L’unità militare in assoluto più impiegata nell’OZAK fu la 188ª divisione di montagna di riserva

Il periodo compreso tra l’8 settembre 1943 e maggio 1945 è stato tristemente segnato nel nostro Paese da stragi, rappresaglie e singoli eccidi compiuti dalle forze armate tedesche o dalle forze collaborazioniste. Questi tragici avvenimenti sono stati spesso oggetto della memoria locale e ricordati quindi nei luoghi in cui avvennero.
[…] Il presente lavoro, risultato di un Dottorato di Ricerca presso l’Università di Pisa, vuole essere un ulteriore contributo allo stesso filone storiografico attraverso l’analisi della struttura di repressione e della strategia politico-militare che i comandi nazisti costituirono e poi applicarono, dal settembre del 1943 sino agli ultimi giorni della guerra, nella Operationszone Adriatisches Kustenland (OZAK), la zona più orientale d’Italia così ribattezzata dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943. La storiografia sulla Zona d’Operazioni, da Collotti, ad Apih, da Sala a Ferenc in Slovenia, ha messo in risalto la particolare violenza che le truppe di occupazione applicarono in questo territorio, dove il forte sentimento anti italiano di vendetta e disprezzo dimostrato dai tedeschi anche nel resto d’Italia, veniva accresciuto da due fattori: l’odio verso il bolscevismo, di cui molte unità partigiane erano l’avanguardia, e l’odio verso la componente slava, tipico della concezione razziale nazista, caratterizzata da deportazione, distruzione ed eccidi.
I dati da me raccolti per quanto riguarda il territorio in questione, si sono sommati a quelli di altri ricercatori e delle altre istituzioni locali quali l’ANED e l’Istituto Storico Regionale del Movimento di Liberazione e sono apparsi subito molto significativi. Nel periodo che va dall’8 settembre del 1943 al 5 maggio del 1945 per quanto riguarda la deportazione Coslovich parla di 8.222 persone, di cui 6.525 uomini (79,4%) e 1.687 donne (20,5%), mentre 10 restano indefiniti. Si tratterebbe di circa il 20% della deportazione totale italiana. I deportati per motivi politici furono 1.561, gli ebrei 1.457 (dei quali 707 uomini e 750 donne). Altri 5.194 non sono classificati (si tratterebbe per lo più di persone rastrellate nel territorio durante le operazioni antipartigiane per essere poi deportati come manodopera), ma rientrano in gran parte tra i politici e renitenti alla leva <5. Su 123 convogli diretti dal territorio nazionale verso la Germania, 74 (altre fonti dicono 54) partirono dall’OZAK. Lo stesso per quanto riguarda i convogli di ebrei: su un totale di 43 convogli dall’Italia 23 partirono dall’OZAK con 1.457 ebrei dei 6.746 complessivi deportati da tutta Italia <6.
Nello stesso periodo sono stati contati 56 casi di incendio e devastazione, di paesi e borgate, di cui tre i casi in Istria, sette nella zona orientale della provincia di Gorizia (ora Slovenia) e 46 in Friuli Venezia Giulia <7: 1078 episodi di violenza in cui hanno perso la vita 2069 vittime <9.
