934, b. 32E Funzionari delle comunità, fasc. 1940-43 Rabbini, hazanim, maestri, sfasc. 1940-43 Roma. Istanza al Duce del comm. dott. Israele Zolli fu Bernardo rabbino capo della Comunità israelitica di Trieste. Datata Trieste 1 ottobre XVII [e.f.]. Nella richiesta di discriminazione presentata a Mussolini, si dichiara “italiano di elezione” (p. 3) e che la cittadinanza gli venne riconosciuta “in base al trattato di S. Germano”, insistendo appunto sul
fatto che la sua “cittadinanza italiana derivava da un trattato internazionale”. ACS, MI, DGPS, Div. AGR, G1 Associazioni, b. 169 Roma Comunità Israelitica anno 1941, fasc. 436, sfasc. 156, ssfasc. 1943 (e 1942). Ricorso alla suprema giustizia del Duce d’Italia contro i provvedimenti coi quali veniva revocata la Cittadinanza Italiana al professore Israele Zolli, e veniva negato il gradimento per la sua nomina a rabbino capo della comunità israelitica di Roma, Roma, 20 marzo 1942, p. 12. Infine nella lettera 58 (30 marzo 1939) a Pettazzoni dichiara di aver ottenuto la cittadinanza per elezione.
82 Michele Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista, cit., p. 165. In una nota Rigano fa giustamente notare come ciò infirmi l’affermazione di De Felice (Storia degli ebrei…, cit., pp. 424-425) secondo la quale il Ministero dell’Interno avesse accolto il ricorso dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in favore degli ebrei giuliani sulla questione della cittadinanza. Si veda: G. Rigano, op. cit., p. 146, n. 375.
83 Si vedano ad esempio: AUCEI, fondo UCII dal 1934, b. 32E Funzionari delle comunità, fasc. 1940-43 Rabbini, hazanim, maestri, sfasc. 1940-43 Roma. Prefetto della Provincia di Trieste. Decreto di revoca della cittadinanza italiana n. 1162/9 Div. I, oggetto: Ebrei stranieri – Revoca della cittadinanza italiana. Datato, Trieste 25 maggio 1939; ACS, MI, DGPS, Div. AGR, A16 Stranieri ed ebrei stranieri (1930-1956), b. 7, fasc. Ebrei stranieri. Revoca della cittadinanza. R. Prefettura di Trieste, al MI, prot. n. 079/1244, oggetto: Revoca concessione cittadinanza italiana alle persone di razza ebraica. Datata Trieste 21 giugno 1939.
84 Si vedano ad esempio: AUCEI, fondo UCII dal 1934, b. 32 E Funzionari delle comunità, fasc. 1940-43 Rabbini, hazanim, maestri, sfasc. 1940-43 Roma. Comune di Trieste, Servizi Demografici, attestato di cittadinanza italiana di Zolli Israele fu Bernardo. Datato 3 maggio 1939; ACS, MI, DGPS, Div. AGR, A16 Stranieri ed ebrei stranieri (1930-1956), b. 7, fasc. Ebrei stranieri. Revoca della cittadinanza. R. Prefettura di Trieste al MI, DGPS, prot. N. 065879, oggetto: elenchi ebrei stranieri, datata 25 ottobre 1938.
85 Ringrazio sentitamente Gabriele Rigano per aver così generosamente messo a mia disposizione la documentazione proveniente dall’Archivio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e avermi altresì aiutato nella ricostruzione di questa intricata vicenda.
86 “E sarebbe bastato un attestato di battesimo retrodatato perché fossi «salvo». L’ufficio Demografia e Razza […] mi avrebbe in tutti i modi aiutato, e senza bisogno che tirassi fuori un soldo. Ho rifiutato, perché – alla mia età e senza la fede – mi sarebbe sembrato ignobile sottopormi al battesimo; sarebbe stato una specie di castrazione dell’anima. Non ignoro che, nella determinazione, sono entrati anche motivi nevrotici (come la fedeltà a mia madre, che aveva preso nella mia sciagurata educazione, l’ufficio inibitore del padre) e probabilmente altri”. U. Saba, Lettere sulla psicoanalisi, cit., p. 50.
87 G. Rigano, op. cit., p. 146. AST, Prefettura, Gabinetto, b. 369, fasc. Zolli Israele fu Bernardo permanenza Regno, minuta della lettera della Prefettura al MI, n. prot. 078-192, oggetto: Ebreo Zolli Israele. Cittadinanza e permanenza nel Regno, 31 marzo 1939 (riportato in: G. Rigano, op. cit., p. 146, n. 376).
