Il territorio veniva sottoposto al diritto di guerra tedesco

“Tutti i militari italiani, attualmente sbandati, che entro sabato 2 ottobre [1943] si saranno presentati presso il più vicino Comando Germanico, verranno trattati come gli altri militari italiani, che volontariamente hanno deposto le armi; non verranno né fucilati né in qualsivoglia altro modo militarmente puniti. Tutti coloro che non si presenteranno volontariamente entro il termine indicato saranno considerati insorti e puniti con la morte o alte gravissime pene. I soldati germanici sono venuti a proteggere il nostro Paese dall’invasore e non per dirigere le loro armi contro i soldati d’Italia” <25.
Oltre all’indicazione tutt’altro che invitante per i nostri militari sbandati di consegnarsi ai tedeschi per essere poi internati in Germania, con i loro sfortunati commilitoni già catturati e internati, non può non colpire il completo rovesciamento di fronte che si cela dietro la menzogna finale, in cui le truppe di occupazione vengono indicate come i difensori dell’Italia:
“ITALIANI! Le Forze armate tedesche hanno occupato il territorio italiano. Esse non difendono soltanto il suolo italiano, ma garantiscono la sicurezza della popolazione contro tutti coloro che provocano disordini e vogliono impedire il pacifico lavoro della popolazione. Chi pertanto turba la quiete e l’ordine pubblico, chi attenta con congiure, anarchiche o comuniste, alla sicurezza del popolo, sarà giudicato con tutta l’asprezza dei Tribunali di guerra tedeschi. Le Forze armate germaniche sono generose e giuste. Chi però agisce contro le leggi o tenta in segreto di fomentare focolai di agitazione, proverà la durezza delle Forze armate germaniche. I comunisti e i loro compagni di fede ne sono con ciò diffidati” <26.
Purtroppo la collaborazione non fu esclusiva prerogativa delle nostre autorità, la collaborazione si estese anche a privati cittadini; ciò si può spiegare solo con il vile espediente di risolvere contrasti di interesse, rivalità e odi, denunciando i propri nemici personali. Questo costrinse gli occupanti a pubblicare un umiliante avviso:
“Chiunque ha l’intenzione di fare delle segnalazioni alle autorità germaniche deve farlo personalmente presso un comando germanico che se ne occuperà RISERVATAMENTE. Le autorità germaniche non prendono in considerazione nessuna segnalazione anonima” <27.
Il 1 ottobre 1943, ad una settimana dall’annuncio di Mussolini alla radio della formazione della R.S.I., in prima pagina sempre sul quotidiano locale “La Provincia di Como”, il Comando Militare Germanico dell’Italia settentrionale, fece pubblicare un comunicato in cui fu evidente che l’autonomia decisionale era unicamente tedesca, ma lasciò intravedere una tendenza dei vertici militari germanici a mantenere l’apparato amministrativo esistente restando la subordinazione della R.S.I. alla Germania, benché fittizia fosse la pari dignità tra tedeschi e repubblichini. Il comandante militare dell’Italia settentrionale, il Generale di corpo d’armata Witthoeft ordinava:
“1) Le leggi e i decreti vigenti rimangono in vigore sempreché non pregiudichino la sicurezza, l’approvvigionamento o altri interessi delle Forze Armate Germaniche.
2) Tutte le autorità statali e comunali e ogni ufficio pubblico dovranno riprendere la propria attività. Tutti i funzionari ed impiegati dei servizi pubblici sono responsabili di un atteggiamento leale verso le Forze Armate Germaniche.
3) Continueranno ad essere di competenza dei tribunali Italiani tutte le cause civili. La loro competenza nelle cause penali è limitata ai reati non connessi contro i decreti emessi per la salvaguardia delle Forze Armate Germaniche.
4) In caso che una singola Autorità, ufficio ed organizzazione del servizio pubblico non fossero in grado di funzionare i prefetti devono provvedere.
5) I comandi di Presidio Militari Germanici coadiuveranno le autorità locali, gli uffici e le organizzazioni del servizio pubblico e daranno ad esse le istruzioni e direttive necessarie. Deve esistere tra loro la più stretta collaborazione” <28.
Come un passaggio di consegna, il giorno seguente il Prefetto della Provincia Chiaromonte divulgò sulla stampa la notizia dell’insediamento dell’Amministrazione Militare della Provincia. Il territorio veniva sottoposto al diritto di guerra tedesco e il Prefetto invitò la popolazione a continuare a lavorare tranquillamente e “a non compiere atti contro l’ordine e la tranquillità né aiutare persone appartenenti a paesi in guerra con la Germania” <29.
I comandi del Reich erano ormai disseminati in tutta la Brianza. L’occupazione del territorio italiano era ben vista a Berlino non solo dal punto di vista militare, ma anche per i vantaggi economici che i tedeschi potevano trarne, facendo pagare agli italiani parte delle spese di guerra. Il mantenimento degli alleati-occupanti nella R.S.I. costò 7 miliardi di vecchie lire al mese nel 1943, salirono poi a 10 miliardi nel 1944 e poi a 12 miliardi, per un totale di 200 miliardi di lire <30. Non vi fu solo un prosciugamento del denaro, ma anche un vero e proprio saccheggio di beni, mezzi di trasporto, mobilio, vestiti e requisizioni di automezzi, carri, biciclette e non solo, si fecero anche censimenti di cavalli e di altri animali in tutti i piccoli comuni brianzoli.
Il sottosegretario alla presidenza, in un comunicato ai vertici della R.S.I., l’8 settembre 1944 scrisse:
“[…] Poi in alcuni paesi della Brianza, si stanno verificando dei fatti molto rincresciosi (sic!), che non tornano certamente a svantaggio di tutti i nemici: alcuni militari e comandi tedeschi “vanno svaligiando”, è la parola, alcune case da dove portano via tutto quanto è trasportabile come materassi, grassi, maiali, indumenti di lana, mobili e altri oggetti. Spesso dalle stazioni vicino a Milano […] si vedono passare dei treni completamente pieni di oggetti più disparati e molto di frequente pieni di mobili d’ufficio […]” <31.
Il peso dell’invasione che l’Italia portò sulle spalle fu molto gravoso, poiché l’invasore era avido non solo di denaro, di prodotti industriali e alimentari, ma anche di uomini, di forza lavoro <32 . Infine, creata la sua ossatura, sviluppate la radici, l’occupante decise di crearsi il proprio “governo satellite”: la Repubblica Sociale Italiana.
[NOTE]
25 Cfr. “La Provincia di Como”, 30 settembre 1943, foglio s.n.;
26 Cfr. “La Provincia di Como”, 18 ottobre 1943, foglio s.n.;
27 Cfr. “La Provincia di Como”, 28 settembre 1943, foglio s.n.;
28 Cfr. “La Provincia di Como”, 1 ottobre 1943, foglio s.n.;
29 Cfr. Ibidem;
30 Cfr. Lazzero Ricciotti, Le SS italiane, Ed. Rizzoli, Milano 1982, p.188;
31 Cfr. Contini Gaetano, La Valigia di Mussolini, Ed. Mondadori, Milano 1982, p.224;
32 Cfr. “La Provincia di Como”, 20 novembre 1943, foglio s.n.
Laura Bosisio, Guerra e Resistenza in Alta Brianza e Vallassina, Tesi di Laurea, Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano, Anno Accademico 2008-2009