Per un approccio allo studio delle colonie di vacanza italiane

Bordighera (IM): l’edificio di una dismessa colonia vacanza

I saggi e gli articoli di riviste sono stati utilizzati soprattutto per la ricostruzione della storia “generale” delle colonie di vacanza nel periodo che va dalle origini al dopoguerra.
Alcuni lavori si sono rivelati particolarmente utili per seguire le linee di sviluppo del fenomeno: se ne indica qui qualcuno, senza alcuna pretesa di esaustività e rinviando, per una maggiore completezza, alle note che accompagnano il testo e alla bibliografia conclusiva.
Una delle opere fondamentali, sia pure datata, è rappresentata dai tre volumi di Philippe Alexandre Rey-Herme “Les colonie de vacances en France” i quali, pur focalizzati sul panorama francese, illustrano in maniera assai dettagliata la storia delle colonie di vacanza a partire dalle riflessioni pedagogiche che le hanno precedute e presentano un quadro molto preciso delle esperienze dei vari paesi europei e nordamericani fino al 1936. <35
Un altro autore transalpino che si è occupato della storia delle colonie e, in seguito, delle questioni pedagogiche inerenti i centri di vacanza è Jean Houssaye: l’autore, conosciuto in Italia soprattutto come teorizzatore del triangolo pedagogico, tra la fine degli anni Ottanta e il primo decennio del Duemila ha pubblicato alcuni lavori che hanno costituito un importante riferimento per questa ricerca. <36
Sempre in ambito francese, molti utili si sono rivelate le ricerche di Jean-Marie Bataille, caratterizzate da un approccio di tipo socio-storico, attento anche ai contesti economici e culturali: Bataille analizza, ad esempio nel saggio scritto insieme a Audrey Levitre, l’evoluzione delle colonie attraverso il rapporto con gli spazi e le architetture, dimensioni che costituiscono il fil rouge del suo percorso di ricostruzione storica, in una continua riflessione sui legami tra strutture ed educazione. <37
Per quanto concerne l’Italia, non vi sono invece trattazioni altrettanto approfondite e sistematiche, sebbene siano stati pubblicati interessanti lavori; uno di essi è la tesi di Sergio Neri il quale, nell’anno accademico 1966/1967, ripercorre le principali fasi di sviluppo delle colonie di vacanza in Italia e in Francia; <38 vi è poi il testo di Franco Frabboni, <39 autore che, all’inizio degli anni Settanta, dopo aver anch’egli proposto un’introduzione storica sull’evoluzione del fenomeno in Italia, inserisce le colonie nel quadro di un’interessante analisi degli aspetti pedagogici della gestione del tempo libero infantile, tema al centro del dibattito di quegli anni e sul quale torneremo nel capitolo 4.
Un’opera assai significativa per il suo carattere di ricostruzione storica e per la sua riflessione sulle trasformazioni in corso nelle colonie di vacanza alla fine degli anni Ottanta del Novecento è poi il testo curato da Gian Carlo Jocteau, sul quale ci si è soffermati già nell’Introduzione.
Interessanti sono infine i più recenti lavori di Valter Balducci, <40 che affrontano l’evoluzione delle colonie di vacanza attraverso le differenti strutture architettoniche, evocative di diverse intenzionalità pedagogiche e funzioni sociali.
[…] Le immagini hanno avuto un significativo ruolo nel confermare le narrazioni dei testimoni e, talvolta, nel mostrare contraddizioni o lacune nel ricordo: esse hanno così aiutato il ricercatore a completare le informazioni e a vagliare criticamente le proprie conclusioni; anche le iconografie sono state tuttavia sottoposte a quel «controinterrogatorio» del quale parla Peter Burke, finalizzato a comprendere quali fossero, al momento della realizzazione della fotografia, le intenzioni del suo creatore, dei fruitori e degli eventuali committenti. <44
Una certa importanza hanno rivestito anche i filmati che ritraggono le colonie in attività: si tratta di pochi ma significativi documenti, che hanno generalmente un fine propagandistico – particolarmente evidente in quelli di epoca fascista, ma ben presente anche nei filmati di epoche successive -, teso a mostrare ai dipendenti delle aziende, ma spesso anche all’intera società, l’efficienza e l’accuratezza dei servizi destinati all’infanzia. <45
[…] Nell’ambito della presente ricerca sono state condotte in totale quindici interviste; di queste, undici hanno riguardato le colonie Fiat e solo quattro l’esperienza Ceméa; questa disparità numerica tra i testimoni dell’una e dell’altra realtà merita una doverosa puntualizzazione.
