Circa la Rote Kapelle

La “Rote Kapelle” o l’Orchestra Rossa è stata la rete spionistica che l’URSS è riuscita ad organizzare in Europa con uomini che non erano del mestiere ma svolgevano il proprio pericoloso lavoro spinti soprattutto dalla loro fede politica. L’uomo che tenne le file di questa importante rete di spie al servizio dell’URSS fu l’ebreo polacco Leopold Trepper, alias Leila Domb, Eddy, Renè, Gilbert ed altre decine di nomi che assunse tra gli anni ’20 e la fine del secondo conflitto mondiale. Di estrazione sociale modesta ma di eccezionale intelligenza, Trepper nasce il 23 febbraio 1904 a Zakopane, in Polonia, ha studiato letteratura e storia all’Università di Cracovia, ma, dopo la morte del padre, interrompe gli studi.
Da allora fa di tutto: minatore, stagnino, manovale in fonderia, sindacalista, organizzatore di lotte operaie in Polonia, kibbutzim in Palestina, sguattero a Marsiglia, imbianchino a Parigi e infine agente segreto dell’URSS. In quest’ultimo ruolo vi giunge quasi per caso; infatti il suo amico Alter Strom, che è in realtà il braccio destro del più famoso capo della rete sovietica che opera a Parigi fin dagli anni venti, Fantomas, lo presenta a costui. In seguito, dopo aver seguito un corso a Mosca, è rimandato in Francia.
Nell’agosto del 1940 Trepper, che è stato nominato anche generale dell’Armata Rossa, è a Parigi, insieme ai suoi due aiutanti: Leon Grossvogel e Hillel Katz, i quali lo hanno aiutato a mettere su, in Olanda e in Belgio, la necessaria copertura. Grossvogel, un ebreo di Salisburgo, l’esperto in finanza ed organizzazione, riuscirà a mettere su a Bruxelles un’impresa di export che commercia in impermeabili.
Come direttore della ditta pongono Jules Jaspar, il quale ignora l’attività di spionaggio e che verrà utilizzato come copertura, infatti costui, già console belga in Indocina e Scandinavia, fratello dell’ex Presidente del Consiglio belga, è uno dei nomi più in vista della società belga dell’epoca. Gli agenti reclutati sono promossi “cassette delle lettere” e, affittato una decina di appartamenti, a Parigi, costoro verranno usati in compartimenti stagni.
Trepper, riesce in questo modo ad avvertire per ben due volte Mosca, la prima in forma dubitativa e la seconda in forma definitiva e certa, che il Terzo Reich si appresta ad attaccare l’URSS.
Ma nessuno gli presta ascolto, persino Stalin affermerà che Trepper era caduto in una grossolana provocazione. Così le radio-trasmittenti di Trepper trasmettono a turno 5 ore per notte dall’Olanda, dal Belgio e dalla Francia. Gli informatori di Trepper sono sparsi per tutta l’Europa, ma la principale fonte risulterà Berlino. Infatti proprio lì da tempo agisce un gruppo antinazista, capeggiati da Harro Schulze-Boysen e Harvid Harnack.
Il primo è il pronipote dell’ammiraglio von Tirpiz, è il protetto di Goering, è ufficiale della Luftwaffe e lavora al Ministero dell’Aria. Mentre Harnack ha un nonno teologo, suo padre è uno dei più noti critici letterari, ha uno zio storico del cristianesimo, lui è un economista.
E’ sposato con una insegnante americana e lui lavora al Ministero dell’Economia.
Di questa rete tedesca, fanno parte: Adam Kuckoff, direttore di una casa di produzione cinematografica; la moglie di Schulze-Boysen lavora al Ministero della Propaganda; altri lavorano, sparsi, in quasi tutti gli altri ministeri, addirittura un loro agente lavora perfino nell’ufficio decrittazione dell ‘ Abwehr, diretta dall’ammiraglio Wilhelm Canaris.
Praticamente il gruppo Shulze-Boysen lavora segretamente per l’URSS fin dalla presa del potere da parte di Hitler. Loro sono delle spie non per denaro ma per motivi politici, per combattere il nazismo. Ma i servizi del controspionaggio tedesco hanno sgominato l’Orchestra Rossa a Bruxelles e ad Amsterdam. Proprio nella sede di Bruxelles il controspionaggio tedesco trova l’indirizzo di tre agenti che operano a Berlino: Schulze-Boysen, Harnack e Kuckoff.
