Schechtman pubblicò già nel 1946 uno studio sui trasferimenti di popolazione durante la seconda guerra mondiale

Joseph Schechtman nacque a Odessa il 6 settembre 1891 <701 da Boris Schechtman e Sara Feier <702. Come lui stesso ebbe a scrivere molti anni dopo, “La mia fu un’educazione russa, sia a scuola che all’università; parimenti russi furono la mia lingua e la mia cultura… Benché culturalmente russo, divenni tuttavia ben presto un nazionalista ebreo e un sionista… ero prima di tutto un ebreo, ma ero anche sinceramente legato [alla Russia], al suo popolo e alla sua cultura, e ancor più alla comunità ebraica russa, allora il segmento numericamente più forte e spiritualmente più creativo dell’ebraismo mondiale”. <703
Non a caso è in russo che, nel 1917-1918, Schechtman scrisse diversi pamphlet dai titoli significativi (come Ebrei e ucraini; Ebrei e movimenti nazionali nella Russia libera; Sotto il segno della Palestina) e, ancora nel 1941, le bozze del primo dei suoi studi sui trasferimenti di popolazione (in seguito tradotte in inglese per la pubblicazione). Parimenti, molti suoi corrispondenti gli si rivolgevano chiamandolo, alla maniera russa, Iosif Borisovich (e «Borisov» era uno degli pseudonimi che usava nella sua attività giornalistica) <704. Per inciso, benché arrivasse in seguito a parlare anche il tedesco, il francese e l’inglese, non riuscì, almeno fino al 1953, nemmeno a leggere speditamente l’ebraico <705 – cosa questa tutt’altro che sorprendente, eppure degna di menzione alla luce delle idee politiche che professò per tutta la sua vita.
Schechtman studiò alle università di Berlino e Novorossijsk tra il 1911 e il 1915 <706 e durante il suo soggiorno nella capitale tedesca fece da corrispondente estero per il settimanale Rassviet. <707 Continuò la sua attività giornalistica, oltre che i suoi studi, dopo il suo rientro nell’impero zarista; fu tra i fondatori dell’organizzazione studentesca ebraica “He’Chaver”, e scrisse sul giornale di quest’ultima – il “Yevreysky Student” di S. Pietroburgo – il cui primo numero apparve nel gennaio 1915. <708 E’ probabile che il suo ingresso in politica e la sua associazione con Vladimir Jabotinsky – futuro leader (anch’egli nato a Odessa) della corrente revisionista del sionismo, alla cui scuola si sarebbe formato il futuro primo ministro israeliano Menachem Begin <709 – risalgano a quell’epoca. Quantomeno, risulta che si sia recato a Kiev nell’estate 1915 per portare il suo sostegno a Jabotinsky, che all’epoca propagandava (con scarso successo, tranne che nella futura capitale dell’Ucraina) la sua idea di una legione ebraica da associare all’esercito britannico <710 e che abbia scritto sul “Yevreysky Student” in proposito nel 1916 (senza tuttavia che l’articolo ricevesse una particolare eco). <711 Più tardi, allorché nel maggio 1917 fu uno dei delegati (in rappresentanza di Rostov-na-Donu) al settimo congresso sionista pan-russo, fece parte di un «gruppo attivista» sostenitore di Jabotinsky e della sua idea della legione ebraica. <712
Sempre nel 1917, Schechtman venne eletto alla Rada nazionale ucraina, per poi divenire membro del segretariato nazionale ebraico di quest’ultima nel 1918. <713 A quell’epoca egli faceva parte del comitato centrale sionista pan-ucraino <714 ma, purtroppo, non si sa molto delle sue attività durante gli anni della rivoluzione ucraina. Egli stesso scrive che “Gli anni 1917-1920, con la guerra civile e i continui mutamenti di regime politico (la mia città natale di Odessa sperimentò tredici di questi ultimi) influirono negativamente sulla mia vita e sulla mia attività politica. Ma non c’era ancora una pressione intollerabile sulla mia attività sionista, e avevo una posizione non disprezzabile come consigliere legale presso il Prodput, una potente organizzazione cooperativa di lavoratori ferroviari che continuò la sua attività sia sotto il regime rosso che sotto quello bianco… nel mio lavoro ero ragionevolmente al sicuro dall’arresto e ricevevo una paga decente e, ancora più importante, un payok (razione in natura di generi alimentari e talvolta vestiti) eccellente”. <715
