Lacchin, il “Chirurgo” che conquistò Sacile

A sinistra il comandante Raimondo Lacchin
Fonte: Rete Parri

[…] Nato a Polcenigo nel 1919, ai primi di giugno 1944 Raimondo Lacchin si unì ai garibaldini del battaglione Manin del Gruppo Brigate Garibaldi Vittorio Veneto. Il 7 novembre 1944 fu eletto comandante della Brigata Ciro Menotti appartenente alla Divisione Garibaldi Nino Nannetti, arrivando a comandare oltre 550 uomini. In quel drammatico autunno in Cansiglio incontrò i rappresentanti delle missioni alleate Scorpion-Bitteroot e Beriwind, assumendo l’incarico di gestire il campo di lancio a Col dei Scios. Quando ad aprile 1945 arrivò l’ordine dell’insurrezione, il giorno 28 fu proprio Chirurgo Glucor a liberare Sacile alla testa del battaglione Manin. Nel dopoguerra per molti anni fu primario di psichiatria all’ospedale di Sacile.
Con il nome di battaglia “Chirurgo Glucor”, acronimo di giustizia, libertà, uguaglianza, coscienza onesta e responsabile, i caposaldi della sua etica, riassunti nel Decalogo del Battaglione Manin, Raimondo Lacchin si era trasformato in un comandante partigiano di eccezionale valore e forza morale.
Nato a Polcenigo (Pn) nel 1919, l’8 settembre 1943 Raimondo era ancora un giovane studente di medicina, e, presso l’ospedale di Sacile, assistente del primario Marco Meneghini – medico ucciso dai nazisti il 16 aprile 1945 per avere prestato cure a partigiani feriti.
Gigi Bettoli, Ricordo di Raimondo Lacchin, medico e comandante partigiano, Friuli Occidentale. La storia, 6 ottobre 2010

Raimondo Lacchin
Fonte: Friuli Occidentale. La storia, cit.

[…] Nel giugno del 1944 Raimondo Lacchin iniziò a curare i partigiani della Divisione Nanetti a Mezzomonte di Polcenigo (PN) i quali subito lo chiamarono il “Chirurgo Glucor”.
Il comandante del Btg. Manin, Virginio Tizianel “Coccodrillo”unitamente ad altri due garibaldini furono uccisi a seguito di un agguato tedesco e Raimondo Lacchin venne subito poi nominato comandante del Btg. Manin, come pure nel novembre del 1944, dovette assumere addirittura l’incarico di comandante della costituita Brigata Ciro Menotti.
Nell’altipiano del Cansiglio ed in Piancavallo Raimondo Lacchin programmò e coordinò molte missioni alleate (ben 17), soprattutto sul terreno denominato Col dei Scios, dove vennero aviolanciati rifornimenti di vestiario, generi di conforto, viveri, armi a munizioni, che dovettero servire anche per i partigiani che operarono nelle valli del Cellina e Meduna.
Il 28 aprile 1945 Raimondo Lacchin con i suoi partigiani occuparono e liberarono Sacile (PN). […]
Renzo Della Valentina, RAIMONDO LACCHIN “IL CHIRURGO-GLUCOR” COMANDANTE DEL BTG. MANIN DIV. NANETTI E COMANDANTE DELLA BRIGATA CIRO MENOTTI, Friuli Occidentale. La storia , 31 agosto 2020

[…] Tra i sentieri della Resistenza in Cansiglio proposti dall’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea del Vittoriese e raccolti in una guida con 29 itinerari curata da Pier Paolo Brescacin e Fernando De Conti, desta un interesse particolare quello dedicato alla Brigata partigiana “Ciro Menotti” che viene ripreso e ripresentato nel diario del Comandante Raimondo Lacchin “Chirurgo-Glucor” pubblicato con il titolo Quando vestivamo alla Garibaldina. Diario 1944-1945.
In Cansiglio tra il 1943 e il 1945 confinavano tra loro la Repubblica Sociale Italiana, l’Adriatisches Küstenland e l’Alpen Vorland; oggi, invece, si intersecano le province di Belluno, Treviso e Pordenone, e due regioni, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia.
L’esplorazione, accompagnata dalla lettura di stralci tratti dal diario di “Chirurgo”, permette di rivivere emozioni, paure, fatiche e tensioni, ma anche momenti di comunanza e di amicizia all’interno della brigata partigiana quando nell’inverno del 1944 sono: «sprofondati nella nebbia e nella neve, isolati da tutto il resto del mondo. […] sotto folate di vento e pioggia ghiacciata che spazzano incessantemente la piccola radura».
[…] Casera Ceresera (Zharesera) attigua a un rifugio recentemente ristrutturato dal CAI di Sacile. In questa casera vennero ospitate le missioni alleate Beriwind e Scorpion e, dall’ottobre del 1944 alla primavera del 1945, si era stanziato il Comando della Brigata “Ciro Menotti” con il suo comandante “Chirurgo” (Raimondo Lacchin), il commissario politico “Giorgio” (Giorgio Vicchi) e il capo di stato maggiore “Milos” (Roberto Anelli Monti). Il percorso procede fino alla località denominata Masonil Vecio in cui si erano insediati i battaglioni Nievo e Peruch della Brigata “Ciro Menotti”, dal dicembre del 1944, e dove si tenevano le ore di politica come quelle in cui «Giorgio, il commissario di brigata, ha parlato del futuro assetto che l’Italia dovrà avere a Liberazione avvenuta. A suo avviso grande spazio dovranno avere le classi più povere, i contadini e gli operai, che tanta parte hanno nell’attuale lotta contro i nazifascisti e che fin ora sono rimaste ai margini della vita politica. La nuova Italia – secondo Giorgio – dovrà garantire più libertà, ma soprattutto partecipazione, giustizia ed uguaglianza alle classi più povere» (Quando vestivamo alla Garibaldina, p. 7). […]
Per un approfondimento rinvio a:
[…] Pier Paolo Brescacin, Raimondo Lacchin, Quando vestivamo alla Garibaldina. Diario 1944-1945, Isrev, 2003
Monica Emmanuelli, Sprofondati nella nebbia e nella neve, Patria Indipendente, 21 marzo 2016