88 Franco Rodolfo Savorgnan (1879-1963) originario di Trieste, statistico, demografo e sociologo, Accademico d’Italia, fu Premio Mussolini per le scienze morali nel 1938. Si laureò nel 1903 in Legge presso l’Università di Gratz, nel 1908 divenne professore ordinario di scienze economiche nella Scuola superiore di Commercio di Trieste (dal 1912 al 1915 fu direttore della stessa). Dal 1915 fu libero docente di statistica all’Università di Palermo e dal 1917 al 1920, ordinario all’Università di Cagliari. In seguito fu docente a Messina (1921-1922), Modena (1922-1926), Bologna (1926/27), Pisa (1927-1928) e infine ordinario di Demografia e Razza a La Sapienza di Roma (1929-1953). Fu presidente dell’Istituto centrale di statistica (1932-1943) e vicepresidente dell’Istituto internazionale di statistica. Tra i suoi studi: La distribuzione dei redditi nelle provincie e nelle grandi città dell’Austria (1912), L’ammontare e la composizione della ricchezza in Italia e nelle sue regioni, «Rivista italiana di Sociologia», 1916; La scelta matrimoniale (1924); La guerra e la popolazione (1918); Demografia di guerra e altri saggi (1921); Studi di microstatistica (1940); La fecondità dell’aristocrazia (1942). Si vedano: ACS, MPI, DGIU, Fascicoli professori universitari IIIa serie (1940-1970), b. 423 Savorgnan Franco Rodolfo.
89 Rodolfo Benini (1862-1956) statistico ed economista, professore presso le Università di Bari, Perugia, Pavia e Roma (1908-35). All’Università di Roma insegnò statistica dal 1907 al 1929, in seguito divenne ordinario di Economia politica. Applicò il metodo statistico anche negli studi danteschi, Dante tra gli splendori dei suoi enigmi irrisolti (Roma 1929), di cui donò una copia a Pettazzoni. Socio nazionale dei Lincei (1921) e accademico d’Italia (1932), dove con ogni probabilità conobbe Pettazzoni personalmente (si veda: M. Gandini, Raffaele Pettazzoni nelle spire del fascismo, cit., p. 113). Per notizie sulla vita dell’accademico d’Italia rinviamo a: C. Gini, G. Mortara, F.P. Cantelli, L. Livi, F. Savorgnan, A. Uggé, R. Bachi, M. Boldrini, A. Spallanzani, G. Del Vecchio, G. Pietra, G. Tagliacarne, C. Bresciani-Turroni, Scritti vari, «Giornale degli economisti», novembre e dicembre 1929 (fascicolo contenente anche un elenco delle opere del Benini); M. Boldrini, L’opera scientifica di R. Benini, «ibidem», novembre-dicembre 1957; DBI, vol. 8, 1966, pp. 536-538 (con elenco dei necrologi). Presso il Fondo Pettazzoni non sono conservate lettere di Rodolfo Benini.
90 «Lettere di Zolli a Pettazzoni. Lettera 58», p. 485.
91 Zolli si rivolse all’arcivescovo di Trieste, Antonio Santin, affinché intervenisse presso il Prefetto di Trieste (all’epoca dei fatti era Rebua), cosa che da quanto risulta dalla documentazione dell’archivio arcivescovile fece. Trieste, archivio mons. Santin, cartella 2, int. III (riportato in: G. Rigano, op. cit., p. 229, n. 237). Sull’arcivescovo Antonio Santin, si veda: P. Zovatto, Il Vescovo A. Santin e il razzismo nazifascista a Trieste (1938-1945), Pierluigi Rebellato Editore, Venezia 1979.
92 Presso l’ACS, MI, DGDR, Affari Diversi, bb. 1-22, non si trovano lettere di Pettazzoni, tuttavia l’archivio relativo alla Direzione Generale Demografia e Razza è molto lacunoso.
93 Lanfranco Maroi (1889-1974) professore di statistica e demografia alle Università di Macerata (1926-1932), Palermo (1932-1937) e Napoli (1937-1959). Diresse l’Ufficio di statistica del comune di Roma (1922-1950) e fu Presidente dell’Istituto Centrale di Statistica e del Consiglio Superiore di Statistica. Si veda: EI, III2, p. 41
94 «Lettere di Zolli a Pettazzoni. Lettera 59», p. 486.
