Un erbario delle piante della città di Genova (8)

Coronopus didymus. La Lappolina americana arriva dal Nordamerica ma si pensa sia nativa del Sudamerica. Sui marciapiedi del centro crea cuscinetti compatti disposti a corona raggiata più estesi delle altre specie con le quali è in concorrenza per occupare gli stessi spazi: la migliarina, la porcellana, l’amaranto, ecc. Le foglie sono commestibili, crude o cotte, e dal sapore intenso di crescione.

Cirsium vulgare. Le spine del Cardo asinino servono alla pianta per difendersi dai suoi nemici principali, gli animali erbivori con e contro i quali le piante spinose si sono evolute. Nonostante gli aculei però questo cardo è commestibile e ci può fornire, quando è tenero, una verdura priva di succhi amari; del resto è parente del carciofo. Dal rivestimento interno del fusto si ricava una fibra lunga circa 1 cm che può essere utilizzata per fabbricare carta. Per questo procedimento si raccolgono i fusti alla fine dell’estate e si cuociono al vapore finché le fibre non vengono via facilmente; si cuociono le fibre con la liscivia e poi si macinano. La carta che ne risulta è marroncino chiaro. Dai semi pressati a freddo si può ricavare un olio utile anche per cucinare.

Asplenium ruta-muraria. Nelle fessure dei muri, anche in piena città, si trovano diverse specie di felci. Nelle tavole le vedremo quasi tutte. Le Felci sono le piante che per prime hanno conquistato le terre emerse, fin dall’era paleozoica, attorno a 400 milioni di anni fa. La prima grande “civiltà delle piante” non era in grado di produrre fiori e frutti, e ancora oggi porta con sé questo limite. Le felci sono però capaci di spargere, a volte anche a grande distanza, minuscole innumerevoli spore portate dal vento o dall’acqua. Nell’Inghilterra vittoriana, la meraviglia per queste antiche creature ha dato origine alla cosiddetta “Pteridomania” (le felci sono dette Pteridofite), in cui i motivi con felci erano ovunque arti decorative e ognuno, dal minatore o contadino all’aristocratico, si dilettava nella collezione di felci spontanee e non. Questa passione ha però portato a una diminuzione sostanziale delle popolazioni selvatiche di alcune specie che ad oggi non si sono ancora riprese del tutto.

Barbarea vulgaris. Bello vedere l’Erba di Santa Barbara comune nei prati con la rugiada dei giardini attorno a Viale Caviglia. Cespi rigogliosi e alti che nessuno ha colto perché sono quasi sconosciute le sue ottime qualità in cucina, un po’ piccanti come la rughetta. Le foglie fresche sono ricche di vitamina C ed erano usate contro lo scorbuto. E’ dedicata a Santa Barbara, patrona degli artiglieri, cavatori e minatori, perchè le sue foglie si utilizzavano per curare le ferite provocate da queste attività.

Convolvulus arvensis. Il Vilucchio comune o Convolvolo, con i suoi fusti striscianti e saldamente radicati al terreno è temuto da chi vuole un orto o un campo senza erbacce. Abbiamo già incontrato i suoi famigliari Calystegia e Dichondra, tutti con la tendenza a risparmiare lignina nei fusti per arrampicarsi o strisciare ma capaci di essere prodighi nell’aprire attraenti corolle. E’ poco gradito nel giardinaggio e nella coltivazione anche per la sua abilità di arrampicarsi e soffocare le altre piante. Il Convolvolo non è commestibile e contiene vari alcaloidi tossici per l’uomo.

Un erbario delle piante di città [a Genova] realizzato da Mario Calbi […] un viaggio alla scoperta delle piante che suscitano poco interesse perché si pensa che abbiano scarsa importanza. […] invece di vederle in un modo diverso.
Le presentiamo a gruppi di 5, seguendo la cronologia con cui sono state raccolte e disegnate da Mario Calbi a cerchi concentrici via via più larghi attorno al punto di partenza, secondo i vincoli delle ordinanze sull’isolamento, in un periodo di tre mesi dal 15 marzo al 12 giugno 2020. Nelle tavole sono riportati il nome scientifico, il luogo e la data di rinvenimento; il nome italiano si trova invece nel testo. Per la nomenclatura è stata seguita la seconda edizione della “Flora d’Italia” di Sandro Pignatti (Edagricole, 2017-2019).
Le brevi notizie che accompagnano le immagini sono scelte tra la immensa mole di conoscenze che la cultura umana ha accumulato sopra ogni specie; la scelta è quindi arbitraria, ma speriamo utile e interessante. Testi e disegni di Mario Calbi.
Pietro Pala