Ogni vecchio osovano, salvo le debite eccezioni, conserverà l’arma che aveva in dotazione durante la lotta clandestina

Anduins, Frazione del comune di Vito d’Asio (PN). Fonte: mapio.net

Mi riferisco alla comunicazione in data 9 corrente riguardante la costituzione della società segreta “Fratelli d’Italia”. In occasione di un colloquio avuto recentemente a Trieste da “Aurelio” con esponenti del servizio informazioni alleato, gli è stato chiesto il numero degli uomini che la “Osoppo” potrà fornire, al che è stato risposto che si potranno mettere in campo circa 10.000 partigiani. Gli esponenti della Osoppo sono stati quindi incaricati di compilare subito un preventivo delle armi necessarie, lavoro questo che è in corso. Aurelio ha riportato l’impressione che, da qualche tempo, gli alleati manifestino grande interesse alla Osoppo verso la quale, fino a pochi mesi orsono, dimostravano la stessa diffidenza che nutrivano verso la Garibaldi. È stata anche prospettata la possibilità che il comando del XIII° Corpo Inglese assegni prossimamente alla Osoppo un ufficiale di collegamento disegnando un tenente il quale ha già solto tale incarico presso il comando della stessa divisione Osoppo durante la guerra di liberazione. Il comitato dei 9 ha disposto l’inizio dei lavori per l’organizzazione delle formazioni osovane in tutta la provincia di Udine, il cui territorio è stato suddiviso in 9 settori a ciascuno dei quali è stato assegnato un membro del comitato esecutivo incaricato di reclutare segretamente gli uomini ed ordinarli in reparti secondo la vecchia organizza sono partigiana. Ogni vecchio osovano, salvo le debite eccezioni, conserverà l’arma che aveva in dotazione durante la lotta clandestina: i vari comandanti delle disciolte unità hanno in dotazione depositi di armi e munizioni occultati in luoghi segreti. Il comando alleato sarebbe al corrente di ciò e tollererebbe tali infrazioni nella considerazione che le formazioni garibaldine furono le prime ad impartire ai propri reparti l’ordine di occultare le armi che avevano in consegna e che un misero di versare dopo la liberazione. Giorni orsono la Federazione del Pci ha interessato la direzione del Psi perché facesse da intermediaria presso l’associazione Fratelli d’Italia per far conoscere i promotori che il partito comunista disapprova il comportamento e l’attività della stessa associazione (ritenuta di carattere anticomunista ed anti garibaldino) e che, pertanto, i comunisti sono decisi a rintuzzare ogni velleità anche con le armi, se ciò fosse necessario. Il partito socialista ha dato incarico a “Verdi” – che è iscritto al partito stesso che fa parte dell’esecutivo della suddetta associazione – di riferire quanto sopra al comitato dei 9. I vari esponenti hanno quasi all’unanimità reagito contro la intimidazione dei comunisti facendo rispondere che la loro attività non è diretta contro la Garibaldi, nei contro il partito comunista, ma che mira soltanto alla difesa della patria e soprattutto la difesa dell’italianità della Venezia Giulia. Per quanto riguarda la minaccia di intervento armato dei comunisti, hanno risposto che il mitra lo sanno usare anche quelli della Osoppo e che, quindi, la minaccia stessa li lascia indifferenti. Sembra che i nuclei garibaldini che si starebbero ricostruendo nella zona di Anduins [n.d.r.: Frazione del comune di Vito d’Asio, in Friuli] siano incaricati di localizzare i depositi di armi che l’Osoppo conserva in detta zona, allo scopo di sottrarre il materiale stesso ed avviarlo in zona B. Gli osovani, a loro volta, avrebbero scoperto alcuni depositi di armi della Garibaldi e non è escluso possano tentare un colpo di mano per svaligiarli. Le questioni che formano oggetto del presente rapporto e che, data l’attuale situazione politica, assumono carattere di estrema delicatezza, vengono seguite a mezzo di persone a fiduciaria. Ogni ulteriore emergenza sarà segnalata“. <172
I documenti qui appena riportati sono di importanza capitale per quanto riguarda il discorso delle associazioni segrete paramilitari per molteplici aspetti. Innanzitutto viene accertata l’esistenza della associazione, cosa che dai pochissimi documenti precedenti non era possibile dedurre con certezza, inoltre viene definita la struttura direttiva della Fratelli d’Italia completa di nominativi e nomi in codice, inoltre vengono citati due elementi importantissimi, ovvero il colonnello Olivieri in servizio allora presso il 5° Comando Militare Territoriale degli alpini e l’Alleato Harding a capo del 13° Corpo, oltre al generale Armellini a capo del 5° Corpo presso cui operava Olivieri. I due personaggi appena citati sono centrali nel discorso, poiché sono personalità che ricoprivano posizioni ufficiali, rappresentanti l’Esercito italiano e quello statunitense, che erano a conoscenza della formazione di questa organizzazione e dei suoi scopi, testimoniando quindi l’appoggio “politico” che questa aveva. Olivieri avrebbe addirittura fornito le armi in caso di necessità, andando così a collegare direttamente le Forze Armate regolari con le associazioni
clandestine e non è da escludere che lo stesso Harding potesse seguire l’esempio fornendo supporto logistico e materiale in caso di forzatura slava al confine. Sono stati quindi accertati i contatti tra l’organizzazione e gli Eserciti italiano e americano sebbene fino a questo momento, quindi il 1946, questa rimase autonoma e non direttamente inquadrata come una regolare formazione militare.
