Gli Stati Uniti vennero a conoscenza della strage di Piazza della Loggia nell’immediatezza dei fatti

I riflessi della svolta del 1974 si ebbero anche in Italia. Gli eventi susseguitisi durante tutto l’arco dell’anno fanno infatti pensare “a un mutamento parziale di strategia della Cia all’interno del blocco occidentale e dunque anche in Italia” <959. La portata di questo cambiamento si coglie nelle parole di Giovanni Pellegrino: “L’obiettivo strategico non mutò: restò ferma cioè la direzione di contrasto all’espansionismo comunista; a mutare furono i mezzi, meno rozzi e più sofisticati, cui fu affidato il perseguimento dell’obiettivo. Le tensioni sociali non sarebbero state più artificiosamente acuite nella prospettiva di creare le precondizioni di un golpe o comunque di una involuzione autoritaria delle istituzioni democratiche. Nel permanere e nel consolidarsi di queste, le tensioni sociali sarebbero state soltanto, in qualche modo ed entro certi militi, “tollerate” al fine di utilizzarne l’impatto su settori dell’opinione pubblica favorevoli al consolidamento elettorale di soluzioni politiche non eccessivamente sbilanciate a sinistra e sostanzialmente moderate” <960. Secondo questa ipotesi, pur continuando ad essere importante l’obiettivo di stabilizzare il quadro italiano, del quale preoccupavano soprattutto l’apertura a sinistra e le tensioni sociali, la strategia aggressiva che aveva caratterizzato l’operato degli Usa in Italia subì una battuta di arresto <961. Gli aiuti finanziari occulti iniziarono ad essere distribuiti in maniera più cauta, evitando di destinarli ad esponenti dell’estrema destra e ai singoli candidati, e preferendo invece programmi elettorali circoscritti e ben definiti <962. Le forze che in Italia avevano tentato di sovvertire l’ordine democratico, si ritrovarono improvvisamente senza appoggio. In questo contesto appare comprensibile anche la decisione del governo italiano di colpire i vertici dello stato e gli esponenti delle organizzazioni più compromessi con l’eversione di destra <963. Il 30 maggio, in un misterioso scontro a fuoco con la polizia, rimase ucciso Giancarlo Esposti. La morte del giovane costituì l’inizio del declino dell’ala militarista della guerra non ortodossa, di cui Esposti faceva parte <964. Inoltre, nel mese di giugno il Presidente del Consiglio Andreotti subentrò al generale Miceli nella conduzione del Sid, e in questa veste incaricò il generale Maletti, capo dell’Ufficio “D” di iniziare ad indagare sul golpe Borghese e sui successivi tentativi eversivi. L’apertura degli archivi dell’Aginter Press a Lisbona contribuì a denunciare che l’organizzazione internazionale terrorista aveva diramazioni anche in Italia e che i suoi corrispondenti erano in servizio per conto degli Affari riservati del Viminale <965. Divenne necessario sbarazzarsi di figure ormai scomode, come quella di Vito Miceli: implicato nell’inchiesta sul golpe Borghese dalla relazione che Andreotti aveva trasmesso ai magistrati inquirenti, nel 1974 fu destituito e arrestato <966. Nel mese di giugno fu anche sciolto il Sigsi (ex Divisione Affari Riservati) e venne cretao l’Ispettorato generale per l’azione contro il terrorismo. A Federico Umberto d’Amato, ex capo dell’Uaarr, fu contestata l’accusa di aver depistato le indagini di Piazza Fontana. Furono inoltre spiccati mandati di arresto contro i principali protagonisti dell’eversione: contro Giancarlo Fumagalli, Edgardo Sogno, molti altri militanti di On e An, altri ancora riuscirono a fuggire all’estero grazie alle coperture dei servizi di sicurezza. Questo complesso quadro, che può essere descritto in termini di “una resa dei conti all’interno del partito filoamericano per aggiornare la strategia controrivoluzionaria”, segnò l’inizio dello spontaneismo armato della destra, la fine definitiva del fenomeno all’inizio degli anni Ottanta e il dilagare degli episodi di violenza da parte delle Br <967. Nel valutare i fattori che hanno contribuito a fare del 1974 un anno di svolta per la strategia della tensione, va riconosciuta anche “la sincera adesione ai valori di una democrazia parlamentare da parte delle maggiori forze politiche presenti in Parlamento. I pericoli che la democrazia correva nel difficilissimo periodo furono adeguatamente percepiti; le spinte anche internazionali verso una involuzione autoritaria furono certamente intuite, probabilmente conosciute, ma non assecondate” <968. Inoltre, le maggiori eredità del movimento del 1968 avevano favorito la creazione di un contesto sociale “contrario alle ricorrenti tentazioni di pronunciamenti militari e di involuzione autoritaria delle istituzioni, che nella seconda metà del decennio vennero quindi in gran parte abbandonate” <969.