Le prime analisi e ricostruzioni storiche hanno assimilato la lotta antipartigiana nell’Adriatisches Küstenland a quella applicata sul fronte orientale, proprio per la quantità degli episodi e per la rilevanza complessiva del numero di vittime. Non a caso proprio a Trieste e precisamente nel Polizeihaftlager della Risiera di San Sabba i tedeschi costruirono l’unico forno crematorio di tutta Italia. La presenza nel territorio di tale Lager ha in un certo qual modo assorbito lo studio della storiografia locale che non ha dedicato analoga attenzione al fenomeno delle rappresaglie, degli incendi e delle stragi avutisi in tutta l’area. Il risultato è stato così da una parte di aver isolato la Risiera dal suo contesto territoriale (non si può «capire la Risiera» se non la si inserisce nell’ambito della lotta antipartigiana dell’Adriatisches Küstenland di cui fu uno degli strumenti principali) e dall’altra di non aver offerto uno studio critico generale sul tipo di politica di violenza e repressione nazista nel territorio. La «guerra ai civili» nell’OZAK, nonostante i numerosi lavori di studio su singoli episodi, non è mai stata affrontata in modo organico. È mancata sino ad ora una analisi comparata dei diversi fatti di violenza capace di cogliere i diversi passaggi della politica di repressione tedesca e il modo in cui essa fu applicata nel territorio. Il recente lavoro di Stefano Di Giusto ha offerto uno spaccato molto preciso delle vicende militari nell’OZAK, a lui, quindi, il merito di una prima ricostruzione delle principali operazioni antipartigiane che si svolsero nel territorio. Ed è proprio sulla base dell’analisi di Di Giusto e dai dati da me raccolti ed elaborati nel corso della mia tesi di Laurea sull’Istria che la mia ricerca ha avuto inizio. Lo studio qui proposto vuole offrire una “mappatura”, se così si può dire, delle stragi e allo stesso tempo ricostruire il ruolo della «guerra ai civili» all’interno della lotta antipartigiana nell’OZAK.
Prima di tutto è necessario capire che cosa si intende realmente per “Litorale Adriatico” o Operationszone Adriatisches Küstenland (OZAK). Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, le truppe tedesche occuparono l’Italia centro-settentrionale e tutte le zone precedentemente controllate dalle truppe italiane. Il 10 settembre 1943 un’ordinanza di Hitler stabilì la costituzione nell’Italia settentrionale occupata di due Operationszonen: nell’area del Trentino-Sudtirolo con l’aggiunta della provincia di Belluno venne costituita la Operationszone Alpenvorland; le province del Friuli (o provincia di Udine, che comprendeva le attuali province di Udine e Pordenone), di Trieste, Gorizia, Istria (o provincia di Pola), Fiume (comprendeva anche il Quarnaro) e di Lubiana furono invece inglobate nel Operationszone Adriatisches Küstenland riprendendo una vecchia denominazione geografica, più che amministrativa, del periodo della dominazione austriaca. Venne così a crearsi in queste due regioni un regime d’occupazione anomalo rispetto a quello insediato nel resto d’Italia; mentre nella penisola vi era una struttura che faceva capo ad una Amministrazione militare
tedesca (Militärverwaltung) che si affiancava alla RSI, nelle due Zone d’Operazioni venne insediato un tipo di amministrazione civile che nello schema generale del sistema di occupazione tedesco in Europa durante la seconda Guerra mondiale ebbe una sua specifica funzione e specifici obiettivi. Le regioni sarebbero state amministrate direttamente e autonomamente dai tedeschi stessi per mezzo di un Oberster Kommissar (Supremo Commissario). Questo tipo di amministrazione particolare era riscontrabile generalmente nei territori destinati in una fase successiva ad essere annessi al Reich (Alsazia, Lussemburgo, Lorena). Se questa dovesse essere anche la sorte di questi territori non è ancora oggi possibile anticiparlo in modo certo, sicuro è che nel settembre del 1943 essi furono sottratti alla sovranità italiana, rappresentata dalla RSI, e affidati ad una amministrazione civile tedesca. Nonostante nel 1943 l’area fosse un teatro di guerra secondario, separato dai fronti principali fino alle ultime battute del conflitto, le prime fonti tedesche parlano di due zone strategicamente importanti e di grande rilevanza militare.