Vicchi Giorgio, Anelli Monti Roberto,
Lacchin Raimondo
Fonte: Rete Parri

Dopo l’8 settembre 1943, di fronte alla sconfitta dell’Italia fascista e al disfacimento dello Stato, in tanti salirono in montagna. Il rifiuto di arruolarsi nella Repubblica di Salò o di mettersi a disposizione dei tedeschi invasori, era dettato da ideali di libertà, uguaglianza e giustizia, comuni a tutti coloro che scelsero di diventare partigiani.
All’epoca, Raimondo Lacchin è un giovane studente di medicina, aiuto all’ospedale di Sacile del primario Marco Meneghini che verrà ucciso dai nazisti il 16 aprile 1945, per aver curato i partigiani. Lacchin vuole che l’idealità della sua scelta trovi espressione, con lo stratagemma di un acrostico, nel suo nome di battaglia ‘Glucor” che sta per giustizia, libertà, uguaglianza, coscienza onesta, responsabile.
Ai primi di giugno del 1944 Raimondo Lacchin raggiunge la Candaglia, sopra Mezzomonte di Polcenigo, dove incontra i garibaldini del battaglione Manin, della divisione Nino Nannetti. Lacchin dimostra di saper curare ammalati e feriti. Per i suoi compagni diventa subito ‘Chirurgo-Glucor” e ben presto due eventi segnano la sua esistenza.
Lacchin passa indenne il grande rastrellamento nazista dei primi di settembre del 1944. Il 12 ottobre invece, in piazza a Polcenigo, Virginio Tizianel ‘Coccodrillo”, comandante del battaglione Manin, viene ucciso in un agguato tedesco assieme ai garibaldini Francesco Cinitto ‘Ghepèu” e Andrea Macheda ‘Barbetta”. Raimondo Lacchin, autore dell’orazione funebre per i tre caduti, in una Polcenigo occupata dai partigiani, viene subito nominato comandante del battaglione Manin e in seguito, ai primi di novembre, dovrà addirittura assumere il comando della neocostituita Brigata Ciro Menotti.
Il comandante ‘Chirurgo-Glucor” trascorre l’inverno, che raggiunge temperature polari, nelle malghe del Cansiglio, fino ai giorni della Liberazione, alla fine di aprile 1945, quando i partigiani della sua brigata liberano una parte consistente dei centri pedemontani.
Nell’autunno del 1944 Lacchin viene raggiunto in Cansiglio, alla Casera Ceresera, dai rappresentanti delle missioni alleate ‘Scorpion-Bitteroot” e ‘Beriwind”. Con il maggiore inglese Tilman, ‘Chirurgo-Glucor” si assume un compito fondamentale per tutto il movimento partigiano, quello di tenere aperto e funzionante il campo di lancio a Col dei Scios. Il primo rifornimento paracadutato avviene il 26 dicembre 1944, l’ultimo, di una serie di 17, arriva il 16 aprile 1945. I partigiani, non solo in Cansiglio, ma in Piancavallo e nelle valli Cellina e Meduna, ricevono armi, munizioni, viveri e generi di conforto, indispensabili per superare i rigori invernali e riprendere la lotta, fino allo scontro finale.
Dopo l’ultimo lancio, le scadenze diventano incalzanti, e la brigata Ciro Menotti, forte di oltre 550 uomini suddivisi in cinque battaglioni (Manin, Peruch, Kirov, Nievo e Bixio) si appresta a insorgere per liberare i vari paesi della Pedemontana.
Il 20 aprile atterra in Pian Cansiglio un bimotore alleato Lysander che imbarca alcuni rappresentanti delle missioni alleate provvisti di mappe delle fortificazioni tedesche sul Piave […]
(s.c.), Lacchin, il “Chirurgo” che conquistò Sacile, Messaggero Veneto, 23 aprile 2005