Devota, la barca e la colomba

Una vista su Dolceacqua (IM) e la Val Nervia

Il principe Ranieri di Monaco ogni tanto passava di qui e saliva in Val Nervia. Si fermava nella chiesa di Dolceacqua (IM), dove, entrando, a sinistra c’è un bel trittico di Santa Devota, patrona del Principato di Monaco. A Dolceacqua andava anche a farsi fare le camicie cucite a mano con le sue iniziali e lo stemma del principato di Monaco; poi proseguiva per Pigna dove il sarto Esio Verrando con abilità gli cuciva gli abiti su misura.
Era stata Francesca Grimaldi, monegasca e vedova di Luca Doria, ad ordinare il dipinto della santa patrona a Ludovico Brea pittore che ha lasciato molte opere nella zona. Oggi penso che la beata sia più conosciuta nel mondo per la curva di santa Devota, posta sul circuito subito dopo la partenza del grand prix di Montecarlo.
In quella curva c’è una piccola cappella costruita sul posto dove naufragò la barca che portava il corpo di Devota martire.
Tra Monaco e Dolceacqua c’erano state molte altre storie. Ad esempio, Bartolomeo Doria, il figlio primogenito di Francesca Grimaldi, forse istigato dal più potente e famoso Andrea Doria, partì dal castello di Dolceacqua e andò nel principato ad uccidere lo zio Lucien Grimaldi con trentadue coltellate. Per Giulio Cesare ne erano bastate ventitré. Ma anche Bartolomeo non morì nel suo letto.
Devota, la Santa Patrona di Monaco, è celebrata nel Principato ogni anno il 26 e 27 gennaio e ha una storia millenaria. La “Leggenda di Santa Devota” risale infatti all’epoca degli imperatori Diocleziano e Massimiano, fra il 303 e 304 D.C. e vede la giovane cristiana martirizzata in Corsica. Il governatore romano aveva ordinato di bruciarne il corpo ma dei fedeli cristiani trafugarono le spoglie di Devota la notte seguente, per metterle su una barca diretta in Africa dove speravano che le sarebbe stata data una sepoltura cristiana.
Appena iniziata la traversata, si levò una violenta tempesta. Straordinariamente dalla bocca di Devota uscì una colomba che guidò senza difficoltà la barca fino a Monaco dove il corpo venne sepolto nella cappella della piccola valle detta “des Gaumates”, vicino al porto. Era il sesto giorno prima delle calende di febbraio, il che corrisponde approssimativamente alla data del 27 gennaio. I fedeli, abitanti di Monaco o navigatori di passaggio, cominciarono a venerarla in quel luogo dove si compirono i primi miracoli. Una notte, un uomo rubò le reliquie della santa per sfruttarne i poteri. Un gruppo di pescatori inseguì il malfattore, lo catturò e la barca del ladro fu bruciata sulla spiaggia in segno di sacrificio espiatorio.
Nel XVII secolo, sotto il regno di Honoré II, Santa Devota diventa patrona di Monaco. Ogni anno si rinnova la tradizione di bruciare una barca che si è radicata nella cultura del Principato di Monaco tanto che vi provvede direttamente il principe regnante.
La storia così ricostruita venne scritta nel dialetto monegasco da Louis Notari col titolo di “A legenda de Santa Devota”.
Il Lamboglia, animatore dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, parla così di Notari nell’elogio funebre: «Intemelio di parentela e di origini, sebbene conservasse gelosamente il passaporto svizzero-ticinese dei suoi avi lontani, sposo ad una genovese puro sangue, impregnato di ricordi classici del Liceo monegasco dei Gesuiti, egli fu il grande patrono e protettore della colonia italiana ma più specificamente intemelia del Principato di Monaco: quella anonima schiera di agricoltori che si riversarono dalla Val Nervia nel Principato di Monaco dalla fine del secolo scorso ai primi decenni del nostro, e che ricorsero infinite volte a lui, nei lunghi anni della sua vita e della sua attività pubblica». Tra queste famiglie emigrate è molto nota la saga dei Pastor che ha riempito le cronache.
Quando avevo finito di scrivere questa pagina trovo su una bancarella di libri usati un fascicoletto di quattro sole facciate formato protocollo che racconta un altro pezzo di questa storia. Ripartiamo da Francesca Grimaldi che tramite il suo testamento aveva dato l’incarico al Brea di dipingere una pala d’altare in onore di Santa Devota con un lascito di venticinque scudi. Poi non si seppe più nulla, neppure se la sua volontà fosse stata rispettata.

Dolceacqua (IM): Cappella di San Martino

Passano più di quattro secoli e nella vicina chiesa di San Martino un po’ fuori Dolceacqua alcuni esperti trovano un polittico con al centro un dipinto che contrasta con gli elementi raffigurati negli scomparti laterali; il San Martino al centro è quasi certamente dipinto senza troppa qualità nel periodo barocco, due secoli dopo il resto dell’opera. Si decide perciò di scoprire il dipinto originale ed ecco apparire la Santa Devota del Brea con la palma in una mano ed un libro nell’altra che sono i tipici attributi della santa che è venerata nella chiesa parrocchiale di Dolceacqua. La leggenda adesso può continuare.

di Arturo Viale di Ventimiglia (IM), in OLTREPASSARE – Storie di passaggi tra Ponente Ligure e Provenza – (2018, Edizioni Zem)