Così per il gruppo berlinese è la fine: il 31 agosto 1942 Schulze-Boysen e tutti gli altri vengono arrestati, torturati e processati. Ben 36 membri di tale gruppo spionistico vengono condannati a morte.
Intanto il capo cellula di Bruxelles, Yefremov, e quello di Marsiglia, Kent, accettano di passare dalla parte dei nazisti. Fingendo con Mosca di essere miracolosamente scampati all’arresto, continuano a passare le notizie fornite direttamente dalle SS, praticamente compiono quello che in gergo spionistico è detto “doppio gioco”.
Anche se Mosca verrà avvertito che i due sono dei doppiogiochisti, essi non crederanno a che questo sia vero. E questo lo si deve al fatto che le SS accettano di mandare tramite i due suddetti doppiogiochisti notizie vere ed importanti per avere la completa fiducia di Mosca. Poi il 24 dicembre 1942, dopo numerosi tentativi andati a vuoto, Lepold Trepper viene arrestato mentre si trova dal dentista.
In carcere viene trattato in modo amichevole, lui deve per forza di cose fare il nome di qualche suo agente per poter farsi credere che sia passato nel campo avversario. Giering e Berg della Gestapo cadono nella trappola. E così viene a sapere che Himmler sta cercando di intavolare una pace separata con l’URSS per porre fine alla guerra. Quindi gli viene chiesto di contattare Mosca affinchè mandino a Parigi un suo altolocato emissario per trattare la pace.
Trepper finge di accettare a patto di far giungere tale messaggio tramite una certa Juliette, un agente (gli agenti sono chiamati all’epoca anche “pianisti”) della Rote Kapelle che è in stretto contatto con il partito comunista francese. I tedeschi a loro volta accettano. Ma all’appuntamento in una pasticceria, Trepper consegnerà a Juliette un altro messaggio in cui si affermava che Mosca doveva stare ben attenta a tentativi dei tedeschi di compromettere l’alleanza con gli anglo-americani e che dovevano esaminare la possibilità che a Mosca vi potesse essere un infiltrato che lavorasse per i nazisti. Poi il 13 settembre 1943 Trepper riesce ad evadere e dopo quasi un anno raggiunge Mosca.
Oramai il suo lavoro è terminato, l’Orchestra Rossa ha smesso di suonare, e la guerra volge al suo termine. Dopo vari anni di assoluto riposo, Trepper emigrerà in Israele.
admin, Il mistero dell’ Orchestra Rossa, CrimeList, 24 ottobre 2007

Ilse Stobe

Ilse Stöbe (Berlino, 17 maggio 1911 – Berlino, 22 dicembre 1942) è stata una giornalista e antifascista tedesca. Fu una spia al servizio dell’Unione Sovietica contro la Germania nazista. Cresciuta in una famiglia della classe operaia di Berlino, dopo la scuola, lavorò dapprima nella casa editrice di Rudolf Mosse e poi come segretaria del giornalista Theodor Wolff al Berliner Tageblatt. Nello stesso periodo la Stöbe ebbe i primi contatti con la GRU, il servizio informazioni delle forze armate sovietiche. Durante la sua permanenza al Berliner Tageblatt, conobbe Rudolf Herrnstadt con il quale, in seguito, si fidanzò. I due si trasferirono nel 1934 a Varsavia, dove lavorò come corrispondente dall’estero. La Stöbe era membro del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori e verso la metà del 1934 venne nominata addetta culturale del Ministero degli Esteri del partito nazista in Polonia. Poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, tornò a Berlino e lavorò presso il Dipartimento Informazione del Ministero degli Esteri. Con il fratello Kurt, Ilse prese presto contatto con gruppi politici antinazisti e nel frattempo mantenne i contatti con il suo amico d’infanzia Helmut Kindler, membro della cosiddetta Orchestra Rossa. Durante i Giochi Olimpici di Berlino del 1936 Ilse incontrò l’editore svizzero Rudolf Huber, che le lasciò in eredità la maggior parte delle sue fortune quando morì nel 1940. Nell’autunno del 1939 incontrò Carl Helfrich, con cui visse fino al suo arresto