Il Toynbee analista delle vicende internazionali è passato in secondo piano, così come la sua originale interpretazione della guerra fredda

A partire dagli anni Ottanta, in una dozzina di città americane comparvero delle strane lastre sul manto stradale che riportavano un’enigmatica dicitura. Nel giro di qualche anno le segnalazioni riguardanti la presenza di queste piastrelle si moltiplicarono, provenendo da tutto il territorio americano e arrivando anche da alcune città del Sud America. Fino ad oggi si contano diverse centinaia di piastrelle di questo tipo che nel corso degli anni hanno fatto la loro comparsa. La notizia catturò anche l’attenzione dei giornali e delle televisioni prima locali, poi nazionali, le quali diedero ampia copertura al fenomeno a partire dal primo articolo del 1994 sul Baltimora Sun <1. Oltre alla peculiarità di un evento tanto bizzarro quanto la comparsa improvvisa, e ripetuta nel tempo, di piastrelle incollate sul manto stradale, ad attirare l’attenzione dei media fu soprattutto il messaggio che quasi sempre, a parte poche variazioni sul tema, esse riportavano: TOYNBEE IDEA IN MOVIE 2001 RESURRECT DEAD PLANET JUPITER. Se il rimando all’opera di Stanley Kubrick – 2001 Odissea nello Spazio – appariva chiaro, più curiosità destava il primo nome riportato, ovvero Toynbee, che da subito venne identificato come la chiave per interpretare il significato di questo messaggio. Sin dalla loro comparsa, le ipotesi sul senso del messaggio riportato su queste lastre furono svariate e nel 2011 venne anche girato un documentario su questo fenomeno, dall’accattivante titolo Resurrect Dead: The Mystery of the Toynbee Tiles, che ottenne anche importanti riconoscimenti <2. Per alcuni il termine Toynbee idea si riferiva a un passaggio dell’opera Experiences dello storico inglese Arnold Joseph Toynbee, nel quale si parlava della possibilità che un corpo, una volta morto, potesse tornare in vita <3. Per altri il riferimento era all’opera di Ray Bradbury The Toynbee Convector <4, dove il protagonista, che si presumeva avesse viaggiato nel tempo grazie a una macchina del tempo di sua invenzione, aveva battezzato questo ingegnoso strumento proprio in onore dello storico inglese. In questo racconto si parlava dell’idea di Toynbee che, per sopravvivere, l’umanità dovesse sempre lottare per andare incontro al futuro, e sperare in qualcosa che fosse al di là delle possibilità umane per raggiungere qualcosa che fosse appena alla sua portata. Secondo alcuni, in questo caso il messaggio delle piastrelle si collegava con l’opera di Kubrick invitando l’umanità a cercare di colonizzare Giove, o ad inseguire qualche sfida più grande, per poter sopravvivere. In realtà il rimando più semplice e più verosimile di questo criptico messaggio era direttamente al pensiero dello storico inglese sulla nascita, crescita, crollo e disintegrazione delle civiltà, e al fatto che gli elementi che le componevano potessero sopravvivere alla loro morte ed essere il principio di nuove civiltà legate a quelle precedenti.
