Mauri informò nel frattempo la missione alleata e il Comando Nord Emilia attraverso la persona di Aceti

Abbiamo visto come il restante membro del Comando provinciale, l’Avvocato Primo Savani (Mauri), sia stato al centro di una controversa vicenda che portò alla sua destituzione e sulla quale abbiamo analizzato un consistente carteggio. Il fatto che al nome di Savani non fosse legato solo la carica di Commissario ma anche un passato di intesa lotta antifascista, conferisce al “caso Mauri” ancora più risonanza. Una risonanza che per quanto nel 1945 fosse forte, col tempo si è spenta, dal momento che di questa vicenda non si trova cenno nei principali riferimenti bibliografici sulla resistenza parmense. Lo stesso Savani, nel suo libro “Antifascismo e guerra di liberazione, una cronaca dei tempi” non accenna al caso che lo vide coinvolto. Tuttavia non si può analizzare l’opera che Mauri svolse come Commissario, basandosi solo sui fatti avvenuti all’indomani della liberazione.
Anche per Primo Savani, come per Pellizzari e Ferrari, date le importanti cariche ricoperte a livello provinciale durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, è possibile ricavare dettagliatamente gli eventi e le attività principali riguardanti la sua vita pubblica e privata. Una sintesi sul suo profilo biografico è proposta nell’Appendice a fine della Tesi; in questo paragrafo verrà analizzata la figura di Mauri in relazione con il suo operato di Commissario. Avendo alle spalle un’intensa attività antifascista, iniziata già negli anni ’20, Mauri venne eletto, dalle brigate Garibaldi, Commissario Politico del primo Comando Unico, istituitosi nell’agosto del 1944. A seguito dell’eccidio di Bosco, dal quale Mauri riuscì a salvarsi, e delle nuove elezioni per il Comando Unico, “necessità d’ordine puramente tecniche hanno portato alla conseguenza che nel nuovo Comando non sia compreso il Prof. Mauri, il quale nel Comando precedente tenne con meritoria operosità l’ufficio di Commissario Politico Unico” <295, queste sono le parole che i neoeletti Arta e Poe indirizzano alla Delegazione Nord Emilia , invitando il Comando ad assegnare un incarico di responsabilità all’ex Commissario, dato il suo “ingegno, l’attività e le doti politiche del Mauri” <296. Come abbiamo visto, le dimissioni di Savani non durarono molto dal momento che nel novembre 1944 è chiamato a rimanere in carica come Commissario Politico per il Comando delegato nella zona Est della Cisa.
Il Commissario Mauri
Molte informazioni pervenute su i fatti presi in esame in questo capitolo si devono alle relazioni del Commissario Mauri, il quale in diverse occasioni, scrisse dei documenti in cui riportava, seppur a volte non del tutto oggettivamente, una sintesi di come alcune questioni erano state affrontate e risolte. Si tratta di rapporti che Savani, in qualità di Commissario, era chiamato a redigere. A lui infatti risalgono alcune delle principali informazioni sulla costituzione del primo Comando Unico, con la questione dei tre Commissari, e sui successivi fatti riguardanti le diverse crisi del Comando. Se molte sono le carte scritte da lui, poche sono quelle scritte su di lui o sul suo operato, fatta eccezione per la consistente documentazione relativa al “caso Mauri”, sulla quale bisogna principalmente basarsi per poter ricavare un profilo sul suo ruolo di Commissario. Poche sono anche le direttive emanate da Mauri alle brigate dipendenti, abbastanza esaustive da permettere di far emergere quale fosse il suo “credo” a differenza invece di quanto si è riuscito a fare con Arta e Poe. Si cerca quindi di fare un’analisi il più possibile obbiettiva e completa, andando a cercare nelle sue parole, nei suoi fatti e nei giudizi espressi su di lui, quei dati che ci consentano di tracciare un suo profilo.