Sembrerebbe tuttavia che quest’ultima attività l’abbia svolta negli anni tra il 1919 e il 1921 <716 e non è dunque chiaro quale sia stato il suo ruolo negli accadimenti del 1917-1918. Risulta tuttavia che, nel dicembre 1917, sia stato il primo a richiedere che il governo ucraino prendesse misure energiche contro i pogrom antiebraici che, sia pure su scala assai ridotta rispetto a quanto sarebbe accaduto negli anni successivi, erano all’epoca già in corso. In un lungo discorso sull’argomento propose di risolvere il problema creando unità ebraiche di autodifesa, suggerimento che la Rada e lo stesso Petliura considerarono ragionevole. <717
C’è inoltre ragione di pensare che abbia partecipato ai dibattiti parlamentari che sfociarono, nel gennaio 1918, nell’adozione della legge sull’autonomia nazionale-personale – che istituiva tra l’altro un ministero per gli affari ebraici. Purtroppo, di fatto niente di tutto ciò influenzò effettivamente la vita della comunità ebraica, che fu anzi una delle vittime principali della guerra civile che imperversava in Ucraina. Di fatto, le violenze contro gli ebrei – che si concretizzarono in un’ondata di pogrom mai vista prima e fecero decine di migliaia di vittime – furono una delle poche cose che accomunarono tutte le parti in conflitto. <718
Per quanto è dato sapere, Schechtman non fu personalmente colpito da queste violenze, eppure esse rivestirono un ruolo nella sua emigrazione da Odessa e dall’impero zarista. Come scrive egli stesso, “il consiglio unitario delle organizzazioni sioniste di Odessa mi richiese di andare all’estero “per raccontare al mondo, ma specialmente alle organizzazioni ebraiche e sioniste, l’intera verità circa le sofferenze degli ebrei russi”… Questa era un’opportunità di dare un contributo a una causa che mi stava molto a cuore ma, per essere franco, non accettai solo per senso del dovere… all’epoca ero già, per professione e vocazione, un giornalista… e sotto il regime bolscevico tutti i giornali… erano controllati e rigidamente irreggimentati… e così decisi di andar via… dopo essere stato arrestato per strada prima dalla polizia segreta bolscevica e poi dalla Siguranta (servizio di sicurezza) rumena io e la mia famiglia arrivammo in Bessarabia, allora sotto controllo rumeno, e di lì poi di volta in volta in Germania, Lettonia, Francia, Polonia, nuovamente in Francia e finalmente, nel 1941, negli Stati Uniti”. <719
In effetti sembra che Schechtman non abbia mai realmente interrotto la sua attività giornalistica (che doveva del resto essere strettamente collegata a quella politica): risulta che sia stato tra i redattori di un settimanale sionista di Kiev – il “Dus jiddische Folk” – nel periodo successivo al 1918 e poi del quotidiano “Der Jidd” di Chisinau <720 in Bessarabia, dove lavorò anche come vicedirettore di un altro giornale chiamato “Nayer Weg” fino al 1922. Quell’anno si recò a Berlino accettando l’invito a unirsi alla redazione del “Rassviet”, allora in corso di ricostituzione in esilio dopo essere stato messo al bando (in quanto «organo della borghesia») dalla censura sovietica <721 e fondò, insieme con J.W. Latzki-Bertholdi – che era stato ministro per gli affari ebraici in uno dei governi dell’Ucraina indipendente – il quotidiano “Dus Folk”, basato a Riga. <722
All’epoca la capitale tedesca rappresentava un punto di arrivo per gli esuli provenienti dall’ex impero zarista, fra cui non mancavano i sionisti, i quali avevano dato vita a una «federazione sionista russo-ucraina» in esilio dopo essere stati messi al bando dal regime sovietico nel 1919-1920 ed essersi sparpagliati in tutta Europa.