Per molti enigma che racchiudeva un ancestrale mistero sul senso della vita, per altri invece ingegnosa trovata pubblicitaria, i Toynbee Tiles sono solo l’ultima testimonianza, per quanto all’apparenza superficiale, dell’attenzione che il nome di Arnold Joseph Toynbee e le sue riflessioni sulle civiltà ancora oggi richiamano nel pubblico americano, e della speciale relazione che lega l’intellettuale inglese al paese dove arrivò più vicino a realizzare il sogno della sua vita: influenzare con le proprie riflessioni le scelte politiche di una nazione. Toynbee è stato una delle figure più interessanti del panorama intellettuale di tutto il Novecento. Lo storico britannico, infatti, uno degli ultimi grandi polimati della storia, è ricordato per la sua imponente opera di filosofia della storia chiamata A Study of History in dodici volumi nella quale venivano studiate e confrontate tutte le civiltà che avevano solcato la faccia della Terra. La sua fama è sempre stata altalenante: a partire dagli anni Cinquanta, però, l’interesse mondiale per Toynbee favorì la traduzione delle sue opere in tutto il mondo contribuendo a dare al suo pensiero una diffusione globale. In Italia, tuttavia, la sua fortuna non fu così grande come in altri paesi <5, e ciò viene fatto risalire alle critiche rivolte ai suoi primi volumi da Benedetto Croce, il quale disse che “questo libro del Toynbee (contrariamente alle parole del titolo) non è un libro di storia, ma uno dei tanti prodotti sociologici, una ‘sociologia delle civiltà’, con la pretesa di offrire le leggi del loro nascere, crescere e morire” <6. La prima opera ad essere tradotta in italiano fu il compendio di A Study of History fatto da Somervell dal titolo di Le civiltà nella Storia <7, da cui più tardi, a metà degli anni Settanta, venne tratta un’altra edizione dal titolo Storia comparata delle civiltà <8. Dei volumi integrali invece solo due furono tradotti, nel 1954 e nel 1955, in un’edizione dal titolo Panorami della Storia <9. E’ stato interessante scoprire negli archivi della Bodleian Library di Oxford una lettera del 6 giugno 1968 su carta intestata dell’Università di Milano, Istituto di Filosofia, inviata a Toynbee dal professor Enzo Paci, il quale gli comunicava che la casa editrice “il Saggiatore” era interessata a ripubblicare i primi due volumi editi in precedenza da Mondadori, per poi procedere alla traduzione e all’edizione di tutti i volumi di A Study of History. Toynbee rispose in modo entusiasta a questa proposta: tuttavia il progetto non si realizzò mai <10. Diversa fortuna ebbero invece le opere di Toynbee come filosofo della storia. Molte furono le traduzioni in italiano: Civiltà al paragone <11, Il Mondo e l’Occidente <12 e il Racconto dell’uomo <13, per citare solo le più famose. Anche il Toynbee storico del mondo antico vantò efficaci traduzioni: L’eredità di Annibale <14, il Mondo Ellenico <15 e Costantino Porfirogenito <16. Dopo un periodo di apparente disinteresse che va dalla fine degli anni Sessanta alla fine degli anni Ottanta, tuttavia, anche in Italia si è assistito a un generale ritorno di fiamma per la figura di Toynbee e per il suo pensiero. Studiosi come Tagliaferri, Leonardi e Castellin hanno avuto il merito di riportare l’attenzione sulla sua figura anche nel nostro paese, indagando il suo contributo dal punto di vista storico, filosofico e politologico <17.
Nel resto del mondo la sua fortuna è stata più costante nel corso dei decenni, e il suo pensiero ha incontrato l’interesse degli studiosi i quali, però, hanno concentrato la loro analisi soprattutto sulla sua filosofia della storia e sulla sua peculiare visione dell’ascesa e del crollo delle civiltà. Su questi argomenti, infatti, sono apparsi molti volumi soprattutto negli Stati Uniti d’America. Di contro, il Toynbee analista delle vicende internazionali fra le due guerre mondiali e, soprattutto, dopo la seconda guerra mondiale è passato in secondo piano, così come la sua originale interpretazione della guerra fredda e il suo contributo alla disciplina delle relazioni internazionali. L’impatto che il suo pensiero ha avuto negli Stati Uniti, poi, è stato sempre tralasciato dagli studiosi, per diversi motivi che verranno esplicitati nelle prossime pagine. Il seguente lavoro, quindi, cercherà di colmare questa lacuna, concentrandosi in particolare sulla sua visione delle relazioni internazionali dopo la seconda guerra mondiale, sulle soluzioni proposte per evitare il conflitto fra l’Occidente e l’Unione Sovietica e sull’influenza che il suo pensiero ha avuto sui policymaker americani all’inizio della guerra fredda, quando le sue riflessioni, condensate in un abridgement di A Study of History, vennero accolte con grandissimo favore dal pubblico americano.