Fatte queste premesse, vediamo una direttiva, firmata unicamente da Mauri, che il Commissario inviò il 9 settembre del 1944 ai commissari di brigata; si tratta di un documento non trovato in archivio, ma che Savani riporta integralmente nel suo libro: <297
“I C.P [Commissari Politici] delle brigate devono illustrare presso i distaccamenti la nuova organizzazione delle forze partigiane della provincia di Parma su basi militari [si riferisce alla costituzione del C.V.L] ed il significato dell’ora che volge al suo fatale destino, infondendo entusiasmo combattivo e fede nell’ avvenire della patria pur così dolorosamente colpita. È l’unione che da la forza. Come tutti i partiti antifascisti hanno raggiunto nei C.L.N. e nel governo nazionale un accordo attraverso il denominatore della libertà, dell’indipendenza nazionale e della democrazia, così tutti i patrioti, al di sopra dei loro ideali politici, devono cementare le loro forze in una solida unità d’intenti e d’azione. Ciò non esclude che ci si debba intrattenere sui problemi politici. Alla fine della guerra un’assemblea deciderà sulle sorti del Paese. Occorre orientare gli spiriti verso la repubblica. Come è equilibrio e sensibilità tenendo presente che ci sono tra noi anche dei monarchici. Occorre procedere ad epurazioni e controlli periodici per evitare l’intrusione di elementi in desiderabili nelle nostre formazioni. Si deve tenacemente perseguire lo scopo di sgretolare le forze nemiche traviata dalla propaganda hitlerofascista. In ogni comune i commissari politici devono promuovere la costituzione del C.L.N., suscitando le energie e le capacità locali. Anche nel più modesto comune di montagna si devono riunire elementi democristiani, socialisti, comunisti, e d’altra partiti e rappresentanti delle varie categorie sociali, e si deve intervenire allo scopo di guida e di educazione. Nei luoghi dove è possibile un’occupazione permanente, oltre ai comitati, si dovrà procedere alla costituzione delle giunte popolari ed alla elezione del sindaco. Il nostro popolo si deve riabituare all’autogoverno su basi democratiche. <298
Nello scritto emerge l’aspetto pragmatico e organizzativo di Savani, egli non si dilunga parlando di alti ideali, ma rimane nel concreto, elencando quasi una lista dei compiti che i Commissari devono assolvere adducendo chiare e recise spiegazioni. Anche Savani fa dell’unità partigiana, uno dei capisaldi della sua attività. In Mauri, l’importanza dell’unità sembra più rimarcata per motivi militari, la finalità dell’unione è di ottenere le forze necessarie a vincere la lotta; in riferimento all’unità nello scritto, non emergono quei cenni alla concordia, alla collaborazione tra le formazioni e al rispetto come invece abbiamo rilevato nelle parole di Poe. Rispetto al richiamo a valori assoluti, a cui Pellizzari esorta nei suoi scritti, nelle parole di Mauri forse riecheggia maggiormente la sua impronta comunista.
Nell’esortare ad unire le forze, a dar vita ai Comitati e a collaborare con il comando per vincere la guerra, Mauri segue fedelmente le direttive della Federazione Comunista. Simili indicazioni infatti vengono fornite dal Partito Comunista per la formazione dei Nuclei di Partito nelle brigate partigiane. Nel documento intitolato “Direttive per la costituzione e il funzionamento del Nucleo di Partito in seno alle formazioni partigiane” <299 tra i diversi compiti del Nucleo si legge anche quello di “collaborare senza riserva con il Comandante o con il Commissario dell’unità chiunque essi siano per il buon andamento morale, politico, militare della formazione”. <300
Anche Mauri, come Poe, si preoccupa di educare i suoi uomini non solo in quanto partigiani nel presente, ma anche come cittadini del futuro e lo fa sempre con il suo senso pratico: non solo negli organi centrali, ma anche nelle formazioni e nella popolazione civile, bisogna dar vita a delle forme di politica partecipata in cui ogni classe politica o sociale sia rappresentata. Mauri è l’unico membro del Comando Unico a parlare dell’importanza dei Comitati di Liberazione nel movimento, d’altronde non si erano ancora compiuti i fatti che portarono le varie crisi del Comando Unico, per cui non sorprende se i nuovi Comandante e Commissario non spesero molte parole, con i loro partigiani, sull’importanza del Comitato provinciale. Savani invece, estraneo alla “lotta di potere” tra Comando e CLN parmense, ribadisce l’importanza di una più stretta collaborazione anche in un documento datato il 10 aprile 1945, dove egli fa un punto della situazione sulla crisi allora in atto. Al paragrafo su “Comando Unici e C.L.N.” si legge:
“Nell’Italia occupata dai tedeschi, le forze partigiane stanno al C.L.N come in un libero paese l’esercito sta al governo, e siccome la nostra è, come tutte le guerre, e ancora più delle altre, guerra politica, urge la necessità di una stretta collaborazione, presupposto della subordinazione, tra formazioni militari e l’organo politico. All’infuori di questo binario c’è un terreno ingombro di pericoli e di sorprese, vale a dire la possibilità del caos. Non può affermarsi che questa collaborazione sia sempre stata efficiente e continua nel passato. Anche per contingenze difficili”. <301
Infine, nella direttiva di Savani si percepisce come l’educazione da infondere ai patrioti, per Mauri, non riguardi solo la politica in senso lato, e cioè coscienza della lotta e dei valori della libertà e democrazia, ma anche la politica in senso stretto, di orientare il pensiero dei partigiani verso una precisa scelta, quella della Repubblica.