in un appartamento a Berlino. Venne stata arrestata il 12 settembre 1942 dalla Gestapo, presumibilmente per spionaggio a favore dell’Unione Sovietica e per l’adesione alla die Rote Kapelle [nome in tedesco della già citata Orchestra Rossa], fulcro dello spionaggio sovietico. Un rapporto della Gestapo del novembre 1942 affermava che un messaggio radio intercettato, proveniente dall’Unione Sovietica, informava che un combattente della resistenza, paracadutato in Germania, sarebbe andato al suo indirizzo. Sotto tortura la donna confessò la collaborazione con i servizi segreti sovietici sua e di altre persone come Rudolf von Scheliha, che venne poi arrestato nel mese di ottobre 1942. Entrambi vennero condannati a morte per tradimento il 14 dicembre 1942 dal Tribunale militare del Reich, e giustiziati il 22 dicembre seguente nel carcere di Plötzensee a Berlino; la Stöbe tramite ghigliottina e Scheliha per impiccagione. L’agente sovietico, Heinrich Koenen, che era sbarcato in Germania con il paracadute, venne arrestato a casa sua. La madre di Ilsa venne arrestata e mandata al campo di concentramento di Ravensbrück, dove morì nel 1943, mentre il fratello Kurt Müller riuscì sfuggire all’arresto e continuare la sua attività di resistenza con il gruppo “Europäische Union”, venendo assassinato nel giugno del 1944.I messaggi inviati da Ilse (nome in codice “Alta”) che avvertivano delle intenzioni tedesche d’invadere l’Unione Sovietica vennero ignorati dalla dirigenza sovietica. Ilse fu l’unica donna ad essere omaggiata in una serie di monete speciali in onore delle spie più importanti al servizio della causa comunista coniate nella ex-Germania Est. Nel 1969 la memoria della Stöbe fu celebrata dall’URSS. L’istituto storico di Monaco di Baviera, su incarico del ministero degli esteri tedesco, ha condotto una ricerca che attesta il valore dell’operato della Stöbe contro il nazismo. Padri e Madri della Libertà

[…] Tra i circoli di ispirazione comunista, sopravvissuti per un certo tempo alle repressioni dei primi anni del regime, il più noto e praticamente unico è la cosiddetta “Orchestra Rossa” (Rote Kapelle). In realtà furono due i gruppi con questo nome; il primo era un circolo spionistico diretto dall’Unione Sovietica, il secondo era autonomo e completamente tedesco. L’attività di quest’ultimo consistette soprattutto nel tentare di far conoscere all’estero i crimini nazisti e in azioni di volantinaggio. Nel 1942 anche i gruppi “Rote Kapelle” erano stati distrutti dalla Gestapo.
Tra gli oppositori civili più in vista, si distinsero per decisione quelli che presero parte al complotto che portò all’attentato del 20 luglio 1944: Carl Goerdeler, ex borgomastro di Lipsia e commissario ai prezzi del Reich, Dietrich Bonhöffer, pastore evangelico ed eminente studioso (un membro della Rosa Bianca, Graf, tentò di prendere contatto con il suo circolo antinazista), Ulrich von Hassel, ex ambasciatore a Roma. Questi (e pochi altri) per quanto sorvegliati riuscirono a continuare a propagandare in privato le loro idee antinaziste e a prendere poi parte all’unico movimento di resistenza che ebbe qualche speranza di successo: il relativamente vasto gruppo di congiurati tutto interno all’esercito o all’Abwher (il servizio segreto militare) o ad essi legato. […]
Marco Astracedi, La resistenza tedesca al Nazismo, AI Storia Blog, 10 maggio 2008

Arvid e Mildred Harnack

[…] Secondo altri studi furono 700mila i tedeschi che passarono nelle prigioni e nei Kz durante tutto il periodo del nazismo. La Germania nel ’39 aveva 65 milioni di abitanti. Quindi un tedesco su 100 ebbe a che fare con la giustizia tedesca per motivi politici di cui molti finirono nelle prigioni o nei Kz. […] Non c’è dubbio che l’opposizione più consistente al nazismo negli anni Trenta venne dal movimento operaio tedesco all’interno delle fabbriche.