Come abbiamo potuto osservare dai documenti sono emersi i nomi di altre due organizzazioni molto importanti delle quali si hanno pochissime notizie, ovvero la “Gorizia” e soprattutto la nuova “Osoppo” ricostituita sulle ceneri della disciolta brigata di partigiani bianchi Osoppo operante durante la guerra di liberazione; accanto a queste vanno citate anche l’organizzazione “Trieste” e la “Odi” anche se quest’ultima non compare in questa nuova documentazione.
La “Gorizia” sembra fosse stata finanziata anch’essa dagli alleati dopo esser stata fondata da ex combattenti italiani come risposta alle violenze delle truppe titine, per quanto riguarda la “Odi” invece disponiamo solamente di un appunto citato da Pacini, dal quale si evince solamente il probabile alto livello di preparazione dei componenti viste le mansioni cui era destinata, ovvero spionaggio del nemico e all’occorrenza tutela dell’ordine pubblico <173.
Nel pomeriggio del 4 aprile il generale Garrone Pasquale (che da tempo trovasi a Trieste sotto mentite spoglie) assieme al comandante militare territoriale di Udine generale Armellini, al colonnello Palmisano ed al colonnello Puricelli (ing. Puricelli) si sono incontrati in questa città con persone di fiducia della quale spero poter comunicare quanto prima il nome, ed hanno trattato quanto segue: Il generale Garrone che opera a Trieste sotto la vesta di direttore di una cooperativa trasporti ma in effetti con ben altri compiti, sta organizzando d’intesa col generale Armellini la formazione di due divisioni (già battezzate coi nomi di “Gorizia” e “Trieste”) le quali saranno composte da civili volontari della provincia di Udine e Trieste con centro di mobilitazione in Udine. Il Garrone, con la collaborazione di altri ufficiali intende costituire anche apposite cellule cui affidare il compito della vigilanza sugli elementi italiani sospetti di connivenza con i titini e degli slavi che svolgono attività spionistica. La persona con la quale i detti ufficiali si sono qui incontrati è stata scelta per formare la cellula nella città di Udine e paesi limitrofi. Il Garrone ha fatto presente a detta persona l’opportunità che essa si scelga una quarantina di elementi fidatissimi sui quali poter contare in ogni circostanza. Ha altresì chiarito a detta persona l’attuale situazione politico militare riassumendola come segue: “Dopo il recente discorso di Tito, è da ritenersi certo un colpo di mano su Trieste prima del maggio. Ciò risulta anche agli alleati quali hanno un servizio di spionaggio organizzatissimo ma sono preoccupati per le loro poche forze il ministero della guerra italiano intende preparare in tempo una aliquota di uomini che possono concorrere con gli alleati a frenare, quantomeno, l’impeto di penetrazione degli jugoslavi. Il generale Armellini, nel corso del colloquio avrebbe reso noto di aver già chiesto agli alleati un forte contingente di automezzi con i quali, in caso di bisogno, portare la massa degli armati a Trieste donde gli stessi automezzi dovrebbero evacuare donne e bambini. Il comando alleato pare abbia assicurato il concorso di 500 automezzi.” Il Garrone Ha quindi precisato alla ripetuta persona, cui ha lasciato il proprio recapito privato, che nei prossimi giorni egli tornerà in Udine con l’elenco delle persone che la cellula dovrà rintracciare, seguire e, se necessario eliminare. Per ogni necessità essa dovrebbe far capo al generale Armellini che darà tutto l’appoggio necessario fornendo all’occorrenza anche automezzi. La menzionata persona ha aderito alle proposte, riservandosi qualche giorno per circondarsi di fidati, ai quali tutti il Garrone assegnerà un numero e sigla passandoli, come ha affermato, alla dipendenza del ministero guerra. Il gruppo dei citati ufficiali, insieme col designato capo cellula, si è quindi recato a Tricesimo e Tarcento, dove ha avuto contatti con elementi del luogo aderenti al movimento. L’attività in questione sarà riservatamente seguita“. <174