[…] L’unità militare in assoluto più impiegata nell’OZAK fu certamente la 188.Reserve Gebirgs Division (188ª divisione di montagna di riserva) <47 del generale von Hössling. Si trattava di una divisione di addestramento dell’Ersatzheer <48 costituita nell’ottobre del 1943. Doveva addestrare le reclute <49, che costituivano circa il 60% dell’intero organico della Divisione, per circa 8 settimane per poi inviarle alla 2., 3. e 5. Geb. Div. del Feldheer (esercito da campagna) <50. Giunse nell’Italia settentrionale intorno alla metà di novembre del 1943, alle dipendenze dell’Heeresgruppe B e successivamente dell’A.O.K. 14. In base alle indicazioni dei comandi di Berlino la Divisione poteva essere utilizzata in operazioni solo in caso di situazioni di grave emergenza, dovendosi concentrare nell’addestramento. Tra il novembre e il dicembre del 1943 molti reparti furono inseriti all’interno dell’OZAK per proseguire la loro attività di addestramento. Ben presto il generale Kübler per sopperire alla mancanza di forze utilizzò questi reparti in operazioni contro le bande partigiane e nel presidio delle coste. La questione provocò duri scontri tra il comandante della Divisione ed il Befehlshaber ma il peggioramento della situazione nel territorio non consentì ulteriori discussioni in merito. Alla fine l’intera divisione passò alle dipendenze dirette di Kübler il 27 febbraio 1944, per rimanervi sino alla resa. Le unità furono così progressivamente impegnate nella antiguerriglia in tutto il territorio (prevalentemente nella penisola dell’Istria) ma soprattutto a partire dal maggio del 1944 fu affidato loro il controllo di tutto il settore costiero dall’Isonzo a Fiume (Küstenabschnitt Istrien). Solamente a partire dal 1 marzo 1945 la 188. Reserve Gebirgs Division venne ufficialmente trasformata in una divisione operativa del Feldheer (esercito da campagna) e impiegabile in combattimento come 188. Gebirgs Division.
3.2 Le forze di Polizia nell’OZAK
Con l’esercito, l’altra istituzione incaricata della sicurezza del territorio era la polizia, la cui struttura fu organizzata in modo simile ad a quella di altre zone occupate dai tedeschi. Le formazioni della polizia tedesca si articolavano in due rami principali: la Ordnungspolizei – ORPO – polizia d’ordine e la Sicherheitspolizei und Sicherheitsdienst – Sipo/SD – la polizia di sicurezza e servizio di sicurezza. Questi organi della polizia nell’OZAK non dipendevano direttamente dai comandi centrali di Berlino, se non a livello organizzativo, bensì dai rispettivi comandi in Italia: Befehlshaber der Sipo/SD in Italien <51 – BdS Italien – fu Wilhelm Harzter, Befehlshaber der Orpo in Italien <52 – BdO Italien – fu Jürgen von Kamptz. Questi organi di comando dovevano fungere da «anello di congiunzione» fra gli organi centrali di Berlino e i comandi dell’OZAK. Dal punto di vista operativo nel territorio i comandi della Sipo/SD e dell’Orpo dipendevano dal Höherer SS- und Polizei-Führer in der OZAK – HSSPF OZAK <53 – il comandante superiore delle SS e della Polizia nel territorio, al quale spettava il comando su tutti gli organi e unità di polizia e di ordine pubblico, sia tedeschi che locali, sia la competenza per la lotta agli oppositori del Reich. Il 13 settembre 1943 Himmler nominò a tale compito l’SS Gruppenführer und Generalleutnant der Polizei Odilo Globocnick. Anche se la carica nominalmente comprendeva tutto il territorio dell’OZAK la Provincia di Lubiana fu affidata al comando dell’SS-Obergruppenführer und General der Waffen-SS und der Polizei Erwin Rösener come Höherer SS- und Polizei-Führer im Wehrkreis XVIII, indicato più spesso come HSSPF Alpenland o Laibach. Per quanto riguarda il loro incarico nella zona d’operazioni sia Globocnick che Rösener erano subordinati all’Obergruppenführer der SS Karl Wolff Höchste SS- und
Polizeiführer in Italia – capo supremo della SS e della polizia in Italia – il rappresentante di Himmler in Italia.
