In marzo giunse in Valtellina un reparto mai visto fino ad allora: la Milice Française

Grosio (SO)

Filippo Anfuso, allora sottosegretario agli Esteri del governo di Gargnano, lascia scritto nelle sue memorie:
“Sul termine della guerra, appresi a Berlino da Salò che il Governo tedesco aveva disposto per l’invio in Italia di formazioni di Milizia francese che avrebbero dovuto partecipare alla guerriglia antipartigiana. Il proposito era appoggiato dall’Ambasciata germanica in Italia e trovai che fra tutte le idee sorte ai tedeschi questa era la peggiore ed insorsi per quanto potei contro la sua attuazione, specificando in un mio telegramma a Mussolini sembrarmi un grave errore mandar francesi a combattere in Italia contro italiani dato che il lumicino dell’amicizia fra i due Paesi era già tanto fioco che una faccenda del genere l’avrebbe spento del tutto” (10).
E ancora Moellhausen: “Un gruppo francese arrivò senza preavviso: fu quello di un centinaio di elementi estremisti della Milice di Darnand, provenienti dalla provincia di Nizza e che, montati su autocarri, avevano raggiunto Verona. […] La Milice fu presa sotto la protezione delle S.S., accasermata e costituita in unità speciale, che avrebbe dovuto essere utilizzata nella lotta antipartigiana. Ma mancò il tempo per inquadrare le nuove reclute: arrivarono gli angloamericani!” (11).
Sono queste le forze destinate in Valtellina: un discreto numero, ma certo non i “circa 3.000 soldati francesi autotrasportati che dovranno essere impiegati in un’azione di rastrellamento nella zona del passo di Mortirolo” di cui parla, fantasticando come in altri, un rapporto del servizio informazioni partigiano “Montezemolo”(12).
Accantonate alla casermetta della Bicocca di Sesto San Giovanni, sede del centro addestramento delle S.S. (13), le unità francesi si preparano; i capi fan visite di cortesia ai dirigenti della R.S.I.: Darnand, appena giunto, è ricevuto dal segretario del P.F.R.. Pavolini e dal vicesegretario Pino Romualdi (14).
Qualcuno arriva sino a Gargnano, come quegli ufficiali e sottufficiali che l’altro vicesegretario del partito, Antonio Bonino, e il federale di Verona, Valerio Valeri, accompagnano da Mussolini il 18 marzo: due dei sottufficiali faranno poi recapitare all’eccezionale ospite una breve lettera di ringraziamento (15). Gli ordini operativi sono diramati un paio di giorni dopo. Scrive Barthélemy: “Quasi immediatamente dopo il Duce ci ricevette e dopo i saluti d’uso s’indirizzò a Zerbino per avere delle novità. Quest’ultimo non ne aveva… […] Prendemmo congedo e, lasciato Zerbino a Gargnano, riguadagnammo Milano. Rividi Darnand che preparava il ripiegamento delle sue truppe sulla Valtellina, in accordo con i servizi di Pavolini. Rividi ugualmente quest’ultimo che mi disse che stava riunendo in questa regione diverse migliaia di fascisti fra i più fedeli e i più agguerriti” (16).
E’ Darnand in persona a condurre i suoi uomini nella regione di Sondrio e Tirano. Le istruzioni parlano chiaro: combattere a fianco dei tedeschi e dei fascisti la guerriglia partigiana.
[NOTE]
(10) F. Anfuso, Roma – Berlino – Salò, Milano, Garzanti, 1950, p. 558.
(11) Moellhausen. La carta perdente. cit., p. 424.
(12) V. Fornaro, Il servizio informazioni nella lotta clandestina. Gruppo Montezemolo, Milano, Editoriale Domus, 1946, p. 277, Valtellina (11-16 aprile).
(13) R. Lazzero, Le S.S. italiane, Milano, Rizzoli, 1982. p. 212
(14) T.A.A. Pino Romualdi (n. Predappio 24/7/1913 – m. Roma 21/5/1988), Roma, 19 febbraio 1988.
(15) A.C.S.R.S.l.S.P.D. ris. b.61 f.630 stf. 3. Stralcio udienze concesse dal Duce del giorno 18 marzo 1945-XXIII. Dr. Bonino – Federale Valerio Valeri con altri ufficiali e sottufficiali collaborazionisti S.S. francesi.
