Anzitutto lo spunto, quindi il punto: è più puntuale

INTRODUZIONE
L’importante è la virgola, non il senso del discorso.
Marco Innocenti
Anzitutto lo spunto, quindi il punto: è più puntuale.
Alfredo Moreschi
Ciò che importa è l’inessenziale (1).
È ora di mettere i puntini sulle i (2). È ora di leggere fra le righe, e sopra le righe, e sotto le righe, oltre che sulle righe medesime (3).
Presentiamo dunque un acuto, intenso libello (4) che consiste in una serie di esempi, frutto di un acceso (5) dibattito sulla punteggiatura (6) che l’illustre, il supremo Presenzio Astante ha tenuto con noi, in tempi non sospetti e senza nessun luogo a procedere (7).
Non sufficientemente contenti di questa nostra scelta, aggiungiamo a tutto ciò, sempre sul medesimo argomento e sempre dell’istesso sommo autore, una galleria di colorati riquadri e, infine, una serie di parole, una di seguito all’altra (ciò che i filologi usano chiamare un testo e, nel nostro caso, per la precisione, un testo narrativo) (8).
Marco Innocenti
1) si veda, a tal proposito, almeno l’incipit del I capitolo di Franco Ferrarotti, La perfezione del nulla (1997): Il senso della vita sta nelle pieghe nascoste. Il suo significato va ricercato nell’insignificante.
Un incipit che potremmo definire folgorante, se soltanto avessimo una minima idea di cosa possa significare definire folgorante un incipit.
2) Mettere i puntini sulle i è cosa che può essere fondamentale quanto inessenziale. Si potrebbe anche auspicare un mondo di i costituito solo da puntini. Tralasciando tutte le teorie atomistiche, da Epicuro a Paul Dirac a Beppo Occhialini, cfr. almeno Max Ernst, C’est le chapeau qui fait l’homme (1920, gouache, matita, olio e inchiostro su carta stampata e tagliata e incollata su carta).
3) Paperoga: Su, leggi tra le righe! Avanti!
Paperino: Non c’è niente tra una riga e l’altra!
Paperoga: Appunto lì sta il bello! Lo devi scoprire!
(da Paperino e i tempi di programmazione, 22°, 23° e 24° vignetta, “Topolino” n. 463, 11 ottobre 1964. Titolo originale: Time to Duck, 1964, scrittura di Dick Kinney, disegni e chine di Al Hubbard).
4) In tal modo si osa, come diffuso uso, aggettivare. Citiamo, a modo di esempio, da un limpido scritto, così imbevuto di cultura, apparso in Sanremo e l’Europa. L’immagine della città tra Otto e Novecento, catalogo della mostra eponima, Scalpendi editore, Milano 2018: “le parole di Biamonti, così intrise di echi del paesaggio ligure ponentino”, “come ricordava Quaini in un suo libro intenso”, e “ancora Fulvio Cervini, in un lucido testo”. Come non ricorrere qui ad Edoardo Camurri che, in Dopo «The End», sostiene che “Ora, su «Intenso» bisognerebbe spendere un paio di parole: ma non posso pubblicarle qui, sono parolacce. […] «Intenso » ricorre in alcuni ringraziamenti: […] «A Riccardo Trani, il mio editor, determinato, intenso e gentile» (Giacomo Verri nei ringraziamenti di Partigiano Inverno, Nutrimenti editore; Verri non si è accorto che poteva dire le stesse cose scrivendo: A Riccardo Trani, il mio editor, che ha le stesse qualità di una grappa)”. Baratter Il punto e virgola. Storia e usi di un segno (sempre da Carocci), di Leonardo G. Luccone, Questione di virgole. Punteggiare rapido e accorto (presso Laterza).
5) Esistono accesi dibattiti e, d’altra parte, dibattiti piuttosto spenti. Noi spesse volte abbiamo assistito a dibattiti estintisi da poco tempo, per cui persisteva nell’aere ancora un sentore di bruciaticcio e, in un paio di occasioni, ad alquanto misteriosi dibattiti (ad esempio sul numero 68 o sulla caduta rovinosa dei valori) effettivamente mummificati, frigidi, algidi (scelte temperaturiali dovute probabilmente a questioni inerenti alla conservazione delle mummie).
6) Bice Mortara Garavelli, Prontuario di punteggiatura, Laterza, Roma-Bari 2003 (in questo volume si presenta un’analisi, come ci dottamente informa wikipedia, “addentrandosi nei ruoli che ogni segno paragrafematico (punto, punto e virgola, due punti, virgola, ecc.) svolge all’interno di un testo. Una delle tesi dell’autrice è che la punteggiatura svolge un ruolo più importante che marcare le pause: […]”.
Ma sull’arte del puntar gli scritti, come la si chiamava già nel Rinascimento, altri manuali sono usciti ora, come ci segnala, sulla “Domenica” del “Sole 24 Ore” in data 30 settembre 2018, Lorenzo Tomasin (che sostiene che, secondo la Ferrari e il suo team, la punteggiatura serve non solo a delimitare le strutture sintattiche ma “articola il testo nelle sue unità semantico-testuali, le gerarchizza. Ha insomma una funzione spesso simile a quella di una matita che sottolinei, o d’‟altra punta che evidenzi”): di Angela Ferrari, Letizia Lala et al. La punteggiatura italiana contemporanea. Un’analisi comunicativo-testuale (edito da Carocci), di Paola Baratter Il punto e virgola. Storia e usi di un segno (sempre da Carocci), di Leonardo G. Luccone, Questione di virgole. Punteggiare rapido e accorto (presso Laterza).
7) Leggere e scrivere sono attività profonde, indispensabili, vacue e inutili.
Giustamente Sandro Bajini, il 25 agosto 2018, ci fa rilevare che Lèggere è lo stesso che leggère.
8) In realtà ogni testo, anche un manuale di matematica, è un testo narrativo. D’altra parte nessun testo è un testo narrativo, in quanto il suo “essere testo” va ricercato al di fuori del suo “essere narratività”. In sin dei conti noi al momento abbiamo le idee estremamente confuse su questo tasto, assai tosto, di cosa possa voler dire “essere un testo”. Si può confrontare la nota novelletta di Achille Campanile sul pover’uomo a cui per burla hanno nascosto la testa, ed egli se ne ritrova ovviamente disperato
[…]