L’originalità di questo lavoro, però, non sta solo nella scelta del tema da trattare, ma anche nella metodologia usata per farlo. Infatti, il lavoro di ricerca si è basato oltre che sulle opere dell’autore, anche sui documenti inediti di Toynbee (lettere, memorandum, appunti) che furono donati alla Bodleian Library dell’Università di Oxford dopo la morte dalla sua famiglia. In aggiunta, informazioni importanti sono state reperite presso gli archivi del Royal Institute of International Affairs (Chatham House), dove Toynbee fu incaricato di scrivere e supervisionare pubblicazioni annuali di relazioni internazionali prima e dopo la seconda guerra mondiale, fino al 1956. Anche dagli archivi della Rockefeller Foundation di Sleepy Hollow, New York, sono emersi importanti spunti di riflessione su legami di Toynbee con l’establihment americano e sulla sua influenza su di esso, confermata poi dalla lettura dell’inedita e semisconosciuta tesi di laurea di Henry Kissinger su Spengler, Toynbee e Kant custodita presso la biblioteca di Harvard che ho potuto personalmente consultare. Inoltre in questi tre anni di dottorato ho contattato diversi studiosi che nel corso dei decenni hanno lavorato sul pensiero di Toynbee, potendo quindi avere da loro suggerimenti e consigli, come quelli molto apprezzati di Richard Crockatt, Michael Lang e Bruce Mazlish. Soprattutto, di fondamentale importanza per questo lavoro è stata la verifica delle mie ipotesi con William H. McNeill, il biografo ufficiale di Toynbee <18, il quale mi ha concesso la possibilità di intervistarlo nel settembre del 2012 e di confrontarmi con lui sulla reale influenza e sul peso che Toynbee ebbe nella società americana all’inizio della guerra fredda. Riconoscendo che alcuni studiosi che si sono occupati di Toynbee hanno tenuto scarso conto dell’evoluzione del suo pensiero attraverso i decenni, la prospettiva di indagine adottata è stata quella diacronica, atta ovvero a mettere in luce come il pensiero dell’autore sia cambiato nel tempo, e di conseguenza anche il suo giudizio sulla realtà a lui contemporanea e dunque il tipo di influenza esercitata.

[NOTE]
1 R. HIAASEN, The word on the street turns cryptic, in “The Baltimore Sun”, 19 ottobre 1994
2 Resurrect Dead: The Mystery of the Toynbee Tiles, John Foy director, Land of Missing Part production, 2001
3 “Human nature presents human minds with a puzzle which they have not yet solved and may never succeed in solving, for all that we can tell. The dichotomy of a human being into ‘soul’ and ‘body’ is not a datum of experience. No one has ever been, or ever met, a living human soul without a body… Someone who accepts -as I myself do, taking it on trust -the present-day scientific account of the Universe may find it impossible to believe that a living creature, once dead, can come to life again; but, if he did entertain this belief, he would be thinking more ‘scientifically’ if he thought in the Christian terms of a psychosomatic resurrection than if he thought in the shamanistic terms of a disembodied spirit” (A. J. TOYNBEE, Experiences, Oxford University Press, London, New York 1969, pp.140-141).