– Il più importante gruppo anteguerra fu la “Rote Kapelle” (l’”Orchestra rossa”) nato dalla fusione di due gruppi: il primo attivo fino al ’36 fu quello di Harro Schulze-Boysen, comunista e ufficiale dell’aeronautica. Nel ’39 il gruppo si fuse con quello di Arvid Harnack, un funzionario del ministero dell’Economia. Ad esso si legarono intellettuali, funzionari statali, gruppi di operai. Il gruppo diffuse in diverse lingue “Die innere Front” (di ìnnere front). L’obiettivo della Rote Kapelle era il “fronte nazionale” (largo schieramento antifascista). Per Enzo Collotti la “Rote Kapelle” fu il più incisivo e articolato movimento di resistenza al nazismo; però è necessario dire che fu al servizio dello stalinismo, il quale agiva a vantaggio dell’Unione Sovietica e non del movimento operaio tedesco. La Rote Kapelle agiva con il disfattismo tra i soldati al fronte e trafugando piani militari importanti. Il 30 agosto ’42 la Gestapo arrestò Schulze-Boysen e poi tutto il gruppo. A dicembre furono eseguite più di 60 condanne a morte e il gruppo fu dissolto. […]
Giancarlo Restelli, La Resistenza tedesca, 1933-1945, RestelliStoria

[…] Un secondo gruppo era stato denominato dall’intelligence tedesca Die Roten Drei (Le tre rosse). Si trattava di un gruppo guidato dall’ungherese Sàndor Radòr che agiva dalla Svizzera attraverso tre radiotrasmittenti a onde corte, con le quali comunicava informazioni riservate sia ai sovietici che all’MI5, il servizio di controspionaggio inglese. Il fatto di passare le informazioni anche all’intelligence di Sua Maestà costò a Radòr un processo in Russia alla fine della guerra e una detenzione di 10 anni in un gulag. Trepper, invece, venne arrestato nel 1942 a Parigi ma riuscì a evadere e, grazie alla protezione di un gruppo di resistenza francese, sopravvisse fino alla liberazione della Francia nel 1944. Il terzo gruppo appartenente all’Orchestra Rossa, invece, agiva direttamente nella tana del lupo, dato che la loro attività contro il regime partiva direttamente da Berlino.
Il terzo gruppo dell’Orchestra Rossa agiva direttamente da Berlino, i suoi capi erano ben inseriti nell’apparato di potere del regime e una delle personalità più importanti al suo interno era una donna.
I due principali artefici del terzo gruppo erano, infatti, Harro-Schulze Boysen e Arvid Harnack, il primo lavorava per la Luftwaffe, il secondo al ministero dell’economia. Tra gli aderenti al gruppo vi era persino un agente del controspionaggio tedesco, Herbert Gollnow. Oltre all’attività di spionaggio, il gruppo, similmente alle attività della Rosa Bianca, agiva direttamente sulla popolazione civile, stampando volantini e cercando di allargare la loro cerchia. All’interno del gruppo, una delle personalità più influenti fu sicuramente Libertas Schulze-Boysen, moglie di Harro. Libertas venne arrestata una settimana dopo il marito, processata il 19 dicembre del 1942 e condannata a essere ghigliottinata il 22 dicembre. In una lettera arrivata fino a noi, scritta alla madre subito dopo la condanna a morte, Libertas scrive «amo il mondo, non provo odio contro nessuno, ho l’eterna primavera! Non tormentarti per ciò che eventualmente si sarebbe potuto fare e non è stato fatto, per questo o quell’altro – il destino ha preteso la mia morte. Io stessa l’ho desiderata». In un altro passaggio chiede alla madre che il suo cadavere sia seppellito «in un bel posto, in mezzo alla natura illuminata dal sole». Una richiesta che potrebbe sembrare strana, ma durante gli anni del Reich i corpi delle persone giustiziate, soprattutto donne, finivano direttamente al dipartimento di Anatomia dell’Università di Berlino, diretto dal dottor Hermann Stieve. Purtroppo l’ultimo desiderio di Libertas non venne esaudito e il suo corpo divenne materiale di ricerca per gli orribili esperimenti di Stieve. Fortunatamente le morti dei membri dei gruppi dell’Orchestra Rossa non furono vane: la loro attività si rivelò, infatti, molto importante per la sconfitta del regime nazista.
