Diffidenza e cautela caratterizzarono i successivi rapporti di collaborazione instaurati dagli alleati con le forze armate italiane

Fonte: Roberta Busdraghi, Op. cit. infra
Fonte: Roberta Busdraghi, Op. cit. infra

I Gruppi di combattimento nacquero formalmente nell’estate del 1944 dalla volontà del generale Alexander, in seguito alle ripetute insistenze italiane di ampliare e potenziare la propria partecipazione alla campagna d’Italia.
A quel punto questa campagna non aveva più obiettivi di rilievo sul piano politico, militare propagandistico e passava in secondo piano, anche se le leggi della guerra totale imponevano la sua continuazione <1. Occorreva reperire truppe che impegnassero ancora sul territorio italiano le venti divisioni tedesche scampate al crollo del fronte Anzio-Cassino, in sostituzione dei reparti angloamericani trasferiti sul fronte francese.
Per la prima volta truppe regolari italiane del Regno del Sud combattevano in numero significativo a fianco delle forze angloamericane e non erano più solo adibite ai pur importanti servizi logistici e di fatica nelle retrovie.
Ne facevano parte ufficiali e soldati appartenenti alle divisioni che nei giorni successivi l’8 settembre avevano reagito con maggior prontezza e determinazione di fronte all’aggressione vendicativa dell’esercito nazista, ex alleato. Secondo gli accordi presi, erano previsti circa 50.000 combattenti e i vertici italiani colmarono i vuoti d’organico immettendo nei reparti richiamati e volontari provenienti dalle regioni liberate.
I Gruppi risultarono un amalgama di soldati sottoposti a passati vincoli di leva, veterani reduci da lunghi anni di combattimento alle spalle, richiamati dai recenti bandi del novembre 1944 e volontari provenienti dalle file della Resistenza.
I documenti coevi depositati presso l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito riferiscono dati evasivi e discordanti, mentre i primi volumi editi dallo Stato Maggiore, attenti nel descrivere l’impiego operativo e le gesta di questi reparti, non sempre rivolgono le dovute attenzioni alla natura composita di queste unità.
Questa ricerca è nata dal personale fortuito ritrovamento di fonti primarie presso i National Archives di Londra, collaborando alla consultazione e alla traduzione di alcuni fascicoli per conto terzi.
Si tratta delle relazioni di censura postale del n. 7 Base Censor Group – Italian Section, redatte con cadenza settimanale e inviate al quartier generale degli Allied Armies in Italy <2.
Interamente in lingua inglese, la documentazione ha per oggetto la corrispondenza dei reparti del ricostituito esercito italiano ed in maniera privilegiata dei Gruppi di combattimento impegnati in zona di operazioni durante un arco di tempo che va da ottobre 1944 a febbraio 1945.
Dal fondo sono purtroppo assenti le relazioni riguardanti il periodo successivo del conflitto, quando i reparti combattenti italiani parteciparono allo sfondamento definitivo della linea Gotica fino al termine del conflitto.
La lacuna viene colmata dalle copie tradotte in italiano contenute negli allegati al Diario Storico della Missione italiana di collegamento con il Comando 15º Gruppo Armate angloamericano <3.
[…] Le attenzioni rivolte dagli alleati alla corrispondenza militare italiana, iniziate nel giugno 1943, si trasformano gradualmente con l’evolversi degli accadimenti bellici e dei rapporti con le truppe italiane. Il primo servizio di censura alleata organizzato in Sicilia nell’agosto del ’43 aveva una natura propriamente informativa: si trattava di intercettare i pensieri e le opinioni di una nazione nemica, monitorare lo spirito pubblico dei civili e dei numerosi militari sbandati.
La fuga del re e del governo, la mancata difesa di Roma e la disgregazione della compagine militare e politica provocarono una grave delusione tra gli alleati che avevano sperato e creduto in una possibile ferma resistenza italiana contro i tedeschi. Quando il servizio di censura alleata venne esteso alla parte continentale le condizioni militari e diplomatiche erano ormai cambiate, le cautele tipiche del servizio di controspionaggio si erano trasformate in sfiducia e delusione verso un’istituzione che, non più nemica, aveva disatteso le aspettative angloamericane.