Il “Rassviet” divenne l’organo di stampa di quest’organizzazione, che nel settembre 1922 fu chiamata a pronunciarsi sull’accordo stretto l’anno precedente da Jabotinsky con i nazionalisti ucraini di “Petliura” (alcuni dei cui seguaci erano stati tra i principali, anche se non certo gli unici, responsabili degli orribili pogrom anti-ebraici degli anni precedenti <723).
Schechtman fece parte della sottocommissione incaricata di redigere la risoluzione finale sull’argomento e in occasione della stessa conferenza che emise tale risoluzione venne segretario di redazione del nuovo “Rassviet”. <724 Egli era di fatto il numero due del giornale, e quando Jabotinsky si dimise dall’esecutivo sionista nel 1923 fu proprio Schechtman a scrivere l’editoriale con cui il “Rassviet” prese posizione sull’argomento. Questa linea causò una spaccatura nella redazione, ma alla fine prevalse, e i membri dissidenti – che si dimisero – vennero rimpiazzati da Jabotinsky stesso (invitato a ciò proprio da Schechtman e dal direttore del giornale, Gepstein) e da suoi sostenitori.
Tra i nuovi redattori c’era Julius Davidovich (Judah Loeb Ben David) Brutzkus, esponente del movimento sionista in Lituania (dov’era stato per breve tempo ministro per gli affari ebraici e fratello del più noto economista Boris. <725
“Rassviet” divenne in pratica il giornale di Jabotinsky, che non a caso vi pubblicò alcuni dei suoi articoli più famosi ed influenti – primo di tutti quello sul «muro di ferro» (iron wall). <726 Su di esso apparve, in una serie di articoli pubblicati a partire dal marzo 1924 – e a cui contribuì anche Schechtman – la piattaforma programmatica dei revisionisti. <727
Tuttavia, problemi finanziari causarono la chiusura della sua originale edizione berlinese a metà del 1924.
La pubblicazione riprese da Parigi alla fine di quell’anno, e nel 1925 esso divenne l’organo dell’unione dei sionisti-revisionisti – la cui direzione politico ideologica coincideva largamente con la redazione del giornale. <728
Schechtman tuttavia non entrò a far parte del primo comitato centrale dell’unione mondiale dei sionisti-revisionisti, eletto dal congresso fondativo di Parigi del 1925; nondimeno venne nominato condirettore del mensile in yiddish “Der Naier Weg” che avrebbe dovuto affiancare il “Rassviet” come organo di stampa del movimento. Entrambi i giornali ebbero vita breve a causa di difficoltà finanziarie; risulta poi che nel periodo immediatamente successivo (1925-1926) Schechtman abbia lavorato al “Das Folk” di Riga prima di ritornare nel 1926 al risorto “Rassviet”, che veniva ora pubblicato a Parigi. <729
Nella capitale francese Schechtman si trattenne per diversi anni coniugando, a quanto sembra, l’attività politica col giornalismo e la collaborazione al progetto, organizzato da Tcherikower, di una storia in più volumi dei pogrom antiebraici verificatisi in Ucraina durante la rivoluzione e la guerra civile.
[…] Nell’autunno del 1932 si trasferì a Varsavia dove collaborò a lungo col quotidiano in yiddish “Moment”, e dal 1936 al 1939 diresse la sezione locale della “New Zionist Organization” (NZO, fondata dai revisionisti in concorrenza con la World Zionist Organization da cui si erano distaccati). Al tempo stesso, fu uno dei responsabili della «diplomazia» di quest’ultima, che all’epoca perseguiva una «politica delle alleanze» volta a guadagnare il sostegno dei paesi dell’Europa orientale – Polonia in testa (dove all’epoca risiedeva un’enorme comunità ebraica) – alla politica revisionista in generale e, in particolare, al progetto di «evacuare» verso la Palestina gli ebrei residenti in quelle regioni.