Da questi documenti emerge una nuova figura che sembra aver avuto un ruolo centrale nell’organizzazione di queste associazioni, quella del generale Garrone, il quale va posto a questo punto se non al pari quanto meno molto vicino alla figura di Olivieri. Avendo partecipato in prima persona, con l’ausilio di Armellini, alla costituzione della “Gorizia” e della “Trieste”, è indubbio che fosse una figura tenuta in grande considerazione dagli alleati oltre che dai vertici italiani. Sappiamo quindi con certezza che il generale Armellini fosse un collegamento, se non il principale, tra le Forze Armate sul territorio e le nascenti organizzazioni. Inoltre possiamo dedurre che il colonnello Olivieri e il generale Garrone fossero gli artefici materiali: si deve quindi a loro l’organizzazione quanto meno della Trieste, della Gorizia, della Fratelli d’Italia e della Osoppo, insomma di tutte le principali organizzazioni prodromiche a Gladio.
Da ciò si evince che queste sebbene autonome fossero strettissimamente legate all’Esercito sin dalla loro formazione e non solamente negli anni a seguire, quando quelle superstiti furono inquadrate come dei reparti veri e propri.

Per concludere la panoramica sulle organizzazioni paramilitari schierate a difesa dell’italianità è necessario dedicare un po’ più di spazio alla più importante di queste, ovvero la Osoppo. I componenti del disciolto gruppo partigiano bianco Osoppo nei primissimi mesi del 1946, vista la nebulosa piega che stava prendendo la situazione relativa a Trieste e a tutto il settore orientale, decisero di rimettere in piedi la vecchia struttura con l‘obiettivo di fornire una prima difesa territoriale in caso di aggressione e consentire alle truppe regolari di mobilitarsi. Presero inizialmente contatti con Cadorna, allora capo di Stato Maggiore dell’Esercito, e con le autorità alleate, entrambi diedero parere positivo e il via libera, nacque così la nuova Osoppo che si differenziò dalla precedente in sostanza per il nominativo che fu quello, almeno in avvio, di 3° Cvl (Corpo Volontari della Libertà). Sappiamo con certezza che questa organizzazione era alle dirette dipendenze dell’Esercito ma anche al contempo finanziata dall’Uzc (tra il 1947 e il 1954 ha ricevuto circa 43 milioni di lire <175), inoltre sappiamo anche che il già citato colonnello Olivieri era a capo di questa organizzazione. Vedremo attraverso l’analisi degli anni seguenti come i membri della futura “O” furono i primi ad essere coinvolti in scontri a fuoco con un esercito straniero dalla fine della guerra.
In provincia di Udine esistono, in modo sicuro, due organizzazioni di tipo militare, che sono al servizio di due correnti politiche due la GAP ed il 3° Corpo Volontari Osovani. La prima fa capo al Pci e da esso dipende, mentre la seconda è costituita da elementi militanti in vari partiti e ostili al comunismo. Queste formazioni, in sostanza, sono le emanazioni e la continuazione dei due organismi partigiani, che operarono in Friuli durante il periodo di occupazione tedesca: Osoppo e Garibaldi. Le predette organizzazioni sono aspramente divise fine dal periodo della guerra partigiana, quando, pur essendo entrambe impegnate contro l’invasore, si osteggiavano a vicenda per contrasti di natura ideologica. Infatti, mentre la Garibaldi, composta da elementi quasi esclusivamente comunisti, si era talmente legata ai partigiani slavi da passare alle dipendenze del IX Korpus di Tito, in nome del quale operava ed occupava terre italiane, la Osoppo, costituita da persone di sentimenti patriottici e comandata da ufficiali dell’Esercito, deplorava il comportamento antinazionale dei garibaldini. Tali dissensi culminarono nell’uccisione del comandante, del commissario politico del gruppo Brigate sud della Osoppo e d’una quindicina di uomini della stessa unità, compiuta da partigiani slavi e garibaldini <176. Tale delitto fu determinato dal deciso rifiuto opposto dal comandante della Osoppo, all’invito, o meglio all’ordine, impartito dal IX Korpus jugoslavo, tramite il comandante della divisione Garibaldi, in base al quale