Marco Gobbetto, La triste storia dell’Orchestra rossa, martiri tedeschi puniti da Hitler per tradimento, Berlino Magazine, 4 marzo 2019

Leopold Trepper, Il grande gioco. Le memorie del capo dell’Orchestra Rossa, Mondadori, 1976

All’ambasciata sovietica di Vichy il 21 giugno 1941 un uomo si presentò all’addetto militare. «Ho un messaggio urgente per Mosca: questa notte Hitler attaccherà l’URSS». L’addetto militare cedette con riluttanza: gli seccava coprirsi di ridicolo. Ma il visitatore notturno aveva ragione: con amarezza lo scoprì il giorno dopo. Il visitatore si chiamava Leopold Trepper, alto, capelli biondi, un po’ grasso.
Nato in Polonia nel 1904 da una famiglia modesta, Leopold Trepper aveva frequentato l’università di Cracovia. Poi fece il muratore, il fabbro. A 22 anni venne imprigionato perché comunista. Nel 1928, seguito da una fama di «agltatore rosso», scappò in Palestina, terra dei suoi correligionari. Nel 1930 di nuovo in galera: questa volta è la polizia inglese che se la prende con lui.
Emigra in Francia e si inserisce in una organizzazione di «corrispondenti operai» che fanno la spia per l’URSS. Scoperto, scappa a Berlino. Di qui passa a Mosca. Nel 1932, a 28 anni, entra nell’Accademia dell’Armata Rossa, dove segue i corsi del generale Orlov, teorico di spionaggio.
Nel 1937 torna in Francia, clandestinamente, per organizzare una rete di informatori. Nel 1938 passa in Belgio e mette assieme una catena di spie. Con 10 mila dollari recluta agenti. Assieme a Leo Grossvogel, comunista convinto, discendente di una ricca famiglia di industriali, fonda la Foreign Excellent Trench Coat, una compagnia commerciale di copertura. L’obiettivo è, soprattutto, anti-occidentale: Gran Bretagna e Francia sono sotto la lente di Trepper.
Scoppia la guerra e Trepper si sposta a Parigi. 1940: incontra Reillel Katz, un ebreo conosciuto in Palestina. Con lui, Grossvogel e Carlos Alamao (una spia russa truccata da sudamericano), Trepper organizza le basi di quella che verrà chiamata dai servizi segreti tedeschi l’Orchestra Rossa, die Rote Kapelle. A Berlino hanno un corrispondente d’eccezione: Harro Schulze Boysen, nipote dell’ammiraglio von Trip, discendente da una nobile famiglia prussiana.
Nel 1936 il maresciallo Göring fu testimone alle sue nozze. Nel momento di amicizia russo-germanica, Harro Schulze Boysen (che aveva in gioventù apertamente contrastato il regime nazista) chiamò attorno a sé vecchi amici e gettò le basi di un’organizzazione formidabile. Membro della sezione della stampa estera al ministero dell’Aeronautica, professore incaricato all’Accademia degli affari esteri, Rarro è uno degli uomini meglio informati di Germania. Sua moglie, Libertas, lavora al ministero della propaganda. Lo aiutano Arvid von Rarnack, nipote di un grande storico della Chiesa, la moglie Mildred, di origine americana; Adam e Greta Kuchkoff e altri.
Quando la stazione d’ascolto tedesca di Cranz localizzò emittenti clandestine che dal Belgio e da Berlino (fu uno scandalo!) comunicavano con Mosca, scoppiò il finimondo. Era il 26 giugno 1941. A metà novembre i tecnici della polizia e del controspionaggio nazista trovano finalmente una traccia: nei dintorni di Bruxelles, servendosi di vari rilevatori che si muovono a distanza, riescono a localizzare la zona delle trasmissioni: in rue des Atrebates. Prendono Carlos Alamao e due donne. Saltano fuori anche i nomi di Trepper e Katz.