Anche in un’altra direttiva inviata alcuni mesi dopo, Mauri ribadisce ai Commissari delle brigate non solo l’importanza, ma anche il dovere di una collaborazione fra tutte le formazioni per migliorare il movimento:
“È necessario stabilire ad ogni costo rapporti di fiduciosa collaborazione fra tutte le formazioni da chiunque siano comandate, stroncare ogni spirito di concorrenza tra formazione e formazione, creare la coscienza di essere tutti parte del Corpo dei Volontari della libertà con uguali diritti e doveri … il dovere dei comunisti in qualunque formazione si trovino deve essere sempre quello di collaborare con il comando per migliorare il funzionamento delle unità, di essere sempre esempio di coraggio e disciplina”. <302
L’attività di Commissario che Mauri svolge, difficilmente scinde dal suo pensiero e dalla sua appartenenza politica, questo si evince anche da alcuni passaggi di una lettera inviata da Gloria all’ufficiale Addetto ai Collegamenti, il partigiano Roda: “circa il tuo colloquio con Mauri desidero chiarire allo scopo di evitare situazioni poco chiare nei nostri rapporti […] ritengo che perché le formazioni possano essere veramente efficienti nel campo militare occorre non vi sia alcuna azione politica di partito […] per questo per tutta franchezza ti dico che se Mauri ti ha dato qualche direttiva o incarico di natura politica sei pregato di comunicarlo che la tua qualità di ufficiale non ti assolverlo”. <303
Il dovere di un comunista di collaborare con il Comando in qualunque formazioni si trovi, viene messo in pratica dallo stesso Savani, che in primis diede l’esempio ai suoi patrioti condividendo il Comando con un uomo non solo di corrente politica opposta, ma anche sconosciuto in zona e nominato dal Comitato. La cooperazione con Gloria, come abbiamo visto, non è segnata da gravi dissidi interni, e la coppia collaborerà efficacemente fino alla Liberazione. Lo stesso Partito Comunista è consapevole del buon lavoro svolto da Mauri nella cooperazione con Gloria, infatti nella lettera inviata, probabilmente dal Delegato Miro, alla Federazione del Partito Comunista parmense il 17 febbraio 1945, l’autore dopo aver passato in rassegna alcuni nomi candidati al l’incarico di Commissario Unico, conclude che: “cosa questa [la diplomazia] in possesso del compagno Mauri che ha al suo attivo dieci anni (1924-1944) di aperta lotta politica. Mauri checché qualcuno ne possa dire tiene a mio giudizio e a giudizio di altri autorevoli compagni molto bene il suo posto, conosce ormai debolezze e punti forti di Gloria ed è giunto ad una effettiva collaborazione con questi”. <304
Mauri e il “caso Mauri”
Come anticipato nella premessa, la principale documentazione su Mauri è quella relativa al caso che lo vide coinvolto nel febbraio del ’45, documentazione già analizzata nel paragrafo precedente. Molti di questi documenti riprendono e riportano i fatti accaduti, e poco ci dicono sulla persona di Mauri al di là del suo effettivo coinvolgimento, o meno, nelle trattative con il nemico e della giustezza o in giustezza del provvedimento preso a suo carico. Senza ripercorrere gli avvenimenti, cerchiamo di fare il punto sui passaggi che evidenziano la figura dell’avvocato Primo Savani.
In merito al provvedimento preso dal Comando Militare Nord Emilia, che ordinava la destituzione di Mauri dalle sue funzioni di Commissario, abbiamo visto come il Colonnello Gloria sia stato il suo principale difensore. Nella missiva inviata al Comandante Bertola, dopo aver dichiarato “privo di fondamento nella sostanza” <305 e “irregolare nella procedura” <306 l’ordine emanato dal Comando Nord Emilia, sulla questione conclude dicendo: “Sull’operato di Mauri ho quindi il dovere di esprimere il mio motivato parere con assoluta obiettività in qualità di Comandante militare che ha avuto in lui un fedele e sincero collaboratore nell’opera di ricostruzione delle formazioni della zona Est del parmense e sono sicuro che alla luce dei fatti quali realmente si svolsero il C.M.N.E saprà dare a Mauri quella riabilitazione che merita”. <307
Secondo Gloria, Mauri si comportò conformemente al suo dovere, in quanto non poteva assumersi la responsabilità di rigettare a priori l’offerta dei colloqui fatta dal generale tedesco, dal momento che si trattava di una questione che avrebbe potuto avere una risonanza non solo nazionale ma europea. Data la portata della proposta e le difficoltà di collegamento, “ritenne doveroso recarsi di persona col mezzo più celere a Milano per riferire agli organi competenti” <308 e informò nel frattempo la missione alleata e il Comando Nord Emilia attraverso la persona di Aceti. Avuta riposta negativa dal Comando Alleato, la riferì al nemico chiudendo la questione. Secondo Gloria quindi non si può parlare di trattative intavolate.