Pur in contesto in cui iniziava a venire meno il sostegno americano, e in una stagione in cui la strategia del terrore iniziava a cambiare natura, il 1974 fu anche l’anno di gravi episodi di natura eversiva: oltre al tentativo di Edgardo Sogno di mettere in atto il “golpe bianco”, nel 1974 ebbero luogo la strage di piazza della Loggia (28 maggio), e l’attentato sul treno Italicus (4 agosto). Nel valutare la portata di questi avvenimenti va ancora una volta preso in considerazione il contesto storico in cui esse ebbero luogo. Nel 1974, in Italia i governi del centro-sinistra non sembravano in grado di far fronte al clima di crescente tensione sociale e politica diffuso nel paese <970. Inoltre, la discussione sviluppatasi attorno alle maggiori iniziative del governo – la legge sul finanziamento pubblico ai partiti <971; la vittoria del “No” all’abrogazione della legge sul divorzio al referendum del 12 e 13 maggio <972, il compromesso storico con il Pci – spaccavano il mondo politico e l’opinione pubblica del paese in due. La prospettiva di un governo di sinistra si prospettava estremamente reale, e sia gli ambienti militari che le forze conservatrici erano pronti a scongiurarla con il placido consenso degli Usa.
In questo contesto, il 28 maggio 1974 ebbe luogo la strage di piazza della Loggia. Durante una manifestazione di protesta indetta contro una serie di attentati di matrice neofascista avvenuti nelle settimane precedenti, una bomba depositata all’interno di un cassonetto in Piazza della Loggia esplose, provocando la morte di otto persone e il ferimento di circa cento manifestanti. Sin dall’immediatezza dei fatti, le responsabilità dell’accaduto furono attribuite alle forze di estrema destra, e per questa ragione la strage di Piazza della Loggia differisce dalle precedenti e viene considerata tra le stragi cosiddette di “intimidazione”, anziché tra quelle “ingannatorie”. In altre parole, se le stragi precedenti non dovevano essere ricondotte ai veri responsabili ma attraverso un meccanismo di inganno e mistificazione dovevano essere attribuite alla fazione opposta, nel caso di Piazza della Loggia la matrice nera dei responsabili doveva essere evidente da subito. Lo scopo dell’attentato, cioè, non era quello di attribuire l’atto alla sinistra, ma di colpire il nemico e fiaccarne direttamente il morale, e a questo scopo la scelta del luogo e della data non era affatto casuale <973. In piazza della Loggia gli attentatori colpirono infatti il “diritto dei membri della polis di ritrovarsi nell’agorà e di esprimere […] la propria soggettività politica, individuale e collettiva, nelle forme previste e tutelate dalla Legge delle Leggi, in difesa delle condizioni minime di riconoscibilità e di praticabilità di una libera e civile convivenza. Questa evidentissima caratterizzazione nei termini di un micidiale colpo inferto al cuore dello Stato fa della strage di Brescia, indiscutibilmente, quella a più alto tasso di “politicità” […] Questa caratterizzazione è posta ancor più in risalto dall’effettivo impegno politico dei cittadini che persero la vita, 8, o rimasero più o meno gravemente feriti, un centinaio <974.