3.2.2 L’Ordnungspolizei
L’Ordnungspolizei <54 era composta essenzialmente dalla Schutzpolizei – SchP. o solamente Sciupo – si trattava della polizia di protezione, e la Gendarmerie – Gend. I suoi compiti, costituivano nel mantenimento dell’ordine pubblico, nella lotta alle bande partigiane e, dove fosse necessario, nella difesa di importanti siti. La Schutzpolizei era composta principalmente dalle forze di polizia in uniforme. Organizzata in reparti simili a quelli dell’esercito (Rgt. – Btl., dal febbraio del 1943 SS-Polizei-Rgt.), era impiegata nella operazioni di rastrellamento. La Gendarmerie, invece, veniva impiegata per lo più fuori le principali città, con delle piccole stazioni di polizia nei comuni o nei distretti. In caso di necessità anche questi piccoli reparti vennero organizzati in battaglioni, plotoni o compagnie per poter essere impiegati nelle operazioni contro le bande. Se i reparti Schutzpolizei erano ben organizzati e addestrati stessa cosa non si poteva dire per le unità della Gendarmerie: si trattava spesso di unità formate da classi anziane, in parte da appartenenti ai Volksdeutsche (comunità di etnia tedesca viventi al di fuori dei confini del Reich) o stranieri collaborazionisti, poco motivati e dal morale basso, spesso addestrati ed armati in maniera carente e talvolta comandati da ufficiali non troppo competenti; le loro prestazioni in combattimento lasciarono perciò frequentemente a desiderare. Ci furono però anche delle eccezioni, con reparti ben addestrati e armati, e impiegati efficacemente nella lotta anti-partigiana. <55
Il comandante della polizia d’ordine nell’OZAK era il Befehlshaber der Ordnungspolizei Triest – BdO Triest – che nonostante la dicitura Trieste era responsabile di tutte le forze dell’OZAK, esclusa la Provincia di Lubiana. A ricoprire questa carica dal 22 settembre 1943 sino alla fine della guerra fu l’SSObersturmbannführer und Oberstleutnant der Sciupo Hermann Kintrup. Kintrup <56, nato nel 1891, fu per molto tempo uno stretto collaboratore di Globocnick. Dal 1 agosto del 1941 ricevette l’incarico di Beauftragter des RFSS für die Einrichtung der SS- und Polizei-Stützpunkte im neuen Ostraum, incaricato del RFSS per l’installazione delle stazioni delle SS e della polizia nei nuovi territori dell’est, incarico precedentemente affidato a Globocnick. Successivamente lo si trova vice comandante di un reggimento di polizia, per poi avere l’incarico di comandante della polizia per l’ordine pubblico nel distretto di Lublino, al fianco di Globocnick. Per assistere Kintrup nelle gestione dell’OZAK fu allestito un vero e proprio stato maggiore, come quelli dell’esercito, composto da una trentina di uomini e circa dieci ufficiali <57. A capo di questo vero e proprio Stab fu posto prima Werner Mundhenke e a partire dall’autunno del 1944 Wilhelm Kurth. Sotto l’autorità dello Stab si trovarono oltre a tutti i reparti della Ordnungspolizei, tutte le unità della RSI con compiti di ordine pubblico e le unità di volontari stranieri. Il comando aveva poi dei comandanti in tutte le province del territorio, detti Abschnittskommandeur/Einsatzkommandeur der Orpo (la denominazione cambiò più volte) <58. Un comando si trovava a Udine, responsabile per