le forze osovane che operavano in una zona confinante con il territorio occupato dalla Garibaldi avrebbero dovuto porsi agli ordini dei comandi sloveni. All’atto della smobilitazione, avvenuto in quella provincia il 24 giugno 1945, le due formazioni, che si sospettavano e si temevano a vicenda, non versarono le armi e, pure essendo ufficialmente sciolte, si mantennero segretamente inefficienza. Così alcuni ex comandanti osovani, nei primi del 1946, costituirono un’associazione segreta, denominata Fratelli d’Italia, sostenitrice dell’italianità della Venezia Giulia, ed avente finalità essenzialmente anticomunista. Tale associazione, diretta da esponenti dei vari partiti, per opporsi ad eventuali colpi di mano e ad azioni in forza degli slavo comunisti, decise di organizzare una formazione militare, al comando della quale fu affidato al colonnello Olivieri, attualmente in servizio presso il 5° Comando Militare Territoriale di Udine. Naturalmente questa formazione, denominata 3° Corpo Osovano, è composta in gran parte di ex partigiani della Osoppo. I comunisti, da parte loro, presero a rinsaldare le squadre chiamate GAP (Gruppi Azione Patriottica), che durante la guerra di liberazione avevano avuto compiti polizieschi e speciali, pur agendo alle
dipendenze della Garibaldi. L’organizzazione paramilitare dei comunisti conserverebbe le stesse iniziali, e cioè GAP, che però ora avrebbero il significato di Guardia Armata Proletaria. Sia la GAP che il 3° Corpo Volontari Osovani, al corrente della loro reciproca esistenza, sanno che, nella eventualità di torbidi o di qualcosa di peggio, si troveranno una di fronte all’altra per combattersi vicendevolmente.
Dati statistici sul 3° Corpo Volontari Osovani
Capi:
Comandante provinciale colonnello Olivieri, in servizio presso il V° Comando Militare Territoriale di Udine; vicecomandante prof. Gallino Corrado, capitano di complemento degli alpini in congedo. Non sono noti i capi periferici, i quali dovranno essere nominati in occasione di prossime riunioni del comitato politico. Saranno, comunque, scelti per la maggior parte fra ex ufficiali dell’esercito, già combattenti della guerra partigiana.
Forze:
Il movimento può contare su una forza di circa 5000 uomini.
Componenti:
I volontari del 3° Corpo Osovano appartengono a diverse categorie sociali, ma prevalgono i contadini, molti dei quali hanno prestato servizio militare negli alpini.
Armamento:
L’organizzazione dispone di considerevoli quantitativi di armi di tutti i tipi. Possiede numerose armi automatiche; moschetti, mitragliatrici leggere e pesanti e, pare, qualche mortaio.
Mezzi di trasporto:
In caso di impiego usufruirebbe degli automezzi delle cooperative di trasporto Osoppo-Friuli costituite nel capoluogo ed in provincia di Udine dopo la liberazione, con macchine di preda bellica.
Modalità delle adunate:
Il territorio della provincia di Udine, ai fini dell’impiego, è stato suddiviso in tre zone, le quali a loro volta comprendono delle sottozone. Per ognuno dei settori più importanti esiste un responsabile militare e un posto di adunata prestabilito, che viene mantenuto segreto e che è suscettibile di variazione per evitare che venga a conoscenza dei comunisti. È previsto che l’ordine di adunata sia in partito a mezzo staffette ai capi di zona e di sottozona. Tale sistema può essere modificato a seconda delle contingenze. Trattandosi di organizzazione che non ha programmi aggressivi, ma solo finalità difensive, i comandi periferici, in caso di necessità, possono usufruire di propria iniziativa dei loro uomini, senza attendere l’ordine del comando provinciale.
Compiti di ciascuna formazione:
I compiti delle formazioni dipendenti dal 3° Corpo Volontari Osovani sono quelli di rintuzzare tempestivamente gli attacchi dei gruppi comunisti e di riconquistare le località, gli uffici pubblici, ecc. che, i comunisti dovessero eventualmente occupare in un primo tempo avvalendosi dell’elemento sorpresa sul quale il loro partito impronterà l’azione delle forze a sua disposizione.