Le pressanti richieste dei vertici politici e militari italiani per una sempre maggiore partecipazione alle operazioni belliche contro i tedeschi vennero gradualmente soddisfatte: dopo l’utilizzo da parte alleata di quanti più soldati italiani possibili nella difesa costiera e contraerea e nei servizi di appoggio alle operazioni di sbarco, di ricostruzione di strade e ponti e di rifornimento alle truppe alleate, i nuovi equilibri nello scenario militare europeo ed il successivo indebolimento dello schieramento alleato in Italia permisero l’impiego del Primo Raggruppamento motorizzato e del CIL.
Diffidenza e cautela caratterizzarono i successivi rapporti di collaborazione instaurati dagli alleati con le forze armate italiane colpite da una profonda crisi strutturale che ebbe pesanti ripercussioni anche sul morale delle truppe e sulla loro determinazione a collaborare e a combattere.
La censura postale effettuata in questa nuova fase dagli alleati aveva l’obiettivo di monitorare il morale, il patriottismo, l’affidabilità militare delle unità italiane impegnate a sostituire le truppe alleate già destinate al fronte francese. Seppur impiegati in operazioni secondarie, i reparti italiani avrebbero dovuto garantire efficienza e determinazione a combattere.
Le ulteriori pressioni italiane portarono a un ulteriore aumento della partecipazione italiana alla guerra contro i tedeschi e tuttavia l’autorizzazione alleata di formare e di impiegare i Gruppi di combattimento richiese da parte angloamericana maggior impegno finanziario e una logistica più complessa rispetto ai precedenti cicli operativi: occorreva vettovagliare e rifornire i reparti italiani di abbigliamento, armi e munizioni.
Le concessioni restavano comunque limitate numericamente e politicamente: rispetto alla quantità di soldati impegnati nei servizi e nelle retrovie, le risorse alleate vennero indirizzate verso poche fortunate unità combattenti cui furono negati la dignità di un comando unificato, l’orgoglio di chiamarsi “divisioni” e l’ufficialità di un proprio bollettino di guerra.
Lo studio presentato in queste pagine si è occupato della censura attuata dagli alleati sul flusso di corrispondenza proveniente da questi selezionati reparti destinate a combattere per mantenere sulla Linea Gotica le posizioni conquistate dalle truppe alleate fino all’autunno ’44. Si tratta di un volume di oltre tre milioni di lettere e cartoline prodotto in poco più di cinque mesi, e analizzato scrupolosamente dai censori britannici. Attraverso un accurato controllo della corrispondenza il personale del n.7 Base Censor doveva verificare e garantire i livelli di riservatezza e sicurezza delle comunicazioni militari italiane attraverso un servizio italiano già dimostratosi inefficace agli occhi dei vertici alleati.
L’obiettivo prioritario era anzitutto quello di raccogliere una serie di informazioni riguardanti la tenuta e l’affidabilità bellica e politica dei reparti italiani, verificare il grado di ostilità italiano verso l’esercito tedesco, accusato di tradimento, di violenta barbarie, di crudeltà disumana verso sia i soldati prigionieri che la parte inerme della popolazione civile.
Un altro aspetto valutato e controllato, non senza un velo di presunzione e falsa ingenuità da parte alleata, riguardava la fedeltà e gli atteggiamenti delle truppe italiane verso gli alleati angloamericani.
Leggendo le relazioni e confrontandone gli stralci e le testimonianza contenute nei capitoli «Attitude to Allies» non si può fare a meno di notare la soggettività e la superficialità delle affermazioni: le pochissime manifestazioni di ostilità vengono liquidate in maniera semplicistica, imputandone la responsabilità ai presunti sentimenti anti-britannici o antiamericani degli autori; risultano pressoché assenti riferimenti e accenni alle problematiche razziali scaturite dal contatto forzato con truppe etnicamente variegate, mal tollerate dagli italiani che la propaganda fascista aveva persuaso di una presunta generica superiorità razziale <4.