(16) Barthélemy, Du Communisme, cit., pp. 482-483.
Marino Viganò, La Milice Francaise in Valtellina, STORIA VERITA’ N. 14 Marzo-Aprile 1994

La Valtellina resta quindi spezzata in due, e questo di là dalla volontà delle forze impiegate per giungere a un comando unificato di zona. D’altra parte i garibaldini hanno «preso contatto con la Missione Americana la quale ha per mezzo del suo capitano dichiarato che una missione è già pronta per la nostra zona <128» pur con tutte le cautele del caso, un timbro dell’Oss è apposto a fianco delle firme di Gek e Sam in un documento delle 2° div. Garibaldi Lombardia <129. Resta alquanto misteriosa una «richiesta di avio rifornimento» da parte del Cuz Valtellina-Lario e dal Comando della Divisione Falco che si firma T. Bulla, la data è quella del 16 aprile 1945.
Davvero con l’approssimarsi della fine della guerra la zona della Valtellina è diventata importante? E non solo per la presenza delle truppe saloine e tedesche rinforzate dai francesi di Joseph Darnand <130 ma per la presenza degli impianti che forniscono energia alle fabbriche della cintura milanese? Questo è quanto racconta la tradizione resistenziale, ma è una realtà ancor oggi difendibile?
[NOTE]
128 Alla Delegazione Comando della Lombardia, Al Triumvirato Insurrezionale Lombardo, Insmli, fondo Istituto Gramsci, documenti Brigate Garibaldi in Copia, b.8 fasc. 3.
129 Per Riccardo, Z.O. 14.4.1945, IscComo, fondo brigate Garibaldi.
130 La Milice française (Milizia francese), fu un’organizzazione politica e militare francese creata il 30 gennaio 1943 dal Governo di Vichy con funzioni di polizia politica e per combattere la Resistenza francese. Con il prosieguo della guerra alcuni reparti seguirono i tedeschi e giunsero nell’Italia del nord.
Massimo Fumagalli e Gabriele Fontana, Formazioni Patriottiche e Milizie di fabbrica in Alta Valtellina. 1943-1945, Associazione Culturale Banlieu

Il 26 agosto 1944 la GNR di Torino annotò in una relazione che erano arrivati dei profughi della Milice verso le ore 13 nella città piemontese militari con le loro famiglie: circa sessanta persone comprese donne e bambini. “Il comandante della colonna ha narrato di essere esortati dalle truppe germaniche che presidiavano Grenoble a lasciare la città per sottrarsi alle rappresaglie dei banditi non essendo essi in grado di poterli proteggere perché dovevano momentaneamente evacuare la città data la forte pressione che i banditi stessi esercitavano nei dintorni. Durante il viaggio verso l’Italia, via Moncenisio, venivano assaliti dai partigiani francesi nei pressi di S. Joanne de Maurienne che causavano tra le loro file la morte di una donna ed il ferimento di 4 gregari della Milizia. Il morale di questi ultimi e degli altri loro camerati è elevato. Indossano la loro uniforme, sono armatissimi di armi automatiche, bombe a mano, francesi e germaniche, qualche fucile mitragliatore, pistole ed abbondanti munizioni. La colonna si è rivolta direttamente, per assistenza ed aiuto, a questo Comando Provinciale della GNR immediatamente, con spirito cameratesco ed umanitario, si è prodigato nel fornire viveri ed assistenza sanitaria per i feriti. = Inoltre ha preso immediati accordi con la Federazione Fascista per una migliore opera di aiuto. Per il momento si ignora se i Militi francesi con i loro familiari proseguiranno alla volta della Germania del Sud, ove pare fossero diretti, oppure sosteranno a Torino, come sarebbe loro desiderio per poter contribuire alla lotta anti-ribelli”. <13
In marzo giunse in Valtellina un reparto mai visto fino ad allora: la Milice Française. <14 Era un reparto militare della Repubblica di Vichy, fondata dal ministro degli interni, generale Joseph Darnand. <15 La formazione constava di 600 uomini, francs-gardes, agli ordini del capitano Carus, dei tenenti Coutret, Viala, Hoareau, Brun dello Stato maggiore. Le 4 compagnie, erano guidate dal tenente Fontaine la 1ª, la 2ª da De Pons, Vibert per la 3ª ed infine gli aspiranti Doumergue e Portallier per l’ultima compagnia.
