Sulle mosse di Kappler a Roma si possiedono diversi dati

Nel contesto fin qui delineato, occorre aggiungere un altro dato storico significativo. La rete spionistica italiana del regime fascista operò in stretto collegamento con quella nazista.[76] Quest’ultima aveva diverse articolazioni: l’Abwehr fu il servizio d’intelligence militare tedesco dal 1921 al 1944. Operarono inoltre i servizi segreti della Polizia Politica (GESTAPO) e delle SS (Schutzstaffel). Altre reti di informatori erano legate al maresciallo Hermann Göring e al ministro degli Esteri Joachim von Ribbentrop. Con il progressivo avvicinamento dell’Italia fascista alla Germania nazista, si accostarono tra loro anche le Agenzie informative dei rispettivi Paesi. In due visite ufficiali, nel 1936 (in Germania) e nel 1938 (in Italia, dal 20 al 23 ottobre), Bocchini incontrò il suo omologo tedesco Heinrich Himmler.[77] Di concerto, coordinarono l’attività di repressione internazionale dell’OVRA e della GESTAPO contro gli avversari politici. Il 2 aprile del 1936 venne firmato dai capi delle due organizzazioni di polizia un protocollo segreto per intensificare la cooperazione.
A Roma, in particolare, nel 1943, il regista delle operazioni segrete fu soprattutto Herbert Kappler.[78] Nel 1939 questo ufficiale fu inviato a Roma (aveva il grado di capitano) come consigliere dell’ambasciatore tedesco sulle questioni di sicurezza, e per sorvegliare i tedeschi residenti nell’Urbe (specie membri del clero, alcuni dei quali lavoravano in Vaticano). Si trattava di una copertura. In realtà, egli indagò seguendo più direzioni, e svolse attività di spionaggio nei confronti della Polizia italiana. Fu poi nominato maggiore e, alla fine, tenente colonnello. All’inizio del 1944 divenne comandante del Sicherheitsdienst (SD) dell’Urbe. Di fatto aveva pure il controllo della Polizia italiana. Fece tra l’altro installare una potente stazione di ascolto su Monte Cavo, sopra Castel Gandolfo per captare anche i messaggi del Vaticano. Dall’ufficio che gli era stato assegnato presso l’ambasciata tedesca, si trasferì poi in un edificio situato a via Tasso (che trasformò in un centro di torture e di detenzione).
Sulle mosse di Kappler a Roma si possiedono diversi dati perché i suoi dispacci a Berlino furono intercettati e decifrati dall’intelligence inglese (che riferiva poi ai centri USA). Tra l’altro, trasmise informazioni sugli ecclesiastici tedeschi residenti a Roma, sull’Ufficio vaticano per i prigionieri di guerra, sulla Pontificia Accademia delle Scienze. Il 24 maggio del 1942 Kappler inviò al suo superiore, Heinrich Müller della GESTAPO, un’articolata descrizione del sistema con il quale venivano ricevute e spedite le comunicazioni al Papa dai monsignori Antonino Arata, Salvatore Pappalardo, e dal cardinale Eugène Tisserant, della Congregazione per la Chiesa orientale. Era evidente che l’ufficiale nazista poteva far affidamento su una spia interna all’ambiente vaticano. Il 3 luglio del 1943 Kappler fece anche un rapporto sull’esistenza di un “centro di spionaggio ebraico” in un convento.
Kappler, comunque, non poté fare affidamento su un alto numero di collaboratori. Per tale motivo utilizzò (talvolta con esito positivo) spie fasciste (d’intesa con l’OVRA), delatori anche occasionali (specie per la cattura di ebrei e di avversari politici), confessioni estorte con metodi brutali, e membri delle forze dell’ordine (es. il commissario Raffaele Antonio Caianello). In base alla documentazione finora studiata, Kappler mantenne collegamenti con i cittadini e i centri tedeschi dislocati da tempo a Roma (es. Istituto Storico Germanico; chiesa e rettorato di Santa Maria dell’Anima, il cui responsabile era monsignor Alois Hudal[79]), ma i suoi veri referenti, responsabili di operazioni sotto copertura, furono altri. È noto al riguardo che i fiduciari di Kappler non trascurarono nessuna strada possibile. Oltre a seguire i percorsi ove erano già presenti agenti dell’OVRA, si cercò di coinvolgere pure uno degli assistenti di Pio XII, il gesuita padre Robert Leiner. Gli emissari del III Reich non riuscirono però ad acquisire notizie. Il religioso accoglieva in modo formalmente corretto gli interlocutori, e parlava degli argomenti più diversi ma taceva sui temi riguardanti il Papa e il Vaticano. Quello che i nazisti non sapevano è che un tedesco che faceva il doppio gioco, Albert von Kageneck, aveva detto a padre Leiber di aver ricevuto da Kappler e dal suo aggiunto Helmut Loos l’incarico di spiare anche nell’ambiente più vicino al Pontefice.[80]
Un ulteriore tentativo di penetrazione venne attuato dagli agenti tedeschi in direzione del teologo e politico tedesco monsignor Ludwig Kass[81], amico di Pio XII. Ma pure in questo caso l’azione ebbe esito negativo. Quando i tedeschi dovettero fuggire da Roma per l’arrivo degli Alleati, Kappler, prima di salire sulla propria macchina per raggiungere Verona, cercò di distruggere con i suoi collaboratori le carte più compromettenti. Vi riuscì in parte. Comunque gli storici hanno potuto individuare alcuni suoi veri fiduciari anche in Vaticano.[82]
76 Cf anche: J. Bogatswo, Lo spionaggio nazista nella seconda guerra mondiale, De Vecchi Editore, Milano 1970.
77 Heinrich Himmler (1900-1945).
78 Herbert Kappler (1907-1978).
79 Alois Hudal (1885-1963). Pur essendo vescovo, l’austriaco Hudal, venne emarginato dalla Santa Sede (non fu mai ricevuto dal Papa). Allontanato da ogni ambiente decisionale, rimase solo consultore di una Congregazione vaticana.
80É. Husson, La Gestapo e il Vaticano, in: ‘Communio’, n. 185, settembre-ottobre 2002, p. 92 (fasc. ‘La Provvidenza’).
81 Ludwig Kass (1881-1952). Ex dirigente in Germania del partito Zentrum, in quel momento era l’amministratore della basilica di San Pietro.
82 Tra le molte pubblicazioni cf anche: P.L. Guiducci, Il Terzo Reich contro Pio XII, San Paolo, Cinisello Balsamo 2014.
Pier Luigi Guiducci, La rete dell’OVRA in Vaticano, Storia in Network, 1 settembre 2020