Il binomio Arta e Poe, rimanendo saldo e unito nelle avversità e fermo nei medesimi principi e ideali, ha accompagnato e guidato le brigate dipendenti sino al momento della Liberazione

In molti documenti e direttive, molto spesso il nome di Arta (Giacomo Ferrari) è affiancato a quello di Poe, alias Achille Pellizzari, docente universitario di Letteratura Italiana, deputato del Partito Popolare prima del fascismo. Anche nel suo caso sono presenti alcuni studi bibliografici: è stato scritto un libro intitolato: “Il partigiano Poe” <239 ed è stato pubblicato il lavoro di “Vite ritrovate” <240 su Achille Pellizzari. Sulla base di queste fonti è stata scritta una sua biografia, collocata nell’Appendice della Tesi, dove emergono i tratti salienti della sua vita e persona.
Della sua attività partigiana prima della nomina a Commissario Politico, ci informa anche Leonardo Tarantini che riporta come nel giugno 1944, Poe fu prefetto del Territorio Libero Alta Val Taro, si tratta di un’esperienza che fu “uno dei primi esempi di vita democratica organizzata” <241. Con la costituzione del primo Comando Unico, nell’agosto 1944, Poe ricevette la nomina di Vice Commissario Unico; nomina che come abbiamo visto, per volontà delle brigate Julia, viene sostituita con quella di Commissario, insieme a Mauri e Schiavi (Afro Ambanelli).
Investito di questo ruolo, egli si fece promotore di una missione che ebbe importanti risvolti per la lotta parmense; per ottenere maggiori rifornimenti ed informare il nuovo governo Bonomi dell’effettiva consistenza e dell’importante ruolo che il movimento parmense aveva nella lotta contro i nazifascisti, vennero inviati due emissari (Don Guido Anelli, parroco di Belforte e il capitano Abba, ufficiale dei Corazzieri) incaricati di raggiungere Roma di persona. <242 La missione riuscì con successo, dal momento che il governo non solo riconobbe l’importanza delle formazioni parmensi ma provvide a sostenerle inviando un’importante finanziamento. Leonardo Tarantini ci informa di come il “successo della Missione sia da iscriversi per buona parte a […] Achille Pellizzari, già deputato, prima del fascismo, del Partito Popolare, assieme allo stesso On. Bonomi. Una sua lettera, indirizzata di persona all’On. Bonomi, sbloccò la situazione, conferendo ai legati la necessaria autorità” <243.
Si tratta di un successo che non solo portò miglioramenti per la lotta partigiana, contribuendo a migliorare a d’esempio i rapporti con la popolazione, ma diede prova anche delle doti politiche e organizzative di Poe.
Il binomio Arta e Poe
Come si diceva, nella documentazione il nome di Poe è spesso legato a quello di Arta; questo può stare ad indicare non tanto una subordinazione del Commissario nei confronti del suo Comandante, quanto piuttosto una sintonia nella concezione della lotta e nei valori da attribuire alla Resistenza.