Anche in questo caso le inchieste della magistratura furono costellate da numerosi tentativi di depistaggio volti ad oscurare la complicità di personaggi vicini alle istituzioni italiane, a partire dalla “dispersione sciagurata dei reperti dell’esplosione”, ovvero la decisione da parte del vice questore Aniello Diamare di far lavare la piazza immediatamente dopo l’arrivo dei primi soccorsi; la strana evasione di Gianni Guido da un carcere argentino dove era detenuto, a pochi giorni dalla visita dei magistrati inquirenti che avrebbero dovuto interrogarlo sul presunto coinvolgimento nella strage. Altri depistaggi riguardarono poi le piste suggerite dal Sid e puntualmente rivelatesi infondate (come quella italo-cubana o quella del Mar) e l’occultamento delle veline da parte dei servizi segreti contenenti le informazioni della fonte “Tritone”, alias Maurizio Tramonte <975. Infine, la misteriosa e definitiva scomparsa del teste-imputato della prima istruttoria Ugo Bonati <976. Dopo una vicenda giudiziaria lunga e complessa, le condanne definitive sono arrivate nel giugno 2017, quando la Cassazione ha confermato l’ergastolo per i neofascisti Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte <977.
Gli Stati Uniti vennero a conoscenza della strage di Piazza della Loggia nell’immediatezza dei fatti, con un messaggio dell’Ambasciatore Volpe al Dipartimento di Stato in cui dava notizie dell’attentato di matrice destrorsa <978. Dal tono dell’informativa, e dalle numerose successive che ebbero per oggetto la strage e con cui Volpe arricchiva la descrizione di particolari, emerge un generale senso di commozione e indignazione per l’accaduto, ma anche preoccupazione per le ripercussioni politiche sulla stabilità del governo italiano. A Volpe non sfuggiva di mettere in risalto la sua azione di incoraggiamento a Rumor nel dare alla popolazione la prova che il governo fosse deciso a neutralizzare la violenza diffusa in Italia <979. L’ambasciatore portava poi il Dipartimento di Stato a conoscenza dei timori che albergavano in alcuni settori politici-economici italiani rispetto alla possibilità di un ingresso del Pci al governo. Le analisi dell’ambasciata seguitarono a rilevare la situazione di instabilità politica ed economica che contraddistingueva l’allora contesto italiano, ma non ci dicono nulla in merito al grado di coinvolgimento degli Stati Uniti nella strage di Piazza della Loggia <980. Diverso è il riscontro che si ricava dalle fonti giudiziarie, da cui emerge ancora una volta l’ipotesi per cui la Cia e i Servizi militari americani avrebbero svolto un ruolo specifico nella frequentazione dei gruppi eversivi di destra coinvolti nella strage. La strage di Piazza della Loggia va quindi inserita non soltanto all’interno della stessa strategia stragista degli anni precedenti, ma anche in un contesto di responsabilità più ampio e articolato di quello strettamente nazionale, che comprende anche l’attività di intelligence dei Servizi segreti americani sul territorio italiano.
Per la ricostruzione del quadro di responsabilità degli Stati Uniti è utile ancora una volta la ricostruzione dei fatti fornita da un testimone chiave nelle indagini: Carlo Digilio. Il collaboratore riconosce ad esempio Marcello Soffiati responsabile di aver trasportato l’esplosivo della strage all’interno di una valigetta. Digilio avrebbe infatti incontrato Soffiati pochi giorni prima dell’attentato e, mettendo a disposizione le sue capacità di artificiere, avrebbe messo in sicurezza l’ordigno in vista del viaggio di Soffiati verso Milano, dove l’avrebbe poi consegnato a coloro che di lì a pochi giorni lo deposero nel cassonetto di Piazza della Loggia <981. Nonostante Digilio abbia cambiato più volte versione, contraddicendosi e aggiungendo ulteriori varianti di fronte ai giudici <982, in linea generale le sue dichiarazioni trovano numerosi riscontri, a partire dalla conferma di Pietro Battiston, che durante un interrogatorio ha affermato di aver appreso da Roberto Raho la notizia per cui l’esplosivo sarebbe stato trasportato proprio da Marcello Soffiati <983. In merito al trasporto dell’esplosivo emerge il primo punto di contatto con gli Stati Uniti. Sappiamo infatti che Marcello Soffiati