Fu nel giugno 1939 che Schechtman abbandonò la Polonia per trasferirsi in Francia e di lì negli Stati Uniti, dove giunse nel 1941 <735 e avrebbe vissuto fino alla sua morte. Le circostanze della sua emigrazione dall’Europa, purtroppo, non sono chiare, e in generale le informazioni disponibili sui suoi ultimi tre decenni di vita non sono purtroppo abbondanti.
Risulta comunque che, una volta giunto negli Stati Uniti, Schechtman fondò e codiresse un organismo chiamato “Research Bureau on Population Movement”, di cui purtroppo si conosce solamente l’ubicazione in una strada di Manhattan non lontana dalla sede della New York Public Library. <736
Egli pubblicò già nel 1946 uno studio sui trasferimenti di popolazione durante la seconda guerra mondiale, intitolato “European Population Transfers, 1939-1945”.
[…] L’interesse di Schechtman per il problema dei trasferimenti di popolazione era probabilmente in qualche modo collegato alla sua attività politica. Dato il ruolo che egli ricopriva nella «diplomazia» del movimento revisionista, egli aveva infatti partecipato alle discussioni connesse al piano di spartizione della Palestina presentato dalla commissione Peel, che includeva uno scambio di popolazione tra le due entità statali che sarebbero state create dalla partizione. Jabotinsky e i revisionisti si erano opposti al piano (che in ultimo era rimasto lettera morta) e anche all’idea dello scambio di popolazione, ma sembra che Jabotinsky stesso avesse mutato parere dopo aver appreso dell’accordo italo-tedesco sull’Alto Adige/Sudtirolo dell’agosto 1939 <739.
E’ in tale clima che Schechtman deve aver concepito l’idea di uno studio sui passati trasferimenti di popolazione – che, in origine, avrebbe dovuto comprendere tre volumi: il secondo dei tre, dedicato principalmente ai trasferimenti “Heim ins Reich” del 1939-1941, sarebbe stato pubblicato per primo data la sua maggiore attualità. <740
[…] Risulta peraltro che Schechtman fosse in contatto con l’OSS già in precedenza, sin dalla primavera del 1942. <751 Alcune parti del libro, come pubblicato alla fine, di fatto riprendono titoli e contenuti di rapporti dell’OSS che, pur non essendo firmati, si possono verosimilmente attribuire alla penna di Schechtman – come i capitoli X (sull’evacuazione dei tedeschi del Mar Nero), XVII (sulle procedure di reinsediamento) e XXVII (sugli svedesi dell’Estonia). <752 In tutti questi casi, il contenuto dei rapporti e quello dei capitoli del libro è pressoché identico; e anche altre parti del libro fanno riferimento alle stesse fonti usate per rapporti dell’OSS presumibilmente redatti da Schechtman, pur senza ricalcarli altrettanto da vicino che nel caso precedente. <753
Per finire, c’è ragione di ritenere che Schechtman sia stato anche l’autore di un massiccio rapporto, lungo oltre 200 pagine, sui trasferimenti di popolazione in Europa tra il 1920 e il 1945. <754 Tale rapporto analizza le cause dei trasferimenti di popolazione, i problemi legati ai trasferimenti delle proprietà, i processi di trasferimento e il reinsediamento dei gruppi coinvolti.
Somiglianze non trascurabili si possono riscontrare tra alcune parti di questo rapporto e lo studio preparato da Schechtman per l’Institute of Jewish Affairs, su cui si sarebbe poi basato il libro del 1946. Per fare un solo esempio (ma altri sarebbero possibili), i passi riguardanti la valutazione dei vantaggi apportati dallo scambio di popolazioni greco-turco sono estremamente simili <755.
[…] E’ però difficile stabilire fino a che punto i rapporti di Schechtman abbiano influenzato il policy-making – senza contare che egli non era certo il solo ad avanzare proposte simili ad un establishment che, come Reardon stesso dimostra, era peraltro favorevolmente disposto nei loro confronti. Inoltre, il giudizio che Schechtman dà nei suoi libri dei trasferimenti in questione è, per quanto indubbiamente favorevole, più sfumato e complesso di quanto Reardon lasci intendere – anche se è vero che (come Reardon nota) Schechtman trascura la messa fuorilegge dei trasferimenti forzati di popolazione avvenuta ad opera di un tribunale militare americano nel 1947. <758
In ogni caso, Schechtman smise di lavorare per l’OSS alla fine di agosto 1945 <759 e poco dopo diede alle stampe il suo libro (che probabilmente completò nell’ottobre di quello stesso anno <760).