Scoprono codici e formulari in bianco. Perfino le foto di Trepper e di Katz. Ma non sapevano dov’erano: li cercavano in Belgio, mentre si trovavano a Parigi.
Trepper volle riorganizzare la rete distrutta. Andò in Belgio e s’incontrò con un residente sovietico clandestino, il capitano Efremov. Gli diede 100 mila franchi belgi, e gli consigliò prudenza per sei mesi.
Agli inizi del 1942 l’Orchestra Rossa inviò a Mosca notizie di enorme importanza sul movimento delle truppe, la situazione politica tedesca, i programmi degli attacchi in Europa. Ma un po’ per il doppio gioco di Efremov, un po’ per inspiegabili errori della centrale di Mosca, la rete fu scoperta e smantellata.
Trepper si lamentò spesso della lunghezza delle trasmissioni: Mosca pretendeva troppo e troppo a lungo.
La rete di Berlino saltò per un tragico messaggio in codice spedito dalla Russia: indicava indirizzi e località dei «coristi». Gli specialisti dell’Abwehr (il servizio d’intelligence militare tedesco dal 1921 al 1944) lo tradussero e saltò fuori il nome di Harro Schulze Boysen.
Per aver salva la vita l’ex pupillo del regime (convinto che la guerra finisse entro il 1943 con la disfatta nazista) propose agli uomini dell’Abwehr di sospendere la sentenza: in cambio si sarebbe impegnato a non far pubblicare l’enorme massa di documenti da lui depositati in Svezia.
Per un anno Harro e i suoi compagni avrebbero dovuto aver salva la vita. Convinto d’averla spuntata egli rivelò la verità: in Svezia non c’era alcun documento. Il 22 dicembre 1942 venne impiccato.
Il 19 novembre anche Trepper (tradito) finì nelle mani della Gestapo. Lo sorpresero dal dentista, sotto l’effetto di un anestetico. Si svegliò e credette di sognare: uomini in divisa gli tenevano le pistole puntate contro. Le sue prime parole sbalordirono gli stessi tedeschi: «E va bene, vi racconto tante cose, ma voi dovete accettare che non vi dica proprio tutto.»
I nazisti ebbero l’accortezza di non interrompere le trasmissioni dell’Orchestra Rossa. Mandavano, in codice, notizie false a Mosca. Si inventò che Stati Uniti e Inghilterra stavano trattando una pace separata con Hitler: si tentò, insomma, di prostrare il morale sovietico, rompendo il buon accordo tra gli alleati. Durò fino al 13 settembre 1943.
Seguito dal suo angelo custode della Gestapo, un giorno Trepper entrò in una farmacia. Uscì da una porta secondaria: non lo rividero più. Riapparve dopo la liberazione di Parigi.
Andò, alla fine, a Mosca.
Nel 1989 un discreto film <1.
Orchestra Rossa, in realtà, è una denominazione che i servizi delle SS usarono anche per altri nuclei antinazisti: tra essi quello creato a Berlino intorno al 1935 da Harro Schulze Boysen, tenente colonnello della Luftwaffe e funzionario del ministero dell’Aeronautica: aveva organizzato un gruppo di resistenza politica, ovviamente clandestino, non dedito allo spionaggio. Nel 1942 venne scoperto e fucilato insieme alla moglie e agli altri membri dell’organizzazione.
Redazione, Orchestra rossa, sitocomunista

1)L’Orchestra Rossa
(L’Orchestre rouge, F – I, 1989)
di Jacques Rouffio. Con Claude Brasseur, Adalberto Maria Merli, Barbara De Rossi, David Warrilow
Leopold Trepper, ebreo polacco emigrato in URSS, nel 1932 entra nell’Accademia dell’Armata Rossa, dove segue i corsi del gen. Orlov, teorico di spionaggio. Trasferitosi in Belgio poco prima dello scoppio della guerra, organizza una rete di spie che sarà una spina nel fianco dei nazisti, i quali riusciranno poi a scoprirla. Una storia vera, quella della Rote Kapelle, che nel film, come al solito, viene inutilmente caricata di elementi spettacolari, quando poi la banale realtà era assai più affascinante.