Nel corso della ricerca è apparso subito evidente che, a una profonda differenza qualitativa tra le realizzazioni di proprietà dell’azienda torinese e quelle commissionate a Ceméa, corrispondeva una disomogeneità dal punto di vista delle fonti orali.
Le interviste con i testimoni Ceméa, persone caratterizzate da un entusiasmo letteralmente esplosivo e da una grande abbondanza di particolari e di aneddoti, hanno infatti consentito di raggiungere ben presto una relativa saturazione, se non altro per quanto riguarda gli aspetti più rilevanti dello studio. Nel corso delle conversazioni, che nel caso delle interviste a Uberto Massone e Giannina Pennacchia si sono protratte per due interi pomeriggi, i protagonisti di quelle esperienze educative hanno infatti consentito al ricercatore di esplorare in profondità la loro esperienza educativa in colonia e di comprendere le istanze educative alla base del lavoro da essi svolto a Montechiaro.
Nel caso invece delle colonie Fiat, si è manifestata la necessità di ascoltare un maggior numero di voci e ciò soprattutto per due fattori: da un lato, la presenza di procedure molto definite, ma non sempre chiare e univoche nel ricordo dei protagonisti, ha suggerito di ricorrere a nuovi approfondimenti con fonti orali; dall’altro, le colonie Fiat, come si vedrà nel capitolo 4, furono interessate a fine anni Settanta da un progressivo aggiornamento dell’impostazione organizzativa ed educativa che ha reso opportuno “fotografare” questa transizione attraverso l’ascolto di quanti sono stati protagonisti di questo cambiamento (si vedano ad esempio gli stralci delle interviste a Paolo Fiori e ad Anna Rossanino) o sono stati ospiti delle colonie Fiat quando queste avevano ormai superato l’approccio tradizionale (si vedano i passi tratti dall’intervista a Milena Bosco).
Va inoltre precisato che la condizione di insider di chi scrive, sulla quale ci si soffermerà nel paragrafo 1.6, ha talvolta comportato di imbattersi in nuovi testimoni, preziosi e sinceramente motivati, come Carlo Cerboneschi, conosciuto nella sede di FCA (Fiat) Se.p.In. di Torino quando il ricercatore era presente per altre interviste; il signor Cerboneschi, ospite nelle colonie nel 1952 e 1953, ha offerto un importante affresco della situazione di quell’epoca, utile a individuare alcuni elementi ricorrenti nelle colonie Fiat attraverso i decenni.
Nella preparazione e nella conduzione delle interviste è stato tenuto costantemente presente l’insegnamento di Luisa Passerini, secondo la quale la documentazione prodotta dallo storico orale è innegabilmente segnata non solo dal suo sguardo, dalla sua soggettività, ma anche da tutte le scelte fatte nell’organizzazione e nello svolgimento dell’intervista. <106
Per quanto concerne in particolare la conduzione, nella consapevolezza che nell’intervista si realizza necessariamente una «struttura di potere», si è cercato di «riconsegnare ai soggetti un ruolo attivo e un potere di scelta, per quanto sempre locale e parziale». <107 Si è pensato pertanto di evitare un’impostazione decisamente direttiva, più vicina al questionario, approccio nel quale il ricercatore mantiene un saldo controllo dell’intervista e pone una serie di domande uguali per tutti i testimoni: se certo è facilitata la raccolta di informazioni facilmente sovrapponibili e tra loro comparabili, tale strumento tende però a trascurare le singole individualità dei testimoni. <108
Si è parimenti esclusa l’adozione di un modello di intervista estremamente libera, in quanto, come ammonisce l’autore appena citato, se da un lato essa può rivelare piste di ricerca assolutamente inattese, dall’altro comporta il rischio di ridurre l’intervista a un insieme di aneddoti.
Si è dunque optato per un modello “non direttivo”: la prima parte dell’intervista, come si vedrà tra breve, ha offerto al testimone uno spazio libero nel quale raccontare i propri ricordi sul tema oggetto della ricerca in modo spontaneo, così come affioravano nella sua mente; l’intervistatore ha poi però chiesto alcuni approfondimenti, sulla base di temi stimolo già predisposti.