fosse, come anche suo padre, un uomo della Cia. Dei rapporti di Marcello Soffiati con la Cia ha parlato Marco Affatigato, che ha riferito di essere entrato in contatto con il capo area della Cia di Milano, di cui diventerà informatore, proprio grazie all’intermediazione di Soffiati <984. Dalle dichiarazioni dello stesso testimone emerge anche che il Soffiati e Affatigato avrebbero, in più occasioni, avanzato richieste di finanziamenti alla Cia per aiutare Ventura, Massagrande e Graziani, detenuti in carceri sudamericane o comunque latitanti, e che talvolta questi finanziamenti furono accordati <985. In contatto con i Servizi segreti americani era anche Sergio Minetto, secondo Digilio capostruttura della Cia nel Veneto, ovvero il fiduciario a cui facevano capo tutti gli informatori stanziati in quella regione. Secondo questa versione: “così come gli ufficiali americani che avevano reclutato e gestito il Digilio facevano capo alle basi Nato dislocate in Veneto, anche Minetto era uso frequentarle” e “si recava periodicamente presso la base Ftase di Verona” <986. Il veronese, superiore gerarchico di Soffiati, era pertanto perfettamente al corrente di tutto. Secondo la testimonianza di Digilio, Minetto aveva persino effettuato un sopralluogo a Brescia nei giorni successivi alla strage, per verificare quali fossero state le reazioni e i commenti seguiti all’attentato per poi inviare una relazione alla Cia <987. Ci sono inoltre numerose altre testimonianze che collegano Soffiati, ed altri personaggi implicati a vario titolo nelle stragi, ai servizi segreti americani e, in particolare, mettono in evidenza la disinvoltura con cui Soffiati si vantava di avere un lasciapassare per le basi americane, che frequentava regolarmente, e di godere di conoscenze con alti ufficiali americani <988.
Si ripete quindi lo stesso schema accertato per la strage di Piazza Fontana, il cui progetto sarebbe stato a conoscenza degli agenti Cia presenti nel gruppo veneto. Per questo motivo, è molto probabile che anche i personaggi implicati nella strage di Piazza della Loggia abbiano avvertito i loro referenti i quali, se non ebbero una responsabilità diretta dell’attentato del 28 maggio, dovevano quantomeno averne avuto conoscenza <989. Digilio ha inoltre affermato che nei mesi precedenti alla strage, ebbero luogo diverse riunioni alla presenza di civili e militari, anche americani, per la tessitura di trame eversive nella comune ottica anticomunista. Lo svolgimento di queste riunioni è un tema che ricorre spesso anche negli interrogatori di altri imputati. Ne parla, tra gli altri, Gaetano Orlando, e tutti convergono sulla partecipazione di ufficiali americani della base Nato <990. Al termine di ogni incontro, si provvedeva alla distribuzione delle armi provenienti dai sequestri operati dai Carabinieri di Padova <991. La presenza di militari italiani e americani alle riunioni venete della Destra eversiva sottolinea, ancora una volta, il comune interesse a bloccare ad ogni costo l’avanza comunista, anche nella forma estrema e indiscriminata degli attentati e delle stragi. Elementi inquietanti in merito all’interferenza di servizi stranieri emergono infine nel caso di quelli che la sentenza del 2017 ha riconosciuto come i colpevoli indiscussi della strage: Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte. Dieci giorni prima della strage di Piazza della Loggia a Brescia, i due Soffiati, Digilio, Minetto e Maggi si incontrarono presso la trattoria di Colognola ai Collo. In quell’occasione, circostanza Maggi aveva avvisato tutti di stare attenti perché ci sarebbe stato un attentato a scopo terroristico <992. I contatti tra uomini del Servizio americano e uomini della destra estrema italiana fanno pensare che il disegno esposto da Carlo Maria Maggi in una riunione successiva al 28 maggio, nella quale affermò che la strage di piazza della Loggia doveva rappresentare solo il momento iniziale di un’escalation che avrebbe visto nuovi e più gravi episodi, non fosse sconosciuto agli Stati Uniti <993.
[NOTE]
959 N. Tranfaglia, La strategia della tensione e i due terrorismi, in C. Venturoli (a cura di), Come studiare il terrorismo e le stragi. Fonti e metodi, Venezia, Marsilio, 2002, pp. 42-43.