la Provincia del Friuli, a Gorizia, a Trieste, a Fiume. In Istria operarono per molto tempo due comandi, uno a Pisino (il primo ad essere istituito, nel gennaio del 1944), responsabile per l’Istria settentrionale, e uno a Pola (sembrerebbe dal maggio del 1944), responsabile per l’Istria meridionale. Nel gennaio del 1945 non risulta più operante il comando di Pisino, e a partire da febbraio del 1945 anche quello di Pola non fu più operativo. Questo per il fatto che le forze delle SS/Polizei iniziarono ad abbandonare l’Istria man mano che il fronte si avvicinava, lasciando il territorio nelle mani unicamente delle unità della Wehrmacht. I compiti di questi comandanti provinciali furono essenzialmente gli stessi di quello centrale. Da questi dipendevano tutte le forze di polizia e per l’ordine pubblico che si trovavano nel loro territorio di competenza, e la loro conduzione operativa nelle varie operazioni antipartigiane. A partire dal giugno del 1944, anche la Schutzpolizei istituì dei comandi territoriali nelle diverse province: a Trieste oltre al Kommando der Schutzpolizei (Comando della polizia di difesa) vennero creati quattro Polizeireviere (distretti di polizia), mentre nelle città di Udine, Gorizia, Fiume e Pola furono insediati dei Schutzpolizeidienstabteilung (reparti di servizio o operativi). Secondo lo storico Tone Ferenc alle dipendenze dell’Ordnungspolizei, nel settore settentrionale dell’OZAK, al confine con il Reich tedesco, si trovarono alcuni reparti della gendarmeria, «organizzati allo stesso modo che nel Reich e nelle regioni occupate che i tedeschi si proponevano di annettere al Reich» come ad esempio la Stiria e il Gorenjsko <59.
Se nel primo periodo dell’occupazione, la presenza nel territorio di forze di polizia fu assai limitata, a partire dall’inizio del 1944 le forze andarono aumentando sempre di più, in parte per compensare la partenza di numerose unità della Wehrmacht, in parte per la continua crescita del movimento di liberazione. Come si è visto precedentemente per le forze dell’esercito, anche per quanto riguarda le unità della Polizia e delle SS queste subirono continui trasferimenti in base alle necessità del momento. Non si riuscì a mantenere una forza sempre stabile nel territorio, pronta ad arginare le bande partigiane.
Tra i primi reparti a giungere nel territorio il II e il III Btl. del SS-Pol. Rgt. 19, comandati dal tenente colonnello Willi Hertlein, che operò solamente nei mesi di settembre e ottobre prevalentemente in Istria; la più importante unità fu sicuramente il SS-Pol Rgt. 10, giunto nel giugno del 1944, direttamente dall’URSS, vi rimase sino alla fine della guerra; a metà gennaio del 1945 giunse l’SS-Pol. Rgt Alpenvorland – il Reggimento di SS-Polizia Prealpi – (a partire dal marzo 1945 verrà rinominato SSPol. Rgt. 9); il I. Btl./SS-Pol. Rgt. Bozen – I Battaglione del Reggimento di SS Polizia Bolzano -, dal febbraio 1944 si fermò sino alla fine della guerra; sino alla fine si trovarono anche il III. Btl./SS-Pol. Rgt. 12 (dal novembre del 1944) e il III.Btl./SSPol. Rgt. 15 (dal novembre 1943) <60.
[NOTE]
5 M. Coslovich, I percorsi della sopravvivenza: storia e memoria della deportazione dall’Adriatisches Küstenland, Milano, 1997.