“La verità è che Arta e Poe, pur così diversi per formazione e cultura e convinzioni politiche e religiose, avevano qualcosa in comune, guardavano, sia l’uno che l’altro, al di là del contingente e dell’ immediato, si proiettavano verso un mondo che doveva venire, avevano in comune il senso della vita che si costruisce, nel tempo e nell’ eterno attraverso la sofferenza e il dolore”. <244
Le parole di Trasibulo (Ettore Cosenza) pronunciate in occasione dei funerali di Giacomo Ferrari, svelano il perché i nomi del Comandante Arta e del Commissario Poe, siano suggellati nella memoria collettiva, come il Comando che guidò la resistenza parmense. Non si tratta solo di parole pronunciate per celebrare un uomo, ma di un pensiero che viene chiaramente espresso anche nei documenti da diverse persone. Il sostegno e l’approvazione del Comando della zona Ovest, emergono soprattutto in occasione della seconda crisi in seno al Comando Unico, scaturita nel febbraio 1945. Di fronte alla possibile sostituzione del Comandante e del Commissario, come abbiamo visto, diverse furono le voci di protesta:
“questa soluzione [in riferimento al compromesso di costituire due Comandi Unici ] appaga l’unanime desiderio dei Volontari della Libertà, risponde al volere del Comando Supremo, ristabilisce la giustizia nei riguardi del Comandante Arta e del Commissario Politico Poe, ai quali esclusivamente si deve se per la concordia regnante fra i Volontari, per l’ordine e la disciplina che regnano nelle Brigate, nel Comando Unico e in tutte le zone di occupazione, ed infine per l’energica, brillante e vittoriosa attività bellica, la provincia di Parma è oggi la prima nell’Estimazione del Governo Nazionale, del Comando Supremo e dello stesso nemico tedesco”. <245
Queste sono le parole enfatiche dell’Ispettore del Nord Emilia, Umberto scritte nella relazione inviata il 26 marzo 1945; nello stesso scritto viene riportato anche il pensiero del Comando Supremo Interalleato, espresso nella persona del Capitano Bob, il quale si manifestava contrario ad ogni cambiamento di Comando. Il capo della Missione Alleata, riporta Umberto, “illustra la comunicazione del Comando Supremo con altissime parole di lode per l’azione del Comando Unico parmense, che disse il migliore di quanti esistono in Alta Italia dicendo che l’energia e l’attività che esso ha dimostrato durante e dopo l’ultimo rastrellamento riacquistavano il plauso dei Comandi Interalleati”. <246
Data la mancanza di documenti che lo dimostrino, non possiamo assumere come vero il primato del movimento parmense dichiarato da Umberto ed espresso dal Capitano Bob. Tuttavia ciò che qui interessa riportare è che gli stessi concetti vengono espressi anche dal Vice Comandante Aceti, pur sempre in toni passionali: “non si manda all’aria senza una seria ragione, un Comando Unico, che funziona in modo eccellente da circa sei mesi, che riscuote la fiducia di tutti i Volontari, che ha creato l’armonia e la disciplina dove prima c’era il disordine e la disunione, e che ha superato con brillante energia la durissima prova del più duro rastrellamento invernale a cui nessuna provincia sia mai stata soggetta”. <247
Al di là di ogni assolutizzazione, i due brani convergono nel ribadire l’impegno speso dal comando nell’infondere disciplina e ordine nell’organizzazione e la perseveranza dimostrata da entrambi, nel portare avanti il loro compito nonostante le avversità. Il legame tra Poe e Arta nel superare le difficoltà della lotta viene riportato anche da Franco Franchini, patriota Franco, Ispettore del Comando provinciale e amico di Pellizzari, che scrisse: “sotto la guida di Ferrari e Pellizzari, legati tra loro oltre che dal comune ideale è dal dovere assunto anche da stima e afferrò, pur nella diversità delle convinzioni ideologiche politiche, le formazioni partigiane affrontarono il terribile inverno del ’44 è giunsero alla decisiva battaglia del 1945 con un seguito di azioni animose e forti, di cui fanno testimonianza le cifre: 715 caduti, 513 feriti, 9314 prigionieri tedeschi”. <248
Poe e Arta infatti non solo condividevano il comando e l’anzianità, Poe aveva sessantadue anni al momento della nomina, ma dovevano entrambi fare i conti con un dolore personale: se nel caso di Arta era la tragedia della perdita del proprio figlio, nel caso di Poe era un malessere fisico, dal momento che la malattia del cancro iniziò a manifestare i primi sintomi, nell’estate del 1944. È forse anche per queste loro prove personali, che ogni giorno combattevano e davano prova di affrontare, che Arta e Poe costituivano dei modelli da seguire per le brigate.