Depositi armi, munizioni, viveri e carburante:
Il 3° Corpo Volontari Osovani dispone di depositi di armi e munizioni nelle zone in cui risiedono gli aderenti al movimento. L’entità dei depositi è in relazione alle forze presenti nelle stesse zone e può, pertanto, subire variazioni in rapporto alle diminuzioni ed agli aumenti di essa. Per i carburanti vale quanto detto al capitolo mezzi di trasporto.
Modalità, prelevamenti e distribuzioni:
I capizona e di sottozona conoscono le località nelle quali sono sistemati i depositi di armi e munizioni. In caso di necessità provvedono di propria iniziativa a prelevare quelle occorrenti agli uomini dei rispettivi reparti. Per i viveri, gli automezzi, il carburante ed i medicinali, se non esistono depositi in luogo, faranno capo, se necessario ha privati simpatizzanti per il movimento osovano. […] Il 3° Corpo Volontari Osovani, in caso di torbidi provocati dai comunisti, conta di affiancarsi alle autorità militari locali ed alle forze di polizia (Carabinieri e Guardia di finanza). Il comitato politico, del quale fanno parte uomini di tutti i partiti – escluso naturalmente quello comunista – pare voglia organizzare un vasto movimento anticomunista, tendente, soprattutto, a prevenire e reprimere, se necessario, possibili violenze da parte del suddetto partito che, in provincia di Udine specialmente, è gravemente sospettato di connivenza con le organizzazioni segrete jugoslave, interessate a creare nel Friuli situazioni particolari e favorevoli all’espansionismo slavo comunista in Italia
“. <177
Udine. Formazioni anti-slavo comuniste esistenti in Friuli, secondo la Federazione del PCI di Udine. Sembra che la Federazione comunista di Udine sia in possesso delle seguenti notizie sulle formazioni antislavocomuniste esistenti in Friuli. Secondo detta Federazione in Friuli esisterebbero tre divisioni clandestine, organizzate per un’eventuale azione contro il movimento slavo comunista e precisamente: Divisione “Osoppo” (3 CVL), composta in prevalenza da elementi provenienti dalle formazioni osovane del periodo cospirativo. Comandante della divisione un ufficiale superiore. Forza: circa 8000 uomini – armamento buono. Divisione “Julia”, composta in prevalenza di elementi aderenti al movimento “Tricolore” di cui si conosce la tendenza estremamente monarchica. Comandante della divisione il colonnello Del Din, il quale avrebbe ottenuto di far assumere in servizio nella questura elementi a lui devoti per sfruttarli a favore della sua organizzazione in caso di rivoluzione. Forza: circa 1500 uomini – armamento modesto. Divisione “Nazario Sauro” (neofascista), composta da ex repubblichini (molti dell’ex reggimento alpini “Tagliamento”, comandato dal console Zuliani) e da ex fascisti. Comandante della divisione tenente colonnello Proto (già in servizio durante l’occupazione tedesca presso la questura repubblicana di Udine). Comandante del reparto di Udine – maggiore Plisca. Forza: circa 1000 uomini – armamento modestissimo. Tutte e tre le divisioni sarebbero collegate e svolgerebbero trattative con comandi di divisione similari dell’alta Italia, allo scopo di coordinare un comune piano di azione contro eventuali sommosse comuniste” <178.


[NOTE]
172 Ibid., Formazioni armate irregolari (tricolori e rosse) in via di costituzione, 22 marzo 1946, Documenti (369339, 369340, 369341) – 173 Ibid., PACINI GIACOMO, Le altre Gladio, pp.110-114. – 174 AUSSME, Fondo Sim, I° Divisione b.544, Organizzazione di formazioni armate semi clandestine destinate a reagire contro eventuali colpi di mano slavo comunisti, 6 aprile 1946, Documenti (374540, 374541) – 175 A-Pcm, Uzc, fascicolo C13/16, Relazione del prefetto Silvio Innocenti per l’On. Giulio Andreotti, 29 marzo 1954, in: PACINI GIACOMO, Le altre Gladio, p.118. – 176 Il riferimento è al noto eccidio delle malghe di Porzus. – 177 AUSSME, Fondo Sim, I° Divisione b.439, appunto del Comando Generale dei Carabinieri. – 178 AUSSME; Fondo Sim. I° Divisione b.430, Stralcio del bollettino n.31 del 3° Corpo Volontari della Libertà.
Junio Valerio Tirone, Il ruolo dell’Esercito nella gestione dell’ordine pubblico ai confini d’Italia nel secondo dopoguerra (1945-1954), Tesi di dottorato, Università degli Studi del Molise, Anno Accademico 2021-2022