4 R. BRADBURY, The Toynbee Convector, Knopf, New York 1988, tr. it., Il convettore di Toynbee, in ID., Viaggiatore del tempo, Rizzoli, Milano 1989
5 Sulle difficoltà incontrate dalle opere di Toynbee in Italia, si rimanda in particolare all’opera di P. SILVESTRI, Arnold Toynbee e la storia intera, Firenze Atheneum, Scandicci, Firenze 1991, p. 13-14
6 B. CROCE, Nuove pagine sparse, serie seconda, Ricciardi, Napoli 1949, p. 49
7 A. J. TOYNBEE, Le civiltà nella storia, compendio di D.C. Somervell, Einaudi, Torino 1950
8 A. J. TOYNBEE, Storia comparata delle civiltà, compendio di D. C. Somervell, tre volumi, Newton Compton, Roma, 1975-1976
9 A. J. TOYNBEE, Panorami della storia, vol. I introduzione, vol. II Genesi della Civiltà, Mondadori, Milano-Verona, 1954-1955
10 Bodleian library, Toynbee papers, box 83, lettera di Enzo Paci a Toynbee, 6 giugno 1968
11 A. J. TOYNBEE, Civiltà al paragone, Bompiani, Milano1949
12 A. J. TOYNBEE, Il mondo e l’Occidente, Martello, Milano 1956
13 A. J. TOYNBEE, Il racconto dell’uomo, Garzanti, Milano1977
14 A. J. TOYNBEE, L’eredità di Annibale, Einaudi, Torino 1981
15 A. J. TOYNBEE, Il Mondo Ellenico, Einaudi, Torino 1967
16 A. J. TOYNBEE, Costantino Porfirogenito e il suo mondo, Sansoni, Firenze 1987
17 Teodoro Tagliaferri ha approfondito la figura di Toynbee come espressione delle grandi riflessioni britanniche di fine Ottocento e inizio Novecento, concentrandosi in particolar modo sul suo contributo alla definizione di un nuovo ruolo per l’impero britannico. Si veda T. TAGLIAFERRI, Storia ecumenica: materiali per lo studio dell’opera di Toynbee, Rubbettino, Soveria Mannelli 2002; La repubblica dell’umanità. Fonti culturali e religiose dell’universalismo imperiale britannico, Rubbettino, Soveria Mannelli 2012, in particolare pp. 221-258. Per una curiosa coincidenza, sintomatica però di un rinnovato interesse figlio dei tempi nei quali viviamo, alla fine della prima decade del nuovo millennio Milano ha visto un singolare proliferare di studiosi che si sono occupati di Toynbee. Fra tutti, Luca Castelin dell’Università Cattolica e Federico Leonardi dell’Università del San Raffaele hanno, infatti, pubblicato diversi articoli e libri sullo storico inglese. In questo lavoro mi sono giovato delle loro opere e soprattutto della loro frequentazione, che con Leonardi è stata quasi quotidiana, grazie alla quale molte delle riflessioni qui presenti hanno avuto origine. Anche dalla diversità di formazione ho potuto trarre grande giovamento. Castellin, politologo, si è interessato alla sua teoria politica e internazionale, come si evince da L.G. CASTELLIN, Ascesa e Declino delle Civiltà. La teoria delle macro-trasformazioni politiche di A. J. Toynbee, Vita e Pensiero, Milano 2010; Lo ‘sguardo’ di Arnold J. Toynbee sulla politica internazionale del XX secolo, attualità di un’analisi geopolitica, in “Filosofia Politica”, XXV, n.1, aprile 2011, pp. 57-69. Leonardi, filosofo, si è invece concentrato sulla filosofia della storia di Toynbee e sui lavori sul mondo antico, per i quali si rimanda F. LEONARDI, Storia come analogia. Spengler, Toynbee e la storia comparata delle civiltà, tesi di dottorato in corso di pubblicazione, 2012; La filosofia della storia nello specchio del classicismo, Aracne, Roma 2013, iniziando anche ad affrontare il rapporto fra le civiltà in, Toynbee e lo scontro delle civiltà. La politica estera Usa dal paradigma bipolare al paradigma multipolare, in “Rivista di Politica”, n. 1, gennaio-marzo 2011, pp. 155-181
18 W.H. MCNEILL, Arnold J. Toynbee: a Life, Oxford University Press, Oxford 1989

Luca Maggioni, Toynbee e le relazioni internazionali all’inizio della guerra fredda, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Firenze, 2012