Infine Gloria contesta il fatto che procedendo con la revoca di Commissario senza aver preso diretta conoscenza dei fatti, il Comando Delegato del CUMER ha “macchiato l’onore di un patriota e cittadino integerrimo” <309; per questa serie di ragioni Gloria non comprende quale appunto si può muovere alle azioni di Mauri il cui comportamento è “improntato ad indubbia buona fede e ad alto senso di amor di Patria di cui ha dato indubbie prove in tutto il suo passato” <310. Le obiezioni rivolte a Mauri mosse dal Comando, ormai risapute, erano quelle di aver messo in pericolo il movimento e non di aver trasgredire alla massima generale di non scendere a patti con i nemici.
Accanto a Gloria, anche il CLN parmense intervenne in difesa del Mauri; la tesi a favore del Commissario da parte del Comitato coincide con quella del Comandante della zona Est: “il Prof. Mauri non aveva facoltà di trattare coi nazifascisti e non lo ha fatto” <311; in questa lettera inviata il 26 marzo 1945 dal CLN, il Comitato trova ingiusto “che il Mauri, che ha dimostrato solamente di alto senso di responsabilità e di correttezza in tutta la faccenda” <312 debba sopportare un giudizio così duro. Il giudizio così duro non proviene solo dal Comando Nord Emilia ma anche dal Partito Comunista che ne decretò l’espulsione dal partito, provvedimento approvato dall’unanimità dei compagni presenti nell’assemblea di Partito tenutasi il 20 aprile 1945 <313, nel corso della quale al terzo punto all’ordine del giorno c’era la discussione sul “caso Mauri”; i fatti imputati al Mauri convergono con il pensiero del Comando Nord Emilia, come dimostrano le cinque critiche mosse da Bertini, viste in precedenza.
Di fronte al primo ordine di destituzione, Mauri non si dimise dalla sua carica: “continuo ad esercitare la funzione di Commissario Politico, in attesa che non solo il P.C. ma anche il Nord Emilia diano il loro benestare” <314; approvazione che il Nord Emilia non diede e nemmeno il Partito Comunista: “la sua ostinazione attuale e i suoi intrighi non fanno che confermare la giustezza dei provvedimenti presi nei suoi confronti” <315, sono queste le parole che si leggono in una relazione inviata al Comitato del Partito Comunista Est della Cisa. Solo due mesi dopo, a guerra finita, il provvedimento del Comando Regionale Nord Emilia sarà revocato, non perché viene riconosciuta l’innocenza di Mauri, ma in considerazione dell’ “ottimo e disciplinato comportamento del patriota Mauri nel periodo successivo alla data del provvedimento […] e [del]la lunga vita cospirativa di antifascista sincero” <316.
[NOTE]
295 AISRECP, Fondo Lotta di Liberazione, busta RI, fasc. QC, f.3.
296 Ibidem.
297 P. Savani, Antifascismo e guerra di liberazione a Parma. Cronaca dei tempi.
298 Ivi, p. 190
299 AISRECP, Fondo Lotta di Liberazione, busta 2 OD, fasc. OP b3, f. 40.
300 Ibidem
301 Ivi, busta RI, fasc. QC, f.24.
302 Ivi, busta 2 CU, fasc. ES, f.3.
303 Ivi, fasc. ES e,f.56.
304 Ivi, busta 2 OD, fasc. OP b3, f. 64.
305 Ivi, busta RI, fasc. QM, f. 33.
306 Ibidem
307 Ibidem
308 Ibidem
309 Ibidem
310 Ibidem
311 Ivi, f.28.
312 Ibidem
313 Ivi, busta 2 OD, fasc. OP b3, f. 59.
314 Ivi, busta RI, fasc. QM, f.32.
315 Ivi, f.46.
316 Ivi, f. 50.
Costanza Guidetti, La struttura del comando nel movimento resistenziale a Parma, Tesi di laurea, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2017-2018