[NOTE]
35 REY-HERME, P.A. (1954). Les colonie de vacances en France. Origines et premiers developpements (1881-1906). Paris, France: chez l’auteur; ID. (1961). Les colonies de vacances en France 1906-1936. L’institution et ses problems. Paris: Fleurus; ID. (1961). Les colonies de vacances en France 1906-1936. Organisation des initiatives. Paris: Fleurus.
Tali importanti testi, purtroppo non presenti nelle biblioteche italiane, sono stati dapprima consultati presso la Bibliothèque Luis Nucéra di Nizza; successivamente, sono stati gentilmente messi a disposizione del ricercatore da parte di Eric Carton – studioso delle colonie di vacanza francesi – il quale custodisce una copia di questi volumi nella propria biblioteca personale.
Eric Carton ha pubblicato un recente saggio sulla storia delle colonie di vacanza francesi: CARTON, E. (2019). Les colonies de vacances des Alpes-Maritimes: Tome 1. 1906-1949. Paris: Le Social en Fabrique.
L’autore è anche collezionista di documenti e di oggetti relativi al mondo delle colonie e dell’associazionismo giovanile; www.lemuseedelacolo.fr.
36 Si vedano ad esempio HOUSSAYE, J. (1989). Le livre des colos. Histoire et évolution des centres de vacances pour enfants. Paris: La documentation française, ID. (2009). Le livre des colos. Édition augmentée. Vigneux: Matrice e ID. (1995). Et pourquoi les colos, elles sont pas comme ça? Histoires d’ailleurs et d’Asnelles, Vigneux: Matrice.
37 BATAILLE, J.-M. e LEVITRE, A. (2010). Architectures et éducation. Les colonies de vacances, cit. pp. 9 e ss.
Si veda anche BATAILLE, J.-M. (2013). “Les liens entre ville et nature. Un siècle et demi des transformations.” Complèment à Loisirs éducation, 446 e ID. (2018). À quoi servent les colonies de vacances? Pour des séjours citoyens, écologiques et solidaires. Bagneux, France: Le social en fabrique.
38 NERI, S. (1967). Le colonie in Italia ed in Francia e l’azione dei C.E.M.E.A. per la formazione del personale educativo e per il loro rinnovamento, cit.
39 FRABBONI, F. (1971). Tempo libero infantile e colonie di vacanza, cit.
40 BALDUCCI, V. (2007). “The original dimensions of the «colonie di vacanza». In Balducci, V., Bica, S., a cura, Architecture and society on the holiday camps. History and perspectives. Timisoara: Editura Orizonturi Universitare; ID. (2011). “Un’architettura per l’infanzia. Colonie di vacanza in Italia”, Quaderni acp, 18(1), 6-9; ID. (2013). “Infanzia urbana in vacanza. Progetto sociale e progetto architettonico nelle colonie di vacanza in Italia (1930-1960)”, Storia del turismo. Annale. N. 9, pp. 71-93. Milano: FrancoAngeli.
44 BURKE, P. (2001). Eyewitnessing: the Uses of Images as Historical Evidence, cit., pp. 28 e ss.
45 Per quanto riguarda Fiat – e nello specifico la colonia di Marina di Massa – si veda ad esempio Giornale Luce. (1933). “La colonia marina della FIAT”. Edizione B0311 del luglio 1933. Istituto Luce.
Un documento di epoca più recente è invece NEVANO, V. Estatebambini, arancio, limone e mandarino. Cinefiat, Edizioni General Music. Archivio Nazionale Cinema d’Impresa; tale filmato ritrae le colonie di Salice D’Ulzio, Igea Marina, Marina Di Massa e Castione della Presolana.
106 PASSERINI, L. (Ed.). (1978). Storia orale. Vita quotidiana e cultura materiale delle classi subalterne, cit., pp. XVII e ss.
107 FORMENTI, L. (2012). “Prefazione”, cit., p. XXV.
108 THOMPSON, P. (2000). The voice of the past. Oral history. Oxford: Oxford University Press, p. 225.
Luca Andrea Alessandro Comerio, Le colonie di vacanza italiane nel periodo 1968-1990: una pedagogia in transizione tra spinte attivistiche ed eredità del passato, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Anno Accademico 2018-2019