[…]

Il frettoloso viandante che si fosse avventurato a passare sotto il campanile di Guttenberg infreddolito, curvo sino a mimare la gobba assoluta, con il capo incassato fra le parentesi graffe delle spalle ed avvolto fino all’orecchia nel nero pastrano, da molto tempo aveva perso la voglia di “farci caso ed accorgersene”. Infatti, se mai l’avesse veramente posseduta, da tempo aveva perso la nozione di ciò che avrebbe dovuto notare: forse perché non si era mai accorto di chicchennulla. Tantomeno, poteva esser al corrente delle reiterate, ombrose supposizioni nietzscheiane, delle machadiane verserie, o d’altri tipi d’eccetera.
Ad un’attenta analisi strutturale, il viandante viene raffigurato, quindi, perennemente obbligato a radere un muro, precedendo o seguendo o affiancando o anticipando per pochi attimi la sua ombra: che si dilatava e si restringeva man mano che si succedevano i lampioni: naturalmente quelli accesi. Sembra stabilito dalle consuetudini che il risuonare dei suoi passi dovesse esser difformemente ritmato: persistere a lungo nelle rituali ripetizioni di una eco da scalpiccio paranervoso: oppure annullarsi con la sua scomparsa dalla scena visiva, a seconda che l‟andantevia si sentisse più o meno tonicamente risoluto.
Di certo, l’uomo si sarebbe seccat”assai se avesse scoperto che scrittori di diverse nazioni, epoche e carature, avevano prospettato per lui la visione di immaginifici eventi ai quali avrebbe potuto assistere, in attesa d’esser prontamente escluso, già prima che la pagina iniziale spirasse::: e subito dopo una scarna manciata di righe.
Si aggiunga un cruccio preminente: quello della condanna ad esser descritto sempre come un solitario, privo d’identità, senza un’età definita ed esentato da qualsiasi alternità di genere: imbacuccato anche durante la canicola lugliana. Infine, la domanda delle domande, la madre di tutti i fra se e se: perché sempre in vicoli deserti, senza prevedere per lui un esercizio ancora aperto per sorbettarsi un frugale “sursum cordial”? […]
Finché servono si rivelano indispensabili alla “plume”, altrimenti si invocano “l’eccezione e le superiori esigenze”.
Ed è proprio la crudele risposta a quest’ultima domanda a rivelare/=/\rilevando l’esistenza del malessere all’origine delle inquietudini di Puntolo, dovute alla serpeggiante irritazione di massa fra il popolo delle i, ma soprattutto dei puntini di competenza nei confronti di molti incarichi, ritenuti più gratificanti, assegnati a loro tondi colleghi dall’Economia testuale.
Esplode, quindi, il fragoroso effett‟indotto dalle aliene regole di punteggiatura divenute ormai invasive, dai molti^/\/\^molto potenti>< iali.
Oggi nessuno può mettere in dubbio la verificata proliferazione esponenziale di soggetti decisi a immettere “puntini sulle i” in ogni situazione; persino in quelle non date; con i linguaggi più difformi generati da qualsidesìderi algoritmia.
In sostanza Puntolo, nella sua inquietante analisi, rivendica il fatto che l’apparente stabilità del suo ruolo di inamovibile apicità, in realtà, costituiva una vera prigione; […]
Il protagonista dello Scapigliato Tarchetti nutre invece sentimenti d’odio nei confronti di una lettera – l’«orribile» U –, che tenta in tutti i modi di espungere dalla sua vita: preso per pazzo, finirà i suoi giorni in manicomio. Con la follia è imparentata la burocrazia: lo ricorda De Marchi nel surreale carteggio tra poste, tesorerie, ministeri. Nell’aprile del 1890 un impiegato chiede ai superiori di poter acquistare due gatti perché il suo ufficio è infestato dai topi. La lettera passa di direttore in direttore, ma il burocratese, come il telefono senza fili, gioca brutti scherzi: la richiesta di felini si trasforma infatti in un assegno per tal Gatti, a sua volta scambiato per il cassiere Ratti.
Tuttavia, nota Roberto Alessandrini, non tutti gli errori vengono per nuocere; anzi, l’«errografia» è spesso fonte di creatività, laddove da un refuso sboccia un’invenzione e da un malinteso una storia. È la lezione della Grammatica della fantasia di Gianni Rodari: lo sanno i bambini, prima ancora dei poeti […]
L’ordine è prevedibile, il disordine è creativo.
Questo, per adesso. Fra un quarto d’ora non lo so.

Alfredo Moreschi