[…] La documentazione disponibile sembra confermare che non solo questo, ma anche altri successivi lavori di Schechtman vennero finanziati dal governo israeliano o da istituzioni facenti capo a quest’ultimo. A ottobre 1948, Epstein gli promise di coprire un terzo delle spese (stimate in 3.600 dollari) necessarie per lo studio sugli ebrei nei paesi islamici. <767 Il mese successivo Schechtman iniziò a raccogliere materiale su come erano stati risolti i problemi causati dalle proprietà degli esuli in una serie di casi precedenti (vengono citati fra gli altri quello dei tedeschi della Lituania e poi dei Sudeti e gli scambi di popolazione bulgaro-romeno e indo-pakistano) – questo dopo che una sua proposta in tal senso era stata approvata dal governo israeliano (che si era impegnato a rimborsare spese per un massimo di cinquecento dollari) con un cablo del 27 ottobre 1948. <768
[…] Si può insomma affermare con una certa sicurezza che tanto il libretto del 1949 sui trasferimenti di popolazione in Medio Oriente, quanto quello successivo (di dimensioni paragonabili) del 1952 sui profughi palestinesi <775 non siano opere puramente scientifiche – il secondo, anzi, forse non si potrebbe a stretto rigore definire come tale. Schechtman stesso scrive a Sharett, nel settembre 1951 “Spero che abbia avuto occasione di vedere il mio manoscritto sui rifugiati arabi… Se ritiene che la sua pubblicazione possa essere d’ausilio alla delegazione israeliana, devo suggerire di agire quanto prima possibile”. <776
In ogni caso, mentre lavorava ai libri incentrati sul problema degli arabi di Palestina e del loro reinsediamento, Schechtman trovò il tempo di preparare un seguito di “European Population Transfers”, che propose alla Hoover Institution per la pubblicazione nel 1951 col titolo “The aftermath of Potsdam. Transfer and Resettlement of German Minorities in Europe, 1945-1950”. <777
Come tale, però, questo lavoro non fu mai pubblicato, anche se diversi capitoli dello stesso apparvero separatamente come articoli su varie riviste scientifiche – soprattutto sul “Journal of Central European Affairs”. Avrebbe visto finalmente la luce solo nel 1962, in forma probabilmente ampliata – a includere p. es. anche gli scambi di popolazione polacco-sovietici – e certamente aggiornata: dopo di esso, per un lungo periodo non sarebbe stata pubblicata nessun’altra storia generale dell’argomento. <778
Il ritardo nella pubblicazione fu probabilmente dovuto al fatto che in quegli anni Schechtman s’impegnò a fondo nella stesura della biografia di Vladimir Jabotinsky, che è forse la sua opera più nota, e molto probabilmente quella che più gli dovette stare a cuore. Inoltre, come noto gli ebrei residenti nei paesi arabi emigrarono in massa in Israele negli anni Cinquanta: Schechtman ricostruì questi eventi in un suo libro del 1961 <779 che probabilmente rappresentò un’evoluzione dello studio sugli ebrei nei paesi islamici per il quale aveva chiesto il sostegno del governo israeliano. Da ultimo, nel 1964 egli scrisse un libro che affrontava il problema dei rifugiati nel mondo, coprendo tutti i cinque continenti <780 sicché non è probabilmente un’esagerazione affermare che alla sua morte, nel 1970, fosse il massimo esperto mondiale sull’argomento degli spostamenti di popolazione.

[NOTE]
701 Fascicolo personale, NARA, RG-226, CIA Job 61-554; Stack 631; 31/65/03 Box 61 (d’ora in poi «fascicolo personale»).
702 H. Schneiderman, Itzhak J. Carmin (eds.), Who’s who in World Jewry. A Biographical Dictionary of Outstanding Jews, Who’s who in World Jewry, Inc. in cooperation with Monde Publishers, Inc. New York, 1955, ad vocem (d’ora in poi semplicemente Who’s who).