960 G. Pellegrino, Proposta di relazione, in Commissione stragi, cit. p. 116.
961 P. Pellizzari, La strage di piazza Loggia e l’occhio statunitense, in “Storia e Futuro. Rivista di storia e storiografia”, 20, giugno 2009, disponibile al link: http://storiaefuturo.eu/strage-piazza-loggia-locchio-statunitense/.
962 Gli aiuti poi saranno interrotti nel mese di dicembre 1974, per opposizione del Congresso allo stanziamento di 6 milioni di dollari da parte di Ford. C. Gatti, Rimanga tra noi, cit. pp. 144-145.
963 L. Cominelli, L’Italia sotto tutela, cit. p. 167.
964 Lo scontro avvenne a Pian del Rascino, nel reatino, e coinvolse un gruppo di terroristi di destra e una pattuglia di carabinieri. Nella sparatoria rimase ucciso soltanto Giancarlo Esposti, il leader del gruppo Sam (Squadre d’Azione Mussolini), il cui identikit era stato diffuso dopo la strage di Piazza della Loggia e che, pertanto, era diventato un personaggio scomodo. Interessante particolare è che nelle tasche di Esposti vennero trovati, tra documenti vari ed armi, anche dei proiettili in dotazione alla Nato che a detta dei giovani dovevano servire per la realizzazione di un attentato dimostrativo da effettuare durante la parata militare del 2 giugno. M. Sassano, Sid e partito americano, cit. p. 121e ss.
965 G. Cipriani, Sovranità limitata, cit. pp. 185-186.
966 A. Silj, Malpaese. Criminalità, corruzione e politica nell’Italia della prima Repubblica, Roma, Donzelli, 1994, pp. 181-184.
967 G. Cipriani, Sovranità limitata, cit. p. 186.
968 G. Pellegrino, Proposta di relazione, in Commissione stragi, cit. p. 118.
969 Ibidem.
970 Tra gli attentati verificatisi durante l’anno, ricordiamo quelli rivendicati da Ordine Nero e quelli ferroviari di Silvi Marina, del 29 gennaio, di Vaiano, ad aprile, e di Bari, il 6 luglio, che solo fortunosamente non provocarono vittime. L. Innocenti, Italicus la bomba di nessuno. Una strage impunita tra depistaggi, eversione nera e complotti di Stato, Fuori onda, Arezzo 2013, pp. 24 sgg.
971 G. Crainz, Il paese mancato, p. 494.
972 G. Scirè, Il divorzio in Italia. Dalla legge al referendum (1965-1974), in “Italia Contemporanea”, 247, (2007): pp. 240-259; Sulla visione degli Stati Uniti in merito al referendum sul divorzio: U. Gentiloni Silveri, Gli anni Settanta nel giudizio degli Stati Uniti, cit., p. 1004; A. Giannuli, G. Cipriani, Relazione di consulenza tecnica per la Procura della Repubblica di Brescia, procedimento penale n. 91/97 mod. 21, n. 44, pp. 4-7, vedi anche 14 e ss.
973 G. Salvini, Gli anni 1969-1974 in Italia. Stragi, golpismo, risposta giudiziaria, in C. Fumian, A. Ventrone (a cura di), Il terrorismo di destra e di sinistra, cit. p. 175.
974 Tribunale Civile e Penale di Brescia, Sentenza-ordinanza del G.I. Gianpaolo Zorzi, n. 181/86-A, 23 maggio 1993.
975 Corte d’Assise d’Appello di Milano, sentenza del 22 luglio 2015, pp. 451-452.
976 G. Zorzi, Piazza della Loggia (Brescia, 28 maggio 1974), in A. Ventrone, L’Italia delle stragi, cit. pp. 107-129.
977 Corte Suprema di Cassazione, Prima sezione penale, sentenza n. 655/2017, n. 46296/2016 (n. 6) reg. gen., 21 giugno 2017. La vicenda giudiziaria è invece ripercorsa in: G. Barbacetto, Il grande vecchio, cit. pp. 63 e ss.; G. Zorzi, Piazza della Loggia (Brescia, 28 maggio 1974), cit. pp. 124 e ss.