Infine, la moderatezza e al tempo stesso la fermezza nel far valere principi fondamentali come libertà, democrazia, rispetto e impegno che abbiamo riscontrato in Giacomo Ferrari, possono essere attribuite anche al Commissario Pellizzari, coautore delle direttive emanate dal Comando Unico, viste ed analizzate per la figura di Arta. Il binomio Arta e Poe, rimanendo saldo e unito nelle avversità e fermo nei medesimi principi e ideali, ha accompagnato e guidato le brigate dipendenti sino al momento della Liberazione. Abbiamo visto come Ferrari e Pellizzari salutarono i partigiani al momento della nomina, ecco riproposto invece il testo della lettera con cui Comandante e Commissario congedavano i loro uomini, dopo la vittoria conseguita:
“Volontari della libertà, fratelli di battaglia e di vittoria, compagni dei lunghi rischi e delle lunghe pene, e dei lutti, e delle ansie e della volontà inflessibile che trasformò le tenebre in luce e il dolore in certezza: cari consorti dei giorni tristi e dei lieti, dei rastrellamenti e di questa fulgida ora di trionfo e di libertà, Arta e Poe vi passano idealmente in rivista per l’ultima volta, stringono ad ognuno di voi le aspre mani usate allo sten, vi stringono al petto, vi dicono addio.[…] O Volontari della Libertà, che cosa siete voi, i vivi e i morti, e che cosa sono quelle vittime inermi e che cosa sono le case bruciate, i paesi distrutti, il dolore e lo strazio, e l’ardore della lotta e l’invincibile tenacia della resistenza, e questa sublime ebbrezza della Vittoria? O volontari della Libertà, tutto questo è l’Italia, l’Italia redenta dal dolore, fatta grande dalla sventura, resa degna di risorgere, perché ha creduto, ha sofferto, ha consacrato il volere con l’azione e la fede col sangue. Volontari della libertà è finito della battaglia. Comincia il tempo del lavoro: troppo fu distrutto bisogna ricostruire. Chi ebbe la ventura di comandarvi torna oggi fra le vostre file, umile artiere come voi, della nuova Italia: Ma nel cuore porta con sé, come luce che non si spegnerà, il ricordo e l’orgoglio della fiera prova messa assieme con voi affrontata e superata”. <249
Ancora una volta, l’ultima in questo caso, Comandante e Commissario ribadiscono la collegialità della lotta e l’importanza del sacrificio che ognuno ha dato, per salvare l’Italia tanto amata. Il dovere di ogni partigiano non si esaurisce con la guerra ma prosegue nella nuova società da ricostruire, nella quale i Volontari sono chiamati a portare avanti la difesa della libertà e della democrazia strenuamente difesa durante la Resistenza.
Giudizi su Poe
La questione relativa alla sostituzione di Giacomo Ferrari, dal ruolo di Comandante, e di conseguenza del Prof. Pelizzari, da quello di Commissario, fa emergere non solo opinioni sul Comando Ovest, ma porta alla luce anche i giudizi che investono la figura di Poe. Anche in questo caso si tratta di giudizi positivi espressi da chi era contrario alla revoca della nomina di Commissario. La sua sostituzione “era stata fatta al solo scopo di equilibrare le correnti politiche nel Comando Unico <250”, scrisse Aceti nella relazione inviata al Comando Generale Alta Italia, dal momento che il possibile successore di Ferrari, Gloria, era anch’esso democristiano. Le prime ad opporsi dinnanzi alla possibilità della sostituzione del Commissario Unico furono le brigate Julia, come testimonia il documento inviato dal Vice Comandante del Nord Emilia al Colonnello Gloria: “il Commissario Poe è stato invitato dalle brigate Julia e dal P.D.C. [Partito Democristiano] di non accettare l’ordine che lo esonera dalle sue funzioni e così resta in carica per zona Ovest” <251. Le ragioni della decisa opposizione delle brigate democristiane vengono spiegate dal Commissario della zona Est, Mauri in una relazione del 10 aprile 1945 dove riporta i fatti accaduto nei mesi precedenti: “per le Julia e per le Beretta, il problema presentava indubbiamente maggiori difficoltà in primo luogo per la loro devozione personale nei confronti di Poe ed inoltre per lo spirito unitario meno deciso ed influente. Come se l’unità fra le Julia e le Garibaldi, risalente all’agosto scorso, fosse stata essenzialmente la conseguenza di una unione personale dei componenti del Comando, e non la libera e definitiva adesione e compenetrazione del Corpo Volontari della Libertà sotto la guida del C.L.N.A.I.”. <252