95 Gandini, ricordando come Pettazzoni fosse intervenuto a favore di altri ebrei perseguitati, segnala che con una nota Starace, il segretario del PNF, ritenne opportuno prendere provvedimenti, contro quanti aiutavano gli ebrei, con divieti e minacce. “Vieto ai Fascisti di inoltrare raccomandazioni di qualsiasi genere a favore di giudei. Avverto fin da ora che prenderò il provvedimento di ritiro della tessera a carico di coloro che contravverranno a questo mio preciso ordine, e ne pubblicherò i nomi sul Foglio di Disposizioni.” Foglio di Disposizioni n. 1341 del 7 giugno 1939, riportato in: M. Gandini, Raffaele Pettazzoni negli anni 1939-1940, cit., p. 157.
96 AUCEI, fondo UCII dal 1934, b. 32E Funzionari delle comunità, fasc. 1940-43 Rabbini, hazanim, maestri, sfasc. 1940-43 Roma. Prefetto della Provincia di Trieste. Decreto di revoca della cittadinanza italiana n. 1162/9 Div. I, oggetto: Ebrei stranieri – Revoca della cittadinanza italiana. Datato, Trieste 25 maggio 1939.
97 ACS, MI, DGPS, Div. AGR, A 16 Ebrei stranieri b. 16, Questura di Trieste. Elenco B; ACS, MI, DGPS, Div. AGR, A 16 Stranieri ed ebrei stranieri (1930-1956), b. 7, fasc. Ebrei stranieri. Revoca della cittadinanza. Prefettura di Trieste al MI, Ufficio Personale, n. prot. 076/1244, Oggetto: Revoca concessione cittadinanza italiana a persone di razza ebraica, Trieste, 21 giugno 1939. Si veda anche: ACS, MI, DGPS, Div. AGR, G1 Associazioni, b. 169 Roma Comunità Israelitica anno 1941, fasc. 436, sfasc. 156, ssfasc. 1943 (e 1942). Ricorso alla suprema giustizia del Duce d’Italia contro i provvedimenti coi quali veniva revocata la Cittadinanza Italiana al professore Israele Zolli, e veniva negato il gradimento per la sua nomina a rabbino capo della comunità israelitica di Roma, Roma, 20 marzo 1942, p. 3.
98 AUCEI, fondo UCII dal 1934, b. 32E Funzionari delle comunità, fasc. 1938 Rabbini, hazanim, maestri, sfasc. 1938 Roma, Domanda di discriminazione non presentata di Israele Zolli senza data [II metà di maggio 1939].
99 AUCEI, fondo UCII, b. 32 Funzionari delle comunità, fasc. 1940-1943 Rabbini, hazanim, maestri, sfasc. 1940-1943 Roma. Istanza al Duce del comm. dott. Israele Zolli fu Bernardo rabbino capo della Comunità israelitica di Trieste. Trieste 1 ottobre 1939.
100 ACS, MI, DGPS, Div. AGR, G1 Associazioni, b. 169 Roma Comunità Israelitica anno 1941, fasc. 436, sfasc. 156, ssfasc. 1943 (e 1942). Ricorso alla suprema giustizia del Duce d’Italia contro i provvedimenti coi quali veniva revocata la Cittadinanza Italiana al professore Israele Zolli, e veniva negato il gradimento per la sua nomina a rabbino capo della comunità israelitica di Roma, Roma, 20 marzo 1942, p. 1.
101 ASCER, AC, b. 43, Caso Zolli, fasc. 1. Lettera del Commissario Straordinario Silvio Ottolenghi al prof. Israele Zolli del 26 settembre 1944. L’approvazione era datata 21 settembre 1944, prot. n. 600-XIV-22 (ASCER, AC, b. 43, Caso Zolli, fasc. 1). Si veda anche: ACS, MI, Gab. 1944-46 fasc. corr., b. 56, fasc. 4581, Lettera del Capo di Gabinetto della PCM, Ferdinando Flores al Capo di Gabinetto del MI, Alberto Berutti, datata Roma 28 luglio 1944; risposta di Berutti datata Roma 5 agosto 1944; lettera di Berutti alla DGAC del 5 agosto 1944 e b. 11, fasc. 757, Questura di Roma, notizie sul prof. Zolli Israele, 15 settembre 1944; MI, DGAC al Gab. del Ministro, n. prot. 600-XIV-22, oggetto: Roma-Comunità Israelitica-Approvazione di nomina a rabbino Capo della Comunità, Roma 19 settembre 1944 e Prefettura di Roma al MI Gab., n. prot. 315-6, Roma 15 novembre 1944 (riportato in G. Rigano, op. cit., p. 283, n. 109). Copia della lettera del Commissario Straordinario Silvio Ottolenghi al prof. Israele Zolli del 26 settembre 1944 si trova in E. Zolli, Prima…, cit., p. 234; Idem, Why…, cit., p 173.
Alberto Latorre, Eugenio Zolli semitista e orientalista. In dialogo con la storia delle religioni, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Verona, 2007