978 Document Number: 1974ROME07250; Draft Date: 28 MAY 1974; FM Amembassy Rome to Secstate Washdc Immediate; Brescia Bomb Attack, in P. Pellizzari, 1974. L’Italia attraverso l’occhio statunitense, documento 8 disponibile al link: http://www.28maggio74.brescia.it/testo%20Pel.%20occhio%20statunitense.pdf.
979 Questa attività portò dei risultati concreti. In primo luogo, Rumor istituì l’Ispettorato generale per la repressione del terrorismo. Inoltre, Taviani e Zagari erano stati incaricati di approvare proposte legislative e operative nelle rispettive aree di competenza per combattere la violenza politica dilagante nel paese. Venne inoltre approvata una legge che incrementava di cinquemila uomini le forze di polizia. Nara, rg. 59, FM Amembassy Rome to Secstate Washdc 5105, Brescia Bombing Spurs Government Measures to combat Terrorism, 31 maggio 1974, in P. Pellizzari, 1974. L’Italia attraverso l’occhio statunitense, cit. documento 11.
980 Nara, rg. 59, FM Amembassy Rome to Secstate Washdc 5174; Fanfani Colleagues view Italian Situation Darkly, 5 giugno 1974, in P. Pellizzari, 1974. L’Italia attraverso l’occhio statunitense, cit. documento 18.
981 Interrogatorio di Carlo Digilio di fronte al G.I. Guido Salvini, 4 maggio 1996, in Atti BS/fasc. D-c-1, pp. 805 e ss.; Interrogatorio di Carlo Digilio di fronte al G.I. Guido Salvini, 5 maggio 1996, in Atti BS/fasc. D-c-1, pp. 834 e ss.
982 Corte d’Assise d’Appello di Milano, sentenza del 22 luglio 2015, p. 409.
983 Interrogatorio di Pietro Battiston di fronte al G.I. Martino, 31 ottobre 2000, in Atti BS/fasc. 02, Testi Dib., p. 51.
984 Verbale di udienza nel proc. pen. n. 03/08 r.g a carico di Maggi Carlo Maria + 5, 17 marzo 2009, in Atti BS/fasc. 02, Stenotipia udienze I°, p. 114.
985 Ibid. p. 120.
986 P. Cucchiarelli, A. Giannuli, Lo Stato parallelo, cit. p. 161.
987 Interrogatorio di Carlo Digilio di fronte al G.I. Francesco Piantoni, 20 gennaio 1997, in Atti BS/fasc. D-c-2, pp. 209-2011.
988 Su questi punti, si vedano: Ros, Verbale di sommarie informazioni testimoniali rese da Dario Persic, 8 febbario 1995, in Atti BS/fasc. 02, Testi Dib., pp. 6 e ss.; Interrogatorio di Giampaolo Stimamiglio di fronte al G.I. Guido Salvini, 10 dicembre 1999, in Atti BS/fasc. 02, Testi Dib., p. 20; Interrogatorio di Martino Siciliano di fronte al G.I. Grazia Pradella, 13 ottobre 1995, in Atti BS/fasc. 02, Testi Dib., pp. 102 e ss.; Interrogatorio di Marzio De Demeo, 26 novembre 1999, in Atti BS/fasc .02, Testi Dib., p. 23.
989 P. Cucchiarelli, A. Giannuli, Lo Stato parallelo, cit. p. 185.
990 Interrogatorio di Gaetano Orlando di fronte al G.l. Leonardo Grassi, 13 febbraio 1991, in Atti BS/fasc. 02, Testi Dib., p. 54.
991 Corte d’Assise d’Appello di Milano, sentenza del 22 luglio 2015, p. 420.
992 Corte d’Assise d’Appello di Milano, sentenza del 22 luglio 2015, p. 11.
993 L’intera vicenda è stata ampiamente trattata dal G.I., dr. Giampaolo Zorzi, nell’istruttoria bis relativa alla strage di Piazza della Loggia.