Pur trattandosi di materiale filtrato da un’autorità alleata superiore, conforme alle sue specifiche esigenze, le relazioni costituiscono delle testimonianze coeve non viziate dagli effetti correttivi della memoria. La quantità di stralci allegati offre una ampia varietà di casi molto rappresentativi della situazione che l’alleato si propone di descrivere durante i mesi da me presi in esame.
Le numerose relazioni redatte e la completezza delle affermazioni contenute mi hanno offerto una doppia opportunità di lettura. Mi hanno svelato i meccanismi legati alla censura, permettendomi di comprendere la complessa mappatura delle trasgressioni al servizio di censura e di seguire contemporaneamente il lento processo di adeguamento agli standards di sicurezza e riservatezza alleati, conquiste raggiunte attraverso controlli e procedimenti disciplinari imposti dai vertici britannici ai comandi italiani.
Inoltre le rivelazioni contenute negli stralci mi hanno permesso di seguire il processo di graduale trasformazione emotiva e morale delle truppe italiane verso i patriottismo e la determinazione a combattere, che costituisce il tema centrale di questa esposizione.
La lettura degli stralci permette uno studio e una comprensione maggiore degli stati psicologici e morali degli uomini impiegati in quei mesi nella guerra di Liberazione, superando le posizioni celebrative assunte dai comandi.
Le rivelazioni dei soldati permettono di seguire il breve ma intenso processo di formazione e trasformazione degli uomini dei Gruppi di combattimento: le prime crisi morali e ideologiche e i malesseri del periodo iniziale, le preoccupazioni per l’arrivo dell’inverno e l’ansia per le condizioni alimentari e per la salute dei propri familiari, le gratificazioni per i lenti miglioramenti del servizio benessere, gli effetti della propaganda e di un diverso rapporto tra superiori e truppa, faticosamente conquistato, fino all’impiego in prima linea.
Sebbene alcune affermazioni siano fortemente condizionate dal linguaggio patriottico della propaganda incalzante di reparto, gli stralci hanno il pregio di ridimensionare le acritiche esaltazioni delle relazioni ufficiali.
I testi celebrativi realizzati dai comandi di reparto e sintetizzati dal colonnello Crapanzano e le esperienze narrate nei seminari di studio condotti dall’ANCFARGL riportano il punto di vista “alto” dei vertici militari che, attraverso descrizioni precise ed esaurienti delle imprese, intendono giustificare e rivendicare l’apporto fornito dall’esercito alla guerra di Liberazione.
La valutazione complessivamente ottimistica e celebrativa dell’operato delle forze armate è centrata sugli atti eroici e sui successi dei Gruppi, sull’andamento delle operazioni e sugli esiti strategici, trascurando l’aspetto umano dei protagonisti.
Attraverso l’analisi degli stralci ho tentato di ricondurre l’attenzione sulle esperienze concrete individuali degli uomini che senza retorica affrontarono le complicazioni e le contraddizioni di un periodo tanto tanto complesso come il biennio 1943-45.
Questa prospettiva dal basso permette di ridimensionare sia le retoriche celebrative di una certa storiografia militare sia le più recenti esaltazioni acritiche del ruolo delle forze armate: le titubanze, le indecisioni, le richieste di congedo e i ripetuti casi di diserzione iniziali riportano su posizioni più realistiche e umane l’aspetto motivazionale.
Più della documentazione militare italiana, le relazioni alleate e il materiale britannico d’archivio relativo e alla formazione e all’addestramento dei Gruppi rivelano in maniera realistica e fin troppo disincantata le debolezze e i difetti di questi reparti selezionati e voluti dai comandi e dal governo italiano per restituire dignità all’istituzione militare e acquisire potere di negoziato in previsione dei futuri accordi di pace.
Attraverso gli stralci ho tentato di raccontare una storia degli italiani di allora, una componente importante e varia di quella complessa esperienza politica e militare che è stata la guerra di Liberazione. Qualunque fossero le motivazioni a combattere o le ragioni per la disaffezione, lo sforzo di liberare la nazione dall’esercito nazifascista e la determinazione a portare a termine l’obiettivo comune hanno cementato e unito per due mesi uomini con ideali ed esperienze profondamente diverse tra loro.
