El Toscano: il cavaliere della Patagonia ribelle che sfidò i latifondisti a colpi di bolas

Correva l’anno 1920 e l’economia della Patagonia, regione dell’America Meridionale divisa tra Argentina e Cile, basata soprattutto sull’allevamento di pecore, era in crisi.

Il crollo dei prezzi della lana aveva dato un colpo durissimo all’intero settore. Ovviamente a pagare il prezzo più alto erano i braccianti, i tosatori e i mandriani che con stipendi miserabili e condizioni di lavoro sempre più dure reggevano sulle proprie spalle l’intero comparto.

In settembre una protesta contro i metodi repressivi della polizia e l’arresto di alcuni esponenti della Sociedad Obrera, il sindacato più forte della regione, fecero dilagare le tensioni latenti tra lavoratori e latifondisti della Sociedad Rural, la più influente organizzazione padronale.

Il primo novembre scoppiò lo sciopero generale che si trasformò in scontro aperto in tutta la Patagonia. Scontro che vide in prima fila un personaggio a dir poco unico.

Alfredo Fonte, detto “El Toscano”, è l’anima degli scioperanti più intransigenti. Insieme all’amico José Aicardi, detto “El 68” in memoria della cella che occupava nel penitenziario di Ushuaia, e ad una banda di cavalleggeri, composta da elementi di ogni provenienza geografica, risponde colpo su colpo alle violenze dei latifondisti che per reprimere le rivendicazioni degli scioperanti assoldano squadre di picchiatori e importano crumiri da tutta l’Argentina.

El Toscano, un vaquero di 33 anni, ha provato la vita dura dei mandriani della Patagonia e non ci sta a subire in silenzio le angherie dei padroni. Così, fuori da ogni logica sindacale, trasforma lo sciopero in una guerriglia. Assalti alle haciendas, sparatorie con la polizia, sequestri di pubblici ufficiali, sottrazioni di mal tolti e restituzioni di bottini ai peones.

Tutto ciò rende El Toscano una piccola leggenda e fa affluire tra i ranghi della sua banda più di seicento uomini.

Sotto le pressioni degli scioperanti e anche a causa delle azioni apertamente insurrezionali di Fonte, la Sociedad Rural decide di trattare e fare parecchie concessioni.

Le proteste si fermano, ma è solo una trappola. I latifondisti non solo vengono meno alla parola data, ma scatenano le milizie nazionalistiche della Lega Patriottica.

Sarà una carneficina, con 1500 lavoratori fucilati dall’esercito.

Nel frattempo il gruppo del Toscano si è spaccato. In 400 hanno scelto di cessare le ostilità mentre Fonte con il resto degli uomini continua la guerriglia trasferendosi sulla cordigliera Andina. Il nuovo raggruppamento che prende il nome di “braccialetti rossi”, dal loro segno distintivo, attacca caserme e recluta nuovi adepti. Poco tempo dopo però tutti i membri della banda cadranno in un’imboscata, al confine con il Cile, che decreterà la loro fine.

Così termina la storia del Toscano, che a colpi di bolas aveva terrorizzato i latifondisti della Patagonia.

Cannibali e Re