Letizia Marini, Resistenza antisovietica e guerra al comunismo in Italia. Il ruolo degli Stati Uniti. 1949-1974, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Macerata, 2020

Il giorno della strage di piazza della Loggia, Volpe avvisò il Dipartimento di Stato che una bomba era esplosa ad una manifestazione antifascista organizzata dai tre maggiori sindacati per «protestare contro i precedenti casi di violenza apparentemente ispirati da gruppi di destra nell’area di Brescia» <43. Nel messaggio, furono segnalate sette vittime – numero indicato come destinato ad aumentare <44 – e sessanta feriti. Volpe notò che tutte le forze politiche – compreso il Msi – avevano espresso indignazione e commiserazione per i fatti accaduti e che la Cgil-Cisl-Uil aveva organizzato uno sciopero nazionale di quattro ore per la mattinata del 29 maggio. Venne data rilevanza all’appello rivolto dal presidente Leone alle forze di polizia affinché profondessero il massimo sforzo per arrestare i colpevoli di quel massacro e per combattere la spirale di violenza che aveva avvolto il paese negli ultimi mesi. E si ricordò che il ministro degli Interni Taviani avrebbe parlato in Parlamento la sera stessa, e che ci si aspettava che il suo intervento proclamasse il massimo impegno del governo in quella direzione.
«L’atto terroristico – notò il commento finale di Volpe – è il peggiore di quel tipo sin dall’esplosione della bomba nella banca milanese, nel marzo [sic] 1969. È destinato ad avere serie ripercussioni politiche, giungendo nel mezzo dei delicati negoziati tra sindacato e governo, e nel pieno della controversia sul recente rapimento del procuratore di Genova Sossi. Nonostante non sia ancora disponibile una solida prova, i media e i commentatori politici credono che la strage sia di matrice destrosa» <45.
In un messaggio successivo, Volpe descrisse lo sciopero generale di quattro ore come segnato da grande partecipazione a Roma, Milano e in altre città italiane e da frequenti scontri tra militanti di estrema sinistra e polizia.
L’ambasciatore americano riferì che il principale obiettivo dei dimostranti erano le sedi del Msi e delle altre organizzazioni di estrema destra, anche se non trascurò di segnalare i lanci di molotov contro alcune sezioni romane della Dc e contro un ufficio dell’“Air Iberia” a Milano. Il suo messaggio rassicurò però il Segretario di Stato osservando che, fino a quel momento, non era stata registrata nessuna grave conseguenza legata a quelle violenze, e che le forze di polizia sembravano avere la situazione sotto controllo.
Per quanto riguarda la matrice della strage, Volpe ribadì che l’unanimità dei commentatori indicava i colpevoli nell’estrema destra «i cui precedenti atti di violenza nell’area di Brescia sono stati la motivazione della manifestazione in cui ha avuto luogo l’esplosione» <46.
[NOTE]
43 Document Number: 1974ROME07250; Draft Date: 28 MAY 1974; LIMITED OFFICIAL USE; FM AMEMBASSY ROME TO SECSTATE WASHDC IMMEDIATE; Subject: BRESCIA BOMB ATTACK; Drafter: n/a. Firmato Volpe. Cfr. in appendice: Documento 8.
44 In realtà le vittime dell’esplosione del 28 maggio erano sei (Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi Milani, Alberto Trebeschi, Clementina Calzari Trebeschi, Bartolomeo Talenti e Euplo Natali). Altre due si sarebbero aggiunte nei giorni seguenti, a seguito delle gravi ferite riportate (Luigi Pinto, Vittorio Zambarda).
45 Document Number: 1974ROME07250; Draft Date: 28 MAY 1974; LIMITED OFFICIAL USE; FM AMEMBASSY ROME TO SECSTATE WASHDC IMMEDIATE; Subject: BRESCIA BOMB ATTACK; Drafter: n/a. Firmato Volpe. Cfr. in appendice: Documento 8.
46 Document Number: 1974ROME07340; Draft Date: 29 MAY 1974; LIMITED OFFICIAL USE; FM AMEMBASSY ROME TO SECSTATE WASHDC IMMEDIATE; INFO AMCONSUL MILAN; Subject: BRESCIA BOMB ATTACK; Drafter: n/a. Firmato Volpe. Cfr. in appendice: Documento 9
Paolo Pelizzari, 1974. L’Italia attraverso l’occhio statunitense, Associazione Familiari Caduti Strage di Piazza Loggia ( Casa della Memoria 28 maggio 1974 Brescia), novembre 2007