Arrivavano in Valtellina dalla Foresta Nera, dove avevano abbandonato i campi di raccolta del Baden Wüttemberg-Heuberg, Baden-Baden e dintorni e dalla nuova capitale della Commission gouvernementale, Sigmaringen. In quella zona si era raccolto ciò che restava del governo di Vichy dopo la caduta della Francia. Avevano formato nel settembre 1944 un governo ombra, che aveva tra i fondatori Bridoux-Déat, Darnand e Luchaire. Nel gennaio del 1945 si costituì un Comitato di Liberazione, presieduto da Doriot, il 25 febbraio a Mengen si svolse l’ultima manifestazione politica del collaborazionismo francese. Ci fu il funerale di Jacques Doriot, morto tre giorni prima sotto un mitragliamento aereo. <16
L’8 marzo il Quartier generale delle SS inviò Darnand oltralpe, con i suoi uomini, agli ordini del SS Obergruppenführer Karl Wolff per combattere contro i partigiani italiani. Lo stesso giorno, l’alto ufficiale nazista accompagnato da Ferruccio Parri, <17 capo del CLNAI, che era stato liberato per la circostanza, si recò al Consolato americano di Zurigo ad incontrare Allen Dulles <18 inviato da Roosevelt per iniziare delle trattative di resa. <19
Il 12, Darnand fu ricevuto da Wolff e poi inviato a Milano per passare alle dipendenze del generale Tensfeld, il responsabile dell’ordine pubblico nella zona montana della Lombardia. Due giorni dopo, Carus arrivò a Bolzano in treno con al seguito i veicoli del battaglione. <20 In quei giorni iniziarono ad arrivare Darnand, il direttore di Nouveaux Temps, Jean Luchaire, con tutta la famiglia, Laval, Barthélemy, braccio destro di Doriot e Jacques Guerard, segretario generale del governo di Pétain. Ciò ci viene testimoniato dalle memorie dell’addetto tedesco all’ambasciata presso la R.S.I., <21 Eitel Friedrich Moellhausen. <22 Ai primi del mese, arrivarono in Italia i primi militari e il loro obiettivo era molto semplice: andare a combattere contro i partigiani. Victor Barthélemy, collaboratore di Doriot, appena arrivato ad Innsbruck incontrò subito Darnand e poi andò a Milano dove c’era il P.P.F. che aveva una sede presso la Delegazione francese di via Telesio 5, nella zona di San Siro. Le autorità politiche della R.S.I. non furono favorevoli all’arrivo dei francesi. Filippo Anfuso, <23 ambasciatore italiano in Germania, quando venne a sapere dell’arrivo dei miliziani scrisse a Mussolini sostenendo che la decisione fatta dai tedeschi dell’invio dei transalpini in Italia era la peggiore. I rapporti tra la R.S.I. e la Francia di Vichy erano molto deboli e una decisione del genere li avrebbe spezzati. <24 I tedeschi non accettarono l’aiuto dei francesi e allora la scelta fu l’Italia. Il politico francese trovò un clima di sfiducia fra i fascisti italiani, mentre di parere diverso fu quando incontrò il segretario del partito fascista repubblicano Alessandro Pavolini <25 di passaggio nella città meneghina. Il politico dimostrava una grande fiducia per il futuro anche se era solo una cosa di facciata. Il prefetto di Milano, Bass, era molto preoccupato della situazione. Darnand si stabilì in una villetta presso l’ippodromo di San Siro. I suoi uomini si dislocarono in una piccola caserma al centro città. In quei primi giorni, i legionari si annoiavano non essendo impegnati in alcuna attività. <26 Il 18 marzo, alcuni ufficiali e sottufficiali andarono a Gargnano da Mussolini, accompagnati dal vicesegretario del partito, Antonio Bonino e dal federale di Verona, Valerio Valeri. Due sergenti fecero recapitare al Duce un messaggio dei loro superiori di saluto. Il documento porta la località di Caprino Veronese. <27 Il 19, il battaglione arrivò a Milano e si dislocò alla caserma Adriatica, nella zona Bicocca di Milano, vicino al Quartier Generale di Tensfeld.