Rinviando le divergenze ideologiche e politiche a un momento successivo, i soldati sembravano aver compreso che i duri sacrifici compiuti erano inevitabili e necessari. L’analisi degli stralci dei mesi di marzo e aprile rivela una profonda trasformazione: la stanchezza per i numerosi anni di servizio alle spalle, la delusione per la renitenza diffusa e per l’indifferenza del fronte interno, impegnato nei piccoli e grandi espedienti quotidiani, sembrano aver lasciato definitivamente il posto a quella gamma di sentimenti ed emozioni necessari a combattere. La fusione cooperativa tra i membri del gruppo, lo spirito di emulazione e di competizione, l’orgoglio patriottico, il desiderio di vendetta verso il nemico, il senso del dovere, l’orgoglio per la propria missione, l’obbligo morale verso i territori e le popolazioni ancora in mano ai tedeschi rappresentavano i motivi validi per cui rischiare quotidianamente la propria vita.
Facendo leva sui valori della liberazione, l’ideologia dei partiti antifascisti e la propaganda dei comandi avevano saputo alimentare le energie migliori dei combattenti.
L’analisi della corrispondenza si ferma con la fine delle ostilità, questa ricerca di arresta alle soglie di nuove svolte militari e politiche e di nuovi assetti istituzionali che causeranno la delusione di molti e inaspriranno le divergenze fin ad allora sopite <5.
Con la fine della guerra, con l’impiego di alcuni reparti in compiti di ordine pubblico e la successiva svolta restauratrice operata dai vertici militari, riemergono quelle discrepanze e quelle divergenze ideologiche relative alle questioni istituzionali che la durezza degli scontri sembravano aver annullato.
Citando lo stralcio di un volontario del “Cremona”, concludo con un’ultima affermazione che considero significativa: “Ho lasciato la mia casa per il principio che mi è sacro: combattere per la liberazione dei nostri fratelli che ancora sotto l’oppressore tedesco soffrono ogni sorta di infami crudeltà e ingiustizie. Ho lasciato la mia casa per combattere per la libertà e per la rinascita del mio Paese e anche per salvare tutti quelli che stanno soffrendo sotto gli odiati tedeschi. Questo è il mio scopo, questo è il dovere più sacro di ogni italiano”. <6
[NOTE]
1 Cfr. G. Rochat, Gli eserciti e la guerra, in G. Rochat, E. Santarelli, P. Sorcinelli (a cura di), Linea Gotica 1944. Eserciti, popolazioni, partigiani Atti del convegno di Pesaro 1985, Milano, Franco Angeli, 1986, p. 14.
2 National Archives Kew (Londra). Fondo WO 204/6759, G-2 (General Staff Intelligence). Italian troops mail, censorship, reports,
3 La documentazione italiana riguardo alle relazioni alleate settimanali sulla corrispondenza italiana è completa per il bimestre marzo-aprile mentre risulta lacunoso il mese di maggio e si conclude nel mese di giugno con un’unica relazione quindicinale.
4 La constatazione della propria inferiorità e miseria materiale rispetto alle truppe alleate di colore, insieme all’amarezza per le attenzioni femminili rivolte agli alleati, aumentavano il senso di frustrazione e di rabbia, originando ripetuti scontri con alcuni reparti americani.
5 Con la fine delle ostilità cessa la ragione principale del controllo censorio. I mesi di maggio e giugno le relazioni del Base Censor Group si trasformano in quindicinali e la loro struttura per capitoli completamente alterata. Il giorno 8 luglio i centri alleati di censura di Napoli e Roma cessarono definitivamente le loro funzioni. AUSSME F. L14 b. 155, f. 3. Allegati al Diario Storico della Missione di collegamento presso il Comando Alleato in Italia (1945), allegato n. 557, Ufficio Servizi dello Stato Maggiore, folio n. 9/10792-301Serv., 29.6.45.
6 AUSSME, F. L14, b.162, f. 6. Rapporto censura per la settimana chiusasi il 28 aprile 1945, Morale, Gruppo di Combattimento Cremona, stralcio n.1, p.1
Roberta Busdraghi, Italian troops mail. I Gruppi di combattimento atttraverso la censura postale alleata. 1944-45, Tesi di laurea, Università di Pisa, 2014