6 L. Picciotto Fargion, Il libro della Memoria. Gli Ebrei deportati dall’Italia (1943 1945), Milano, 2002.
7 Questi dati sono tratti dal recente Atlante della Resistenza cit., pp. 180-182.
8 In generale si è tenuto in considerazione solo casi con almeno due vittime vi sono però tre eccezioni di tre fatti singoli inseriti nell’elenco. Si tratta di episodi particolarmente significativi o legati alle vicende citate durante la ricostruzione del presente lavoro. Il primo caso riguarda l’uccisione del Parroco di Canfanaro (Don Marco Zelco, parroco di Canfanaro, viene invitato dai partigiani slavi ad organizzare una cena per gli ufficiali tedeschi allo scopo di sorprenderli e ucciderli. Lui si rifiuta. I tedeschi scoperta la trappola, arrestano il parroco accusandolo di avere contatti con i partigiani. I tedeschi lo impiccano ad un albero nella piazza del paese) del 9 febbraio 1944, fatto che portò a proteste da parte del Vescovo di Trieste sino ad una richiesta di indagine approfondita alle autorità tedesche; il secondo caso riguarda la morte nel marzo del 1944 di una cittadina di Opicina (Il 7.03.44 fu impiccata ad un albero davanti al numero civico 41 di via Nazionale Rozalija Kos, staffetta partigiana di quasi sessanta anni. Lasciata appesa con un cartello (io sono un Bandito) come esempio per tutti i passanti.) caso citato nel lavoro per inquadrare meglio il ruolo particolare che ebbe la borgata triestina nelle vicende della resistenza e delle rappresaglie cittadine; l’ultimo caso tratta l’uccisione da parte dei fascisti del maestro Moraiti (accusato di simpatizzare con i partigiani e di aver collaborato all’azione dei gappisti di alcuni giorni prima) l’11 novembre del 1944, fatto questo che sarebbe l’ultimo di una rappresaglia iniziata l’8 novembre sempre a Strassoldo e sempre per vendicare la morte di 2 ufficiali della X Mas e di un medico tedesco.
9 A questa cifra vanno sommate poi le 200 vittime della caserma “Aosta” di Palmanova, le 105 delle Fosse del Natisone di Cividale e le vittime della Risiera di San Sabba (3000/5000); la cifra si aggirerebbe tra le 5374 e 7374.
47 Per la sua storia vedi: Roland Kaltenegger, Zona d’operazione cit. Questa fu l’ultima divisione tedesca in Istria, si arrese assieme allo stesso Kübler il 7 maggio del 1945 alle forze di Tito, dove aver tentato l’ultima strenua difesa dell’Istria.
48 Si intende l’esercito di riserva.
49 Molte di queste reclute erano slovene.
50 S. Di Giusto, Operationszone Adriatisches Küstenland cit., p. 158.
51 Comandante della polizia di sicurezza e del servizio sicurezza in Italia.
52 Comandante della polizia d’ordine in Italia.
53 Spesso indicato anche come HSSPF Triest.
54 L’ufficio centrale dell’ORPO a Berlino era guidata da Alfred Wünnenberg.
55 S. Di Giusto, Operationszone Adriatisches Küstenland cit., p. 171.
56 BA, BDC, scheda personale Kintrup, microfilm 170A.
57 Per vedere tutta la struttura dello Stab di Kintrup cfr.: S. Di Giusto, Operationszone Adriatisches Küstenland cit., p. 179; oppure T. Ferenc, La polizia tedesca cit., pp. 40-41.
58 Nel novembre del 1943 la dicitura di tali comandanti fu Stabsoffizier (ufficiali di stato maggiore), stessa dicitura che essi avevano presso le province del Reich. Dal gennaio del 1944 divennero Verbindungsoffiziere, ufficiali di collegamento, dopo breve tempo presero la dicitura di Abschnittskommandeure, cioè comandanti di settore, e dalla metà del 1944 la definitiva dicitura di Einsatzkommandeure, comandanti operativi.
59 T. Ferenc, La polizia tedesca cit., pp. 42-43; non si è riusciti a trovare alcuna informazione al riguardo.
60 Qui sono stati citati solo i reparti principali, per approfondire periodo e permanenza di tutti i reparti cfr. schema dei reparti in S. Di Giusto, Operationszone Adriatisches Küstenand cit., pp. 804-807.
Giorgio Liuzzi, La politica di repressione tedesca nel Litorale Adriatico (1943-1945), Tesi di dottorato, Università degli Studi di Pisa, 2004