Le parole di Primo Savani dimostrano come sotto la componente personale, la devozione per Poe, si celi sempre la questione politica dell’uguale rappresentanza tra i partiti nei membri del Comando. Il tono amareggiato di Mauri indica come anche negli ultimi mesi della lotta, il senso di unità venga percepito dalle brigate combattenti non tanto per la comune adesione al Corpo Volontari per la Libertà, quanto piuttosto per il fatto di essere ugualmente rappresentate nel Comando a capo della provincia e di riconoscersi nella persona che li rappresenta, in questo caso Poe e non Gloria, sconosciuto alle formazioni. Anche lo stesso Pellizzari è consapevole di ciò, infatti il suo rifiuto a cedere il posto è motivato dal fatto che tale decisione metterebbe in crisi il movimento, provocando il rischio di una scissione. <253
Questo pensiero verrà ribadito dal Professore a Liberazione ormai avvenuta; il 28 aprile 1945 si riunirono a Salsomaggiore alcuni esponenti del movimento Parmense, tra cui oltre a Poe, Gloria, il Commissario di Divisione Gracco (Luigi Leris), il Capo di Stato Maggiore Ottavio (Fernando Cipriani) e altri. Scopo della riunione era quello di discutere l’ordine del Comandante Nord Emilia Roveda, che decretava l’unificazione dei Comandi Unici Operativi di Zona Est e Ovest e quindi la nomina a Comandante del Colonnello Gloria e a Commissario Gracco <254. Dal verbale della riunione risulta che il primo a prendere la parola fu lo stesso Poe, il quale dopo aver dichiarato incostituzionale l’ordine emanato, ha dichiarato di aver “dovuto resistere a tre tentativi fatti in passato per dissolvere il Comando Unico esistente, sia perché quel Comando Unico godeva l’unanime fiducia dei Volontari della libertà, sia perché scompaginarlo nei momenti dell’azione voleva dire danneggiare l’unità morale delle formazioni, provocare scissioni pericolose e infine danneggiare gravemente il movimento del riscatto nazionale”. <255
Proprio per questa possibilità di scissione, Aceti, in riferimento al compromesso adottato e quindi alla riconferma di Poe, scrisse: “la permanenza di Poe, da tutti ben voluta, risolve il problema politico dell’equilibrio nella rappresentanza delle correnti politiche predominanti”. <256
Al di là dell’importanza che la presenza di un Commissario democristiano riveste nel quadro politico parmense, è la figura stessa di Poe in quanto Achille Pellizzari “uomo senza macchia e senza paura” <257, ad essere importante per il movimento; questo è quanto dice anche l’Ispettore Umberto, il quale, in merito alle decisioni prese dal Nord Emilia, su Poe riferisce che: “tutti indistintamente desiderano il mantenimento nel suo ufficio. Sarebbe un enorme errore se lo si togliesse dalle sue attuali funzioni. È bene che prima che il Comando Nord Emilia prenda decisioni in merito, interpelli il Vice Comandante ed i componenti del N.E. che conoscono Poe, il quale è uomo indispensabile alla nostra causa, riconosciuto come tale da tutti gli uomini di qualsiasi partito, che lo abbiano conosciuto e con lui collaborato”. <258
Privarsi di un uomo come Achille Pellizzari non porterebbe solo a crisi politiche, ma priverebbe il movimento di un’importante riferimento; questo è il messaggio che il Vice Comandante e l’Ispettore, insieme alle brigate, avevano ribadito al Comando Nord Emilia. Queste opinioni risalenti al mese di febbraio, convergono con il giudizio espresso da Primo Savani, il quale in merito alle elezioni del Commissario Unico, disse “il Poe è persona superiore non soltanto per le sue capacità politiche, ma per la facilità di intuito e di assimilazione. Tutto mi fa ritenere che dal nuovo posto di Comando il Poe informerà i suoi atti alla politica collaborazionistica, anche perché come temperamento rifugge da ogni atteggiamento settario”. <259
[NOTE]
239 Achille Pellizzari, partigiano Poe, a cura di Franco Franchini, Associazione Partigiani Cristiani, La Spezia, 1976.
240 Vite ritrovate, Achille Pellizzari un educatore della Resistenza, a cura di Alessandra Mastrodonato, Istituto Storico della resistenza e dell’età contemporanea di Parma, Parma, 2015.