[…] Fu Darnand in persona ad accompagnare i suoi uomini nella zona di Sondrio e Tirano. La formazione francese doveva combattere a fianco dei tedeschi e dei fascisti repubblicani contro i partigiani. Il ministro, che non aveva più fiducia verso i tedeschi, voleva salvare i suoi uomini. Il 4 aprile, Tensfeld, comunicò a Carus che la Milice doveva portarsi a Tirano. <29 Il giorno dopo l’ufficiale andò subito nella cittadina della Valtellina per ispezionare la zona. In quelle ore, Pavolini scrisse a Mussolini per comunicargli che il progetto del Rar si doveva attuare. <30 Il 13 aprile, la Milice giunse a Tirano; si installò nella caserma Torelli. Arrivò una delegazione del clero locale con la notizia che i partigiani <31 della zona avrebbero aperto il fuoco con i legionari solo in caso di attacco. <32 Il giorno successivo, il governo federale elvetico decise che dal 19, la frontiera della Valtellina sarebbe stata chiusa per qualsiasi formazione militare. L’ordine da parte delle autorità militari della R.S.I. fu di liberare Grosotto e Grosio dai partigiani. Carus, con le tre compagnie fucilieri, un gruppo di mortai e tre camion lasciò Tirano. Lì rimase la compagnia pesante e quella fuori ranghi. Arrivarono in zona anche Darnand e Coutret. Partirono di notte, a piedi e senza problemi raggiunsero Grosotto. Carus lì aveva lasciato una compagnia e i mortai. L’avanzata continuò in direzione di Grosio con Darnand, Carus e Coutret in testa. <33
[NOTE]
13 Archivio Personale (A.P.), Relazione della GNR, Comando Provinciale di Torino su arrivo profughi appartenenti alla Milizia francese, Torino, 26 agosto 1944.
14 Per una storia della formazione si rimanda a J. Delperrié De Bayac, Histoire de la Milice 1918-1945, Fayard, Parigi, 1969.
15 Aimé-Joseph Darnand (1897-1945) è stato un politico e miltare francese. Convinto collaborazionista. Nel 1943 gli vengono affidate da Petain la gestione e la direzione della Milice française, nata dalla trasformazione del SOL (Service d’ordre Légionnaire). Alla fine della guerra viene processato e condannato a morte. Viene fucilato al forte di Châtillon il 10 ottobre 1945
16 M. Viganò, La Milice, cit., p. 32.
17 L. Polese Remaggi, Ferruccio Parri, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, vol. 81, Roma, 2014.
18 Per maggiori informazioni sulle trattative si rimanda a A. Dulles, La resa segreta. La verità sulle trattative tra americani e nazisti alla vigilia del 25 aprile 1945, Garzanti, Milano, 1967.
19 E. Aga Rossi, B. Smith, Operation Sunrise. La resa tedesca in Italia. 2 maggio 1945, Mondadori, Milano, 2005; «Operation Sunrise». Atti del convegno internazionale, a cura di M. Viganò e D. Pedrazzini, Lugano, 2006.
20 A. P., Testimonianza di un francese, Milano, 23 marzo 2000.
21 Per approfondimenti sul ministero degli esteri della R.S.I. ed i suoi rapporti con gli stati esteri si rimanda a M. Viganò, Il ministero degli affari esteri e le relazioni diplomatiche della repubblica sociale italiana 1943-1945, Jaka Book, Milano, 1991.
22 E. F. Moellhausen, La carta perdente. Memorie diplomatiche 1943 – 1945, Sestante, Roma, 1948, pp. 423 – 424.
23 S. Setta, Filippo Anfuso, in Dizionario biografico degli Italiana, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, vol. 34, Roma, 1988; M. Viganò, Filippo Anfuso, in Uomini e scelte della Rsi. I protagonisti della Repubblica di Mussolini, a cura di F. Andriola, Bastogi, Foggia, 2000, pp. 43-69.
24 A.P., Testimonianza di un francese, Milano, 23 marzo 2000.
25 A. Petacco, Il superfascista. Vita e morte di Alessandro Pavolini, Mondadori, Milano, 1998; G. Teodori, Alessandro Pavolini, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, vol. 81, Roma, 2014; G. Teodori, Alessandro Pavolini. La vita, le imprese e la morte dell’uomo che inventò la propaganda fascista, Castelvecchi, Roma, 2011; M. Soldani, L’ultimo poeta armato. Alessandro Pavolini segretario del PFR, Società Editrice Barbarossa, Cusano Milanino, 1999.