703 Cit. da J. B. Schechtman, Star in Eclipse: Russian Jewry Revisited, New York, Thomas Yoseloff 1961, p. 15. Sull’ebraismo «russo» (le virgolette sono d’obbligo dato che la maggior parte della «Zona d’insediamento» ricadeva nelle odierne Ucraina, Lituania e Bielorussia) nel XX secolo v. Y. Slezkine, The Jewish Century, cit.
704 Questo fatto è attestato da diverse lettere.
705 E’ quanto afferma lui stesso in una lettera, datata 3 maggio 1953, indirizzata a Menachem Begin (in Schechtman Papers, P-227-4-14, archivi del Vladimir Jabotinsky Institute, Tel Aviv).
706 Fascicolo personale.
707 Questo in base a un breve resumé biografico apparso in The Zionist Observer, dec. 1949 (in Schechtman Papers, P-227/10/1, Jabotinsky Institute Archives). V. anche S. Wininger, Grosse Judische National-Biographie mit mehr als 10.000 Lebensbeschreibungen namhafter judischer Manner und Frauen aller Zeiten und Lander. Ein Nachschlagewerk fur das judische Volk und dessen Freunde, Cernauti, Druck “Orient” [1925-1936], vol. 5, ad vocem.
708 V. J. B. Schechtman, The Vladimir Jabotinsky Story: Rebel and Statesman, New York, Thomas Yoseloff, 1959, p. 216. Chi scrive ha rinvenuto una copia del primo numero del Yevreysky Student in Schechtman Papers, P-227-8-2.
709 Su Jabotinsky v., in italiano, P. di Motoli, La destra sionista: biografia di Vladimir Jabotinsky, M&B Publishing, Torino 2001; V. Pinto, Imparare a sparare: vita di Vladimir Ze’ev Jabotinsky padre del sionismo di destra, UTET, Torino 2007. Cfr. inoltre J. B. Schechtman, The Vladimir Jabotinsky Story, New York, Thomas Yoseloff, 1956-1961 (2 voll.); S. Katz, Lone Wolf: a biography of Vladimir Jabotinsky, New York, Barricade Books 1996. Su Begin v. A. Perlmutter, The Life and Times of Menachem Begin, Garden City (NY), Doubleday 1987, oltre ai suoi vari libri di memorie (tra cui oltre White Nights merita una menzione La rebelión en Tierra Santa: memorias personales del comandante en jefe del Irgún
Tsvaí Leumí en Eretz Israel, Buenos Aires, Santiago Rueda 1950). Sul movimento revisionista in generale v. J. B. Schechtman-Y. Benari, Revisionist Movement cit. e Y. Shavit, Jabotinsky and the Revisionist Movement 1925-1948, London, Frank Cass 1988.
710 V. J. B. Schechtman-Y. Benari, Revisionist Movement cit., p. 41.
711 V. J. B. Schechtman, The Vladimir Jabotinsky Story: Rebel and Statesman, New York, Thomas Yoseloff, 1956, p. 216-217.
712 V. Schechtman-Benari, Revisionist Movement cit., p. 8.
713 Who’s who.
714 J. B. Schechtman, Rebel and Statesman: the Vladimir Jabotinsky story, New York, Thomas Yoseloff 1956, p. 241 (d’ora in poi semplicemente Schechtman, Rebel).
715 Cit. da Schechtman, Star in Eclipse cit., p. 16.
716 Fascicolo personale.
717 Cfr. Abramson, Prayer cit., pp. 81-83. Abramson riproduce per esteso il discorso di Schechtman; in proposito v. anche L. Motzkin e J. B. Schechtman, The pogrom under the Ukrainian Government, Paris 1927, annex n. 1, pp. 123-124 (qui il discorso viene definito come un’interpellanza presentata il 28 novembre 1917; la discrasia dipende probabilmente dalla differenza tra il calendario giuliano e quello gregoriano).