241 L. Tarantini, Resistenza armata nel parmense, p. 136.
242 Cfr. L. Tarantini, Resistenza armata nel parmense, p. 44-45 e Vite ritrovate, Achille Pellizzari, a cura di Alessandra Mastrodonato, p. 33.
243 L. Tarantini, Resistenza armata nel parmense, p. 45.
244 AISRECP, Fondo Privato “Ettore Cosenza”, busta 3, fasc. 9.
245 Ivi, Fondo Lotta di Liberazione, busta 1 OD, fasc. OC d2, p. 27.
246 Ibidem
247 Ivi, busta RI, fasc. QA, f. 3.
248 Achille Pellizzari, partigiano Poe, a cura di Franco Franchini, p. 68.
249 AISRECP, Fondo Lotta di Liberazione, busta 2 ST, fasc. MI b,f.18.
250 Ivi, busta RI, fasc. QA, f. 1.
251 Ivi, fasc. QC, f.10.
252 Ivi, f.24.
253 Ibidem
254 Ivi, busta 1 CU, fasc. OV c, f. 12.
255 Ibidem
256 Ivi, busta RI, fasc. QC, f.12.
257 Ivi, f. 1.
258 Ivi, f. 19
259 Ivi, f.22.
Costanza Guidetti, La struttura del comando nel movimento resistenziale a Parma, Tesi di laurea, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2017-2018

Nel settembre del 1944 le missioni SOE sul campo erano complessivamente 17, di cui 9 britanniche: Flap/Fin [?], Ferulla, B[?], Envelope (che si era divisa in seguito ad un rastrellamento tedesco in Envelope, Envelope Blue e Silentia), Turdus, Blundell Violet, Col[?], e Floodlight, ed 8 italiane Flare, Decolage, Beinstone, Pluma, Winchester, Ant[?], Canopy, e Beacon.
Si tratta comunque di una partizione artificiosa perché derivava dalla nazionalità del comandante. Gli inglesi optarono per questa presenza mista perché la presenza di soli italiani era considerata potenzialmente destabilizzante.
Mireno Berrettini, Le Missioni dello Special Operations Executive e la Resistenza Italiana in QF Quaderni di Farestoria, 2007 – n°3 , Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Pistoia

Dopo il recente attacco a BOSCO, il COMANDO UNICO di PARMA è stato ricostituito: Il comandante unico è ARTA, un ingegnere civile, già alla testa del Comitato centrale di PARMA. Il capo di stato maggiore è LEONARDO TARANTINI, un ufficiale degno di fiducia, già capo della 47a brigata e ex istruttore della scuola di fanteria di MODENA. Il commissario è il professore PELLIZZARI, un democratico cristiano proveniente dall’Università di GENOVA.
Missione Toffee/Envelope blue (SOE), messaggio trasmesso il 29 ottobre 1944 (National Archives di Londra, WO 204/7285, traduzione Isrec Parma).
Redazione, Corniglio (Val Parma) (PR), Resistenza maPPe

HS 6/844 del 28-2-45, Tac HQ N.1 Special Force, Fascist Secret Politcy Meeting. Il documento riporta un telegramma inviato il 26 febbraio dal maggiore Holland. In esso informava che i partigiani cui era assegnato avevano avuto un incontro con i tedeschi in cui era stato deciso che questi avrebbero lasciato l’Emilia senza essere disturbati e senza distruzioni. La risposta della centrale della Special Force era ferma: «è stato deciso che questo accordo dovrebbe essere proibito e il Comando Unito di Parma [dovrebbe essere] informato che gli Alleati non possono concorrere in nessun accordo». Dopotutto, lo stesso «Comando Supremo Alleato si oppone ad ogni negoziato».
Mireno Berrettini, Op. cit.