26 M. Viganò, La Milice, cit., p. 33.
27 A. Bonino, Mussolini mi ha detto. Memorie del Vicesegretario del partito fascista repubblica 1944/1945, a cura di M. Viganò, Settimo Sigillo, Roma, 1995, p. 25.
29 Per approfondimenti sul periodo dell’occupazione di Tirano si rimanda a L. Luciani, L’occupazione tedesca di Tirano e la lotta per la Liberazione, in Notiziario della Banca popolare di Sondrio, n. 95, agosto 2004, Sondrio, 2004, pp. 96-101.
30 Per maggiori informazioni in materia si rimanda a C.A. Clerici, E. Clerici, 1945: Il Ridotto Valtellinese, in Bollettino della Società Storica Valtellinese, n. 50, Sondrio, 1997, pp. 269-290; V. Podda, Morire col sole in faccia. Ridotto Alpino Repubblicano, Ritter, Milano, 2005; M. Viganò, “Ridotto alpino repubblicano”: l’ultimo piano di Benito Mussolini (1944-1945), in Le Alpi e la guerra funzioni e immagini, a cura di N. Valsangiacomo, Casagrande, Lugano, 2007, pp. 131-148.
31 Per approfondimenti sulla storia della resistenza in Valtellina si rimanda a M. Fini, F. Giannantoni, La resistenza più lunga. Lotta partigiana e difesa degli impianti idroelettrici in Valtellina: 1943-1945, Sugarco, Varese, 2008; G. P. Ghirardini, Valtellina, il movimento partigiano in bassa valle, in I Sentieri della Ricerca, n. 11, Ornavasso, 2010, pp. 13-59; G. P. Ghirardini, Valtellina, il movimento partigiano in alta valle, in I Sentieri della Ricerca, n. 12, Ornavasso, 2010, pp. 29-63.
32 A.P., Testimonianza di un francese, Milano, 23 marzo 2000.
33 M. Viganò, La Milice, cit., p. 34.
Leonardo Malatesta, La Milice française in Valtellina durante la R.S.I., Bollettino Storico Alta Valtellina, N. 22 – Anno 2019, Centro Studi Storici Alta Valtellina

E’ del 30 dicembre 1944 un appunto per Mussolini avente oggetto gli accordi tra FFVV e tedeschi «Nella zona di Edolo (Brescia), persiste la nota situazione di reciproco rispetto fra fuorilegge e il comando germanico. La zona è diventata, conseguentemente, rifugio di banditi e ricercati che ivi si recano per sfuggire ai rastrellamenti […] I germanici non vengono toccati, ma se nella zona i banditi riescono a catturare militi o fascisti, li uccidono <246». Anche questi atteggiamenti concorrono a convalidare il clima di separazione dalla comunità «Al Tonale sono concentrati e addetti ai lavori di fortificazione circa 3.000 uomini che si ritengono indipendenti e palesano, apertamente, la loro avversione alla Rsi <247». D’altra parte più passa il tempo e più si ritrovano in Valtellina fascisti in fuga da ogni parte d’Italia, dai toscani alle brigate piemontesi per finire, come abbiamo visto, con i francesi di Joseph Darnand, l’incattivimento della guerra diventa una realtà quotidiana.
Controllare la valle
Nonostante l’immagine che fa Teresio Gola del modo di agire dei gruppi in alta Valtellina, attenti a non provocare pesanti rastrellamenti e reazioni dei fascisti, e tutti tesi alla difesa degli impianti di produzione elettrica e a non far trapelare la loro forza e posizione, è altra l’immagine che ne vien fuori sia dal diario della 1a div. Alpina Valtellina che dai Notiziari della Gnr: in alta valle le azioni contro i fascisti ci sono, anche con continuità e ci sono anche le reazioni fasciste <248. Chi agisce? Motta diligentemente annota tutto e lo riverserà nel diario della 1a div. Alpina Valtellina – che è il testo che noi conosciamo -, compresi gli autori delle azioni militari che hanno l’esplicito obiettivo di controllare il territorio in valle.
[NOTE]
246 ACS, Repubblica sociale italiana, Segreteria particolare del duce (1943-1945), b. 28, in Quaderni della Resistenza Bresciana….
247 Ivi.
248 http://55rosselli.it/progetto%20catalano/pdf%20progetto%20catalano/Valtellina-cronologia.pdf.
Massimo Fumagalli e Gabriele Fontana, Op. cit.