718 V. su questo Abramson, Prayer cit., passim. Sui pogrom v. supra, cap. 1.
719 Cit. da Schechtman, Star in Eclipse cit., pp. 16-17.
720 Cfr. S. Wininger, Grosse Judische National-Biographie mit mehr als 10.000 Lebensbeschreibungen namhafter judischer Manner und Frauen aller Zeiten und Lander. Ein Nachschlagewerk fur das judische Volk und dessen Freunde, Cernauti, Druck “Orient” [1925-1936], vol. 5 (1931), ad vocem.
721 Fascicolo personale; Schechtman, Rassviet.
722 Cfr. S. Wininger, Grosse Judische National-Biographie mit mehr als 10.000 Lebensbeschreibungen namhafter judischer Manner und Frauen aller Zeiten und Lander. Ein Nachschlagewerk fur das judische Volk und dessen Freunde, Cernauti, Druck “Orient” [1925-1936], vol. 5 (1931), ad vocem.
723 V. su questo Abramson, Prayer cit., passim.
724 V. Schechtman, Rebel cit., pp. 407-408, 432; Id., Rassviet, p. 1.
725 V. Schechtman-Benari, Revisionist Movement cit., p. 318. Su B. Brutzkus v. Graziosi, L’Unione Sovietica cit., p. 72.
726 V. Schechtman, Rebel cit., p. 433-434. Per versioni in inglese degli articoli di Jabotinsky sul «muro di ferro», v. http://www.jabotinsky.org/jaboworld.html (ultimo accesso 19 marzo 2007).
727 V. J. B. Schechtman, Fighter and Prophet cit., pp. 32-33.
728 Schechtman, Rassviet cit., p. 8.
729 V. J. B. Schechtman-Y. Benari, Revisionist Movement cit., p. 123; fascicolo personale
735 V. Schechtman, Star in Eclipse cit., p. 17.
739 V. su questo Schechtman, Fighter and Prophet cit., pp. 325-326.
740 Lettera di J. Hanc (21 ottobre 1942)
751 Cfr. manoscritto di una lettera per J. Robinson, datato 6 luglio 1942, in Correspondence, AJA.
752 Cfr. i seguenti rapporti dell’OSS: R&A 1505, (The fate of the Estonian Swedes), R&A 2611 (Population Movements of Black Sea Germans), R&A 3382 (Himmler and the Machinery of the German Resettlement) in Record Group 226 (d’ora in avanti RG-226), National Archives, College Park (MD) (d’ora in avanti NARA-II).
753 E’ il caso del capitolo XXVI e dei rapporti OSS R&A 1734 (Population Displacement of Finland), R&A 2665, (Population Shift in Finnish Karelia) in RG-226, NARA II.
754 Rapporto OSS R&A 2587, Transfers of population in Europe since 1920, in RG-226, NARA-II.
755 Cfr. R&A 2587, p. vii-viii e Schechtman, introduction, AJA, pp. 23-24.
758 Cfr. Reardon, op. cit., pp. 9-10. V. altresì supra in proposito.
759 Fascicolo personale.
760 Cfr. European Population Transfers, p. xi.
767 Epstein a Schechtman, 1 ottobre 1948 (ibidem).
768 Schechtman a Danin, 6 dicembre 1948 (ibidem). In precedenza Nur Masalha aveva visto questa stessa lettera (da lui rintracciata nel Central Zionist Archive di Gerusalemme), che cita in Id., Expulsion cit., p. 198
775 J. B. Schechtman, The Arab Refugee Problem, Philosophical Library, New York 1952.
776 Schechtman a Sharett, 14 settembre 1951.
777 Lettera in data 27 ottobre 1951 (Schechtman Papers, P-227-3-8, archivi del Vladimir Jabotinsky Institute, Tel Aviv).
778 J. B. Schechtman, Postwar cit.
779 J. B. Schechtman, On Wings of Eagles: the plight, exodus and homecoming of Oriental Jewry, New York 1961.
780 J. B. Schechtman, The Refugee in the World, displacement and integration, New York 1963.

Antonio Ferrara, Storia, politica e storiografia delle migrazioni forzate in Europa, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Napoli Federico II, 2008